ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI.

NUOVI ITINERARI dal 2014 ad oggi
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Come per gli altri itinerari pubblicati anche questi non sono descritti in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.

Itinerari aperti tra il 2015 ed il 2016.

Questi itinerari permettono di addentrarsi, in tarda primavera, in forre e canaloni riempiti di neve dalle slavine invernali altrimenti senza la quale sarebbe impossibile accedervi.

Premetto che gli itinerari proposti sono adatti ad escursionisti esperti e soprattutto temerari ed avventurosi in quanto presentano dei pericoli oggettivi costituiti da possibili cadute di sassi e slavine e da sfondamenti della neve su cui occorre camminare, tratti di neve molto compatta anche se generalmente ricoperta di terra e rami e mai completamente liscia ma sempre scalettata o ricca di avvallamenti naturali su cui talvolta si cammina anche facilmente.

Essi vanno pertanto percorsi rigorosamente con casco alla testa, ramponi e piccozza e vanno scelte le condizioni adatte, si consiglia di salire veloci e di non soffermarsi a lungo sotto alle pareti rocciose, l’autore, per aver descritto tali itinerari, si esonera dalla responsabilità di eventuali incidenti.

Anzitutto l’inverno dovrà essere stato copioso di neve ed è già una condizione sempre più difficile da trovare, in modo che le slavine che scendono dai versanti sovrastanti abbiamo riempito i canali di salita.

Può capitare quindi che in qualche primavera non sia possibile percorrere tali itinerari proprio per mancanza di neve di accumulo.

Inoltre ci si deve accertare che i pendii sovrastanti abbiano scaricato tutta la neve a rischio, generalmente il periodo di percorrenza migliore per gli itinerari descritti è da metà maggio ai primi di giugno dopodiché la neve si assottiglia ed i canali diventano pericolosi  da percorrere.

Inoltre, regola generale, per la risalita dei canali colmi di neve si consiglia di passare ad una distanza media tra il bordo (destro o sinistro) ed il centro del canale, dove la neve e di maggiore spessore e più compatta.

Questo perché al centro del canale, sotto alla neve su cui passate, in ruscello che scorre scava una galleria, talvolta impressionante come visibile nella foto n.3, che non vedete e soprattutto che, se non c’è neve a sufficienza, può sfondarsi.

Inoltre evitate il bordo del canale perché ai lati la neve a contatto con la roccia si scioglie creando delle spaccature molto pericolose.

Gli itinerari proposti si trovano, due nel versante nord del Monte Sibilla, nella valle dell’Infernaccio e sono il Fosso di Meta III, come chiamato dai torrentisti, e il Fosso delle Vene, sulla verticale della cima del M. Sibilla mentre il terzo è il Fosso di Colleluce, dove sono presenti le sorgenti del Fluvione, ed è situato alla base dell’imbuto del versante nord del Monte Vettore dove si forma anche una grotta di ghiaccio visitabile (vedi foto nella mia pubblicazione “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”, 2014).

In alcune primavere è possibile capire se i due fossi del versante nord del M. Sibilla sono percorribili semplicemente arrivando alle Pisciarelle e notando l’accumulo di neve ivi presente, come visibile nella foto n.1.

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1-2 .Le “Pisciarelle” all’ingresso della valle dell’Infernaccio con un grande accumulo di neve, con il ponte di neve e dopo quattro ore, con il ponte crollato, luglio 2015.

3. La “Bocca dell’Inferno”, l’impressionante ingresso del Fosso delle Vene, nel versante nord del M. Sibilla, Luglio 2015, la volta della neve assottigliandosi ha ceduto ed ha mostrato la galleria che il torrente ha scavato.

ITINERARIO N.1 : IL FOSSO DI META III – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: L’itinerario prevede come partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un ponticello e dopo circa 200 metri la strada inizia a salire.

            In questo punto si scopre il versante nord del Monte Sibilla con i tre ripidi canaloni di Meta che scendono quasi verticalmente tra boschi e rocce.

Da qui è possibile già osservare se tale itinerario è percorribile perché generalmente il primo fosso (appunto Meta III) è pieno di neve di accumulo da slavine che delle volte arriva fino al fiume Tenna.

Addirittura nella primavera del 2011 quando è stato percorso per la prima volta dal fiume, le slavine avevano anche distrutto una parte della strada di fondovalle.

            Quindi se si vede che c’è neve nel fosso si traversa il fiume Tenna in corrispondenza di un tratturo che si addentra nel bosco di Meta e si raggiunge faticosamente in qualche modo, tra alberi trascinati a valle e rocce, la lingua di neve.

            Si risale su neve tutta la lunga lingua che serpeggia tra il bosco di Meta fino a raggiungere le prime pareti rocciose.

            Qui il canale si restringe e si impenna, da qui in poi proseguire con ramponi ai piedi, piccozza e casco alla testa.

            Ci si innalza lungo la forra tra strette pareti fino ad un salto di 25 metri, se c’è molta neve è generalmente ricoperto ma si riconosce perché anche la neve in corrispondenza si impenna e costringe ad una vera e propria risalita su ghiaccio con tratto anche di 50-60° di pendenza.

            Fare molta attenzione in questo punto perché il canale è largo 4-5 metri e la neve ai bordi, a contatto  con la roccia, crea delle grandi e oscure fenditure, per chi se la sente di proseguire è consigliabile semmai procedere in cordata o intagliare dei gradini per facilitare la successiva discesa o addirittura di procedere con doppia piccozza per avere migliore tenuta.

Quindi il canale si apre e gira verso destra, si prosegue ancora su neve ripida fino a raggiungere il grande salto di 70 metri che per la maggior parte si trova sotto la neve ma che comunque, nella parte scoperta, è sufficiente  ad interrompere la salita.

4. Il Fosso di Meta III al centro, riempito di neve, visto dal sentiero che dal romitorio di S. Leonardo sale verso i Grottoni e il Casale della Priora, da destra in successione i  fossi di Meta II e I e della Corona.
L’itinerario proposto permette di arrivare fino al punto contrassegnato dalla stella.
5. Giunti alle prime alte pareti di roccia si trova il restringimento del Fosso di Meta III .
6. Fosso di Meta III in corrispondenza del primo salto di roccia, anche la neve si innalza ripidamente, notate la quantità di neve che era stata depositata nel fosso dalle slavine.
7. La parte superiore del Fosso di Meta III oltre il primo salto di roccia, si prosegue ma ancora per poco, dietro alla curva  a destra il grande salto di 70 metri

ITINERARIO N.2 : IL FOSSO DELLE VENE – VERSANTE NORD DEL M. SIBILLA.

Accesso: Anche questo itinerario prevede come partenza il parcheggio di Valleria accessibile da Rubbiano ed utilizzato per la classica escursione nella Valle dell’Infernaccio.

Descrizione: Dal parcheggio si prende la strada che raggiunge le Pisciarelle quindi si prosegue per l’Infernaccio.

Superata la gola si esce in corrispondenza dello sbocco della galleria, si continua ancora superando un ponticello e dopo circa 200 metri la strada inizia a salire.

            Si entra nel bosco di S. Leonardo fino a raggiungere la deviazione per l’omonimo Romitorio.

Si prosegue sempre costeggiando il torrente quindi dopo circa 40 minuti di comodo cammino (2 km dalle Pisciarelle) , la valle si allarga e si scopre a sinistra un ampio fosso con alte pareti verticali, dove scende un ruscello con fondo ghiaioso.

Questo è l’imbocco del Fosso delle Vene (foto n.1) dove, se c’è neve, già si osserva la lingua di valanga che delle primavere copre addirittura il sentiero di fondovalle e obbliga l’escursionista a fare degli slalom tra alberi abbattuti e blocchi di neve.

Si risale il fosso verso le pareti o direttamente sulla lingua di neve oppure passando a sinistra del fosso su tracce di sentiero.

Dapprima il fosso è, a fondovalle, piuttosto largo poi, man mano che ci si avvicina alle pareti si restringe e si fa più ripido.

Si raggiunge così il restringimento del fosso caratterizzato da altissime pareti verticali, è consigliabile indossare ramponi e casco, non ci si rende conto ma in questo punto si può camminare anche sopra a 20-30 metri di neve.

Superato il restringimento il fosso devia bruscamente verso destra e continua a salire ripidamente quindi ripiega di nuovo verso sinistra e si raggiunge un posto veramente magico.

Fare molta attenzione a tenersi a sufficiente distanza dalle pareti del fosso perché la neve sciogliendosi a contatto con la roccia forma grandi crepacci.

Ci si trova in un imbuto con pareti di roccia alte diverse centinaia di metri, si vede sono un cerchio di cielo e nient’altro, solo pareti di roccia stillicidiose e grigie e di fronte si apre la visione della maggiore cascata dei Monti Sibillini, la cascata delle Vene, alta più di 70 metri e nella sua massima portata primaverile ma chiaramente parzialmente sommersa dalla neve che in questo imbuto può raggiungere diverse decine di metri.

Assolutamente non avvicinatevi alla base della grande cascata in quanto il flusso di acqua e soprattutto lo spostamento di aria che essa crea scava un enorme buco sulla neve intorno ad essa ed invisibile dal basso che può cedere sotto il vostro peso.

8. L’ingresso del Fosso delle Vene, al centro le alte pareti roccia grigia del primo restringimento del fosso, a preludio del superbo ed impressionante spettacolo della natura che seguirà.
9. La parte iniziale del Fosso delle Vene, in fondo al nevaio il sentiero Infernaccio-Capotenna e di fronte i torrioni dei “Grottoni” del M. Priora.
10. La parte centrale del Fosso delle Vene, dopo il primo restringimento, in alto la grande cascata, notate al centro, subito a destra dell’escursionista, le grandi e pericolose fenditure laterali della neve.

ITINERARIO N.3 : IL FOSSO DI COLLELUCE – SORGENTI DEL FLUVIONE  VERSANTE NORD DEL M. VETTORE.

Accesso: Per raggiungere le sorgenti del torrente Fluvione, che nascono alla base del grande imbuto del versante nord del M. Vettore, si parte dalla frazione di Balzo di Montegallo.

Dal paese si continua in auto la strada per le frazioni di Astorara e Colleluce quindi la strada si fa in terra battuta e inizia a salire verso l’imbuto del M. Vettore, dopo circa 500 metri si incontra una deviazione sulla destra che si ignora, si continua a salire con diversi tornanti fino a raggiungere una fontana e sempre in salita fino ad una grande frana dove c’è il divieto di accesso.

Descrizione: Si parcheggia nei pressi della frana e a piedi si continua la strada nella zona denominata S. Michele che in realtà è già il  sentiero dei Mietitori.

Si supera la zona franosa e dopo circa 500 metri si devia a destra per un ampio tratturo che praticamente in piano, in circa 1 chilometro permette di raggiungere la captazione delle acque della sorgente del Fluvione al di sotto della quale scende anche una cascata. Dalla captazione si continua in piano e si scende con attenzione verso il Fosso di Colleluce che generalmente, a metà primavera, è colmo di neve fino quasi alle sorgenti.  Raggiunto il fosso si risale facilmente su neve compatta ma poco ripida per altri circa 300 metri fino a raggiungere un anfiteatro roccioso che la neve non riesce a ricoprire.

La risalita del canale, se fatta in tarda primavera (metà maggio-giugno) con i pendii sommitali ormai vuoti di neve, non rappresenta alcun pericolo, la neve rimasta all’interno dei canali non crea più rischio di slavine.

Dall’anfiteatro si nota a sinistra un ripido canale erboso che rappresenta il passaggio per le salite invernali al grande imbuto nord, qui apparentemente il percorso è finito.

Se dal grande nevaio ci si sposta sulla sua sinistra con molta attenzione e a seconda dell’accumulo di neve, si nota una apertura nascosta a contatto delle rocce.

Si scende con attenzione semmai scendendo ulteriormente di 30 metri più a valle e risalendo a sinistra più agevolmente e ci si addentra nella spaccatura laterale che la neve crea a contatto con la roccia dell’anfiteatro. Prima di entrare verificare che la volta di neve sia spessa almeno più di due metri altrimenti può presentare rischio di crolli.

Si entra così in una delle poche grotte di ghiaccio temporanee presenti nei Monti Sibillini.

La cavità generalmente è alta un paio metri e profonda una ventina, il soffitto gocciola di acqua e presenta diverse aperture verso il cielo.

Altre cavità di ghiaccio primaverili si possono trovare in altri luoghi dei Monti Sibillini, uno è la base dell’imbuto del versante nord di M. Cacamillo, nella zona denominata “Buggero” e descritta nell’itinerario n.12 della mia prima pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011. L’altro luogo magico è la forra dell’Acquasanta nel territorio di Bolognola, il cui raggiungimento è descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini, qui gli accumuli di neve sono, in alcune primavere, davvero impressionanti.

1. La parte iniziale del Fosso di Colleluce, in basso la frazione di Colleluce di Montegallo e sullo sfondo la montagna di Montefalcone.
12. L’autore nella parte finale del Fosso di Colleluce, in alto l’anfiteatro roccioso sotto il quale si apre la grotta di ghiaccio.
13. L’ingresso nascosto della grotta di ghiaccio.

14. Un pò di difficoltà nell’entrata della grotta di ghiaccio.
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15-16. All’interno della grotta di ghiaccio, non sembra vero ma siamo nei Monti Sibillini. 

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17. Il Fosso di Colleluce, al termine del nevaio, sotto all’anfiteatro roccioso si apre la grotta di ghiaccio, l’ingresso è posto nel lato sinistro rispetto alla salita, in corrispondenza delle prime rocce.
Al centro, tra alberi e rocce, si innalza il canale erboso utilizzato per le salite alpinistiche invernali all’imbuto del M. Vettore.
Pianta satellitare del Fosso di Casale
Pianta satellitare della Valle dell’Infernaccio con i percorsi proposti
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