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MONTE TORRONE Salita diretta per la cresta Est.

La cresta Est del Monte Torrone sale in verticale leggermente sulla sinistra della Fonte del Pastore, a monte di Santa Maria in Pantano, per culminare in realtà sulla cima denominata Sasso D’Andre’ da cui la cima principale del Monte Torrone è collegata tramite il cosiddetto “intaglio” o “sella del torrone”.

La ripida e rocciosa cresta la avevamo osservata in occasione della salita, effettuata nell’ottobre 2020, alla cresta Est del Monte Banditello posta parallelamente più a Nord di circa 2,5 km.

La cresta di salita è impegnativa in quanto presenta dei risalti su erba ripida alternata da roccette ed è consigliata solo a salitori esperti che si sanno muovere su terreni ripidi, è interessante in quanto si svolge in una zona dei Monti Sibillini poco frequentata e lontana dai classici percorsi escursionistici che si limitano a percorrere la cresta Cima delle Prata-Monte Banditello-Monte Torrone-Monte Vettore che si può raggiungere o da Altino o da Foce nel versante opposto. La salita, come al solito, non è descritta nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

Una volta raggiunta la cima del Monte Torrone si consiglia di proseguire fino a raggiungere la cima del Monte Vettore salendo così uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini di oltre 1400 metri .

ACCESSO: L’itinerario inizia da Colle (1015 m.) , frazione di Montegallo, che si raggiunge in auto da Balzo, sede comunale di Montegallo.

DESCRIZIONE: Dal fosso che scende nei pressi dei giardini pubblici di Colle si prende l’ampio tratturo segnalato (361471,1 E – 4744385,6 N; 1020 m.) che sale in direzione di Santa Maria in Pantano. In circa 30 minuti si raggiunge i ruderi della chiesetta si continua nel bosco in salita per il sentiero n.131 (con indicazione Monte Vettore, 361154,3 E – 4745573,7N; 1160 m.) e dopo numerosi tornanti in altri 30 minuti si raggiunge il pianoro erboso della Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.). Alla fonte si ignora sia il sentiero che prosegue a destra (Nord) verso Fossa Medica per uscire sulla cresta tra il Monte Banditello ed il Sasso D’Andre’, sia il sentiero a sinistra (Sud-ovest) che prosegue in direzione del Sassone – Monte Vettore e si inizia invece a salire liberamente sul pendio erboso sovrastante mantenendosi a sinistra della franosa parete di conglomerato che caratterizza la conca dove è posta la fontana, dirigendosi in direzione della cresta rocciosa che sovrasta la zona alcune centinaia di metri più in alto (foto n.1).

In circa 20 minuti si raggiungono i primi contrafforti rocciosi della cresta di salita (359882,6 E – 4745045,2 N; 1725 m.) oltre i quali si apre un ripido canalone erboso che scende verso valle, si traversa il canalone in salita verso sinistra per raggiungere la base di un alto sperone roccioso, che i valligiani chiamano in realtà il Sasso D’Andre’ . Si è raggiunto così il tratto iniziale della cresta ed anche il più impegnativo in quanto ripidissimo.

Si sale in verticale tra roccette e ripidi pendii erbosi mantenendosi verso destra per aggirare il torrione e riprendere il filo d cresta alla sua sommità.

Oltre il torrione la cresta si apre un ripiano erboso da cui scende verso Sud un profondo canalone erboso verso il Fosso di Casale. Si prosegue sempre sul filo di cresta che impenna di nuovo in corrispondenza di una seconda cima rocciosa. Si prosegue con questo susseguirsi di altri tre tratti di cresta rocciosa alternati a ripiani erbosi con canaloni che scendono ripidi verso sinistra, fino a giungere, in poco più di un’ora dall’inizio della cresta, sulla cima rocciosa di quello che attualmente è riportato sulle carte con il nome di Sasso D’Andre’ (359251,7 E – 4745149,5 N; 2100 m.). Dalla cima si scende per il cosiddetto “intaglio del Torrone” e si raggiunge la vera cima del Monte Torrone a 2117 m. (359000,2 E – 4744952,7 N).

N.B. La denominazione “Sasso d’Andre'” della cima di quota 2100 m. risale alla fine degli anni 1990 – inizi degli anni 2000 in quanto non è riportata nelle carte SER storiche, nella vecchissima cartina Kompass dei Monti Sibillini del 1985 e neppure nella prima cartina del Parco dei Monti Sibillini del 1993 del Club Alpino Italiano sezione di Ascoli Piceno, per cui sembra apparire dal nulla nelle nuove cartine pubblicate nei primi anni 2000 e forse erroneamente in quanto, secondo i valligiani, il vero “Sasso d’Andre'” sarebbe il primo torrione roccioso di forma triangolare proprio di questa cresta che abbiamo percorso e non la cima finale prima dell’intaglio del Torrone per cui sembra che ci sia stata una traslazione in quota del toponimo.

DISCESA: Si hanno due possibilità.

1- Il tragitto di discesa più breve consiste nel percorrere la cresta che dal Sasso D’Andre’ scende verso Nord in direzione del Monte Banditello – Cima delle Prata fino a Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.). Alla forcella anziché risalire per il Monte Banditello si scende a destra nel versante Est per il sentiero appena accennato segnato con ometti di pietre che in circa un’ora raggiunge il casale (360197,2 E – 4745663,1 N; 1605 m.) sovrastante la Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) con i suoi caratteristici blocchi di conglomerato, quindi sempre in discesa, in altri 30 minuti circa raggiunge la chiesina di Santa Maria in Pantano, ridotta purtroppo ormai ad un cumulo di macerie da dove si è partiti.

2- L’altro tragitto di ritorno più breve ma più impegnativo, che abbiamo percorso noi invece, prevede la discesa senza tracciato su ghiaia ed erba ripida direttamente nel Fosso di Casale sottostante l'”intaglio del Torrone” fino a raggiungere, molto più in basso, il sentiero che dalla Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) sale verso il Sassone a prosegue verso la cima del Monte Vettore. Raggiunto il sentiero in una zona attualmente franata lo si prende in discesa a destra fino alla Fonte del Pastore per poi scendere dall’itinerario di salita fino a santa Maria in Pantano e proseguire fino a Colle.

1- La Fonte del Pastore e la sovrastante cresta rocciosa di salita, a destra invece i friabili torrioni di conglomerato che caratterizzano la conca della fonte.
2 – 3- Avvicinamento alla cresta Est del M. Torrone.
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4 – Giunti al primo risalto roccioso che i valligiani chiamano “Sasso d’Andre'”.
5- Il primo risalto che reca alcuni franamenti prodotti dal terremoto del 2016, sullo sfondo la Cima di Pretare.
6- Ci accingiamo a risalire il primo torrione roccioso
7- Alla base del torrione osserviamo un abbassamento del terreno di circa 50 centimetri prodotto dal terremoto del 2016.
8 – 9 – 10- Momenti di salita del primo risalto roccioso su terreno che si fa sempre più ripido.
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11- Veduta verso valle, spuntano le cime di due singolari torrioni, uno triangolare e uno a punta.
12- Veduta quasi in verticale verso la fonte del Pastore, visibile nella conca giallastra sopra al bosco.
13- A sinistra Sasso Spaccato con la frana riportata in un precedente articolo e la Cima di Pretare sullo sfondo, in primo piano la zona denominata “le pianelle”.
14- Il secondo risalto roccioso.
15- Sulle roccette del secondo risalto.
16- Il primo risalto visto dal ripiano erboso soprastante.
17- Uno dei ripidi canali che scendono dal versante Sud della cresta verso il sottostante Fosso di Casale.
18- La mia ombra si riflette sulle rocce dei salti successivi, sullo sfondo già si vede la cima del Monte Torrone.
19 – 26 – I risalti successivi verso la cima del Sasso d’Andre’.
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27- Le ultime roccette prima della cima attualmente denominata Sasso d’Andre’.
28- Giunti in cima, la cresta che dalla Cima delle Prata sale per il M. Banditelo e il Sasso d’Andre’, sullo sfondo a sinistra il M. Sibilla.
29- La cima del M. Torrone, sullo sfondo emerge il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore.
30- Il solito penoso sasso di cima addirittura con doppia scritta, emergono conflitti di interesse !!!.
31- La cima che attualmente viene chiamata Sasso d’Andre’ e il cosiddetto intaglio del Torrone.
32- Anche sul Monte Torrone altro penoso sasso., possibile che nessuno riesce a fermare questo scempio !
33- La cresta Ovest del Monte Torrone, già oggetto di nostra salita descritta nel sito.
34- Il PIzzo del Diavolo visto dal Monte Torrone.
35- Le grandi conoidi detritiche accumulate ai piedi del Pizzo del Diavolo dopo le scosse sismiche dell’Ottobre 2016.
36- Il “Pulpito” alla base della parete Est del Pizzo del Diavolo.
37- Discesa “rapida” nel Fosso di Casale.
38- Ma anche discesa “ripida”.
39- Sopra di noi i vari risalti rocciosi che abbiamo risalito in cresta.
40- Una grande frana prodotta forse da slavine ha cancellato un bel tratto del sentiero che dalla Fonte del Pastore sale verso il Sassone per il Monte Vettore..
41- A sinistra in alto il Sassone nel sentiero che sale verso il Monte Vettore.
42- Nel sentiero che dal Fosso di Casale ci riporta verso la Fonte del Pastore passiamo sotto ai torrioni a destra le cui cime sono visibili nella foto n.11
43- Allium coloratum
44- Echinops ritro sul sentiero sotto alla fonte del Pastore
45- La cresta di Salita vista da Balzo di Montegallo.
46- La cresta di salita vista da Cima di Pretare.
Pianta satellitare del percorso con <.

PERCORSO DI SALITA : ROSSO

PERCORSI DI DISCESA : GIALLO




MONTE BANDITELLO SALITA DIRETTA PER LA CRESTA EST

Il 31 ottobre 2020, insieme a Carlo e Federico, abbiamo risalito la cresta Est del Monte Banditello fino alla cima partendo da Altino.

Il percorso è facile ma faticoso, adatto a chi vuole fare lunghe e ripide salite ma non offre particolari difficoltà, è interessante in quanto si svolge in una zona dei Monti Sibillini pochissimo frequentata e lontana dai classici percorsi escursionistici che si limitano a percorrere la cresta Cima delle Prata-Monte Banditello-Monte Torrone-Monte Vettore che si può raggiungere o da Altino o da Foce nel versante opposto. Se si raggiunge la cima del Monte Vettore si sale uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini di oltre 1400 metri .

ACCESSO: L’itinerario inizia da Altino (1035 m.) , frazione di Montemonaco, che si raggiunge in auto dal Capoluogo o salendo per la Valdaso passando per il Lago di Gerosa.

DESCRIZIONE: Dalla parte superiore del paese di Altino si prende l’ampio tratturo segnalato che sale verso destra in direzione Cima delle Prata – M.Vettore. A sinistra invece giunge da Santa Maria in Pantano il sentiero dei Mietitori che si può percorrere al ritorno. In circa 30 minuti di comoda salita nel bosco si raggiuge un ampio pianoro erboso con fonte ed il Casale della Comunanza (361060,5 E – 4748471,8 N; 1255 m.) . Si prosegue il tratturo fino al primo tornante sopra al Casale dove, nella curva a sinistra (360915,8 E – 4748368,1 N; 1308 m.) prosegue un tracciato che si inoltra nel bosco e dopo circa 300 metri si trasforma in un esile sentiero che si dirige in piano verso Sud uscendo poi su ampi dossi erbosi. Dopo circa 500 metri si incontra un vecchio fontanile (360706 E – 4747485 N; 1415 m.) con tre vasche che non porta più acqua quindi dopo altri 100 metri si raggiunge la cresta di salita oltre la quale si apre la visione sul vallone del Fosso della Rota a monte di Vallegrascia dove, al margine del bosco, è presente il poco conosciuto Casale de Le Pozze neppure riportato sulle carte. Poco sopra si supera infatti un sentiero (360563,3 E – 4747455,8 N; 1505 m.) che a sinistra scende proprio verso il Vallone del Casale. Si continua a salire quindi direttamente sul filo di cresta per una caratteristica zona rocciosa con facili ma ripidi passaggi aerei. Si prosegue sempre in netta salita per ripidi prati dove si scopre poi di fronte a sinistra, in direzione del Monte Vettore, il pianoro del Casale de Le Pozze ed in circa 1,5 ore dall’inizio della cresta si raggiunge la cresta sommitale (359990,1 E – 4747678,6 N; 1845 m.) e quindi la cima del Monte Banditello (1873 m.) dove si scopre l’intera valle di Foce con le cime circostanti. Giunti al Monte Banditello è consigliabile proseguire la cresta in direzione del Monte Vettore scendendo dapprima per la Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) e risalendo verso il Sasso D’Andre’ quindi Monte Torrone , l’ardita cresta dell’Antecima Nord e raggiungendo la cima del Monte Vettore in almeno altre due ore di cammino.

Qui devo fare una precisazione: In realtà la cima attualmente nota nelle carte come Sasso d’Andre’ in realtà, secondo i valligiani di Montegallo, non ha nome mentre la successiva cima dopo la sella sarebbe il Monte Torrone. Il Sasso d’Andre’ sarebbe invece lo scoglio isolato presente nel sentiero che da S.Maria in Pantano sale verso la cima del Monte Vettore ed è indicato attualmente come “Il Sassone”.

DISCESA: Si hanno due possibilità.

ll tragitto più breve consiste nel ripercorrere la cresta fatta in salita superando la Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) , risalendo per il Monte Banditello e giungendo però fino alla Cima delle Prata, si scende ulteriormente la cresta in direzione Nord e a destra si riprende il sentiero che scende verso il Casale della Comunanza e quindi scende al Altino, l’itinerario è segnato sulle carte e descritto nella bibliografia ufficiale per raggiungere il Monte Vettore da Altino.

Il secondo tragitto di discesa più lungo, che abbiamo percorso noi, invece prevede il ritorno dalla cresta alla Fossa Medica (359774,8 E – 4746627 N; 1815 m.) quindi anziché risalire per il Monte Banditello si scende a destra nel versante Est per il sentiero appena accennato segnato con ometti di pietre che in circa un’ora raggiunge il casale (360197,2 E – 4745663,1 N; 1605 m.) sovrastante la Fonte del Pastore (360277 E – 4745305,8 N; 1530 m.) con i suoi caratteristici blocchi di conglomerato quindi sempre in discesa in altri 30 minuti circa raggiunge la chiesina di Santa Maria in Pantano ridotta purtroppo ormai ad un cumulo di macerie. Dalla chiesa si scende sulla strada ed al bivio sottostante si prende a sinistra il Sentiero dei Mietitori che in circa 1,5 ore riporta comodamente ad Altino attraversando prima dei prati poi degli stupendi boschi misti con grandi faggi e castagni.

1- L’inizio del sentiero nel tornante sopra al Casale della Comunanza, a monte di Altino.
2- Uscita definitiva dal bosco.
3- La vecchia fontana poco prima della cresta di risalita con le vasche riempite dall’acqua piovana.
4- L’inizio della cresta da dove si scopre la cima del Monte Vettore.
5- Il tratto roccioso più ripido della cresta, a destra nel prato i tornanti del tratturo che da Vallegrascia sale verso il Casale de Le Pozze.
6 – 7 – 8- Il tratto roccioso più ripido della cresta.
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9 – 10- La parte finale del termine del tratto roccioso.
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11- Si prosegue su ripidi prati
12- Giunti in vista della cresta sommitale.
13- In basso nel pianoro erboso si nota lo sconosciuto Casale de Le Pozze.
14- Veduta dell’intera cresta di salita con il tratto roccioso iniziale in basso, vista dalla cima del Monte Banditello.
15- Giunti in cima al Monte Banditello, si prosegue verso la Fossa Medica, a sinistra il M. Sibilla.
16- La Fossa Medica con, a destra, il sentiero che sale da Foce e scende a sinistra verso S.M.in Pantano, di fronte il gruppo M. Vettore – Cima del Redentore – Cima di Forca Viola.
17- Il versante Nord ed Est del Monte Argentella.
18- Il M. Palazzo Borghese, il Sasso ed il M. Porche.
19- Cima Vallelunga e il M. Sibilla, in basso nella valle l’abitato di Foce.
20- Il Tratto roccioso della cresta che sale verso il Sasso d’Andre’.
21- La cima di quello che attualmente è indicato nelle carte come Sasso d’Andre’ (forse erroneamente) con la solita scritta con pennarello.
22- L’antecima Nord e, dietro, la cima del Monte Vettore.
23- La cresta di salita vista dalla cima del Sasso d’André.
24- Il casale a monte della Fonte del Pastore, nel sentiero di discesa verso Santa Maria in Pantano.
25- Il ripiano erboso della Fonte del Pastore, nel prato verde a sinistra e i particolari blocchi di conglomerato.
26 – 27 – 28-I grandi blocchi di conglomerato staccati dalla parete sovrastante la Fonte del Pastore.
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29- I prati nel sentiero dei mietitori, nei pressi di Santa Maria in Pantano, completamente “arati” per ettari dai cinghiali in sovrannumero impediscono il pascolo del bestiame, una cosa impressionante
30- L’itinerario di salita visto dal Sentiero dei Mietitori sulla verticale del Monte Oialona.
31- La cresta di salita con la zona rocciosa iniziale vista dalla strada che da Vallegrascia conduce al Casale de Le Pozze.
32- L’itinerario di salita e discesa visti dalla Cima di Pretare.
Pianta satellitare dell’intero percorso con :
ROSSO: itinerario di salita
VERDE: Itinerari di discesa proposti



LE PISCIARELLE – INFERNACCIO – APRILE 2017

Tutti gli amanti della
montagna sanno che questo che propongo ovviamente non può essere un nuovo tracciato,
andare alla cosiddette “Pisciarelle”, all’imbocco della valle dell’Infernaccio
è cosa normale per migliaia di persone che ogni anno percorrono questo luogo
essendo parte del classico  itinerario
per raggiungere il Romitorio di S. Leonardo 
o l’alta valle del Tenna fino alle sue sorgenti (Capotenna).

Non tutti  sanno invece:

  • Che solo per una
    decina di giorni all’anno, ai primi di aprile, il sole, nel tardo pomeriggio tra
    le 16 e le 16.30, si insinua nel profondo della valle dell’Infernaccio
    riuscendo ad illuminare dal lato ovest in modo particolare, quasi ad accendere
    di luce, le decine di cascatelle e rivoli d’acqua che, cadendo nel vuoto da un
    enorme tetto di roccia, formano le cosiddette “pisciarelle”.

Questo
fenomeno permette agli appassionati di fotografia di poter fare dei bellissimi
scatti ed immortalare delle immagini uniche.

  • Che quest’anno,
    tra il terremoto dell’Ottobre del 2016 ed una eccezionale nevicata invernale le
    forze della natura si sono scatenate con una potenza distruttiva enorme come
    mai si era visto prima in questa valle.

Il
terremoto dell’Ottobre 2016 ha provocato distacchi di rocce dalle pareti
sovrastanti del versante nord di M. Zampa e enormi frane che hanno stravolto la
strada di accesso.

Inoltre
la zona delle Pisciarelle è stata interessata da una enorme valanga, stimata in
circa 40.000 metri cubi di neve che ha coperto perfino l’ingresso della
galleria che permette di superare le gole dell’Infernaccio ed ha spazzato via
il, forse già lesionato dal sisma, 
ponticello in cemento e legno che permetteva di attraversare l’impetuoso
torrente Tenna, i suoi resti si trovano un centinaio di metri più a valle.

Anche
anni addietro ho visto grandi valanghe nella stessa zona ma mai così imponenti
come quella di quest’anno.

Nella
zona sembra che sia scoppiata una bomba, piante di tutte le misure spezzate
dalla furia della slavina e dalle frane, massi ovunque e una completa
desolazione regna in queste zone.

Dallo
slargo delle Pisciarelle si nota nei torrioni dentro alla valle anche la grande
chiazza bianca della frana del Torrione destro de “Le Vene” che ha formato
addirittura un laghetto nella valle del Tenna ma che per motivi di sicurezza
non abbiamo raggiunto.

Non aggiungo altro, le
immagini che seguono parlano da sole.

Al mattino avevamo fatto un giro dalle parti di Montegallo ad osservare la chiesa di Santa Maria in Pantano e la grande frana del Sasso Spaccato, ecco quello che abbiamo visto rimanendo senza parole:

1-La chiesa di S. Maria in Pantano nel giugno del 2016, ormai è una immagine che fa parte della storia.
2- La chiesa nelle attuali condizioni, già lesionata dal terremoto del 24 agosto 2016 e lasciata al suo destino senza che nessuno facesse qualcosa, è stata messa in sicurezza solo dopo che è quasi totalmente crollata !!!!, adesso è praticamente un cumulo di macerie.
3- Veduta laterale di ciò che rimane della chiesa.
4-Gli affreschi interni che la decoravano !!!
5-Il Sasso Spaccato nel versante est della Cima di Pretare – Monte Vettore, luglio 2016
6- La grande frana di Sasso Spaccato nel versante est della Cima di Pretare – Monte Vettore, notate il punto di distacco di colore bianco ed i grandi massi ai piedi del bosco distrutto dalla frana, in alto passa il tracciato n.8 che avevo descritto nel 2015.

VALLE DELL’INFERNACCIO

7- Il torrione del fosso “Le Vene” sullo sfondo con la grande frana, visto dal parcheggio di Valleria
8- I primi massi franati sulla strada per le Pisciarelle, ancora non è niente !!!!!
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9-10  Le condizioni della strada che dal parcheggio scende alle Pisciarelle.

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11- Le condizioni dello slargo de Le Pisciarelle, massi ovunque, alberi sradicati, l’enorme cumulo della slavina alto una decina di metri, a sinistra le cascatelle già illuminate dal sole pomeridiano, a destra la parte sommitale della galleria dell’Infernaccio emerge dalla massa nevosa

12-13  Sopra, l’ex ponte sul torrente Tenna forse lesionato dal terremoto e spazzato via dalla furia della slavina. Tutto intorno una enorme quantità di alberi sradicati e spezzati, sembra ci sia stata una esplosione.

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14-  L’ingresso della galleria dell’Infernaccio riempito di alberi abbattuti e semicoperto dalla neve.
15-  Il torrente Tenna si è aperto un varco sotto ad una decina di metri di neve.
16-  L’alta parete strapiombante di roccia che forma le cosiddette “Pisciarelle” già illuminata dal sole del tardo pomeriggio, vista dai pressi dell’ex ponte.
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17- 18  Le Pisciarelle viste da sotto il grande tetto che le forma.

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19- La prima cascatella vista dal ponte.
20- Nella desolazione più assoluta del parcheggio di Valleria mai visto così deserto ritorniamo verso l’auto.

E per concludere dopo la
visione di tanta distruzione un  Aneddoto
del
tipo:
“che strani “animali” si incontrano in montagna”:

Tornando dalle Pisciarelle verso il parcheggio di Valleria, ancora irraggiungibile in auto, incontriamo diverse persone che scendevano tra cui uno strano soggetto solitario di Fermo, con giacca nera di pelle stile Fonzie (!), berretto consumato dal tempo (era praticamente a brandelli !!), maglietta anch’essa scolorita dal tempo (sembrava mimetica !!!) e borsa a tracolla anziché zaino, piena di macchie (!!!!) che alle 17 del pomeriggio (!!!!!) si stava dirigendo verso l’imbocco della Valle dell’Infernaccio per andare al Romitorio di S. Leonardo per vedere i danni del terremoto in quanto era un amico di Padre Pietro.

Ci fermiamo a chiacchierare
con lui, ci dice che sono tanti anni che va in montagna (io pensavo che erano invece
tanti anni che non ritornava a casa viste le condizioni) ed inizia a
raccontarci di uno strano incontro che aveva fatto nel 2016 mentre scendeva dal
Laghetto di Palazzo Borghese per la via del Canale verso Foce.

Continuo il racconto con sue
testuali parole:

Scendendo all’interno del bosco ad un certo punto noto in lontananza
uno strano animale:

  • un cane non era
  • un lupo non era
  • una volpe non era
  • un gatto selvatico non era
  • una lepre non era
  • una faina non era
  • uno scoiattolo non era
  • un cinghiale non era
  • un asino non era
  • un capriolo non era
  • un camoscio non era
  • un cervo non era
  • un orso non era

gli corro dietro, non riesco a vederlo
bene ne a fotografarlo e ad un certo punto scompare, per esclusione era
sicuramente una lince…. non poteva che essere altro che una lince !!!
”.

(non ci sono mai stati
avvistamenti di lince nei Monti Sibillini e neppure nell’intero Appennino ma
solo su alcune remote zone delle Alpi)

Lo ascoltiamo un po’
perplessi poi lo salutiamo, noi ci dirigiamo verso Rubbiano e lui scende verso
le Pisciarelle.

Alla sera a casa ricevo un
messaggio dal mio amico Bruno (conosciuto in montagna):

(sue testuali parole)

Stasera ho visto un animale davanti casa mia ….. un
gattu non era…. un cà non era … uno scoiattolo non era…un cinghiale non era……
un  porcu non era…..era sicuramente un
ippopotamo !!!!!

 Alla mattina del giorno dopo ricevo invece un
messaggio dal mio amico Fausto (anche lui conosciuto in montagna):

(sue testuali parole)

Appena alzato me so affacciato dalla finestra. davanti casa c’era un animale….. Un orsu non era….un orango non era… un gorilla non era…. Uno yeti non era….. Ho guardato mejo….. era mi socera !!!!!!!

….….. che strani “animali” si incontrano in montagna !!!………………………………….

GIANLUCA CARRADORINI, FAUSTO SERRANI, BRUNO BARTOLAZZI, MARCO COPERCHIO E VERONICA VEROLINI               APRILE 2017




SASSO SPACCATO E CIMA DI PRETARE DALL’IMBUTO DEL VETTORE

      

L’itinerario proposto, percorso il 27 settembre 2014, non descritto in altre guide, permette di raggiungere l’enorme scoglio isolato denominato “Sasso spaccato” che incombe sopra al paese di Colleluce di Montegallo, nel versante nord-est della Cima di Pretare, attraversando, su resti di un vecchio tracciato, tutto l’imbuto del Monte Vettore (Fosso di Casale) ad una quota compresa tra 1600 e 1800 metri.

Il percorso è uno dei più
spettacolari della catena dei Monti Sibillini, davvero incredibile, è
consigliato esclusivamente ad escursionisti allenati ed esperti che
siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni erbosi molto ripidi e che
conoscono bene la montagna in quanto il tracciato è esile e in alcuni tratti
non più visibile, recentemente è stato segnalato con bolli rossi.

Mentre è assolutamente
sconsigliato in inverno per la ripidezza dei pendii ed il rischio di slavine
che essi comportano.

Da questo versante si
sono staccate le più grandi e disastrose valanghe della storia dei Monti
Sibillini.

Nel 1929 una valanga dal
fosso di Colleluce giunse fino ai pressi del paese di Balzo, nel 1934 dal fosso
di Casale distrusse l’omonimo paese di cui sono visibili ancora i ruderi,
provocando anche diversi morti.

1- L’itinerario completo per il Sasso Spaccato, attraverso l’imbuto nord del M. Vettore.

Accesso: La traccia di sentiero che dal Fosso
di Colleluce si addentra nell’imbuto del M. Vettore può essere raggiunto da due
punti distinti.

1- L’accesso più lungo prevede il
raggiungimento con l’auto della frazione di Colleluce di Montegallo. Si
prosegue a sinistra per una diramazione quindi dopo circa 500 metri si devia a
destra su strada dissestata fino a S. Maria in Pantano dove si parcheggia.

2- L’itinerario per il Sasso Spaccato, attraverso l’imbuto nord del M. Vettore, tratto iniziale.

2- L’accesso più breve ma non meno impegnativo
prevede, da Colleluce, il proseguimento della strada per Casale quindi
raggiunto il greto del Fosso di Casale, si parcheggia in corrispondenza di uno
slargo a sinistra del fosso.

3- L’itinerario per il Sasso Spaccato, attraverso l’imbuto nord del M. Vettore, tratto finale.

Descrizione itinerario di accesso 1: Dalla chiesa di S. Maria in Pantano
(361154,7 E – 4745575 N; 1180
m.) si prende l’evidente tratturo segnalato che sale
verso monte in direzione del M. Vettore (sentiero n°4).

Evitata una deviazione a sinistra
dopo 20 minuti e una a destra subito, dopo si continua per tornanti su sentiero
poco evidente che gradualmente si sposta verso sinistra.

Dopo circa 1 ora si raggiunge la
Fonte del Pastore (360293,1 E – 4745282,6 N; m. 1540) posta sotto a dei
caratteristici massi di conglomerato.

Dalla fonte, anziché salire verso
sinistra per l’evidente classico sentiero segnato (n° 4) che arriva fino alla
cima del M. Vettore, traversare in quota nettamente verso sinistra per
affacciarsi nel Fosso di Casale.

Qui si noterà una traccia di sentiero
(360395,4 E – 4745094 N; 1490
m.) che, tra ginepri e alberi isolati, attraversa
diversi canali erbosi per dirigersi sempre più marcatamente all’interno del
fosso.

Andando avanti il pendio del versante
est del M. Torrone si fa sempre più ripido pertanto occorre fare molta
attenzione.

Prima di raggiungere il Fosso di
Casale il sentiero si fa netto ed intagliato nella roccia su pendenze molto
elevate.

Superato il fosso caratterizzato da
una debole ruscellamento, si prosegue su pendio che man mano si fa meno ripido,
per uscire su ampi prati sopra al bosco compreso tra il Fosso di Casale e il
Fosso di Colleluce, dove la traccia si perde.

Ci si mantiene qualche decina di metri sopra al bosco per affacciarsi verso il Fosso di Colleluce e quindi al grande imbuto nord del M. Vettore (40 minuti). Questo è il punto di partenza del vecchio sentiero per il “Sasso Spaccato” (360156,3 E – 4744028,8 N; 1600 m.) che è raggiunto anche dal seguente itinerario 2.

Descrizione itinerario di accesso 2: Dallo slargo nei pressi del greto
del Fosso di Casale, (360948,5 E – 4744621,6 N; 1110 m.) parte a sinistra un
tratturo che si addentra nel bosco ed utilizzato per la ceduazione.

Con numerosi tornanti, faticosamente,
si sale nel bosco fino a raggiungere, dopo circa 1,5 ore una radura e quindi i
prati sommitali dove si intercetta, da destra, l’itinerario 1 (360156,3 E –
4744028,8 N; 1600 m.)
.

Descrizione itinerario per il “Sasso
spaccato”: Dal
ripiano erboso posto sopra al bosco tra il Fosso di Colleluce ed il Fosso di
Casale, raggiunto con entrambe gli itinerari proposti, si costeggia il bosco
verso destra fino ad affacciarsi nel grande imbuto nord del M. Vettore.  Qui, in lieve salita si notano delle tracce
di sentiero, attualmente segnate con bolli rossi, che si dirigono verso
l’imbuto.

Si prosegue in quota attraversando
diversi canali ghiaiosi e pendii molto ripidi facendo molta attenzione.

La traccia si dirige nel cuore
dell’imbuto verso l’unico arbusto (359924,1 E – 4743342,2 N; 1750 m.) presente nel suo
interno battuto dalle grandi slavine invernali, passando circa 150 metri sotto alla
fascia di rocce che interrompe in alto i ripidissimi canali che scendono dalla
cima del M. Vettore.

Si raggiunge quindi l’arbusto e la
traccia, qui più visibile, traversa in lieve salita in direzione del “Sasso
spaccato”, il versante nord della Cima di Pretare.

Si passa sotto a degli scogli (bollo
rosso) e supera così un terrazzino erboso molto esposto oltre il quale il
sentiero sale nettamente verso la cima del Sasso spaccato.

Si raggiunge così la sella erbosa (360313,9
E – 4743038,8 N; 1870 m.)
sopra alla cima del Sasso Spaccato , oltre la quale si apre la maestosa visione
della parete est della Cima di Pretare che si innalza ripidissima di fronte
(foto n°5).

Scendendo lievemente per cresta rocciosa si raggiunge la cima del Sasso Spaccato, caratterizzata da liscissime placche rocciose, (fare molta attenzione) con una incredibile vista aerea sulle varie frazioni di Montegallo.

4 – Il tratto di traversata molto ripida prima dell’imbuto nord, in alto la cima del M. Vettore.

Discesa: Per una rapida discesa si percorre l’itinerario
di salita al Sasso spaccato fino al margine del bosco tra i due fossi per poi
proseguire per uno dei due itinerari di raggiungimento percorsi.

Altrimenti, per chi ha fiato e ben
allenamento e soprattutto una buona esperienza di salita su terreni ripidi, può
salire fino alla sovrastante Cima di Pretare.

Per questo tratto è consigliabile
portarsi una piccozza anche d’estate per maggiore sicurezza.

Dalla sella del Sasso Spaccato
proseguire la cresta erbosa in salita, girare verso sinistra per 50 metri per aggirare un
bastione roccioso, ben visibile nella foto n.5, quindi salire verticalmente nel
canale ghiaioso centrale fino ad una fascia di rocce che delimitano la cresta a
destra.

Traversare con molta attenzione a
destra 50 metri
sotto alle rocce per uscire direttamente nella cresta  erbosa terminale.

Dalla cresta di uscita si continua su
erba e tratti rocciosi facili ma piuttosto ripidi fino alla Cima di Pretare.

Da qui per ampio crestone che collega
la Cima di Pretare alla cima del M. Vettore si intercetta, verso destra,  il sentiero n. 4 che sale da S. Maria in
Pantano da cui si ridiscende. 

5 – La sella erbosa sopra al Sasso Spaccato, di fronte il ripido versante est della Cima di Pretare con l’itinerario della salita proposta
6- Verso l’imbuto del Vettore la cui cima è visibile in alto.
7- Il Fosso di Casale sotto ai nostri piedi.
8- Uno dei tratti più scoscesi nella traversata dell’imbuto
9- Superato l’imbuto del Vettore ci avviciniamo a Sasso Spaccato.
10- Sasso Spaccato si fa sempre più vicino.
11- Montegallo visto dalla cima di Sasso Spaccato.
12- Il Monte Vettore visto da Sasso Spaccato.
13 – La cima del Sasso Spaccato, tra la spaccatura a destra, il paese di Balzo di Montegallo.
14- Il ripido versante est di Cima di Pretare
15- Il versante Nord di Cima di Pretare e Sasso Spaccato.

GIANLUCA CARRADORINI  – FAUSTO SERRANI – BARTOLAZZI BRUNO                                                    27 SETTEMBRE 2014

PIANTA SATELLITARE DEL PERCORSO.
PERCORSO GIALLO: RAGGIUNGIMENTO
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO
PERCORSO VERDE: DISCESA