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LA GROTTA DE LU VALLO’ – Alta valle dell’Ambro

Nell’alta valle dell’Ambro, nel versante Nord del Monte Priora, in prossimità della formazione rocciosa denominata localmente “La Travertina”, si apre una ampia grotta conosciuta solo dagli anziani di Vetice e non riportata sul catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.

La Grotta, denominata “de Lu Vallo'” perché si trova nel grande vallone che scende prima dell’Aia della Regina, verso le Roccacce, si trova a poche centinaia di metri sotto al sentiero che da Vetice attraversa il Prato Porfidia e raggiunge le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.

ACCESSO: Si raggiunge con l’auto la frazione di Vetice di Montefortino, si prosegue il tratturo verso i Campi di Vetice parcheggiando in modo tale da non ostacolare il passaggio dei trattori.

DESCRIZIONE: Si prosegue il tratturo a piedi (sentiero n.224 sulle carte, conosciutissimo e riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini) che si dirige verso il Pizzo attraversando campi coltivati, giunti alla Fonte Vecchia si devia a destra per la Valle dell’Ambro (la deviazione a sinistra conduce verso la Samara- versante Infernaccio) e si prosegue fino ad entrare nel bosco, si intercetta il sentiero che sale dalla Madonna dell’Ambro e si prosegue, con tratti in salita, si supera la deviazione a sinistra che sale verso Il Pizzo con indicazione su un tronco e con circa 1,15 ore si raggiunge Prato Porfidia con i resti di numerosi ricoveri in pietra.

Si prosegue raggiungendo la Fonte dell’Acqua Arva e si continua per netto sentiero fino a risalire un tratto roccioso in corrispondenza dei torrioni de La Travertina oltre il quale il sentiero gira nettamente versante e si apre in alcuni tratti di prato sottostante le alte pareti rocciose dove è possibile ammirare l’imponente versante Nord del Monte Priora o Pizzo Regina e l’alta valle dell’Ambro con il versante Est del Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto (1 ora)

Si è giunti nell’ampio vallone che scende dalla Priora, appena termina il bosco (357024,4 E – 476484,8 N; 1415 m.) si lascia il sentiero che prosegue per le sorgenti dell’Ambro e si scende circa un centinaio di metri per il ripido prato sottostante costeggiando gli alberi e aggirando alcune rocce che si incontrano in basso, alla base di tali rocce si apre la ampia e doppia Grotta de Lu Vallo’ (356909,2 E – 4756492,4 N; 1340 m.; 2,30 ore dall’auto).

Raggiunta la grotta si risale sul sentiero di raggiungimento e si sale su ripidi prati e rocce verso la base de La Travertina dove si aprono altre cavità costituite principalmente da ampi tetti rocciosi poco profondi e nascosti dalla vegetazione arborea.

Quindi si consiglia di proseguire in sentiero e raggiungere le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.

Ritorno, stesso itinerario.

1- Il Balzo Rosso al primo mattino.
2- Il Pizzo con il Poggio della Croce.
3- Il Poggio della Croce visto dal bosco sottostante
4- La “bellissima” indicazione con vernice sul tronco che indica la deviazione in salita per Il Pizzo, solo sui Monti Sibillini si vedono certe cose.
5- Un fontanile ormai asciutto da anni nei pressi di Prato Porfidia.
6 – 7 – I vecchi ripari di Prato Porfidia.
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8- Il versante Sud del Monte Amandola.
9- Il Balzo Rosso visto di lato.
10 – Usciti dal bosco si apre l’alta Valle dell’Ambro, le Roccacce e la Forcella Bassete.
11- Il versante Est del Pizzo Tre Vescovi con la cresta in parziale ombra che abbiamo risalito anni fa (descritta nel sito) ed il Monte Acuto.
12- La Travertina e la Grotta de Lu Vallo’ sottostante.
13 – 17- la Grotta de Lu Vallo’
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18- La seconda grotta più interna e profonda.
19 – 20 – a colonna di roccia che separa le due grotte.
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21- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dall’interno della grotta.
22- Risaliamo i ripidi prati sovrastanti il sentiero per raggiungere altre cavità alla base de La Travertina.
23- Le alte e levigate pareti de La Travertina.
24- Una modesta cavità alla base de La Travertina
25- Altre cavità formate da tetti di roccia poco profondi si aprono alla base delle pareti rocciose, nascoste dagli alberi.
26- Ritorno a Vetice, il Pizzo e Poggio della Croce.
27- E di nuovo il Balzo Rosso.
28 – Pianta satellitare dell’ultimo tratto dell’itinerario per raggiungere la Grotta de Lu Vallo’.



BALZO ROSSO – MONTE AMANDOLA

Itinerario inedito ed impegnativo, risale la cengia intermedia denominata Moje Montana, che separa il Balzo Rosso, spettacolare parete verticale di rosso calcare, dalla fascia rocciosa parallela superiore, formata invece da calcare di colore bianco, fino al Monte Amandola, con un dislivello di circa 1000 metri in poco più di 5 chilometri di sola salita.

Nella prima parte della salita si visita anche una grande caverna utilizzata da tempi storici dai pastori che hanno costruito intorno un imponente muro di pietre a secco protettivo denominata La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.

ACCESSO: Per effettuare la salita proposta si deve raggiungere la base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) che si può effettuare o da Capovalle o dal Santuario della Madonna dell’Ambro.

Da Capovalle si prende il tratturo 228 (non segnalato) che prosegue dal paese verso i campi sovrastanti verso la zona denominata Capo Ripa fino a Le Macchie quindi, dopo circa 2 chilometri si ignora la deviazione a destra che conduce al Rifugio Città di Amandola e prosegue in piano fin sotto alla imponente parete Est del Balzo Rosso fino ad intercettare il sentiero 226 che sale dal Santuario della Madonna dell’Ambro quindi si prosegue per un centinaio di metri fino alla base dello spigolo della parete (1 ora circa da Capovalle).

Dal Santuario della Madonna dell’Ambro si sale verso il Balzo Rosso per il sentiero 228 fino alla base dello scoglio fino ad intercettare il sentiero descritto sopra proveniente da Capovalle (40 minuti dal Santuario).

DESCRIZIONE: Dalla base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) si risale per un centinaio di metri ancora il sentiero 226 che conduce al Casale San Giovanni Gualberto fino a circa metà canalone che scende dalla fascia superiore del Balzo Rosso dove, alla sua base, in alto, già si può osservare la grande grotta (10 minuti).

Si risale il canalone fino alla fascia di rocce e, in 20 minuti, si raggiunge la grotta con il suo grande muro perimetrale (3595553,1 E – 4757646,7 N; 1190 m.) .

Visitata la grotta si continua a risalire la cengia in salita in direzione Est che conduce alla sommità del Balzo Rosso su traccia di sentiero che prosegue proprio oltre il termine della grotta.

Si risale faticosamente tra roccette, alberi e pendii rupestri ed in 30 minuti si raggiunge una forcella erbosa oltre la quale ci si affaccia dalla sommità del Balzo Rosso con una veduta verticale sul sentiero che si è percorso per l’avvicinamento (359928,8 E – 4557657,9 N; 1220 m.).

Dalla forcella erbosa si devia nettamente a sinistra, si aggira l’ultimo sperone roccioso che compone la fascia rocciosa superiore e ci si innalza sulla ripida cresta erbosa che prosegue in direzione Nord (359830,2 E – 4757708,6 N; 1355 m.).

La cresta è molto ripida e si consiglia l’utilizzo di una piccozza, raggiunte delle roccette (359763,5 E – 4757941 N; 1520 m., 30 minuti dalla sommità del Balzo Rosso) la cresta si assottiglia e si segue fedelmente il suo filo, meno ripido, fino alla cima del Monte Amandola a 1707 metri (359267.8 E – 4758566,1 N, altri 30 minuti).

DISCESA: Dalla cima del Monte Amandola si può discendere dallo stesso itinerario anche se impegnativo in particolare se si proviene dalla Madonna dell’Ambro oppure si prende il sentiero 241 che con un lungo tornante riporta verso il Balzo Rosso quindi scende, in circa 1,5 ore, fino al rifugio Città di Amandola da cui in meno di un’ora, si ritorna a Capovalle sempre per il sentiero 228 (anche se nessuno dei sentieri nominati sono indicati in loco).

1- Il Pizzo Regina con la prima neve autunnale.
2- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dalla base del Balzo Rosso.
3- I primi contrafforti del Balzo Rosso
4- Il Balzo Rosso nella sua visione completa con le tre cime.
5- La parte laterale destra del Balzo Rosso, più articolata e meno verticale.
6 – 9- L’imponente parete sinistra del Balzo Rosso di 250 metri di sviluppo verticale anche se piuttosto friabile.
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8- La triangolare parete centrale del Balzo Rosso.
9- La parete sinistra vista dalla sua base.
10- La fascia rocciosa superiore di colore bianco con la grande grotta alla sua base.
11- 17 – La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.
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18- La vecchia porta della recinzione della grotta ancora presente in loco.
19- La parte più profonda della grotta dove è presente anche una sorgente d’acqua.
20- La Croce di Pizzo posta di fronte alla grotta.
21- Una grande pianta di edera compete in altezza con la parete rocciosa di fianco alla grotta.
22- La barriera rocciosa che sale parallela alla sottostante parete del Balzo rosso.
23- Straordinario sviluppo verticale degli strati che compongono la barriera rocciosa superiore al Balzo Rosso.
24- La cengia denominata Moje Montana prosegue fino alla sommità del Balzo Rosso.
25- La sommità del Balzo Rosso.
26- La barriera sovrastante il Balzo Rosso.
27 – 28 – Veduta dalla sommità del Balzo Rosso.
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29- Veduta verticale dalla sommità del Balzo Rosso verso il sentiero sottostante che si percorre per chi proviene da Capovalle.
30- La cresta erbosa a sinistra che dalla sommità del Balzo Rosso prosegue verso il Monte Amandola.
31- Salendo per la cresta erbosa verso il Monte Amandola.
32- La cresta erbosa oltre lo spigolo della fascia rocciosa superiore
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34- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla sommità del Balzo Rosso.
35- Un Picchio muraiolo frequenta le pareti del Balzo Rosso.
36- La cima centrale del Balzo Rosso vista al ritorno.
37- L’itinerario proposto visto dal Pizzo del Monte Priora.
38- L’itinerario proposto visto da Croce di Pizzo
39 – 40 – Dettaglio dell’itinerario proposto
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41- Pianta satellitare dell’itinerario proposto ROSSO: Percorso di salita GIALLO: Percorso di raggiungimento VERDE: Percorso di discesa alternativo a quello di salita.



ROTTE FERRARA

Rótte Ferrara, come denominata localmente, è una grotta di cui si era persa la memoria se non fosse per pochi anziani della zona che raccontano di esserci andati addirittura quando erano ragazzi.

Due anni di ricerche e quattro tentativi falliti, ma finalmente è stata riscoperta ed è un ritrovamento sensazionale. È proprio vero: i Monti Sibillini sono lunghi poco più di 30 chilometri e larghi appena 5 ma non finiscono mai di stupirci.

La grotta è particolarissima e del tutto sconosciuta alla letteratura ufficiale: non è menzionata né riportata in alcuna bibliografia, cartografia o catasto speleologico. Si apre nel selvaggio versante Nord del Monte Priora, tra Il Pizzo ed il Pizzo Regina, nell’alta valle dell’Ambro.

L’itinerario di raggiungimento si svolge su terreni ripidissimi, è scomodo, impegnativo e adatto solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti. È consigliabile portare una piccozza soprattutto per l’attraversamento dell’ultimo tratto di pendio e per la discesa del canalone prima della grotta.

Ringrazio di cuore chi mi ha indicato questo magico luogo pur volendo restare nell’anonimato.

ACCESSO:  Si raggiunge la frazione di Vetice di Montefortino in auto.

DESCRIZIONE: Da Vetice si prende il classico e conosciuto sentiero n.224 che risale i Campi di Vetice in direzione de Il Pizzo-Sorgenti dell’Ambro.

Prima di giungere a Prato Porfidia il sentiero si dirama, e si prosegue a sinistra in salita nel bosco per il tracciato che conduce a Il Pizzo (o Monte Pizzo). [indicazione in vernice rossa su un albero]

Giunti all’ultimo tornante, il sentiero curva verso sinistra, uscendo su un prato e poi rientrando nel bosco (1 ora, 358517,2 E – 4756222,6 N; 1495 m.).

Dal prato che si apre a destra (Jacciu de le Murelle) si risale senza traccia il dosso erboso costeggiando alla vostra sinistra il bosco, per circa 200 metri (foto n.1; 70 metri di dislivello) fino ad affacciarsi sul versante ovest (358374 E – 4756111,6 N; 1575 m.); da qui si individua chiaramente la traccia che inizia a traversare in piano su ripidi pendii.

La traccia continua netta in quota, entra in un canalone con fondo ghiaioso, segue due curve del pendio e prosegue per l’unico punto possibile di passaggio, montando su uno sperone di roccia molto esposto dove il sentiero è stato intagliato nella pietra per superare una cresta rocciosa verticale (foto n.2-3; 358241,3 E – 4756078 N; 1580 m.).

Superato questo stretto e obbligato passaggio il sentiero prosegue su ampi ma ripidi prati in quota in lieve e costante salita, fino raggiungere quasi la base delle rocce sovrastanti  e superando ben 10 canaloni ghiaiosi denominati “I Cavù”. Questo è il vecchio sentiero che attraversa tutta la zona denominata “Li Cavù”, collegando la zona delle Murelle alla zona della Regina.

In corrispondenza dell’ultimo canalone il pendio si fa ancora più ripido e si perde il tracciato ma si è già in vista delle prime rocce, chiamate localmente “La Travertina”, sulla dirittura delle Roccacce che si trovano nel lato opposto della valle,  sotto le quali si apre la grotta (1 ora, 357719,5 E – 4755904 N; 1655 m.).

Si prosegue in leggera salita passando su un terreno degradato e reso scivoloso dalle slavine facendo molta attenzione, dirigendosi sopra al ripidissimo canalone erboso, il Ravaro di Ferrara, che precede le prime rocce de La Travertina.

Superato il canalone si ridiscende su un dosso erboso più comodo (le pogghiette, 357400,8 E – 4756018 N; 1635 m.) verso la cima dei primi torrioni sottostanti (la travertina).

Consigliamo qui un affaccio sul versante della Regina (foto n.18).

Dal dosso erboso si inizia a scendere nel ripidissimo canalone erboso del Ravaro di Ferrara, prima attraversando sopra alle rocce in direzione est, poi piegando a nord per entrare completamente dentro al vallone dove è bene tenersi verso la sponda di sinistra meno inclinata aggirando così le prime roccette. Sempre sulla sinistra, dopo essere scesi per 30 m circa, si nota una cengia erbosa in leggera salita da cui però è impossibile vedere l’ingresso della grotta fin quando non vi si è arrivati di fronte, in quanto si trova alla fine della salitella, nascosto dai rovi e ribassato rispetto al livello del terreno.

Si risale la cengia erbosa e con rovi  ma essendo l’ingresso della grotta molto basso la si nota sono quando si è arrivati di fronte (30 minuti, 357452,7 E – 4756041,5 N; 1595 m.).

Il pavimento della grotta è formato da un terriccio rosso probabilmente contenente minerali ferrosi, da cui forse prende il nome (Ferrara perché contenente ferro) è molto umido ed è infatti ricoperto di epatiche e presenta anche una pozzetta d’acqua rossa riempita con lo stillicidio delle gocce d’acqua che scendono dal soffitto.

Evitare assolutamente di calpestare le epatiche presenti nel pavimento dentro alla grotta.

Sulla destra è presente una spaccatura che segue le pieghe della roccia, da cui filtra la luce, altre spaccature creano numerose nicchie al suo interno.

Sulla sinistra c’è la cavità più grande profonda oltre 6 metri.

RITORNO: Stesso itinerario 2,5 – 3 ore. Per chi è pratico di alpinismo si può anche suggerire una discesa in coda doppia, assicurata sugli alberi, lungo il Ravaro di Ferrara, il canalone sottostante le grotte, tenendosi inizialmente sulla sinistra per rischio di caduta massi dal versante orografico destro fino ad intercettare il, molto più comodo ma molto più in basso, sentiero Vetice – Sorgenti dell’Ambro nella zona dell’Acqua Arva.

1- Il dosso erboso (Jacci delle Murelle) oltre il quale si individua il sentiero.
2- Il sentiero sopra al bosco si fa netto e, di fronte a destra, si vedono gli scogli che nascondono le Rotte Ferrara, denominati La Travertina, sullo sfondo il versante Est dl Pizzo Tre Vescovi, già oggetto di nostra salita.
3- Il ripidissimo passaggio obbligato attraverso la cresta rocciosa
4- La traccia prosegue passando alla base delle rocce delle Murelle, superando i vari canaloni de I Cavu’.
5- Ci avviciniamo sempre di più, si vede bene la zona sopra alle rocce, denominata Le Pogghiette, caratterizzata da verdissima erba, che bisogna raggiungere per scendere alle grotte.
6- Veduta della valle di fronte, con il Pizzo Tre Vescovi a sinistra, il Monte Acuto ed il Monte Castel Manardo a destra, al centro la formazione rocciosa denominata Le Roccacce.
7- Il Monte Castel Manardo con i ripiani della zona denominata Pescolla e il Casale Ricci
8- Il Monte Amandola e il Balzo Rosso (non quello dell’ultimo itinerario del Pizzo di Mèta).
9- Gli interminabili ghiaiosi e ripidi canaloni de I Cavù.
10 – 11- Torrioni di varie altezze sopra al sentiero.
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12- La Travertina, con la ancora più netta zona de Le Pogghiette caratterizzata da verdissimo falasco .
13- Giunti all’ultimo ripidissimo canalone si nota anche l’ingresso della Rotte Ferrara, alla fine della cengia erbosa che risale dal canalone.
14- Sguardo su tutto il versante de Li Cavù appena attraversato con i numerosi canali e le imponenti rocce sovrastanti.
15- Le Pogghiette e la sommità de La Travertina.
16- Veduta d’insieme verso il versante Nord del Pizzo Regina da Le Pogghiette.
17- 18- La sommità de La Travertina da cui si scopre la testata della Valle dell’Ambro con il versante Est del Pizzo Tre Vescovi e la strada che va verso il Casale Rinaldi.
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19- Sguardo su tutto il versante de Li Cavù appena attraversato con i numerosi canali e le imponenti rocce sovrastanti, da le Pogghiette si vede anche il Poggio della Croce..
20-21-22- Il Ravaro di Ferrara, il ripidissimo canalone che bisogna scendere nel lato sinistro per raggiungere Rotte Ferrara, qui occorre prestare la massima attenzione.
21- Panorama dalla grotta.
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23- Dal canalone (a sinistra) risalendo una cengia erbosa si arriva all’ingresso della Rotte Ferrara, visibile solo all’ultimo.
24-25- L’ingresso della Rotte Ferrara è ricoperto da una folta vegetazione di rovi.
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26-27-28- La Rotte Ferrara, con il pavimento caratterizzato da terra color ruggine (da cui il nome) con pozze di acqua di stillicidio e rivestito di Epatiche, si consiglia di prestare attenzione a non calpestare le rare formazioni vegetali
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29- 30- La fenditura interna da cui filtra la luce
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31- 32- Veduta di fronte dell’itinerario dal Monte Castel Manardo.
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33- 34- Dettaglio dell’ultimo tratto di raggiungimento alle Rotte Ferrara
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35- Pianta satellitare dell’itinerario proposto:
PERCORSO IN ROSSO: Itinerario, andata e ritorno.
36- Dettaglio satellitare dell’ultimo tratto di raggiungimento alle Rotte Ferrara



ASCENSIONI CLASSICHE DELL’ESTATE 2019

ASCENSIONI N. 981 – 985 dal 1979

Nell’estate 2019 a causa del gran caldo e disturbato dalla eccessiva quantità di “escursionisti” della domenica che affollano i sentieri non ho effettuato nuove ascensioni inedite ma mi sono limitato a percorrere pochi itinerari classici già decritti nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini ed accompagnare amici della montagna.

In particolare, con diversi amici abbiamo effettuato le seguenti ascensioni:

25 luglio: Notturna dalla Pintura di Bolognola a Pizzo Tre Vescovi.

13 agosto: Giro con accompagnatore in auto da Vetice a Pizzo Regina – Pizzo Berro – ripresi al Rifugio del Fargno.

21 agosto: Monte Bove Sud

5 settembre: Monte Acuto – Pizzo Tre Vescovi.

17 settembre: Monte Castel Manardo.

Di seguito le immagini più significative di queste ascensioni.

1- Ragnatela illuminata dal sole al tramonto nella Valle del Fargno.
2- Tramonto verso Costa Vetiche
3- Il profilo notturno del Monte Acuto
4- Il Monte Acuto ed il Monte Rotondo in notturna con passaggio di aereo
5 – La cresta dallo Scoglio del Montone al Monte Acuto in notturna con lo sfondo della Via Lattea e auto nella strada per il Rifugio del Fargno.
6- Alba sulla cresta Il PIzzo – Pizzo Regina (M. Priora.
7- Il sole si riflette sul Mare Adriatico
8- La lunga cresta da Il Pizzo (in basso) a Pizzo Regina
9- La cresta finale del Monte Priora o Pizzo Regina, a destra il Pizzo Berro.
10- L’ultimo tratto di cresta rocciosa prima della cima del Pizzo Regina.
11- La cresta di salita vista dall’ultimo tratto prima della cima con il caratteristico torrione di scaglia rossa, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
12- I ripidi canali rocciosi che scendono verso le Roccacce nel versante Nord del Pizzo Regina
13- Particolare cresta rocciosa quasi tagliente al termine dei canali della foto n. 12
14- Veduta verticale del versante Nord del Pizzo Regina dalla sommità del torrione roccioso della foto n.11.
15- La croce di vetta del Pizzo Regina, sullo sfondo il Pizzo Berro ed il Monte Bove Nord.
16- Lycaena virgaureae nel versante Est del Pizzo Berro.
17- 3 agosto 2013, nei pressi del caratteristico masso isolato (denominato masso Esner Ida per la scritta a vernice presente)sulla cresta Ovest del Pizzo Berro, salendo dalla Forcella Angagnola.
18- 13 agosto 2019, il masso Esner Ida, o quello che ne rimane (solo la base) dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
19- Il masso visto da valle, si nota la parte del distacco più bianca.
20- Il ripido versante Nord del Pizzo Berro sopra al Casale Rinaldi, al centro c’è un Camoscio.
21- Zoom sul camoscio della foto n.20 , ma non c’è erba più comoda da mangiare nei pendii circostanti ?
22- Il Monte Acuto emerge dalla nebbia il 5 settembre salendo verso il Pizzo Tre Vescovi,
23- La nebbia riempie la’alta valle dell’Ambro, emerge la cima del Pizzo Berro.
24- Zoom della foto precedente.
25- La nebbia contorna perfettamente il profilo del Pizzo Berro.
26- Monica al Monte Acuto, sullo sfondo la cresta Nord-Est del Pizzo Tre Vescovi.
27- E dulcis in fondo, una fantastica Gloria Solare con la mia ombra che produce il cosiddetto Spettro di Broken sulla cresta che da Pizzo Tre Vescovi scende verso Forcella Angagnola.



DUE FACILI SALITE NORD INVERNALI: Il Pizzo e la Punta di Prato Pulito.

Come di consueto anche
questi due itinerari invernali non sono descritti in alcuna guida dei Monti
Sibillini in commercio.

Essi descrivono due facili salite invernali su ghiaccio ai versanti nord de Il Pizzo (M. Priora) nel gruppo nord e della Punta di Prato Pulito nel gruppo sud dei Monti Sibillini effettuate tra il 2014 ed il 2015.

L’idea di descrivere
queste due salite emerge dal fatto che, anche recentemente, nella bibliografia
e in siti internet dedicati ai Monti Sibillini sono apparse descrizioni con
immagini di salite ancora più facili e talvolta anche banali di queste di
seguito descritte e spacciate come vere e proprie imprese.

Questi itinerari riportati
sono facili e adatti a chi si vuole cimentare con le prime ripide salite
invernali su ghiaccio in quanto, anche se lunghi, non presentano alcuna
difficoltà tecnica.

Il primo itinerario deve
essere percorso però tassativamente in condizioni di neve ben assestata in
quanto il versante nord de Il Pizzo è estremamente valangoso, si sale proprio
su un canale formato da grandi slavine che anni fa hanno distrutto una ampia
porzione di bosco arrivando a trascinare faggi secolari fino al greto del  torrente Ambro posto  700 metri più a valle.

Naturalmente sono richiesti
ramponi e consigliabili due piccozze mentre si può procedere slegati anche se è
sempre consigliabile portare in zaino una corda di emergenza.

SALITA DEL VERSANTE NORD DE “IL PIZZO” – M.PRIORA.

Accesso primo itinerario: L’itinerario prevede come base di partenza
la frazione di Vetice che si raggiunge in auto dal capoluogo di comune,
Montefortino, prendendo la deviazione prima del paese per la Madonna del’Ambro-Infernaccio.  Seguendo le indicazioni per la Madonna
dell’Ambro dopo circa 1
chilometro si devia a sinistra per Vetice.   

Dalla frazione (726 m.) si prosegue per la
strada sterrata che conduce ai Campi di Vetice fin dove è possibile quindi si parcheggia
l’auto cercando uno slargo che possa permettere il transito dei mezzi agricoli
altrimenti vi ritroverete l’auto strisciata o con le gomme bucate come mi è
capitato di leggere in un articolo su internet la scorsa estate !!!.

            Si
prosegue a piedi la strada in direzione ovest fino a Fonte Vecchia (361457,4 E
– 4756084,2 N; 850 m)
quindi a destra per i campi di Vetice si raggiunge Fonte Cupa (sentiero per le
sorgenti dell’Ambro, ore 0,40 circa).              In corrispondenza di un bivio si
inizia a salire nel bosco caratterizzato da grandi faggi, dopo ripide svolte si
giunge a tagliare a quota 1200
metri (359479,4 E – 4756493,1 N) il ripido e roccioso
crestone nord de Il Pizzo oltre il quale si apre un’ampia visione della Valle
dell’Ambro.

            Da
qui il sentiero prosegue in piano fino ad attraversare un ampio vallone, una
volta bosco, attualmente distrutto da grandi slavine staccate proprio dal
versante nord de Il Pizzo in questi ultimi anni, in occasione della prima
salita del dicembre 2015, con soli 30 centimetri di
neve, già si erano formati dei distacchi di neve.

1-  L’ultimo tratto del canale di salita, a destra l’ardito Poggio della Croce con la grande croce metallica, di fronte il Balzo Rosso.
2-  La traversata nell’ultimo tratto del canale di salita, il pendio si fa più ripido, in basso a destra si nota la traccia del sentiero estivo parzialmente coperto da una piccola slavina che si era staccata giorni prima dal pendio sopra ai miei compagni nonostante la poca neve del dicembre 2015.

Dal primo tratto di bosco che si
attraversa, si trova una deviazione e si sale a sinistra fino a dove il
sentiero subito dopo scompare tra tronchi abbattuti, (359177,9 E – 4756327,8 N;
1250 m)
qui il bosco si apre in quanto completamente distrutto e si inizia a salire in
verticale tra arbusti fino a raggiungere la quota del Poggio della Croce, con
la sua grande croce metallica ben visibile, situato sulla sinistra.

Superato il bosco ci si
innalza su prati sempre più ripidi spostandosi sulla sinistra a prendere un
canale che sale parallelo alla cresta che sale dal Poggio della Croce fino alla
cima de Il Pizzo.

            Si
intercetta quindi e si percorre per un tratto il sentiero di salita estiva al
Il Pizzo che più in alto con un tornante devia verso destra, qui si devia
nettamente a sinistra per un centinaio di metri e si risale completamente il
canale situato poco più a destra della cima de Il Pizzo.

            L’ultimo
tratto presenta pendenze di 40-45° ed in breve permette di raggiungere la cima (1755 m.)da cui si gode di un
bellissimo panorama, a cavallo tra la Valle dell’Ambro e quella dell’Infernaccio
e del Rio e di fronte al versante est del M. Priora.

3-  Ultimi metri del canale della cima, già si vede il versante est del M. Priora (Pizzo Regina), a destra il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto, sulla sinistra in ombra si nota il sentiero di salita estivo parzialmente coperto dalla neve che esce nella cresta 300 metri più in avanti verso la cima del Pizzo Regina
4-  L’uscita del canale nord della cima de Il Pizzo nel tratto più ripido, salito con neve a tratti pessima ma di spessore limitato e quindi senza rischio slavine.
5-  La lunghissima cresta che collega Il Pizzo al M. Priora o Pizzo della Regina con la neve solo nel versante nord mentre il versante del vallone del Rio a sinistra era completamente pulito (dicembre 2015).

Variante consigliata: Se la neve è in condizioni e si ha
buon allenamento, l’itinerario descritto può essere considerato la prima parte
di avvicinamento per la salita alla cima del Pizzo Regina, o per la lunghissima
ma facile cresta nord-est, o una volta raggiunta la verticale del casale delle
Murette, visibile sotto la cresta a sinistra 500 metri più avanti
della cima de Il Pizzo, si prende una traccia di sentiero in piano che conduce
verso il Casale della Priora (visibile nella foto n.5) e che attraversa l’ampio
e incassato canale sommitale del Rio (canale est del M. Priora parzialmente in
ombra nella foto n.5) nel tratto sopra alle pareti verticali che si risale
completamente senza alcuna difficoltà per uscire proprio sui pendii sottostanti
la cima del Pizzo Regina.

L’unico inconveniente che
per la salita fino alla croce di vetta del Pizzo Regina occorre considerare
almeno altre 2,5-3,5 ore di salita a seconda delle condizioni della neve !!

Ritorno: Stesso itinerario di salita e raggiungimento
descritto.

SALITA DEL VERSANTE NORD DELLA PUNTA DI PRATO PULITO.

Accesso secondo itinerario: L’itinerario prevede come partenza
Forca di Presta.

Si sale
per il classico sentiero N.1 per il Monte Vettore, giunti al Rifugio Zilioli si
scavalca la cresta della Forca delle Ciaole e si inizia a scendere il pendio in
direzione delle Roccette, verso il Lago di Pilato, tenendosi verso sinistra.  Si raggiunge così il fondo della valletta
compresa tra la Punta di Prato Pulito che incombe  sopra di voi e lo Scoglio del Lago la cui cima
si trova più sulla destra.

Si
inizia quindi a risalire il pendio in direzione della cima della Punta di Prato
Pulito (357912,8 E – 4741898,7 N; 2345 m.) che si fa sempre più ripido man mano
che si sale.

L’ultimo
tratto sotto alla cima presenta alcuni tratti rocciosi scavalcabili per stretto
canalino e pendenze di 45-50° e generalmente la neve è sempre in ottime
condizioni senza pericoli oggettivi. 

            La
prima salita è stata effettuata nel lontano 12 marzo 1994 e poi ripetuta
diverse volte, alcuni momenti della prima salita sono riportati nella mia prima
pubblicazione “I MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011, foto n. 200-201.

Ritorno: Dalla cima di Punta di Prato
Pulito, oltre a proseguire verso la Cima del Lago e la Cima del Redentore, si
scende al Rifugio Zilioli per la facile cresta nord-est per poi riprendere
l’itinerario di raggiungimento.

6-  L’itinerario di salita tutto in ombra visto salendo alla cima del Monte Vettore
7-  La cima della Punta di Prato Pulito con a sinistra in ombra il pendio di uscita dell’itinerario di salita
8-  La cima del M. Vettore vista dalla Punta di Prato Pulito, a destra il Rifugio Zilioli.
9   La cresta nord-est della Punta di Prato Pulito (discesa) con la Sella delle Ciaole ed il Rifugio Zilioli.
10-  La Cima del Lago a sinistra e la Cima del Redentore con il Pizzo del Diavolo sulla destra.
11-  La Punta di Prato Pulito vista dalla Sella delle Ciaole con il canalino di uscita finale al centro in ombra.
Pianta satellitare della via di salita alla nord de Il Pizzo – M.Priora
Pianta satellitare della via di salita alla nord della Punta di Prato Pulito.