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MONTE CACAMILLO – FONTE CERESETO – RIO SACRO

Itinerario proposto da Federico, anche questo non è descritto in alcuna bibliografia dei Monti Sibillini, basta seguire le indicazioni in grassetto riportate come didascalie nelle foto più significative.

Grazie a Federico per la collaborazione.

1- Dalla centrale elettrica di Bolognola si segue l’itinerario della Costa dei Frati fino alla cima di Monte Cacamillo, descritto da Gianluca Carradorini a pagina 68 del libro “I MIEI MONTI SIBILLINI“..
2- Il versante Sud del Monte Coglia dove corre un altro itinerario descritto in questo sito (Una assurda via al Monte Coglia), visto dalla cima di Monte Cacamillo.
3 -La rocciosa e ripida cresta della Costa dei Frati che conduce alla cima del Monte Cacamillo.
4- La cresta in prossimità della barriera rocciosa che si deve aggirare per il canalone erboso visibile sulla destra.
5- Il vallone Nord-ovest del Monte Cacamillo che scende verso Rio Sacro..
6- La Val di Tela con, al centro, il vecchio stazzo caratterizzato dall’erba verde, di fronte la parete Nord della Cima Bambucerta.
7- Il versante Nord del Monte Rotondo e la testata della Valle dell’Acquasanta con il cosiddetto “orto della Regina”..
8- Dalla cima di Monte Cacamillo si scende a sud dentro la sella erbosa che la divide da Monte Pietralata (Monte Nero per gli anziani della zona) dove si vedono due piccoli scavi che dovrebbero essere stati ruderi di vecchie capanne dei pastori; da qui si continua a scendere il direzione nord-ovest (destra) dentro al Vallone che conduce a Rio Sacro.
9- Il sentiero che scende nel vallone Nord-ovest, in basso lo stazzo della foto successiva.
10- Si lascia sulla sinistra un vecchio stazzo ai piedi del Vallone, dove crescono ancora i gorbini (olabri o spinaci selvatici).
11- E continuando a scendere per il sentiero si arriva in vista dei primi alberi di faggio, in località Col di Mezzo, dove si incrocia il sentiero che proviene da Pietralata: seguendo questa traccia verso sinistra si arriverebbe al casale di Gasparri.
12- Continuando invece a scendere dentro allo stesso vallone tenendosi sulla destra: qui il prato inizia a cedere il posto agli alberi e agli arbusti. C’è una pianta di faggio con delle incisioni e delle radici articolate.
12- Continuando a scendere ancora si incontra una piccola sorgente sulla destra, da cui esce l’acqua che impantana tutto il terreno, che in questo tratto è fitto di vegetazione.
13- Proseguendo tra le piante sempre in discesa si incontra una vecchia strada che doveva essere un tempo piuttosto importante: seguendola verso sinistra per pochi metri c’è Fonte Cereseto
14 – 17- Fonte Cereseto ed il muretto di contenimento sottostante, nella fonte ci sono incise le date 1935 e Anno XIII (anno tredicesimo dall’inizio del regime fascista: 1922 + 13= 1935).
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18- Proseguendola invece verso destra si arriva ad un muretto a secco appena percettibile dove la strada prosegue sopra.
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19- Ma guardando la cartina IGM si vede che qui c’è una biforcazione, e infatti lasciando questa strada e scendendo nella macchia di faggi sottostante (tenendosi sulla destra del fosso) si intercetta in breve tempo il vecchio sentiero a svolte che scende ai Cascinali, segnato su IGM
20- Il sentiero scende evidente tra rami rovesciati e vegetazione all’interno del bosco fin quasi al fiume, in prossimità del quale è però completamente sparita, e bisogna passare a fatica tra i tronchi venuti giù con le valanghe, i rovi e poi guadare il Rio Sacro e si arriva ai Cascinali.
21- Guardando indietro si vede il Vallone da cui siamo scesi, ritrovare il sentiero e salire da questo vallone risulta molto difficile per la presenza di arbusti e numerosi alberi trascinati dalle slavine.
22- Dai Cascinali si vede il vallone di discesa della foto n.23, da qui si segue la strada brecciata di Rio Sacro e si torna alla macchina
23- Planimetria del sentiero di discesa dalla Fonte Cereseto ai Cascinali di Rio Sacro.
24- Pianta satellitare del sentiero di discesa dalla Fonte Cereseto ai Cascinali di Rio Sacro.



LA GROTTA DELLA ROSA – MONTE CACAMILLO.

Luogo praticamente sconosciuto in quanto non riportato sia sulla cartografia che sulla bibliografia dei Monti Sibillini ma solo tramandato verbalmente dagli anziani della zona. La Grotta della Rosa è in realtà una alta cavità ma profonda solo pochi metri, situata a mezza quota al termine di una grande cresta rocciosa (faglia) che scende ripida nel versante Nord del Monte Cacamillo, in un luogo alquanto impervio e di difficile accesso. Secondo i racconti fu infatti utilizzato anche come nascondiglio dai Partigiani della vallata di Acquacanina-Bolognola durate la seconda guerra mondiale proprio per la sua difficoltà di accesso. Il suo nome deriva dal colore delle rocce della formazione geologica a Scaglia Rossa che la creano.

ACCESSO: La Grotta è stata raggiunta dalla Valle di Rio Sacro. Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

DESCRIZIONE: Si scende per la strada chiusa fino al ponte sul Fiastrone quindi si riprende a risalire la valle fino a superare il punto di salita per la Grotta dello Scortico, già descritta nel sito, si prosegue e si giunge ad un ponticello di cemento dove il Rio Sacro forma un laghetto (351126,5 E – 4762277,1 N; 810 m; 30 minuti dall’auto).

Dal ponticello si percorrono 50 metri e si trova sulla sinistra della strada un omino di pietre che indica l’inizio di un vecchio sentiero che sale nel bosco. Il sentiero dopo pochi metri si fa subito ripido e sale verso sinistra (secondo omino di pietre) per condurre all’interno di un canale detritico all’interno del bosco che scende ripido sulla strada poco dopo il ponte ma che non è consigliabile risalire per il fondo sconnesso. Il canale è chiuso ai lati da paretine rocciose molto ripide, giunti quasi al suo termine si nota nel lato roccioso sinistro l’unico passaggio possibile che permette di superare il canale (2 omini di pietre che segnalano l’imbocco del sentiero).

Si prosegue nel sentiero che, sebbene non frequentato da anni, risulta sufficientemente visibile all’interno del bosco e che sale con numerosi tornanti in successione. Dopo circa 40 minuti di salita si incontrano incredibilmente anche due piattaforme di vecchie carbonaie. Quindi poco sopra si intercetta una lieve traccia che proviene da destra dalla Fonte Cereseto.

Proseguendo in ripida salita il bosco si impenna e si dirada permettendo all’erba di crescere facendo cosi perdere le tracce del sentiero. Si prosegue per altri 15 minuti sempre in salita accostandosi verso sinistra a costeggiare un ampio canale formato da recenti slavine che hanno distrutto una grande porzione di bosco. Giunti a circa 200 metri dal termine del bosco (351461,6 E – 4762113,7 N; 1050 m.) si traversa in quota verso sinistra nel tratto distrutto dalle slavine, con molta difficoltà a causa degli arbusti e piante divelte, in direzione della cresta rocciosa opposta dove si intravede già l’alto scoglio denominato “La Rosa”. Raggiunta la base della cresta rocciosa, in almeno 20 minuti di difficoltà, si deve trovare il punto più adeguato, meno ripido, per raggiungere la sua sommità, questo è il tratto chiave che ha presentato le maggiori difficoltà di salita per la ripidità, orientamento e prosecuzione. Giunti alla cresta si deve trovare quindi un punto dove il bosco prosegue sotto di essa e che permette di scendere in modo più sicuro dal versante opposto (351522 E -4762242,4 N; 1090 m.). Trovato il passaggio si prosegue ancora per 100 metri in quota tra alberi e ripidi prati fino a raggiungere, in altri 30 minuti (tempo totale di salita 2,15 ore e 5,2 chilometri di sviluppo), una seconda cresta rocciosa oltre la quale si apre la Grotta della Rosa. qui abbiamo notato una traccia, forse creata dagli animali, che ci ha condotto sotto al grande scoglio di roccia rossa che forma la grotta (351588,1 E – 4762271,8 N; 1150 m.). Questo ultimo tratto prevede la traversata su erba molto ripida e scivolosa (falasco) ma la presenza di alberi ci ha permesso di effettuarla in cordata utilizzando appunto gli alberi come punti di ancoraggio per una maggiore sicurezza.

DISCESA: Stesso itinerario di salita, per chi vuole ripercorrere l’itinerario senza difficoltà di orientamento almeno nel tratto di bosco danneggiato dalle slavine si consiglia di legare in modo ben visibile su alberi nei passaggi chiave delle strisce bianco-rosse tassativamente da rimuovere al ritorno.

1 – 2- La strada di Rio Sacro dopo il ponticello di cemento e l’omino di pietre visibile sul lato sinistro della strada che segna il punto di salita.
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3- Gli omini di pietra al termine del canale detritico segnano il passaggio sulle rocce di sinistra da cui inizia il sentiero che abbiamo trovato nel bosco.
4 – 5 – Il vecchio sentiero all’interno del bosco, ancora ben visibile nella parte bassa.
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6- La prima carbonaia con ancora dei frammenti di carbone a terra.
7- L’ultimo ripidissimo tratto di bosco prima di iniziare la traversata nel canale delle slavine.
8- Il tratto di bosco distrutto dalle slavine, sullo sfondo a destra il Pian Tertena e al centro il Monte La Banditella.
9 – 10- Il ripidissimo tratto di bosco distrutto dalle slavine.
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11- La ripidissima cresta rocciosa che si raggiunge dopo aver superato il tratto di bosco delle slavine.
12- Siamo in vista dello Scoglio della Rosa.
13 – 14 – Il superamento in cordata dell’ultimo tratto erboso molto scivoloso.
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15- Finalmente giunti sotto al grande scoglio, sullo sfondo il Monte Fiegni.
16 – 17- 18- 19 – La grande cavità poco profonda della Grotta della Rosa.
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20- La parte superiore dello scoglio che forma la Grotta della Rosa.
21- Veduta dall’interno della grotta con le pendici Est del Monte Val di Fibbia, a sinistra tra luce e ombra si nota lo scoglio che forma la Grotta dello Scortico.
22- Veduta dall’interno della grotta con le pendici Sud del Monte Val di Fibbia con la fascia di rocce a monte dei Cascinali.
23- Veduta dall’interno della grotta con la cima del Monte Val di Fibbia e la punta rocciosa de ” il Sasso” a destra.
24 – 25 – La parete laterale ovest che forma la grotta mette in evidenza la sua altezza.
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26 – Veduta del versante Sud-est del Monte Val di Fibbia dalla grotta.
27- Veduta del versante Sud del Monte Val di Fibbia dalla grotta con la zona dei Cascinali nel vertice in basso a sinistra.
28- Veduta dello Scoglio della Grotta della Rosa dall’inconfondibile interno della Grotta dello Scortico posta di fronte ma più a bassa quota.
29- A sinistra l’evidente Scoglio della Rosa situato a circa metà della faglia che scende dal versante Nord del M Cacamillo visto da Sasso di Monte Val di Fibbia, da sinistra il M. Cacamillo, M. Pietralata e M. Rotondo
30- L’itinerario di salita alla Grotta della Rosa visto da Sasso di Monte Val di Fibbia.
31- Pianta satellitare del solo percorso di salita, in rosso
32- Pianta satellitare dell’intero percorso di raggiungimento + salita.



VALLE DI RIO SACRO e IMBUTO DEL MONTE CACAMILLO

Tra Lookdown, neve fresca e vento forte, non siamo riusciti a fare delle uscite in quota ma ci siamo limitati a fare qualche giro classico in vallate riparate.

La prima escursione si è svolta nella Valle di Rio sacro dove abbiamo percorso con le ciaspole tutta la valle e visitato la zona dei Cascinali con i ruderi della vecchia Badia di Rio Sacro e la Grotta dello Scortico.

Vorrei sottolineare che, come anche indicato nel mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI, i Cascinali sono delle piccole costruzioni che costituiscono un villaggio realizzato ed usato anticamente d’estate dai pastori di Acquacanina e non è l’unico nel suo genere perché un villaggio simile fu realizzato anche a Prato Porfidia nella Valle dell’Ambro.

Altri colleghi indicano invece erroneamente, nella bibliografia ufficiale, che il villaggio di pastori di Prato Porfidi è l’unico del suo genere dei Monti Sibillini.

La seconda escursione si è svolta nella parte mediana del Monte Cacamillo dove, dalla Centrale idroelettrica di Bolognola, siamo saliti per un comodo sentiero a tornanti poco conosciuto che costeggia la condotta forzata fino al canale di alimentazione della centrale (Casetta Piemà) e all’imbuto del versante Nord del Monte, denominato localmente “Buggero” ad osservare il grande accumulo di neve che si è formato a causa delle numerose slavine distaccate dal rialzo delle temperature provocato dal forte vento.

La terza escursione l’ho effettuata dopo diversi mesi, a Maggio per osservare la trasformazione che subisce con il tempo l’accumulo di neve nell’imbuto Nord del Monte Cacamillo visitato tra un Lookdown e l’altro.

RIO SACRO (Si veda anche il reportage fatto nella primavera del 2020)

1- La Grotta dello Scortico con il grande muro a secco di cinta.
2- Foto di gruppo davanti alla Grotta dello Scortico
3- Finalmente si è riformata la sorgente dentro alla grotta, erano anni che era asciutta.
4- E anche la sorgente situata all’esterno della grotta, nei pressi del suo ingresso.
5- L’ingresso della grotta posto di lato al grande muro a secco di cinta esterno costruito nei secoli dai pastori che frequentavano la grotta.
6 – 7- Senza le sterpaglie che crescono d’estate abbiamo anche ritrovato due cascinali ancora integri.
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8- I ruderi di un cascinale sopra al poggio costruito sui ruderi della millenaria Badia di Rio Sacro.
9- La porta del cascinale della foto n.8, liberato dai rovi, reca ancora, a sinistra, il ricordo della chiesa di Rio Sacro.
10- La parte più stretta della Valle di Rio Sacro, poco dopo i Cascinali.
11- In alto il caratteristico scoglio denominato La Balza dell’Aquila.
12- Lo slargo del tratto finale della strada di fondovalle prima della deviazione per il Poggiolo ed il Casale Gasparri.

IMBUTO DI MONTE CACAMILLO DALLA CENTRALE DI BOLOGNOLA

1- La centrale idroelettrica di Bolognola e la condotta forzata, al lato sinistro sale il sentiero per Buggero.
2- Il sentiero oltre la Centrale.
3- Il primo tratto gelato del canale di alimentazione della centrale.
4- Il tratto mediano del canale più assolato e libero dal ghiaccio
5- L’ultimo tratto scoperto di canale, oltre questo punto passa sotto terra.
6- Prime slavine nel canale del versante Nord di Monte Cacamillo.
7- Ramarro (Lacerta viridis) congelato
8 – 9- L’imbuto di Buggero con un enorme accumulo di oltre 30 metri di neve.
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10- Anche la cascata di oltre 20 metri che si trova proprio dentro all’imbuto è coperta dalle slavine, erano diversi anni che non si vedeva un accumulo simile.
11- Alcune delle slavine che si sono staccate dal versante Nord di Monte Cacamillo.
12- Il Monte Coglia, versante del Rio Sacro, visto dal canale della centrale.

Sono ritornato nell’imbuto del Monte Cacamillo (Buggero) nel mese di Maggio a vedere lo strano fenomeno di trasformazione che subisce il nevaio con il tempo dove emerge lentamente in superficie tutta l’erba, foglie, rami e tronchi, aventi meno densità della neve compatta, trascinati d’inverno, dalle numerose slavine fino a ricoprire totalmente l’accumulo di neve. Scavando sotto lo strato di erba secca superficiale è presente neve pura totalmente bianca senza alcuna traccia di erba o foglie secche.

13- Il nevaio di Buggero a Maggio nel suo completo visto dal canale della centrale.
14- Il canale della centrale visto dal nevaio
15 – 16- Sulla sommità del nevaio è emerse la cascata.
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17 – 18 – 19- La parte mediana del nevaio
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20 – Sotto l’erba neve bianchissima.
21- Dettaglio dell’accumulo superficiale di erba secca.
22 – 23- La parte superiore della cascata si inabissa in un pauroso crepaccio dentro al grande nevaio.
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