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TRAVERSATA DA FOCE PER IL SENTIERO DI CIVITETTO ALTO AL M. LIETO PER LA ANTICA VIA IMPERIALE

Il presente itinerario, percorso il 15 giugno 2015, non è descritto in tale forma in alcuna guida dei Monti Sibillini in commercio.
La parte superiore relativa al cosiddetto sentiero di Civitetto alto o via imperiale viene descritta con partenza dalle Grotte Nere, presenti nel versante est del M. Sibilla, proprio nella strada che risale il monte,
fino al bosco della Frondosa, in una guida in commercio e su un sito internet, in modo non sufficientemente dettagliato.
Tale descrizione invece permette di salire da Foce per il Fosso del Balzo fino ad intercettare un vecchio sentiero che si inoltra verso la zona denominata Civitetto (basso) quindi anziché seguire il sentiero
verso lo Scoglio della Volpe, posto nel versante sud-est del M. Sibilla, risale una cresta rocciosa per riprendere più in alto il terzo sentiero di Civitetto (strada imperiale) che proviene dallo scoglio stesso, che in realtà è lo stesso sentiero basso che, a causa di formazioni rocciose, forma un ampissimo tornante nel versante della montagna.
Si arriva piuttosto faticosamente così sotto ai grandi torrioni rocciosi che delimitano, a valle, la zona chiamata “Banditella” posta nel versante sud del M. Sibilla.
Dai ripidi pendii erbosi posti sotto a tali torrioni si compie una traversata in quota mozzafiato, su tracce di sentiero espostissimo sopra a canali e pareti verticali, fino a raggiungere la sconosciuta zona denominata Monte Lieto, che in realtà non è una cima vera e propria ma una vallata, situata nel versante est tra la cima del M. Sibilla e la Cima Vallelunga, a valle della sorgente del Meschino.
Dalla vallata si raggiunge facilmente la zona denominata “i campi” con una visibile fontana e da qui si ritorna a Foce scendendo per il classico sentiero del Fosso Zappacenere terminando così questa aerea e difficile traversata nel circo roccioso che il M. Sibilla forma proprio di fronte al paese.
Oppure dal M. Lieto il sentiero (descritto nelle guide ufficiali, sentiero n. 8) prosegue e dalla zona denominata “i campi” raggiunge la Fonte dell’Acero quindi prosegue in direzione de “il laghetto” di M. Palazzo Borghese e rappresenta la cosiddetta “strada imperiale” (sentiero n. 5).
Il percorso è piuttosto lungo e faticoso ed è consigliato ad escursionisti allenati ed esperti che siano in grado di muoversi con sicurezza su terreni erbosi molto ripidi, e che conoscono bene la montagna in quanto il tracciato è esile e in alcuni tratti non più visibile.
In particolare la traversata del Fosso del Balzo e dei successivi numerosi canali che caratterizzano il versante sud-est del M. Sibilla fino al M. Lieto, sicuramente una delle più impegnative dei Monti Sibillini, richiede una attenzione massima costante, non si può sbagliare un passo e soprattutto non vi è via di uscita a monte o a valle in quanto si cammina tra due alte fasce di rocce, o si va avanti o si torna indietro.
Mentre è assolutamente sconsigliato in inverno per la ripidezza dei pendii ed il rischio di slavine che essi comportano.
Il tratto di traversata interna del Fosso del Balzo è stato percorso a fine giugno 2015 in presenza di un grande accumulo di neve creato dalle slavine invernali che si scaricano a valle fino a raggiungere la strada di Foce (foto n.10).
Nella presente descrizione sono state allegate numerose foto che illustrano dettagliatamente l’itinerario proposto proprio per facilitarne la sua difficile percorrenza.

Accesso: L’itinerario ad anello prevede come partenza la strada che arriva fino a Foce di Montemonaco.
In particolare 600 metri prima di arrivare all’abitato, in corrispondenza di una edicola e di un piccolo edificio inutilizzato nei pressi della strada sulla destra, si parcheggia nel piazzale di fianco alla strada, al termine del
Fosso del Balzo che scende dal versante sud del M. Sibilla, dove negli inverni più nevosi le slavine raggiungono la strada proprio in questo punto isolando il paese di Foce (358759,5 E – 4749072,1 N , 925 m).

Descrizione itinerario: Dalla strada si prende un tratturo incassato e delimitato da alberi che si insinua nel fosso, piuttosto largo nella prima parte (sentiero n.8 segnalato su alcune carte).
Quando il tratturo, dopo circa 350 metri, devia verso dei prati a sinistra verso il Fosso Zappacenere, ci si mantiene a destra e si risale la sponda orografica del Fosso del Balzo su pendio erboso e giunti alla vista
delle rocce che iniziano a chiudere in alto il fosso si entra nel suo interno, facendosi faticosamente largo tra alberi abbattuti, massi e arbusti.
Giunti 100 metri prima della prima parete rocciosa che forma un salto all’interno del fosso si nota a destra un accumulo detritico al di sopra del quale inizia, verso destra, un ampio sentiero che sale nel bosco
(358454,7 E – 4749666,4 N, 1075 m., ometto di sassi).
Si sale facilmente per il comodo sentiero all’interno del bosco fino a raggiungere (45 minuti dall’auto) uno sperone roccioso con una piccola cavità annerita da fuochi di boscaioli.
Proseguendo si esce dal bosco e si raggiunge un terrazzo roccioso con una ampia veduta sulla vallata di Foce (Foto n.1; 358998,3 E – 4749826,4 N, 1265 m.)
Qui il sentiero sembra finire, in realtà prosegue nei prati 100 metri in piano ancora verso destra e si dirige verso lo Scoglio della Volpe ma si consiglia di ignorarlo in quanto l’itinerario proposto diventa molto più interessante ma anche più impegnativo.
Dal terrazzo roccioso si risale liberamente la cresta rocciosa sovrastante fino alla base di uno sperone di rocce verticali.
Qui si devia nettamente verso destra (Foto n.8) dirigendosi alla base di un circo roccioso (358978,4 E – 4749987,3 N, 1345 m.) caratterizzato da salti rocciosi alternati a tratti erbosi che si supera al centro con
passaggi di I° grado. Superato il circo roccioso ci si trova su un pendio erboso molto ripido che si risale per circa 150 metri in verticale.
Si raggiunge, in 40 minuti dal terrazzo roccioso, un ampio pianoro dove si scorge più a sinistra, un vecchio fontanile senza acqua (foto n. 9; 358864,6 E – 4750060,2 N, 1440 m.)
Dal fontanile si aggira il pendio verso sinistra tenendosi dapprima in quota per circa 200 metri quindi scendendo lievemente in corrispondenza di una caratteristica fila di piante poste ad una certa distanza l’una dall’altra.
Si traversa su terreno ripido a circa 100 metri sotto ad un classico campanile di roccia fino a raggiungere, con una ultima discesa di pochi metri, l’ultima pianta della fila di alberi.
Questa pianta si trova a picco sul Fosso del Balzo che si apre sotto ai vostri piedi (foto n. 11, 30 minuti dal fontanile, 358489,5 E – 4750245,8 N, 1430 m.).
Questo rappresenta il tratto più impegnativo del percorso, si scende con molta attenzione all’interno del fosso tenendosi su dei ginepri (utile una corda e piccozza).
Al momento dell’apertura di questo itinerario il fosso era riempito ancora di neve pertanto abbiamo dovuto prestare particolare attenzione al crepaccio laterale che si era formato nel bordo sinistro del fosso.
Raggiunto il centro del fosso lo si risale per circa 50 metri fino ad uno slargo dove, sotto a delle rocce strapiombanti sulla destra, si nota la traccia di sentiero che continua al sua traversata nel versante opposto (358438,9 E – 4750255,7 N, 1450 m.).
Si prosegue su tracce di sentiero sotto a pareti rocciose salendo lievemente per riprendere delle tracce più in alto che permettono di scavalcare attraversando con saliscendi, altri tre canali posti in successione sempre su terreno ripidissimo per cui prestare moltissima attenzione (foto n. 13).
Ci si mantiene in quota per altri due canali quindi si sale lievemente in direzione di un piccolo nucleo di faggi (358038 E – 4750348,1 N, 1535 m.) oltre il quale, con 40 minuti di cammino dal fosso, su un evidente ghiaione, si nota una netta linea di sentiero che occorre raggiungere (foto n. 14, 357849,6 E – 4750340,1 N, 1545 m.).
Una volta arrivati al ghiaione, nei pressi del M. Lieto, le difficoltà sono finalmente terminate.
Scendere liberamente tra prati ed arbusti di ginepro tenendosi verso destra in direzione di un evidente sentiero posto molto più a valle, che sale dal bosco della Frondosa alla fonte dell’Acero (30 minuti).

Discesa: dal sentiero si continua in discesa e si giunge così alla Fonte di S. Maria, (357937,5 E – 4749715,2 N, 1360 m.) si continua la discesa per l’evidentissimo sentiero che poi, più a valle, prima di addentrarsi nel
bosco della Frondosa, si trasforma in un ampio tratturo.
In circa un’ora si scende alla strada, nei pressi de “il canale” dove è presente un’area pic-nic e da qui all’auto posta 200 metri più a valle.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI – BARTOLAZZI BRUNO

15 GIUGNO 2015

1- Vista dalla cresta rocciosa in uscita dal bosco, sotto ai nostri piedi la strada e Foce con il laghetto in alto a destra .
2- la prima parte dell’itinerario, la neve facilita l’individuazione dei sentieri all’interno dei boschi
3 – Dettaglio della cresta rocciosa, la seconda parte dell’itinerario, da qui in poi iniziano le difficoltà.
4 – La parte centrale dell’itinerario, la traversata da brivido.
5 – Dettaglio della parte centrale della traversata, nel tratto meno evidente dopo il fontanile.
6- Dettaglio della parte centrale della traversata con i quattro canali consecutivi
7- Dettaglio dell’ultima parte della traversata, gli ultimi canali, il nucleo boschivo fino al ghiaione.
8-La ripida traversata dalla cresta al circo roccioso di salita, sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato
9- Il vecchio fontanile
10- Il centro del Fosso del Balzo a fine giugno 2015 ancora riempito di neve e l’ultimo albero a sinistra.
11- Superato il Fosso del Balzo e guardando indietro si osserva il campanile roccioso e la fila di alberi che bisogna seguire nella prima parte della traversata con l’ultimo albero a picco sul fosso.
12- I torrioni della zona denominata “La Banditella” dominano dall’alto tuta la prima parte del percorso
13- Traversata del terzo canale dopo il Fosso del Balzo, la traccia è appena percettibile.
14- Il ghiaione finale con il sentiero fin troppo evidente, sullo sfondo le pareti est di sasso di Palazzo Borghese ed il ghiaione della zona Fonte dell’Acero – Ramatico sotto a Cima Vallelunga.
Pianta satellitare del percorso:
PERCORSO GIALLO: DISCESA
PERCORSO ROSSO: ITINERARIO PROPOSTO



LAGO DI PILATO DA FOCE PER IL FOSSO DELLA TAGLIOLA (Evitando Le Svolte). 

Il presente itinerario è proposto per raggiungere il Lago di Pilato partendo da Foce di Montemonaco risalendo per un vecchio sentiero per il Fosso della Tagliola al fine di evitare le pericolosissime Svolte che a causa del terremoto dell’ottobre 2016 sono interdette alle escursioni in quanto sono state interessate da frane e smottamenti che hanno fortemente danneggiato il classico sentiero di accesso alla Valle del Lago di Pilato rendendo molto pericolosa la risalita. 

Ricordo che la il Lago di Pilato può essere raggiunto facilmente sempre evitando le Svolte per l’itinerario Foce – Fonte della Cerasa – Fonte Fredda – Fonte Matta, riportato nella bibliografia ufficiale.

L’itinerario proposto, percorso il 27 maggio 2017, descritto di seguito invece non è riportato nella bibliografia ufficiale, la variante di salita per la cresta nord-ovest del Monte Torrone e la traversata del versante ovest fino al Lago di Pilato senza scendere nella valle è consigliata solo ad escursionisti esperti.

Le successive immagini testimoniano ciò che abbiamo osservato nella valle dopo il sisma dell’ottobre 2016, abbiamo assistito ad un cambio epocale del paesaggio dei Monti Sibillini. 

Premetto che il Lago di Pilato non è asciutto, come visibile nelle foto seguenti,  nonostante le forti nevicate invernali, come invece affermato da degli idioti sul web (vedi cronache maceratesi del 16/05/2017) seppure almeno 4 -5 metri sotto al livello massimo dell’invaso, anche se negli anni ’90 la situazione fu molto più grave con addirittura il prosciugamento estivo dello specchio d’acqua.

E neppure il Pizzo del Diavolo si è sbriciolato, anche se presenta numerose frane, come affermato da chi non è mai andato in montagna e non sa che ai piedi delle sue pareti i ghiaioni di erosione sono presenti da millenni.

Anche le voci della possibile estinzione del Chirocefalo del Marchesoni (il crostaceo endemico del Lago di Pilato) sono false in quanto chi ha divulgato tali notizie ha visitato il Lago nel periodo in cui il crostaceo non è ancora nato, il periodo vitale annuale inizia verso metà giugno per terminare con i primi freddi, ho visto dei Chirocefali nuotare ancora a metà ottobre con la superficie del lago ricoperta di ghiaccio.

Accesso: 

Si raggiunge in auto la frazione di Foce di Montemonaco quindi si parcheggia al termine del paesino a causa di una grossa valanga che ha bloccato la strada per il Piano della Gardosa con una quantità enorme di tronchi di alberi abbattuti.

Descrizione salita percorso integrale:

Si risale a piedi per 2,5 km la strada del Piano della Gardosa fino a raggiungere (30 minuti) sulla sinistra l’ampio canalone che scende dal Monte Torrone, 300 metri prima di iniziare la salita per Le Svolte (358073,2 E – 4746426,8 N; 1140 m.).

Si risale il canalone detritico (Fosso della tagliola) senza itinerario poi per tracce di sentiero a tornanti fino a delimitare completamente il bosco situato alla vostra destra.

Si raggiunge in circa 30 minuti uno slargo detritico (358668,5 E – 4746284,5 N; 1390 m.) dove confluiscono due fossi, risalendo ancora per 100 metri si raggiunge una cascata alla base del Fosso della Tagliola, deviando invece verso destra alla base di una scarpata, si individua una traccia di sentiero che inizia una traversata in salita tra bosco e scarpata. Dopo circa 100 metri la traccia si biforca, la più bassa entra nel bosco, l’altra risale ancora il margine superiore del bosco.

Si consiglia di prendere la traccia superiore in quanto, essendo il sentiero non più frequentato da anni, la traccia nel bosco si perde e si individua difficilmente l’uscita.

La traccia in salita porta brevemente ad un grande faggio isolato (cerchiato con (1) nella foto n. 1) tra il bosco sottostante e la scarpata a monte (358574,5 E – 4746084,7 N; 1465 m.).

Si risale la ripida scarpata a monte del faggio senza traccia fino a portarsi nei prati sommitali.

 Dai prati si traversa in salita verso destra, si scavalca un canale e ci si dirige verso un faggio isolato (358482,1 E – 4745899, 8 N; 1545 m.; 30 minuti) nel prato sopra al bosco (cerchiato con (2) nella foto n. 1).

Sotto al  faggio, nei pressi di un tratto detritico, si nota la traccia di sentiero a tornanti che sale dal bosco, (traccia più bassa sconsigliata) e si ricollega al sentiero raggiunto.

Si continua in salita per altri 50 metri e si raggiunge il comodo sentiero che proviene da Fonte Fredda e si addentra nella Valle del Lago di Pilato.

Per chi vuole raggiungere il Lago di Pilato più facilmente e comodamente si segue il sentiero che scende da Fonte Fredda, scavalca la cresta nord-ovest del Monte Torrone e si collega al sentiero che sale dalle Svolte nei pressi di Fonte Matta (1560 m).

Per gli escursionisti esperti si consiglia di risalire la ripida cresta nord-ovest del Monte Torrone in corrispondenza di un canalone detritico posto sulla verticale del punto di incontro con il sentiero che scende da Fonte Fredda.

Raggiunta la cresta (358502, 6 E – 4745740 N; 1630 m. foto n.10-11) si risale per circa 200 metri per il suo ripido filo roccioso fino a quota 1770 m. (358657,8 E – 4745595,5 N) dove si intercetta una lieve traccia proveniente sempre dal sentiero di Fonte Fredda.

La salita integrale della cresta nord-ovest del Monte Torrone dal Piano della Gardosa è stata effettuata da Serrani Fausto nel 2015. 

La traccia scavalca a destra la cresta e traversa in quota il ripidissimo versante ovest del Monte Torrone in direzione della Valle del Lago di Pilato, questo è il tratto più impegnativo della salita (foto n.4).

Traversando in piano per circa 250 metri (foto n. 12-13) si superano alcuni canali con tratti rocciosi su terreno molto ripido per dirigersi sempre in piano verso i meno ripidi pendii erbosi di Costa Bella, nel versante ovest dell’Anticima Nord del Monte Vettore (45 minuti).

Raggiunti i prati a cotica erbosa chiusa di Costa Bella si continua una lunga ma comoda traversata in quota, in lieve salita, della sponda destra orografica della Valle del Lago di Pilato evitando due tracce che scendono, la prima verso il diroccato casaletto di Monte Rotondo e la seconda a metà valle.

Dopo circa 1 ora si raggiunge la sommità una fascia rocciosa che incombe sulla sponda sinistra (salendo) del Lago di Pilato da cui si gode di una imponente ed insolita visione del Pizzo del Diavolo.

Al centro della fascia rocciosa un corridoio ( 358368,1 E – 4743599,7 N; 1965 m. foto n. 17-18) con tracce di sentiero porta, in breve ma ripida discesa, direttamente alla conca del lago di Pilato.

Discesa:

Dal Lago di Pilato si consiglia di scendere per l’itinerario che conduce da Fonte Matta a Fonte Fredda – Fonte della Cerasa e quindi scende a Foce riprendendo in parte in sentiero usato per la salita a monte delle Svolte.  E’ vietato ed assolutamente sconsigliato percorrere il sentiero di discesa che attraversa Le Svolte per l’elevato pericolo di caduta massi.

GIANLUCA CARRADORINI – FAUSTO SERRANI 27 MAGGIO 2017 

1-Il versante nord-est del M. Torrone visto dalla base del Fosso della Tagliola con il bosco e la cresta di risalita, individuati dai cerchi il grande faggio (1) ed il faggio isolato nel prato (2).
2-L’itinerario di salita Fosso della Tagliola – Cresta nord-ovest Monte Torrone visto da Forca Viola.
3- Immagine satellitare della parte di itinerario nel Fosso della Tagliola 
4- L’itinerario di salita della Cresta nord-ovest del Monte Torrone e la successiva traversata con la traccia  appena accennata (frecce rosse) verso Costa Bella visto da Forca Viola.
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5 – 6- L’itinerario di salita e la traversata fino al Lago di Pilato.

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7- Lo Scoglio del Miracolo con una frana con la sottostante conoide di detriti che ha distrutto il “sentiero del Frate” (frecce), a sinistra la grande frana del Fosso del Miracolo.
8- Le frane dello Scoglio del Miracolo (destra) e del Fosso del Miracolo (sinistra) viste dall’itinerario di salita all’ombra del faggio (n.2) isolato nella traccia di sentiero fuori del bosco. 
9- L’imponenza delle frane dello Scoglio del Miracolo (destra) e del Fosso del Miracolo (sinistra).
10- Verso la cresta nord-ovest del Monte Torrone (di fronte in ombra)  si scopre già la Valle di Pilato con il Pizzo del Diavolo.
11- Risalita della cresta nord-ovest del Monte Torrone.
12- Inizio della traversata su terreno molto ripido del versante ovest del Monte Torrone su tracce di sentiero, alle spalle il Monte Sibilla. 
13- Il termine del tratto più ripido della traversata, in basso a sinistra il paese di Foce, punto di partenza dell’itinerario.
14- Il versante est del Quarto S. Lorenzo che incombe sulla Valle di Pilato anche qui con grandi frane.
15- La facile traversata della Costa Bella con il Pizzo del Diavolo sulla destra.
16- Giunti nei pressi del Lago di Pilato nel tratto di discesa dove si nota la traccia di sentiero, di lato l’imponente parete est del Pizzo del Diavolo vista da una posizione insolita.
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17 – 18- Il ripido tratto di discesa da Costa Bella al Lago di Pilato.

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19- Il Lago di Pilato il 27 maggio 2017, (primo laghetto) 4-5 metri sotto il livello massimo ma almeno c’è acqua.
20 Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015 al massimo dell’invaso (foto inedite dell’autore dopo la pubblicazione del secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” Anno 2014). 
21- Il Lago di Pilato il 27 maggio 2017 con la superficie ancora parzialmente gelata dal freddo della notte.
22- Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015, si notino le dimensioni con le persone sopra la sponda opposta.
23- Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015, rivedremo questa quantità di acqua e questi colori ?
24- Il Lago di Pilato il 27 maggio 2017
25- Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015
26 – Il lago di Pilato il 27 maggio 2017 ancora parzialmente gelato
27 – Il lago di Pilato il 27 maggio 2017 (secondo laghetto) ancora quasi completamente gelato, si notino nella sponda destra i massi più chiari caduti dal Pizzo del Diavolo con il sisma dell’Ottobre 2016.
28- Un grande masso caduto dal Pizzo del Diavolo ed arrivato, dopo vari salti (cerchi) fino all’isoletta centrale del Lago.
29- La sponda destra del secondo laghetto con i nuovi massi caduti a seguito del terremoto.
30- I Pizzo del Diavolo con i segni bianchi delle cadute di massi nel “Fiasco” , nel “Portico” e nella Punta Cichetti e con le alte conoidi detritiche fresche sottostanti (più chiare).
31- La Punta Cichetti con una grande frana ed un masso arrivato fino alle sponde del Lago, 27 maggio 2017.
32- La Punta Cichetti al centro ed il Castello a sinistra, 30 maggio 2015.
33 La sponda meridionale del Lago di Pilato il 27 maggio 2017 con i nuovi massi caduti dal Pizzo del Diavolo in confronto con Fausto e, più in alto (cerchio rosso) i vecchi massi del bordo massimo dell’invaso. 
34- La sponda meridionale del Lago di Pilato il 30 maggio 2015 con il lago che lambiva il masso della foto 33.
35- Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015 con il masso delle foto 33-34.
36- Il Lago di Pilato il 27 maggio 2017 con i nuovi massi caduti dopo il sisma.
37- Il Lago di Pilato il 27 maggio      2017 con il masso( in primo piano a sinistra) delle foto 33-34-35 e quello della foto n.27 caduto con il terremoto al centro del lago con Fausto sopra.
38- Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015, in primo piano il masso delle foto 33-34-35-37 lambito dalle acque.
39- Il Lago di Pilato il 30 maggio 2015 sempre con il masso delle foto 33-34-35-36-37.
40- Gentiana verna nei rilievi erbosi attorno alla parte meridionale del Lago di Pilato. 
41- La parete nord del Pizzo del Diavolo con grandi frane e grandi conoidi detritiche fresche (più chiare) alla base delle pareti dove è presente una delle due stazioni dei Monti Sibillini del rarissimo Papaver alpinum subsp. ernesti-mayeri.
42- La parete nord del Pizzo del Diavolo il 30 maggio 2015.
43- La parete nord del Pizzo del Diavolo il 27 maggio 2017 con ancora più visibile le grandi frane (chiazze bianche sulla parete) e le nuove conoidi detritiche anch’esse più chiare alla base delle pareti.
44- La grande frana del Fosso del Miracolo vista dal pianoro sopra Le Svolte.
45- La discesa de Le Svolte è stata sempre scomoda ma attualmente è vietata e pericolosissima ed implica di non sbagliare assolutamente a mettere un piede per non far rotolare i grandi massi a valle che hanno coperto completamente il sentiero.
46- Grandi massi franati anche nel tratto iniziale del Piano della Gardosa.
47- Infine per non farsi mancare niente, una grande valanga ha chiuso la strada per il Piano della Gardosa subito dopo il paese di Foce portando a valle centinaia di alberi.
48- E per chiudere con un po’ di colore : Gentiana utriculosa nel Piano della Gardosa

CARTE SATELLITARI DEL PERCORSO CON:

GIALLO: Percorso di avvicinamento 

ROSSO: Percorso proposto 

VERDE: Percorso di discesa