MONTE ACUTO – STORIE DI VITA

Ognuno di noi ha un luogo del cuore, il mio chiaramente è in montagna ed è il Monte Acuto, nel gruppo dei Monti Sibillini.

Il Monte Acuto, indicato con questo nome sia dai valligiani che nelle principali carte topografiche (CAI Ascoli Piceno, Kompass, Ed. Il Lupo), viene stranamente denominato “Pizzo Acuto” solo nella cartografia del Parco.

La cima è alta poco più di 2000 metri, (2035 m.) è un lungo e stretto terrazzo sospeso in aria, avendo versanti molto ripidi essi non sono visibili dalla cima.

E’ una piccola cima, quando tengo le serate sulla sicurezza in montagna o la presentazione dei miei libri mi diverto a paragonare il Monte Acuto, il piccolo Cervino dei Monti Sibillini, al Cervino ed al maestoso K2, in confronto esso è poco più di una collinetta.

1- Il confronto, non proprio in scala, fra M.Acuto, il M.Cervino ed il K2.

Eppure, nel suo piccolo, conta le sue vittime, sulla strada ci sono ben tre lapidi di escursionisti caduti mentre tentavano di attraversare la strada ricoperta dalla neve, a piedi o in bicicletta.

2- La parete Nord del Monte Acuto con i tracciati delle vie descritte nel mio libro, le croci rosse in basso sono le lapidi degli escursionisti che sono morti sul versante del monte. La stellina al centro della parete è dove ho scattato la foto n.3

L’ho salito fin da piccolo, sono stato anche il primo a riportare nella bibliografia (I MIEI MONTI SIBILLINI) la salita estiva e invernale della sua ripida parete Nord, ormai sono quasi 50 anni che ho il bisogno di salire in questa cima, ormai fa parte della mia vita, a primavera con le giornate limpide ad ascoltare il canto delle allodole e del cuculo e sentire il profumo dei fiori ed in autunno con le giornate terse a guardare il panorama a chilometri di distanza anziché ai pochi metri della vita di tutti i giorni.

3- Salita invernale della parete Nord.

Il 24 Giugno 2025 sono salito al Monte Acuto di pomeriggio, terminato alcuni impegni di lavoro mattutino, sono partito dalla Pintura di Bolognola, ho percorso la strada che conduce al rifugio del Fargno e mi sono fermato a mangiare un panino nell’ultimo lembo di bosco nei pressi di alcuni Faggi secolari sopra strada dove mi ci ero fermato altre volte.

4- L’ultimo lembo di faggeta della strada del Fargno.

Questi grandi faggi recano i segni del tempo, grandi cicatrici alla base del tronco prodotte dalle slavine invernali, mi ricordo la prima volta che mi ci sono fermato avevo 20 anni, era stato un giorno difficile ma che avevo trasformato in una giornata indimenticabile perché fu proprio quel giorno che capii che avevo la mia vita nelle mani e che potevo fare tutto quello che a quel tempo, sognavo.

In quel luogo non è cambiato praticamente nulla da quando avevo 20 anni, mi sembra un po’ di ritornare indietro nel tempo, i Faggi sono qualche centimetro più grandi ma impercettibili, il panorama sempre quello, i suoni sempre quelli, i profumi sempre quelli.

5 – 6- I tronchi che recano i segni del tempo e delle slavine dei faggi secolari.
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Mentre stavo mangiando esce da una fessura del tronco di un Faggio un Cerambice di colore nero con lunghissime antenne e delle macchie più chiare nel corpo, uno dei coleotteri più grandi della nostra fauna, che si mette a risalire il tronco verso la chioma.

Poco più in alto ne vedo un’altro che saliva anch’esso e che poi si è dileguato dietro al tronco.

Ad un certo punto, con una rapidità incredibile, arriva un Picchio Muratore (Sitta europaea), prende nel becco il Cerambice che stava più in basso e vola via, non mi ha dato il tempo nemmeno di accendere la fotocamera per immortalarlo.

Mi ha dato il tempo però di rimanere male, quel meraviglioso coleottero era stato ghermito di fronte a me mentre lo ammiravo, gli ho fatto anche l’ultima foto della sua breve vita, come se ne avesse tante !!!

La sua vita era durata poco forse qualche giorno. Dopo pochi minuti vedo scendere dal tronco due Cerambici, visibilmente maschio e femmina in fase di accoppiamento. Pochi minuti prima uno aveva terminato la sua vita e adesso questi due si stanno dando da fare per procreare la generazione del prossimo anno, anche questa è la storia della vita.

Ho proseguito poi per la strada fino alla Forcella del Fargno da cui sono salito al Monte Acuto per il sentiero del Pizzo Tre Vescovi fino alla sella quindi alla cima per la paretina Ovest.

Di seguito le immagini dell’escursione tra flora e fauna:

7- Il Cerambice sta uscendo da una fessura della corteccia e si mimetizza perfettamente con il tronco del Faggio
8 – 9 il Cerambice maschio uscito dalla corteccia inizia a risalire il tronco.
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10- I due Cerambici che salivano il tronco.
11- L’ultima foto del Cerambice che stava più in basso, poco prima di essere catturato da un Picchio Muratore .
12 – 13- Dopo circa 10 minuti il Cerambice maschio che stava più in alto scende dietro ad una femmina preparando così la generazione del prossimo anno.
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14- Il maschio presenta le antenne più lunghe della femmina, qui ben visibili in controluce.
15- orchidea Anacamptis pyramidalis sulla strada del Fargno, sullo sfondo il Monte Acuto.
16- Il Monte Rotondo e la Cima di Costa Vetiche.
17- La piccolissima Rosa pendulina.
18- Il canalone sottostante la parete Nord del Monte Acuto ancora conserva della neve, in alto la cresta Est,
19- Il versante Sud del Monte Rotondo con la Forcella Cucciolara.
20- La coloratissima farfalla Anthocharis euphenoides.
21 – 22- Bellissima fioritura di Gentiana dinarica sulle pareti della strada.
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23- orchidea Dactylorhiza maculata var.borgognoni
24- Lilium martagon in procinto di fiorire.
25 – 26- Orchidea Dactylorhiza sambucina che forma fiori sia gialli che rossi.
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27- Cynoglossum magellense, endemismo dell’Appennino centrale.
28- Il sentiero per il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto.
29- La paretina Ovest del Monte Acuto.
30- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla cima del Monte Acuto.
31- La lunga e stretta cima del Monte Acuto.
32- La paretina Ovest de il Pizzo Berro.
33- Il sentiero che sale dal Rifugio del Fargno.
34- Veduta verso Nord con la Cima di Costa Vetiche.
35- La ripidissima ed ancora inviolata cresta Nord del Monte Acuto.
36- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro.
37- Il sentiero che dalla forcella sale al Pizzo Tre Vescovi, i primi anni che venivo in montagna non esisteva neppure questo sentiero ed adesso è diventato un fosso.
38- Il versante Sud del MO te Rotondo
39- La Cima di Costa Vetiche con la cresta Sud in primo piano che abbiamo salito l’anno scorso (vedi itinerario).
40- La valle del Fargno con la Pintura di Bolognola.
41- L’Orchidea di alta quota Gymnadenia conopsea
42- Pedicularis foliosa cresciuta direttamente sulla ormai abbandonata strada Pintura-Forcella del Fargno.
43- Un Codirossone (Monticola saxatilis) mi tiene d’occhio dal margine superiore della strada, sotto a Monte Acuto.



CASCATA DE LU CUGNUNTU – VALNERINA

La cascata de Lu Cugnuntu, in Valnerina, l’avevo già visitata e descritta in un precedente articolo “LA CASCATA DE LU CUGNUNTU E LE GROTTE DI TRIPONZO – VALNERINA” ma l’avevo trovata praticamente secca, ritornati a primavera quest’anno, l’abbiamo trovata in perfetta forma.

Inoltre all’imbocco della valle abbiamo fatto anche una interessante scoperta botanica, la seconda e rigogliosissima stazione della rara Pseudofumaria alba subsp. alba (pseudonimo : Corydalis ochroleuca) dei Monti Sibillini.

Di seguito le immagini della cascata e della specie botanica.

1- Una bellissima Upupa (Upupa epops)
2 – 3- La rarissima Pseudofumaria alba subsp. alba
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4 – 11- La Cascata de Lu Cugnuntu in piena forma
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CENGIA DEI FIUMARELLI – TRAVERSATA DEL FOSSO LA FOCE – MONTI SIBILLINI

Si è svolta con successo in una splendida e fresca giornata, l’escursione alla CENGIA DEI FIUMARELLI , uno dei più belli e spettacolari percorsi del Monti Sibillini, organizzata dalla sezione CAI di Fermo con la partecipazione di una quindicina di appassionati di montagna.

Di recente ho visto numerosi post sui social di escursionisti che ripetono tale percorso come se fossero stati i primi eroi a percorrere tale itinerario e soprattutto diversi commenti sul percorso, dove trovare la traccia o la descrizione e sulla sua pericolosità .

Sicuramente la cengia non è adatta a tutti, ci vogliono esperienza nello spostamento su tratti ripidi erbosi, passo fermo, assenza di vertigini, scarponi adatti e casco, come indicato nella locandina.

Nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011, dove per la prima volta è stato descritto nella bibliografia del gruppo montuoso tale itinerario, ho riportato la descrizione ed ho ben specificato che l’itinerario è destinato ad ESCURSIONISTI ESPERTI.

Pertanto scrivo a chi posta commenti sulla pericolosità o chiedendo la descrizione della cengia sui social che si deve documentare bene prima di affrontare tali percorsi, eventualmente chiedere a guide esperte oppure, come hanno fatto i nostri amici che ci hanno seguito, effettuare escursioni organizzate da sedi del Club Alpino Italiano delle Marche.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Un camoscio ci precede



MONTE PORCHE – PIANO GRANDE

Escursione invernale classica dal parcheggio di Monte Prata al Monte Porche per la Fonte della Giumenta.

Al mattino presto le condizioni perfette della neve mi hanno permesso di salire in 1,30 ore dall’auto alla cima.

Itinerario che non espone al pericolo di slavine vista la grande quantità di neve nei pendii oltre i 1800 metri e temperature primaverili.

Nel pomeriggio mi sono recato al Piano Grande di Castelluccio a fare foto nei dintorni dei laghetti temporanei che si formano a primavera

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il versante Ovest con i canali invernali saliti molte volte del Monte Porche, visto dai pressi della Fonte della Giumenta, situata al margine sinistro poco oltre il muretto della strada.
2- I versanti Ovest del M. Palazzo Borghese fino alla Cima del Redentore.
3- Castelluccio ed il Piano Grande ricoperto di nebbia.
4- L’elevato innevamento nel versante Ovest del M.Porche.
5- Veduta verso Nord con la Cima di Vallinfante al centro, il M.Bove Sud a sinistra, il Pizzo Berro e Pizzo Regina a destra.
6- Il poggio sotto alla cima del Monte Porche.
7- Cima Vallelunga e la valle omonima.
8- Il Pizzo Berro a sinistra e il Pizzo Regina a destra.
9- La cresta fino alla Cima di Vallinfante
10- Il Monte Bove Sud con il Passo Cattivo.
11- La cresta finale del Monte Porche con la Cima Vallelunga in fondo.
12- Sulla cresta finale con il poggio sotto alla cima.
13- I canalini Nord del Monte Porche (canalino del gendarmino).
14- La Vallelunga con la cresta tra Cima Vallelunga e Monte Porche.
15- La Vallelunga con le cime circostanti, il Pizzo Berro a sinistra, il Pizzo Regina al centro, Cima Vallelunga a sinistra e il M. Sibilla che emerge nel margine destro.
16- Dune di neve nel versante Ovest di Cima Vallelunga.
17- La cresta del Monte Porche.
18- Veduta verso Sud da Monte Porche.
19- Lo splendido versante Nord di Sasso di Palazzo Borghese con il canale Nord salito da me e Stefano tra ombre e luce.
20- Il M. Argentella al centro, il M. Vettore a sinistra, il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.
21- La cresta dal M. Torrone a M. Vettore.
22- Il M. Sibilla.
23 – 24 – La Cima Vallelunga ed il M. Sibilla.
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25- La Vallelunga vista dalla cima del M. Porche
26- Un escursionista piccolissimo al centro della foto, sta attraversando, a mezzogiorno, il versante Ovest del M. Porche, un posto dove io non vorrei essere a questa ora, infatti sto già scendendo.
27- I primi fiori della primavera, la Draba aizoides nelle rocce del poggio sotto alla cima del M. Porche.
28- La Scilla bifolia alla Fonte della Giumenta
29- Crochi (Crocus vernus) alla Fonte della Giumenta.
30- Salix caprae in fiore, l’ultimo albero ad alto fusto sulla strada M. Prata-Fonte della Giumenta.
31- Il versante Sudovest del M. Argentella visto dal Piano Grande.
32- Il versante Ovest del M. Porche e M. Palazzo Borghese
33- Le talpe già stanno salendo verso la superficie dei prati e stanno scavando tutto il Piano Grande.
34 – 35 – Riflessi della Cima del Redentore sui laghetti temporanei del Piano Grande.
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36- Riflessi dal M.Porche al M. Argentella.
37- Lo Scoglio dell’Aquila.
38- Viola eugeniae al Piano Grande.



EVENTO

Siete invitati




SERATA EVENTO




MONTE BICCO PER IL CANALE OVEST – MONTE BOVE SUD

Salita classica poco difficile PD ma poco frequentata già salita anni fa da me e descritta in questo blog come “Direttissima al versante Ovest del Monte Bicco” è sicuramente più ripida ed impegnativa del frequentatissimo “Canale Maurizi” che alcuni salitori recentemente sui social lo hanno erroneamente valutato addirittura D+ anzichè PD.

La Direttissima si raggiunge dal Piazzale dell’ex Hotel Felicita salendo per il canalone della pista da sci fino ai Jacci di Bicco (Cristo delle Nevi) quindi si prende un tratto della strada per la Forcella Passaiola ed arrivati sulla verticale della cima ci si innalza nel pendio sovrastante mantenendosi verso sinistra per costeggiare dei torrioni rocciosi, fino al tratto finale più ripido (45-50°) per poi uscire in cima.

Dal Monte Bicco abbiamo proseguito poi per cresta fino al Monte Bove Sud.

Di seguito le immagini della salita effettuata su fantastica neve marmorea, con Silvia, Romolo e Valerio.

1- Il tratto finale del canalone della pista da sci poco prima del Cristo delle Nevi.
2- Il tratto iniziale della Direttissima Ovest al Monte BIcco, il pendio non è ancora elevato.
3 – 4 -Ci spostiamo verso sinistra costeggiando degli alti torrioni rocciosi
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5- Un camoscio di vedetta sulla sommità dei torrioni.
6- Di fronte gli impianti sciistici dei Jacci di Bicco
7- Ci dirigiamo verso un restringimento del versante dove il pendio si impenna.
8- La solita vedetta ci controlla dall’alto.
9- Saliamo su, purtroppo, poca neve ma dura come il marmo.
10- Il Monte Cardosa alle spalle.
11 – 12 – Il pendio di salita sulla nostra sinistra, paragonato all’orizzonte, non esalto le pendenze come fanno molti escursionisti sui social, non tenendo conto che la linea dell’orizzonte, per definizione, è in piano.
12- il pendio di destra, sullo sfondo la Cima del Redentore ed il Monte Vettore.
13 – 18 – Fasi di salita dell’ultimo tratto del pendio.
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17- Notare che nella neve si notano solo le tracce delle punte dei ramponi a testimonianza della durissima neve presente.
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19- Il Monte Bove Sud visto dalla cima del Monte Bicco.
20- Il Monte Bove Nord e, a sinistra, la più bassa Croce praticamente senza neve, anche quest’anno l’innevamento è scarsissimo.
21-Il Monte Bove Sud con l’orribile stazione della funivia ormai abbandonata da decenni, al centro spicca la cresta sommitale del Pizzo Berro.
22- I canalini Nord del Monte Bove Sud.
23- La discesa dal Monte Bicco alla forcella del Canale Maurizi.
24- Il Canale Maurizi, Valerio scende per fare la variante di cresta, noi proseguiamo verso il Monte Bove Sud..
25-La cima del Monte Bicco.
26 – 30- La cresta verso il Monte Bove Sud.
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31- Cornice di uscita nel Canalino ad “Y”.
32- L’uscita del Canalino “Primavera”
33 – 34- La cima del Monte Bove Sud.
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35- Il Pizzo Berro e il Pizzo Regina.
36- Il Monte Sibilla e la Cima Vallelunga.
37- Veduta verso sud fino alla Cima del Redentore e il Monte Vettore.
38 – 39 – Le nostre ombre sulla cresta del Monte Bove Sud.
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40- La Val di Bove
41- Prendiamo la strada del ritorno.



CANALE SINISTRO DELLO SCOGLIO DEL MONTONE – Per allenamento e per chi non ha molto tempo di andare in montagna.

La salita del Canale destro dello Scoglio del Montone (M.Castel Manardo) è una facile classica salita invernale già descritta nella mia bibliografia, è fattibile in poche ore ed è quindi adatta per allenamento su pendii ripidi innevati e per chi non ha molto tempo per andare in montagna.

Il 24 Gennaio 2024, ho salito il canale con i seguenti tempi:

  • Camerino – Pintura di Bolognola in auto : 30 minuti
  • Pintura di Bolognola – Attacco del Canale : 30 minuti
  • Salita del canale fino alla cresta dello Scoglio del Montone, 350 metri di dislivello su pendii di 35 – 45 gradi di pendenza : 40 minuti
  • Discesa per M. Castel Manardo o per Forcella Bassete – Pintura di Bolognola : 1,20 ore
  • Pintura di Bolognola – Camerino in auto : 30 minuti.

Unica nota stonata la temperatura che al mattino presto era di 5 Gradi e quindi neve che, nel canale, affondava una scarpa e soprattutto i rifiuti trovati in prossimità della Pintura di Bolognola:

– escrementi di animali domestici raccolti in visibilissimi sacchetti poi abbandonati di fianco alla strada come se qualcuno li raccogliesse prima o poi, cosa che non sopporto, almeno se i padroni lasciassero gli escrementi sul posto, senza sacchetto, prima o poi si degraderebbero ma nel sacchetto sono visibili e rimangono per anni !!!!

-N.8 bottiglie di Vodka, Gin e altri superalcolici abbandonate nei prati e debitamente raccolte da me e smaltite nei contenitori per rifiuti PRESENTI ALLA PINTURA, lasciati molto probabilmente da educatissimi giovani, le nuove leve di questa maleducatissima Italia.

Di seguito le immagini della salita

1- Il Monte Acuto visto dalla Pintura di Bolognola.
2- La neve era ricoperta di migliaia di Pulci delle Nevi (Hypogastrura nivicola : Collemboli).
3- Il Monte Acuto visto dalla strada del Fargno, nei pressi dell’attacco del canale di salita.
4- Il Canale di salita.
5- Lo Scoglio del Montone e, a destra, il canale di salita.
6- Il primo tratto di salita, su pendii di 35 Gradi.
7 – 13- Il Monte Rotondo visto dal canale, man mano che si sale il pendio si impenna fono ai 45 gradi di pendenza.
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14- Il pendio opposto, verso lo Scoglio del Montone.
15- L’ultimo tratto di salita.
16 – 17 -L’uscita sulla cresta che dal M.Castel Manardo scende verso Forcella Bassete.
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18- Il Pizzo e la Valle dell’Ambro.
19 – 20- La cresta con il M. Rotondo a destra ed il M. Acuto e Pizzo Tre Vescovi a sinistra
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21- Il pendio verso la Valle del Fargno.
22- La mia lunga ombra si proietta verso Bolognola con Camerino in alto a sinistra.
23- Lo Scoglio del Montone.
24- L’ultimo tratto di cresta prima della discesa per Forcella Bassete.
25- Il Pizzo Regina a sinistra e il Pizzo Berro a destra.
26- Il Pizzo Berro.
27 – ll Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dalla cresta di discesa.
28- ll Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi visti dalla Forcella Bassete.
29- Il Monte Rotondo visto da Forcella Bassete.
30- Lo Scoglio del Montone visto da Forcella Bassete.
31- Il canale destro dello Scoglio del Montone visto dalla Pintura di Bolognola.
32- Il Monte Castel Manardo con il canale di salita, visto da Camerino.
33- Sacchetti di escrementi di animali domestici lasciati di fianco alla strada nei pressi della Pintura di Bolognola.
34- Bottiglie di superalcolici vuote abbandonate nei pressi della Pintura di Bolognola.



SANTA MARIA IN PANTANO – MONTE OIALONA – Ciaspolata da Colle

In occasione della seconda nevicata della stagione abbiamo raggiunto con le ciaspole la Chiesa crollata di Santa Maria in Pantano e il Monte Oialona, partendo da Colle di Montegallo.

Come ci è accaduto pochi giorni fa al Monte Valvasseto, abbiamo assistito ad un aumento esponenziale del vento in quota nel giro di alcune ore.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1 – 2 – Il sentiero che da Colle di Montegallo sale verso Santa Maria in Pantano
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3- La Fonte Santa, poco prima della chiesa.
4- Grande faggio nel bosco intorno alla chiesa.
5- I ruderi della chiesa di Santa Maria in Pantano, crollata con il terremoto del 2016, protetta con una tettoia metallica.
6- L’imbuto del Monte Vettore, la Cima di Pretare e Sasso Spaccato a sinistra ed il Sassone a destra.
7- La Cima di Pretare al mattino presto, vento debole.
8- Dopo un’ora, vento medio.
9- Dopo due ore, vento forte.
10- Nuvola circolare modellata dal vento sopra la cima del Monte Vettore.
11 – 12 – La nuvola circolare in pochi minuti ha raggiunto la Cima di Pretare.
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13- Il vento dopo più di due ore è arrivato anche a fondo valle ed in quota è fortissimo.
14- Il Sasso Spaccato rivestito di neve trascinata dal vento.
15- Il Sassone al mattino presto.
16- Il Sassone dopo due ore.
17- L’imbuto del Monte Vettore con i canali di salita invernali.
18- Zoom nell’imbuto nel tratto più ripido.
19- Forte vento anche nei Monti della Laga.
20 – La zona della Fonte del Pastore.
21- La rocciosa cresta Est del Monte Torrone già oggetto di una nostra salita.
22- Il Monte Banditello e il pianoro sopra al bosco dove sorge il Casale de Le Pozze.
23- Le rocce sopra al Casale de Le Pozze.
24- Il Casale Iachini, nel pianoro verso il Monte Oialona.
25- La cresta dell’Anticima Nord del Monte Vettore, battuta dal vento.
26- Forti folate di vento tra i due imbuti del Vettore.
27- Il Monte Sibilla visto dal Monte Oialona.
28- 30 – Raggiunto il Monte Oialona ritorniamo verso Santa Maria in Pantano.
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31- Lunghe ombre con il sole invernale.



MONTE VALVASSETO – COME LE CONDIZIONI CAMBIANO IN POCHE ORE

Questa giornata è la prova di come le condizioni meteo possano cambiare ormai addirittura nel giro di qualche ora nella stessa giornata, cosa molto sottovalutata specialmente leggendo i post sui social tipo facebook di escursionisti meravigliati che si trovano in difficoltà ripetendo percorsi fatti da amici qualche giorno prima dove invece avevano trovando ottime condizioni meteo e di neve.

Siamo saliti al mattino presto dalla Pintura di Bolognola in assenza di brezza e poi, dopo le 10, si è scatenato l’inferno, raffiche di vento fortissime, per fortuna eravamo al Monte Valvasseto a fare foto con la neve fresca quindi relativamente bassi ma non oso immaginare se fossimo saliti in quota e dovevamo scendere dalle creste del Monte Castel Manardo, visibile nel video, il rientro sarebbe stato davvero critico da qualsiasi parte.

1- La situazione sulle cresta del Monte Castel Manardo alle 11,30 della mattina.
2- L’uscita con mia figlia Miriana era dedicata a fare delle foto con la neve fresca.
3- La faggeta dei Piani Gra.
4 – 5- La pista da fondo era già battura.
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6 – 8 – Leggera Galaverna ai Piani Gra.
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9 – 11 – La temperatura è gradevole e non c’è vento, si sta in maniche di camicia per cui decidiamo di salire verso il Monte Valvasseto.
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12- Incroci di volpe e capriolo.
13 – 14 – Verso la sommità del Monte Valvasseto
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15- Ci soffermiamo a fare delle foto.
16 – 17- Questa piccola roccia ci sembra una Civetta delle Nevi da lontano.
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18- Veduta dal Monte Valvasseto verso il Mare Adriatico.
19- La lunga cresta del Monte Sassotetto.
20- Veduta verso Ovest con il Monte Rotondo, sulla cima circa 20 centimetri di neve.
21- Miriana sul Monte Valvasseto.
22 – 23 -Poi inizia a levarsi il vento, sempre più forte in pochi minuti.
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24 – 25 -Il vento monta di intensità come si vede sulla cresta Est del Monte Castel Manardo dove già solleva neve, iniziamo a scendere.
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26- Faggi “siamesi” nella faggeta dei Piani di Pao.
27- Durante la discesa osserviamo il vento salire di forza nelle creste di fronte a noi, qui lo Scoglio del Montone e il Pizzo Regina sullo sfondo.
28- Il versante Est del Pizzo Berro con grandi turbinii di neve, i cosiddetti “Diavoli di neve” o Snownado.
29- Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi al mattino presto.
30- Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi dopo neppure due ore.
31- La Forcella del Fargno con il Rifugio omonimo e il Monte Bove Nord.
32- E dopo circa due ore.
33- La cresta Est del Monte Castel Manardo sopra all’ intaglio della Porta di Berro (Campi da sci di Bolognola), verso le 9, lieve brezza in cresta.
34- Verso le 9,30.
35- Ore 10
36- Ore 10,30
37- Ore 11.
38- Ore 11,30
39- Ore 12.
40- Situazione vista dai pressi della Pintura di Bolognola, tutto il monte è rivestito di neve sollevata dal vento.
41- La bellissima cresta che dalla Costa Vetiche sale verso Forcella Cucciolara (Cima di Costa Vetiche), al mattino verso le 9,30.
42- La stessa cresta verso le 11.
43- Punta Bambucerta a destra e Monte Rotondo sullo sfondo verso le 9.
44- Ore 10.
45- Ore 11.
46- Zoom sulla stessa cresta, ore 10.
47- Stessa inquadratura della foto 48 alle ore 11.
48- La Madonnina della Pintura di Bolognola alle ore 12.