MONTE CASTEL MANARDO Salita al tramonto e discesa con luna piena.
Il 6 novembre 2025, partito alle 14,30 dalla Pintura di Bolognola sono salito alla Forcella Bassete passando per la Strada che conduce al Rifugio del Fargno.
Dalla Forcella sono salito allo Scoglio del Montone e quindi, per la panoramica cresta, alla cima del Monte Castel Manardo.
Qui ho aspettato il tramonto perchè sapevo che, dopo pochi minuti, sarebbe sorta anche la luna piena verso Est.
Ho atteso che si facesse buio e sono sceso, con la luce della frontale, per la cresta Nord, fino alla Pintura.
Fin dalla partenza sono stato l’unico uomo in montagna quel pomeriggio, in una giornata calda e con assenza di vento, sono stato immerso in una splendida e limpida luce autunnale ed in un silenzio irreale, che non si sente nella vita di tutti i giorni, mi sono sentito padrone delle mie montagne.
Delle volte un po’ di solitudine porta a riflettere sulla bellezza del nostro pianeta e sull’andamento della nostra stessa vita, ogni tanto ho bisogno di guardare dall’alto e da lontano anziché ai pochi metri della mia auto o a pochi centimetri del mio personal computer.
Di seguiti le immagini della splendida giornata.
1- Lunghe ombre autunnali nel bosco della strada del Fargno.2 – 3 -Colori autunnali nel bosco.34- Ancora qualche foglia di faggio verde.5- Funghetti su tronco morto.6- La strada Pintura di Bolognola-Rifugio del Fargno.7- La Pintura di Bolognola vista dal sentiero per Forcella Bassete.8- Ultimo raggio di sole dal Monte Acuto a Forcella Bassete.9- Il versante Nord del Pizzo Regina.10- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro già in ombra.11- Il Monte Piselli e il Pizzo e la Croce di di Pizzo in primo piano.12- La salita da Forcella Bassete verso lo Scoglio del Montone, riprendo il sole, chi toglierà tutti questi pali ?13- Veduta verso Nord con il Monte Cucco ed il Monte Catria sulla sinistra e il Monte San Vicino alla destra14- Zoom sul Monte Catria.15- Zoom sul Monte San Vicino.16- Lo Scoglio del Montone con la mia ombra sempre più allungata.17. Veduta verso Est con il Monte Amandola e Casale Ricci in basso a destra, il Monte dell’Ascensione emerge dalla foschia delle colline Marchigiane.18- Lo scoglio che, dal Casale Ricci, domina le Roccacce sottostanti, erroneamente denominato Crepaccio Tovarich che si trova invece più ad Est del Casale.19 – 20- Salgo in compagnia di Bovini curiosi.2021 – 22- La cresta dello Scoglio del Montone, assolata e controsole (22).2223- Bovini al pascolo intorno al laghetto di Pescolla.24- La cima del Monte Castel Manardo vista dallo Scoglio del Montone.25- Oltre il Monte Sibilla si scopre anche il lontano Gran Sasso.26- Il Monte Prena a destra ed il Monte Camicia a sinistra.27 – 29- Ultime luci ed ombre prima del tramonto sulla cresta dello Scoglio del Montone.282930- Verso il tramonto il Monte dell’Ascensione si fa più netto.31- Le valli tra le provincie di Fermo, Ascoli Piceno e Teramo.32- Veduta verso Sud fino addirittura alla Majella.33- Il Monte San Vicino con il Monte d’Aria con il grande ripetitore a destra.34- La cima del Pizzo Regina ormai con il sole tramontato.35- Il sole verso il tramonto sulla Forcella del Fargno.36- Il Gran Sasso al tramonto.37- Il Monte Prena e il Monte Camicia al tramonto.38- Il Monte dell’Ascensione al tramonto.39 – 42- L’ultimo raggio di sole al Monte Castel Manardo.40414243- Il sole ormai tramontato.44- La vallata di Camerino al tramonto.45- L’ultimo raggio di sole sulla cima di Monte Castel Manardo, il mio zaino già metà in ombra.46 – 47- Dopo 15 minuti dal tramonto sorge la luna piena.4748 – 50- La luna ed il palo della cima di Monte Castel Manardo.495051- Camerino ha acceso le luci della notte.52- Autoscatto con la luna piena alle spalle.53 – 54- L’ultima luce del tramonto verso Ovest.5455- Le luci della Pintura di Bolognola.56 – 57- Le luci di Bolognola a sinistra e della Pintura a destra, scendendo dalla cresta Nord.5758 -59- Le luci lontane di Sarnano immerse nella foschia.5960- Gli impianti di risalita di Bolognola alla luce della luna piena.61- La porta di Berro alla luce della mia torcia.62- Occhi luminosi mi osservano nella notte, mucche al pascolo.64- La foto n.1 in notturna.
PIZZO TRE VESCOVI – PRIMA NEVE AUTUNNALE
Il 3 ottobre 2025 sono salito al Pizzo Tre Vescovi dalla Pintura di Bolognola.
Oltre i 1500 metri è caduta già la prima neve autunnale, la strada Pintura di Bolognola-Rifugio del Fargno era ghiacciata e in quota temperatura di -7°C e forti raffiche di tramontana fino a 70 km/h.
Arrivato con il sole alla Forcella del Fargno, sono bastati 30 minuti per far coprire dalla nebbia le cime oltre i 2000 metri.
Mentre scendevo dalla strada, ancora ghiacciata, verso la Pintura di Bolognola, poco prima del bosco, ho incontrato due ragazzi che salivano con inadatti scarponcini leggeri della Decathlon, mi hanno chiesto se il Rifugio del Fargno era aperto per poter mangiare un piatto di polenta
Li guardo e, con un sorriso mooooolto ironico, gli dico, “si andate che oggi trovate posto di sicuro, non c’è nessuno !!!!”, con la speranza che avessero capito che ovviamente il Rifugio era chiuso, ma i due hanno proseguito.
Dopo 50 metri mi sento chiamare e uno dei due mi dice “ma sicuro che il Rifugio è aperto ?”
E io gli ho risposto “ma secondo voi chi c’è oggi che vi cuoce una polenta al Rifugio con questo tempo ?”
Finalmente hanno capito la situazione e sono ridiscesi dietro di me, la stupidità di alcuni soggetti non ha limite.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il Monte Acuto con la prima neve della stagione.2 – 3- Contrasti di colore con i boschi ancora verdi verso il Monte Rotondo.34- Gli alberi ancora con le foglie sono stati sorpresi dalla nevicata in anticipo.5 – 6- Lavori di consolidamento delle pareti stradali sulla strada Pintura di Bolognola- Rifugio del Fargno…… a ottobre ??????67- Il versante Nord del Monte Acuto.8- L’attacco del canale Nord della Cima Acquario, molto ripido, la strada completamente ghiacciata.9- Il Monte Castel Manardo e la Forcella Bassete.10 – 11- Le cosiddette “Banderuole”, caratteristiche nuvole che indicano forte vento in quota, sopra al Monte Rotondo.1112- Il Versante Nord del Pizzo Tre Vescovi.13- Il Monte Bove Nord visto dalla Forcella del Fargno.14- Arrivato ala Forcella del Fargno c’è sole sulle cime, salire al Pizzo Tre Vescovi ci vogliono 30 minuti, saranno sufficienti per far arrivare una fitta nebbia in quota.15- Il Rifugio del Fargno visto dal sentiero che sale al Pizzo Tre Vescovi.16- Man mano che salgo arrivano sempre più nuvole.17 – 19- Il Monte Acuto visto da diverse altezze lungo il sentiero per il Pizzo Tre Vecovi181920- La cima del Pizzo Tre Vescovi ancora sgombra dalla nebbia lascia osservare la croce ghiacciata visibile anche da lontano.21- Raggiungo la cima sotto ad una fitta nebbia e spazzata da forti raffiche di tramontana, – 7°C.22 – 27- La Galaverna ha incorniciato la croce di vetta rendendola un meraviglioso spettacolo della natura.232425262728- Il Monte Acuto visto dal Pizzo Tre Vescovi.29- Anche il Pizzo Regina è avvolto dalla nebbia.30- Il Cartello alla Forcella del Monte Acuto.
MONTE BICCO-MONTE BOVE SUD-MONTE BOVE NORD Giro delle Creste.
Anche questo è un giro classico, conosciutissimo e frequentatissimo dei Monti Sibillini, con Luca e David, siamo partiti dal piazzale dell’ex Hotel Felicita, abbiamo risalito il canalone della pista da sci fino al Cristo delle Nevi,
Quindi, traversando su comodo sentiero alle fale del Monte Bicco, abbiamo raggiunta la Forcella Passaiola e siamo saliti al Monte Bicco per la cresta Nord.
Poi sempre per cresta fino al Monte Bove Sud quindi fino alle falde della cima di Monte Bove Nord in quanto la cima è interdetta per la presenza dell’Area protetta del Camoscio.
Dalla base della cima del Monte Bove Nord siamo scesi in Val di Bove per prendere il sentiero che, costeggiando la base della parete Nord, riconduce alla Forcella Passaiola chiudendo così il giro ad anello.
Il tutto, anche in questa uscita, dalle 7,00 alle 12,00 del mattino.
Di seguito le immagini della classica traversata.
1- Nella zona dei campi da sci dei Jacci di Bicco fervono i lavori per nuovi impianti di risalita2- Dalla Forcella Passaiola iniziamola salita della cresta Nord del Monte Bicco.3 – 5-Facili passaggi su roccette nella cresta Nord del Monte Bicco.456- Lasciamo alle spalle la cima del Monte Bicco per andare verso il Monte Bove Sud.7- La grande frana provocata dal sisma del 2016 nella cresta tra il M.Bicco e il M.Bove Sud, di recente aumentata di volume a causa di crolli successivi (vedere l’articolo :MONTE BICCO – MONTE BOVE SUD Ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016)8- Emerge il M. Bicco man mano che si sale verso il M. Bove Sud.9- Branco di Camosci sotto alla cresta che scende al Passo Cattivo10- La cima del Monte Bove Nord e la Croce di Monte Bove Nord in fondo sulla sinistra.11- Il Pizzo Tre Vescovi a destra ed il Monte Rotondo a sinistra.12- La frana della foto n. 7-8 vista dalle falde del Monte Bove Nord.13- Il versante Est del Monte Bicco.14- Il versante Ovest del Pizzo Berro.15- Le pareti del Monte Bove Sud verso la Val di Panico.16- Ci avviciniamo alla cima del Monte Bove Nord.17- La cima del Monte Bove Nord è interdetta, occorre passare sotto.18- La Punta Anna.19- Ci affacciamo sul Canalone Nord o Valle di Santa Romana con il Pizzo Berro e il Pizzo Regina di fronte.20 – 22- Saliamo su un torrione che sovrasta il Canalone Nord.212223 – 24- Quindi iniziamo la discesa verso la Val di Bove.2425- Il Monte Bicco mostra la sua parete Nord e la cresta che abbiamo salito poco prima.26 – 27- Nonostante la calda estate trascorsa la Val di Bove mantiene ancora una verdissima erba.2728- La grande frana della parete Nord del Monte Bicco, già documentata dal 2017.29- Sono caduti massi grandi come un’auto.30 – 31- La Croce di Monte Bove Nord e il Monte Bove Nord visti dalla Forcella Passaiola al ritorno.31
MONTE VETTORE – CIMA DEL REDENTORE Giro delle Creste.
Giro classico da Forca di Presta, con Luca, abbiamo dapprima raggiunto la cima del Monte Vettore quindi ridiscesi al Rifugio Zilioli abbiamo preso direttamente la cresta di Punta di Prato Pulito, più entusiasmante, anziché passare nel sentiero che corre alcune decine di metri sotto alla cresta nel versante Sud.
Da Punta di Prato Pulito abbiamo raggiunto la Cima del Lago quindi la lunga cresta in quota fino alla Cima del Redentore ed infine un salto al Pizzo del Diavolo e ritorno.
Il tutto dalle 7,00 alle 13,00 del mattino.
Di seguito le immagini della classica traversata.
1- Il Monte Guaidone emerge dalla nebbia tra il Pian Piccolo e il Piano Grande di Castelluccio.2- La Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo visti salendo verso il M. Vettore.3- La Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago visti salendo verso il M. Vettore.4- La Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo e la Cima dell’Osservatorio visti dal M. Vettore.5- Un pezzo del Lago di Pilato con i salici che stanno crescendo visto dalla cima del M.Vettore.6- Veduta verso Nordovest.7- Veduta verso Nord8- La cima del Monte Vettore.9- Scendiamo verso la Forca delle Ciaole.10- Il M. Vettore visto dalla Forca delle Ciaole.11- Superato il Rifugio Zilioli prendiamo la cresta rocciosa della Punta di Prato Pulito anzichè passare sul sentiero che corre alcune decine di metri sotto di essa, nel versante sud.12 – 14- La bellissima cresta della Punta di Prato Pullito131415- Il M. Vettore ed il Lago di Pilato visti dalla Punta di Prato Pulito16- Si prosegue verso la Cima del Lago, a destra sullo sfondo la Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo.17- Uno dei misteriosi massi della Cima del Lago ed il Lago di Pilato in basso. (vedi articolo “CIMA DEL LAGO Cresta Est dalle “Roccette”).18- La lunga cresta dalla Cima del Lago alla Cima del Redentore in fondo.19- Il Piano Grande ancora sommerso dalla nebbia mattutina fa da sfondo allo Scoglio dell’Aquila 20- La Cima del Lago vista dalla Forcella del Lago.21- Il Lago di Pilato con i salici in crescita intorno alle sponde (vedi articolo “LAGO DI PILATO Monitoraggio degli arbusti”).22- La stratificazione orizzontale delle rocce della cresta verso la Cima del Redentore.23- Veduta della cresta appena percorsa dalla Cima del Redentore.24- Scendiamo anche al Pizzo del Diavolo.25- Veduta verso la Forca delle Ciaole dal Pizzo del Diavolo.26 – 27- La cresta verso la cima del Pizzo del Diavolo.2728- Veduta della Cima del Redentore con la cresta appena discesa, dal Pizzo del Diavolo.29- Il M: Vettore visto dal Pizzo del Diavolo.30- Ripercorriamo la cresta rocciosa che dal Pizzo del Diavolo ci riporta alla Cima del Redentore.31- Profilo umano sotto alla cresta.32- La cresta Sud del Pizzo del Diavolo.33- Il Piano Grande di Castelluccio verso le 11 si è liberato dalla nebbia mattutina, a destra il paese di Castelluccio..34- Il Lago di Pilato con i salici in crescita intorno alle sponde.
LAGO DI PILATO – Monitoraggio degli arbusti.
Andare al Lago di Pilato è sempre un piacere della vita.
L’ambiente è talmente splendido che, anche se, in ormai 50 anni di escursioni, ci sono andato più di 50 volte, in tutti i mesi dell’anno, sono sempre affascinato dalla bellezza di questo luogo.
In questi ultimi anni anche il luogo è cambiato, stanno crescendo degli arbusti di Salice dove prima c’erano solo pietre, la maggior parte dei Salici cresce al di fuori della recinzione a protezione delle sponde dei due laghi.
Ricordo che è vietato oltrepassare la recinzione per evitare di calpestare le uova dei Chirocefali deposte sulle pietre e sul terreno delle sponde dei laghi.
Sto monitorando da tempo la crescita dei Salix caprea intorno al Lago, ormai alcuni sono alti più di due metri e, d’estate, possono regalare una sosta all’ombra.
Quest’anno, grazie alla neve invernale, anche se non proprio abbondante, i due laghetti tengono ancora parecchia acqua e i Chirocefali del Marchesoni, che ricordo sono crostacei endemici del Lago di Pilato, cioè in tutto il mondo vivono solo qui, potranno terminare il loro ciclo evolutivo con la deposizione delle uova, portando ancora avanti la loro difficile vita a rischio estinzione.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Una breve sosta mattutina alla Grotticella della Valle delle Fonti.2- Le pendici Ovest della Cima del Redentore viste dall’interno della grotticella.3- Veduta della Valle di Pilato da Forca di Pala.4- Ghiaione colonizzato da Drypis spinosa.5- Il circo glaciale tra Cima dell’Osservatorio e Quarto San Lorenzo.6- Il “Castello” interessato da due recenti frane.7- La Cima del Lago.8 – 10- Gli arbusti di Salix caprea intorno al lago meridionale.91011 – 13 – Uno dei maggiori arbusti del lago settentrionale.121314- Il diametro dei tronchi e decimetrico.15 – 17- Gli altri Salici del lago meridionale, ormai ce ne sono una trentina di diverse grandezze.161718- Un salice del lago meridionale, un masso caduto con il terremoto del 2016 e il salice più alto del lago settentrionale.19 – 20 -Panoramica dei salici più grandi al lato Ovest del lago meridionale.2021- Ombre e luci mattutine al Lago di Pilato.22 – 23- Panoramica dei salici più grandi al lato Sud del lago meridionale.2324 – 27 – Campanule in piena fioritura nella parte centrale tra i due laghi.25262728- Il lago settentrionale con alcun grandi salici in fondo e nel lato Ovest.29 – 30- Il grande salice delle foto n. 11-13 con il Pizzo del Diavolo sovrastante..3031- Le verdi acque dei laghi di Pilato.32 – In questo periodo pullulano di Chirocefali del Marchesoni.33 – 34- Zoom con obiettivo da 300 mm. sui Chirocefali del Marchesoni3435 – 36 – Il “Portico”, luogo magico ma molto pericoloso per le scariche di massi alle falde del Pizzo del Diavolo.3637- Il Pizzo del Diavolo visto dal Lago di Pilato.38 – 40- Papaveri alpini, (Papaver alpinum subsp. rhaeticum), stanno già colonizzando i nuovi ghiaioni prodotti dalle frane del Pizzo del Diavolo con il terremoto del 2016, come ben visibile dal diverso colore delle pietre.394041- Papaver alpinum subsp. rhaeticum42- Masso staccatosi di recente dalla parete Est di Quarto San Lorenzo e sceso fino al sentiero di Forca di Pala-Lago di Pilato.43- Il Pizzo del Diavolo e la cresta Est di Cima dell’Osservatorio in primo piano con le cicatrici delle varie frane prodotte dal terremoto del 2016.44- La cresta Est di Cima dell’Osservatorio, a sinistra la Cima del Redentore.45- Qualcuno ha piantato una bandiera della Palestina a Forca di Pala, sarebbe più opportuno piantarla davanti alle ambasciate di Stati Uniti e Israele, gli stati più guerrafondai del mondo, piuttosto che in montagna.
MONTE ACUTO – STORIE DI VITA
Ognuno di noi ha un luogo del cuore, il mio chiaramente è in montagna ed è il Monte Acuto, nel gruppo dei Monti Sibillini.
Il Monte Acuto, indicato con questo nome sia dai valligiani che nelle principali carte topografiche (CAI Ascoli Piceno, Kompass, Ed. Il Lupo), viene stranamente denominato “Pizzo Acuto” solo nella cartografia del Parco.
La cima è alta poco più di 2000 metri, (2035 m.) è un lungo e stretto terrazzo sospeso in aria, avendo versanti molto ripidi essi non sono visibili dalla cima.
E’ una piccola cima, quando tengo le serate sulla sicurezza in montagna o la presentazione dei miei libri mi diverto a paragonare il Monte Acuto, il piccolo Cervino dei Monti Sibillini, al Cervino ed al maestoso K2, in confronto esso è poco più di una collinetta.
1- Il confronto, non proprio in scala, fra M.Acuto, il M.Cervino ed il K2.
Eppure, nel suo piccolo, conta le sue vittime, sulla strada ci sono ben tre lapidi di escursionisti caduti mentre tentavano di attraversare la strada ricoperta dalla neve, a piedi o in bicicletta.
2- La parete Nord del Monte Acuto con i tracciati delle vie descritte nel mio libro, le croci rosse in basso sono le lapidi degli escursionisti che sono morti sul versante del monte. La stellina al centro della parete è dove ho scattato la foto n.3
L’ho salito fin da piccolo, sono stato anche il primo a riportare nella bibliografia (I MIEI MONTI SIBILLINI) la salita estiva e invernale della sua ripida parete Nord, ormai sono quasi 50 anni che ho il bisogno di salire in questa cima, ormai fa parte della mia vita, a primavera con le giornate limpide ad ascoltare il canto delle allodole e del cuculo e sentire il profumo dei fiori ed in autunno con le giornate terse a guardare il panorama a chilometri di distanza anziché ai pochi metri della vita di tutti i giorni.
3- Salita invernale della parete Nord.
Il 24 Giugno 2025 sono salito al Monte Acuto di pomeriggio, terminato alcuni impegni di lavoro mattutino, sono partito dalla Pintura di Bolognola, ho percorso la strada che conduce al rifugio del Fargno e mi sono fermato a mangiare un panino nell’ultimo lembo di bosco nei pressi di alcuni Faggi secolari sopra strada dove mi ci ero fermato altre volte.
4- L’ultimo lembo di faggeta della strada del Fargno.
Questi grandi faggi recano i segni del tempo, grandi cicatrici alla base del tronco prodotte dalle slavine invernali, mi ricordo la prima volta che mi ci sono fermato avevo 20 anni, era stato un giorno difficile ma che avevo trasformato in una giornata indimenticabile perché fu proprio quel giorno che capii che avevo la mia vita nelle mani e che potevo fare tutto quello che a quel tempo, sognavo.
In quel luogo non è cambiato praticamente nulla da quando avevo 20 anni, mi sembra un po’ di ritornare indietro nel tempo, i Faggi sono qualche centimetro più grandi ma impercettibili, il panorama sempre quello, i suoni sempre quelli, i profumi sempre quelli.
5 – 6- I tronchi che recano i segni del tempo e delle slavine dei faggi secolari.6
Mentre stavo mangiando esce da una fessura del tronco di un Faggio un Cerambice di colore nero con lunghissime antenne e delle macchie più chiare nel corpo, uno dei coleotteri più grandi della nostra fauna, che si mette a risalire il tronco verso la chioma.
Poco più in alto ne vedo un’altro che saliva anch’esso e che poi si è dileguato dietro al tronco.
Ad un certo punto, con una rapidità incredibile, arriva un Picchio Muratore (Sitta europaea), prende nel becco il Cerambice che stava più in basso e vola via, non mi ha dato il tempo nemmeno di accendere la fotocamera per immortalarlo.
Mi ha dato il tempo però di rimanere male, quel meraviglioso coleottero era stato ghermito di fronte a me mentre lo ammiravo, gli ho fatto anche l’ultima foto della sua breve vita, come se ne avesse tante !!!
La sua vita era durata poco forse qualche giorno. Dopo pochi minuti vedo scendere dal tronco due Cerambici, visibilmente maschio e femmina in fase di accoppiamento. Pochi minuti prima uno aveva terminato la sua vita e adesso questi due si stanno dando da fare per procreare la generazione del prossimo anno, anche questa è la storia della vita.
Ho proseguito poi per la strada fino alla Forcella del Fargno da cui sono salito al Monte Acuto per il sentiero del Pizzo Tre Vescovi fino alla sella quindi alla cima per la paretina Ovest.
Di seguito le immagini dell’escursione tra flora e fauna:
7- Il Cerambice sta uscendo da una fessura della corteccia e si mimetizza perfettamente con il tronco del Faggio8 – 9 il Cerambice maschio uscito dalla corteccia inizia a risalire il tronco.910- I due Cerambici che salivano il tronco.11- L’ultima foto del Cerambice che stava più in basso, poco prima di essere catturato da un Picchio Muratore .12 – 13- Dopo circa 10 minuti il Cerambice maschio che stava più in alto scende dietro ad una femmina preparando così la generazione del prossimo anno.1314- Il maschio presenta le antenne più lunghe della femmina, qui ben visibili in controluce.15- orchidea Anacamptis pyramidalis sulla strada del Fargno, sullo sfondo il Monte Acuto.16- Il Monte Rotondo e la Cima di Costa Vetiche.17- La piccolissima Rosa pendulina.18- Il canalone sottostante la parete Nord del Monte Acuto ancora conserva della neve, in alto la cresta Est,19- Il versante Sud del Monte Rotondo con la Forcella Cucciolara.20- La coloratissima farfalla Anthocharis euphenoides.21 – 22- Bellissima fioritura di Gentiana dinarica sulle pareti della strada.2223- orchidea Dactylorhiza maculata var.borgognoni24- Lilium martagon in procinto di fiorire.25 – 26- Orchidea Dactylorhiza sambucina che forma fiori sia gialli che rossi.2627- Cynoglossum magellense, endemismo dell’Appennino centrale.28- Il sentiero per il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto.29- La paretina Ovest del Monte Acuto.30- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla cima del Monte Acuto.31- La lunga e stretta cima del Monte Acuto.32- La paretina Ovest de il Pizzo Berro.33- Il sentiero che sale dal Rifugio del Fargno.34- Veduta verso Nord con la Cima di Costa Vetiche.35- La ripidissima ed ancora inviolata cresta Nord del Monte Acuto.36- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro.37- Il sentiero che dalla forcella sale al Pizzo Tre Vescovi, i primi anni che venivo in montagna non esisteva neppure questo sentiero ed adesso è diventato un fosso.38- Il versante Sud del MO te Rotondo39- La Cima di Costa Vetiche con la cresta Sud in primo piano che abbiamo salito l’anno scorso (vedi itinerario).40- La valle del Fargno con la Pintura di Bolognola.41- L’Orchidea di alta quota Gymnadenia conopsea42- Pedicularis foliosa cresciuta direttamente sulla ormai abbandonata strada Pintura-Forcella del Fargno.43- Un Codirossone (Monticola saxatilis) mi tiene d’occhio dal margine superiore della strada, sotto a Monte Acuto.
CASCATA DE LU CUGNUNTU – VALNERINA
La cascata de Lu Cugnuntu, in Valnerina, l’avevo già visitata e descritta in un precedente articolo “LA CASCATA DE LU CUGNUNTU E LE GROTTE DI TRIPONZO – VALNERINA” ma l’avevo trovata praticamente secca, ritornati a primavera quest’anno, l’abbiamo trovata in perfetta forma.
Inoltre all’imbocco della valle abbiamo fatto anche una interessante scoperta botanica, la seconda e rigogliosissima stazione della rara Pseudofumaria alba subsp. alba (pseudonimo : Corydalis ochroleuca) dei Monti Sibillini.
Di seguito le immagini della cascata e della specie botanica.
1- Una bellissima Upupa (Upupa epops)2 – 3- La rarissima Pseudofumaria alba subsp. alba34 – 11- La Cascata de Lu Cugnuntu in piena forma567891011
CENGIA DEI FIUMARELLI – TRAVERSATA DEL FOSSO LA FOCE – MONTI SIBILLINI
Si è svolta con successo in una splendida e fresca giornata, l’escursione alla CENGIA DEI FIUMARELLI , uno dei più belli e spettacolari percorsi del Monti Sibillini, organizzata dalla sezione CAI di Fermo con la partecipazione di una quindicina di appassionati di montagna.
Di recente ho visto numerosi post sui social di escursionisti che ripetono tale percorso come se fossero stati i primi eroi a percorrere tale itinerario e soprattutto diversi commenti sul percorso, dove trovare la traccia o la descrizione e sulla sua pericolosità .
Sicuramente la cengia non è adatta a tutti, ci vogliono esperienza nello spostamento su tratti ripidi erbosi, passo fermo, assenza di vertigini, scarponi adatti e casco, come indicato nella locandina.
Nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011, dove per la prima volta è stato descritto nella bibliografia del solo gruppo montuoso dei Monti Sibillini tale itinerario, ho riportato la descrizione ed ho ben specificato che l’itinerario è destinato ad ESCURSIONISTI ESPERTI.
Altrimenti la prima descrizione della CENGIA DEI FIUMARELLI è stata riportata nel libro FIGLIE DELL’ACQUA E DEL TEMPO di G. Antonini, del 2001 che descrive forre e cascate dell’Appennino Centrale.
Pertanto scrivo a chi posta commenti sulla pericolosità o chiedendo la descrizione della cengia sui social che si deve documentare bene prima di affrontare tali percorsi, eventualmente chiedere a guide esperte oppure, come hanno fatto i nostri amici che ci hanno seguito, effettuare escursioni organizzate da sedi del Club Alpino Italiano delle Marche.
Di seguito le immagini della giornata.
1- Un camoscio ci precede
MONTE PORCHE – PIANO GRANDE
Escursione invernale classica dal parcheggio di Monte Prata al Monte Porche per la Fonte della Giumenta.
Al mattino presto le condizioni perfette della neve mi hanno permesso di salire in 1,30 ore dall’auto alla cima.
Itinerario che non espone al pericolo di slavine vista la grande quantità di neve nei pendii oltre i 1800 metri e temperature primaverili.
Nel pomeriggio mi sono recato al Piano Grande di Castelluccio a fare foto nei dintorni dei laghetti temporanei che si formano a primavera
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il versante Ovest con i canali invernali saliti molte volte del Monte Porche, visto dai pressi della Fonte della Giumenta, situata al margine sinistro poco oltre il muretto della strada.2- I versanti Ovest del M. Palazzo Borghese fino alla Cima del Redentore.3- Castelluccio ed il Piano Grande ricoperto di nebbia.4- L’elevato innevamento nel versante Ovest del M.Porche.5- Veduta verso Nord con la Cima di Vallinfante al centro, il M.Bove Sud a sinistra, il Pizzo Berro e Pizzo Regina a destra.6- Il poggio sotto alla cima del Monte Porche.7- Cima Vallelunga e la valle omonima.8- Il Pizzo Berro a sinistra e il Pizzo Regina a destra.9- La cresta fino alla Cima di Vallinfante10- Il Monte Bove Sud con il Passo Cattivo.11- La cresta finale del Monte Porche con la Cima Vallelunga in fondo.12- Sulla cresta finale con il poggio sotto alla cima.13- I canalini Nord del Monte Porche (canalino del gendarmino).14- La Vallelunga con la cresta tra Cima Vallelunga e Monte Porche.15- La Vallelunga con le cime circostanti, il Pizzo Berro a sinistra, il Pizzo Regina al centro, Cima Vallelunga a sinistra e il M. Sibilla che emerge nel margine destro.16- Dune di neve nel versante Ovest di Cima Vallelunga.17- La cresta del Monte Porche.18- Veduta verso Sud da Monte Porche.19- Lo splendido versante Nord di Sasso di Palazzo Borghese con il canale Nord salito da me e Stefano tra ombre e luce.20- Il M. Argentella al centro, il M. Vettore a sinistra, il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.21- La cresta dal M. Torrone a M. Vettore.22- Il M. Sibilla.23 – 24 – La Cima Vallelunga ed il M. Sibilla.2425- La Vallelunga vista dalla cima del M. Porche26- Un escursionista piccolissimo al centro della foto, sta attraversando, a mezzogiorno, il versante Ovest del M. Porche, un posto dove io non vorrei essere a questa ora, infatti sto già scendendo.27- I primi fiori della primavera, la Draba aizoides nelle rocce del poggio sotto alla cima del M. Porche.28- La Scilla bifolia alla Fonte della Giumenta29- Crochi (Crocus vernus) alla Fonte della Giumenta.30- Salix caprae in fiore, l’ultimo albero ad alto fusto sulla strada M. Prata-Fonte della Giumenta.31- Il versante Sudovest del M. Argentella visto dal Piano Grande.32- Il versante Ovest del M. Porche e M. Palazzo Borghese33- Le talpe già stanno salendo verso la superficie dei prati e stanno scavando tutto il Piano Grande.34 – 35 – Riflessi della Cima del Redentore sui laghetti temporanei del Piano Grande.3536- Riflessi dal M.Porche al M. Argentella.37- Lo Scoglio dell’Aquila.38- Viola eugeniae al Piano Grande.