LA GROTTA DEL CAVALLONE e altri luoghi da visitare nel Massiccio della Majella.
La Grotta del Cavallone, situata nella Valle di Taranta, nel versante Est della Majella, si raggiunge con una comoda bidonvia da Taranta Peligna e con una finale scaletta da brivido che si innalza su delle pareti rocciose verticali.
Di seguito le immagini dell’escursione alla grotta e di altri luoghi da visitare intorno alla Majella.
1- Le pareti laterali della Valle di Taranta.2- 3 -La bidonvia che sale nella Valle di Taranta verso l’ingresso della Grotta del Cavallone.34- La parete dove, in alto, si apre l’ingresso della Grotta del Cavallone.5 – 6- L’ingresso in piena parete della Grotta del Cavallone con l’incredibile scaletta che bisogna percorrere a piedi per entrare nella cavità.67- La testata della Valle di Taranta vista dall’ingresso della Grotta.8 – 9- La ripidissima e stretta scaletta con cui si raggiunge l’ingresso della Grotta del Cavallone.910- 11- Veduta dall’ingresso della Grotta1112- Veduta dalla scaletta verso Taranta Peligna13- L’Aquilegia magellensis, endemismo che cresce all’ingresso delle grotte solo sul massiccio della Majella, da cui deriva il suo nome, fiorisce in primavera.14- L’ingresso della Grotta dove le guide accolgono i visitatori.15 – 19- Immagini dell’interno della Grotta del Cavallone.1617181920- Stalattiti annerite da inclusioni di bitume.21- Il massiccio del Monte Morrone visto dalla Majelletta.22- Polyommatus dolus, lepidottero delle quote alte della Majella.23- La Cima delle Murelle vista dalla Majelletta.24- L’anfiteatro delle Murelle25- Pino mugo nel versante Est della Majelletta, con una visione incredibile su tutto l’Abruzzo fino al mare.26- Le estese mughete della Majelletta lungo il sentiero Montanelli-Porreca.27- Il Rifugio Pomilio alla Majelletta.28- Cymbalaria pallida, altro endemismo dei ghiaioni della Majella all’Orto Botanico “Daniela Brescia” a S.Eufemia a Majella.29- Ricostruzione di Tholos, antica costruzione a secco fatta dai pastori, all’Orto Botanico “Michele Tenore” a Lama dei Peligni.30- Tholos originali nelle praterie di Roccamorice.31- Interno di un Tholos.32- Veduta del versante Ovest della Majella, Monte Pesco Falcone33- La sella dei Tre Portoni34- Il Monte Amaro, la cima più alta, 2793 metri.35- Il Fondo Majella36- L’ottima cartellonistica del Parco Nazionale della Majella, come del resto di tutti i parchi d’Abruzzo !!!!!!!!37- Addirittura sono segnalate anche le zone di interesse floristico come per le Orchidee spontanee intorno a Palena.38- Veduta notturna del versante Ovest della Majella vista da Pacentro.
MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA
La “Montagna Grande”, la Majella non è solo un grande massiccio montuoso del Sud dell’Abruzzo ma storia di eremiti e Papi come Pietro da Morrone che dapprima frequentò le grotte della Majella fondando monasteri rupestri per poi diventare Papa Celestino V nel 1294.
Ho visitato due monasteri rupestri, il Monastero di San Martino in Valle nelle vicinanze di Fara San Martino e Santo Spirito a Majella detto anche Eremo di Celestino V, raggiungibile da Roccamorice.
Di seguito le immagini delle due escursioni:
SAN MARTINO IN VALLE da Fara San Martino
1- Fara San Martino e la Valle di Macchialunga dove è presente il Monastero di San Martino in valle2- La Val Serviera ed il noto pastificio di Fara San Martino3- Cavità all’ingresso della Valle di Macchialunga4- Le alte pareti all’ingresso della valle.5- L’ingresso della forra della Valle di Macchialunga6 – 7 – 8 – La Forra della Valle di Macchialunga789 – 10 – I ruderi dell’eremo di San Martino in Valle1011- Una freschissima fontana sotto ad un grotta nella Valle di Macchialunga12- Il grande Carpino nero cresciuto sotto alla grotta della foto n.1113- La falesia di Fara San Martino con arrampicatore in azione, in alto sullo sfondo il paese di Civitella Messer Raimondo.14 – 15 – Altre cavita e pareti della valle15
SANTO SPIRITO A MAJELLA o EREMO DI CELESTINO V da Roccamorice
16 – 17 – L’ingresso del Monastero ancora integro ed utilizzato.1718- 22 – I vari ambienti del Monastero, al riparo sotto grandi tetti di roccia.1920212223- Il campanile del Monastero24- Gli ex orti di piante officinali del Monastero25- La Campanula fragilis subsp. cavolini, endemismo della Majella.
CAMPO FELICE – ALTIPIANO DELLE ROCCHE
L’altipiano delle Rocche in Abruzzo offre facili escursioni in ambienti grandiosi e poco conosciuti.
Il periodo migliore è la tarda primavera dove le fioriture di specie botaniche, anche molto rare, arricchiscono di colore gli ampi spazi.
Il primo degli itinerari effettuati, riportato nel web, parte dalla strada di Campo Felice per raggiungere la vecchia miniera di bauxite (minerale di alluminio) seguendo un comodo tratturo che risale una valletta ortogonale alla strada .
Una seconda escursione è stata effettuata ai Piani di Pezza seguendo la strada da Rocca di Mezzo fino al Rifugio del Lupo quindi proseguendo a piedi per il tratturo che attraversa tutta la bellissima piana.
Di seguito le immagini delle escursioni.
1- Il Corno Grande visto dall’Altipiano delle Rocche.2- Gli impianti sciistici di Campo Felice, sul pendio sovrastante si vedono i saggi di ricerche di Bauxite dal caratteristico colore rosso mattone.5- 3- 4- Mattino presto a Campo Felice, domina il colore giallo dei Seneci che poi si chiuderanno in tarda mattinata.456- Tramonto a Campo Felice, domina il colore giallo dei Ranuncoli.7- Campo Felice, di fronte la vallata della Miniera di Bauxite.8- Il Monte Cefalone, 2142 m., con la sua lunga faglia che caratterizza la sponda Est di Campo Felice.9- Klasea licopifolia ancora non in fiore, pianta rarissima presente a Campo Felice.10- Bellissimo cuscinetto della comune Globularia meridionalis.11- Asphodelus macrocarpus con lo sfondo della vallata della Miniera.12- Farfalla del genere Erebia al tramonto.13 – 14- Astragalus danicus, piuttosto comune a Campo Felice1415- Il Monte Cefalone con la sua faglia ben visibile, poche decine di metri sopra la strada di Campo Felice.16- 23- La valletta che conduce alla Miniera presenta nella sua parte iniziale una incredibile fioritura di Asphodelus macrocarpus di circa un ettaro.1718192021222324- 25- I bellissimi prati fioriti primaverili di Campo Felice con la distesa di Asfodeli delle foto 16-23.2526- Le discariche della vecchia Miniera di Bauxite (Ossido di alluminio)27- La Miniera a cielo aperto con il caratteristico colore rosso mattone della Bauxite28 – 30- Frammenti di Bauxite sono ancora presenti nella discarica.293031- 32- La rarissima Orchis spitzelii cresce invece comune tra i ginepri nella zona della Miniera.3233- Il coleottero Cicindela campestris34- Salvia argentea35- L’endemico Iris marsica purtroppo non più in fiore.36-40- La dolomitica e impressionante bastionata del versante Nord del Monte Sirente, osservabile percorrendo la comoda strada dall’altipiano delle Rocche che scende da Rocca di Mezzo a Secinaro. 37394041- 44- I Piani di Pezza.42434445- Klasea nudicaulis ai Piani di Pezza46-47- Ononis cristata subsp.apennina ai Piani di Pezza4748- Primula auricula e Anthyllis montana subsp. atropurpurea49- Grandi cuscini di Euphorbia gasparrini subsp. samnitica caratterizzano i Piani di Pezza e di Campo Felice.
MONTI DELLA META
Bellissima e facile escursione in un luogo poco conosciuto nella parte meridionale del Parco Nazionale ALM.
ACCESSO: Si raggiunge il paese di Pizzone (Isernia) da Alfedena in Provincia de L’Aquila o da Castel San Vincenzo in Provincia di Isernia quindi dall’abitato si segue la comoda strada in direzione di Valle Fiorita dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prende il sentiero ben segnalato per il Bivacco Le Forme – Passo dei Monaci, riportato in bibliografia e nel sito del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise
1- Monte Miele a destra e Monte La Meta a sinistra2 – 3 Monte La Meta, d’inverno le particolari condizioni climatiche della zona lo trasformano in un piccolo Cerro Torre ed offre numerose vie alpinistiche di grande rilievo. (Rif. Ghiaccio d’Appennino – C. Iurisci)34- Monte La Metuccia5- Il Bivacco Forme, nel bosco a poca distanza dal parcheggio.6- La bellissima faggeta del tratto iniziale del percorso.7- Nella faggeta è possibile ammirare una particolare formazione rocciosa modellata dal ghiaccio durante l’era glaciale.8- Faggio cresciuto in simbiosi con una grande masso.9- Veratrum album10- Grandi faggi caratterizzano il bosco di Valle Fiorita. 11-12- Dopo un’ora di cammino si esce dal bosco12 13- 142- La valle prosegue verso il Passo dei Monaci e il Monte della Meta sempre più vicino.1415- 16- Colchicum alpinum1617- Trichius fasciatus su Verbascum.18- La bellissima Parnassius apollo.19 – 20- Farfalle varie su Cardus.2021- Il Monte La Metuccia22-23- La particolare formazione rocciosa de Le Mainarde sovrastate dal Monte a Mare, a destra il Monte La Meta2324- 25-26- Purtroppo in vicinanza di Pizzone è stato appiccato un incendio ed interviene il Canadair2526
ESCURSIONI E ARRAMPICATE A TENERIFE Settembre 2021
Dopo aver effettuato numerose salite, tra cui al Vulcano El Teide, ed arrampicate nell’isola di Tenerife nelle Canarie nell’Aprile del 2018, con Davide siamo ritornati per effettuare altre arrampicate e salite su altre cime vulcaniche che caratterizzano l’Isola.
Di seguito le immagini delle salite del 2021.
1- La piana di Guaza vista durante l’atterraggio con le serre delle coltivazioni di banane, a sinistra il Morros del Viento, subito dopo svetta la Roque del Conde, oggetto di salite di quest’anno e sullo sfondo il più alto vulcano d’Europa, El Teide salito nel 2018. 2- 3 – 4- 5 -6- 7-Arrampicata sul basalto della palestra del Barranco de Arico, vie dal 6C in su.345678- La cima del vulcano Morros del Viento sovrasta i residence turistici di Los Cristianos.9- La piattaforma lavica prima della cima del Morros del viento, a sinistra il Roque del Conde immerso dalla nebbia e sullo sfondo El Teide.10- Vecchie canalizzazioni in tufo irrigavano i campi coltivati intorno al Morros del Viento, ormai il turismo ha fatto abbandonare questi pendii dove però prosperano i piccoli conigli delle Canarie.11- La baia di Los Cristianos e di Las Americas visti dalla cima del Morros del Viento, la grande zona verde al centro è il campo del Golf Club Las Americas.12- 13- Veduta dal Morros del Viento verso la Roque del Conde a sinistra, di ben 1000 metri di dislivello dalla base e El Teide sullo sfondo a destra1314- In primo piano il piccolo cono vulcanico Montana del Mojon con a destra l’abitato di Chayofa e sopra, sullo sfondo, le coste rocciose de Los Gigantes.15- Veduta verso Est con le cime intorno a Las Chafiras, a destra, di fianco a Davide, la superstrada per Santa Cruz.16- Un gigante della flora, il “Pino gordo”, Pinus canariensis endemico delle isole Canarie, di circa 1000 anni di età !!!, sulla strada che da Villaflor sale verso la Canada del Teide.17- La canada (caldera) del Teide, a sinistra le più recenti colate laviche di colore marrone scuro.18- Sulle immense colate laviche del Teide con la cima a destra, salita nel 2018 (vedasi articolo)19- Le desertiche distese di pietra pomice, capace di galleggiare sull’acqua, alla Montana Blanca, sotto alla cima del Teide. 20- 21 – 22- Un secondo gigante della flora delle Canarie, il famoso “Draco millenario” di Icod de Los VInos, Dracaena draco anch’essa endemica delle Canarie che sembra abbia una età di 3000 anni 21- Osservare le dimensioni della pianta con la persona al fianco sinistro della palma22 23- La Roque del Conde, una ardita cima vulcanica che si innalza per 1000 metri dalla piana sottostante, salita da solo.24- Il sentiero di salita si snoda con ripidi tornanti di muretti a secco tra le pareti del Barranco de Las Casas.25- Il Barranco de Las Casas e la arditissima cima di Roque Imoque.26- Il comodo sentiero di salita prima della cresta Nord, a destra l’abitato di Vento da cui si parte per l’escursione.27-28- 29- La cresta Nord oltre la quale il sentiero si fa molto più stretto e ripido, l’unico pericolo è quello di scivolare e cadere sopra ai fichi d’india e le altre piante spinose delle Canarie !!!.282930- Gigantesco esemplare di Euphorbia canariensis 31- Veduta dalla cima della Roque del Conde verso Las Americas, ai piedi la Caldera del Rey coltivata a bananeti e la cresta del Morro Negro a destra. 32- Veduta dalla cima della Roque del Conde verso il Morros del Viento già oggetto di salita 33- Veduta verticale verso il sottostante Barranco de Las Casas e l’abitato di Vento da cui si inizia l’escursione.34-La verticale piattaforma rocciosa basaltica della Roque del Conde con numerosi esemplari di Euphorbia canariensis e Opunzie. 35- I basalti colonnari che caratterizzano la croce della cima della Roque del Conde.36- La Costa Adeje vista dalla Roque del Conde.37- La Roque Imoque della foto n.25 vista dalla cima della Roque del Conde.38- Il versante Nord della Roque del Conde a sinistra e la Roque Imoque a destra, visti da Arona.39- 40- Il versante Est della Roque del Conde visto dalla Caldera del Rey (foto n.31) che fa da protezione naturale alle coltivazioni di bananeti.4041- Veduta della Caldera del Rey dalla cresta sovrastante denominata Morro Negro.42- La cresta del Morro Negro con il versante Est della Roque del Conde e gli insediamenti turistici che si spingono in alto sulle pendici del monte.43. La Caldera del Rey con il Morros del Viento sullo sfondo visti dall’interno della Wildlans cave.44- Veduta dell’abitato di Los Cristianos e del Morros del Viento dalla cima del vulcanello Montana Chayofita che lo separa dall’abitato di Las Americas, nella speranza che non si risvegli mai come al contrario ha fatto proprio in questi giorni di nostra permanenza il Vulcano a Las Palmas. 45- La Roque del Conde ed il grande Golf club Las Americas visti dalla Montana Chayofita
LA EX MINIERA DI MANGANESE di Poggio San Vicino.
Ulteriore itinerario consigliato ad appassionati di grotte e mineralogia, permette di esplorare una lunga galleria della ex Miniera di Manganese di Poggio San Vicino. La miniera, attiva negli anni ’50 del secolo scorso, è stata abbandonata presto per la scarsità del minerale estratto, costituito da esclusivamente da Pirolusite, chimicamente Biossido di Manganese.
Le Marche sono scarse di luoghi mineralogici, grandi miniere di zolfo erano attive nel Pesarese fino agli anni 50 dello scorso secolo ma per il resto questa è una delle rare miniere aperte della nostra regione, in precedenza ho descritto l’itinerario per visitare la Miniera di Ferro di Pecorile.
La miniera si trova anch’essa nella parte settentrionale del gruppo montuoso del Monte San Vicino.
ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Poggio San Vicino, un piccolo comune della Provincia di Macerata, dalla superstrada Vallesina (Fabriano – Ancona) all’uscita “Apiro-Mergo” proseguendo per la strada Provinciale n.9 quindi si devia per la strada Provinciale n.117 Esinante in direzione dell’Abbazia di S.Urbano proseguendo in direzione San Severino Marche -Apiro con deviazione per il paese di Poggio San Vicino per la strada Provinciale n.3 . Oppure da San Severino Marche in direzione di Cesolo per proseguire per Apiro per la strada Provinciale n.2 fino a Frontale. Qui si devia per la strada Provinciale n.52 fino a Poggio San Vicino.
Giunti alla chiesa si sale fino alla sommità del paese proseguendo in salita in direzione Loc.Palazzo-Domo, la strada poco dopo inizia a scendere con uno stretto tornante, si prosegue in discesa quasi al fondovalle fino al primo incrocio a destra per Cerqueto-Vallonga dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Dalla parte opposta dell’incrocio dove si è parcheggiato si trova un tratturo che scende verso il fosso (344087,1 E – 4804474,1 N; 390 m.) , dopo circa 100 metri si trova una deviazione a sinistra con indicazione per i “Ginocchielli di S.Romualdo” che consiglio di visitare, si prosegue a destra fino ad una seconda deviazione con cartello indicante a sinistra la prosecuzione per la Miniera di Manganese, non fatevi intimorire dall’indicazione di 4 km di percorso per la miniera perché da questo punto sono solo 1,5 km di distanza.
Si percorre il tratturo di fondovalle tra alta vegetazione per circa 1 km fino a raggiungere il fosso (343473,5 E – 4803824,7 N; 430 m.), lo si attraversa e si prosegue a destra in netta salita, dopo circa 200 metri si trova un tornante e la strada svolta a sinistra, dopo altri circa 300 metri si raggiunge il piazzale di ingresso della miniera, (massimo 1 ora dall’auto) sotto ad alte pareti rocciose (343336,3 E – 4803911,4 N; 535 m.). Percorrere con attenzione la galleria fino al termine dove devia a destra fino ad un pozzo che esce nella parete sovrastante. salendo dal piazzale della galleria a destra per traccia di sentiero si può raggiungere la sommità del pozzo verticale che esce alla base di una alta parete rocciosa dove si possono osservare ancora ampie porzioni di mineralizzazione a Pirolusite nera. Nel piazzale della miniera, scavando tra le pietre, si possono trovare ancora dei frammenti di Pirolusite dal caratteristico colore nero.
Al ritorno si consiglia di visitare i “Ginocchielli di S. Romualdo” proseguendo il sentiero intercettato all’andata, fino a raggiungere un lastrone di calcare grigio contrassegnato da una targa metallica dove, secondo la leggenda, alla sua base sono impresse le impronte del Santo che si trovava a percorrere la zona con un cavallo in direzione della vicina Valdicastro.
1-Il primo incrocio dove il cartello a sinistra indica la direzione per i “Ginocchielli di San Romualdo” mentre a destra si prosegue per la Miniera.2- Il secondo incrocio con il cartello per la Miniera a terra che indica di proseguire a sinistra.3- L’alta parete rocciosa sotto la quale si apre l’ingresso della miniera di Manganese.4- 5 La galleria di ingresso, nel piazzale in particolare a destra della foto, scavando tra le pietre si possono trovare ancora dei frammenti di Pirolusite nera.5-6- Il sentiero è segnato CAI 178.7- 8 – Dentro alla galleria.89 – 10 – 11- L’uscita superiore del pozzo verticale a ridosso della parete rocciosa.101112- Anche intorno al pozzo si trovano ancora frammenti di Pirolusite13- Porzioni di mineralizzazione a Pirolusite nera nella parete sopra al pozzo.14 – 15 – 16 – 17- Frammenti di Pirolusite15161718- Campione mineralizzato ad ossidi di ferro.19- I ginocchielli di San Romualdo.Estratto di carta topografica della zona con indicato il sentiero per la Miniera di Manganese.
LA CAMOSCIARA Parco Nazionale ALM alla ricerca dell’orchidea Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus).
Il 5 giugno, con mia moglie Cristina e insieme ai nostri amici Catia e Pietropaolo, anche loro appassionati di montagna, fotografia e di orchidee, abbiamo raggiunto il paese di Villetta Barrea nel Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise dove abbiamo pernottato in un bellissimo B&B a 2 chilometri dalla nostra mèta per poi effettuare il giorno dopo una bellissima escursione, nonostante la minaccia di pioggia, nella valle della Camosciara alla ricerca della rarissima orchidea Cypripedium calceolus detta anche Scarpetta di Venere.
La Camosciara conserva una delle pochissime stazioni dell’orchidea dell’Italia Centrale .
Le singole piante che abbiamo avuto la fortuna di osservare sono protette da gabbie metalliche dall’incoscienza degli escursionisti e nonostante ciò, abbiamo trovato una pianta fiorita raccolta e lasciata vicino al greto del torrente.
L’orchidea è vistosa ed è la più grande della flora Italiana, è rarissima e per questo va assolutamente protetta, si può liberamente fotografare (avevo chiesto alla direzione del Parco la possibilità di fotografarla e mi avevano risposto che la visita alla stazione è libera anche se con le dovute cautele e divieti da rispettare) ma non deve essere assolutamente raccolta.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il Lago di Barrea visto dal Castello del paese, sullo sfondo Civitella Alfedena e, a sinistra, i monti della Camosciara.2- Il Castello sovrasta il paese di Barrea arroccato su un colle sopra al lago artificiale.3 – 4 La vallata della Camosciara, il tempo non è dei migliori ma siamo fiduciosi.45- Dopo 30 minuti di cammino dal parcheggio per comodissima strada di fondovalle, anche se asfaltata, incontriamo la prima gabbia con una piantina fiorita di Cypripedium calceolus, l’emozione è alle stelle.6 – 10 – La meravigliosa Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus) in piena fioritura.7891011- Il labello a forma di pantofola (da cui il termine comune “Scarpetta di Venere”) intrappola degli insetti necessari per l’impollinazione dell’orchidea.12 – Durante l’escursione un altro interessante incontro botanico, l’Aquilegia magellensis, raro endemismo Abruzzese.131415- Eriophorum latifolium caratteristico delle zone acquitrinose.16- Neottia nidus-avis, orchidea dai singolari fiori di colore marrone difficile da osservare nel sottobosco. 17- La Paris quadrifolia, altra rara pianta detta anche Uva di Volpe.18- La faggeta della Valle della Camosciara con Cristina e i nostri amici Catia e Pietropaolo che ci hanno accompagnato.19- La faggeta della parte terminale della Valle della Camosciara, a ridosso delle pareti rocciose che la delimitano.20- La cascata delle Ninfe21 – 23- La cascata delle Tre Cannelle.222324- Bianco e nero su radici di Faggi a conclusione della bellissima esperienza.
LA BUCA DEL TERREMOTO di Monte d’Aria
Su richiesta di alcuni amici interessati a visitare questo insolito luogo situato al di fuori dei Monti Sibillini riporto la descrizione dell’itinerario di raggiungimento della Buca del Terremoto.
La Buca del Terremoto aperta dal sisma del 1799 tra il Monte di Colleluce (861 m.) e il Monte San Pacifico (760 m.) nella zona montuosa compresa tra San Severino Marche, Serrapetrona e Camerino è una voragine di forma pressoché circolare, larga circa 50 metri e profonda 20 formata probabilmente a causa del crollo della volta di una grotta presente nel sottosuolo.
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Villa d’Aria nel comune di Serrapetrona, passando per il capoluogo (che si può raggiungere da San Severino Marche, da Tolentino e da Caldarola) per proseguire per 6 km in direzione di Castel San Venanzo e proseguendo in direzione di Camerino fino all’abitato di Villa d’Aria. Oppure da Camerino si prende la Strada Provinciale n.22 per la frazione di Torrone, si prosegue ed al bivio per Crispiero si devia a destra in direzione di Serrapetrona, si ignora a destra il bivio per Letegge – Pozzuolo – Statte proseguendo per la strada principale. Si prosegue per circa 3 km e si raggiunge la frazione di Villa d’Aria sempre su strada asfaltata.
DESCRIZIONE ITINERARIO: Da Villa d’Aria si può proseguire in auto su strada sterrata con fondo sconnesso in salita che inizia dalla parte superiore del paese oppure si parcheggia nel paese e si prosegue a piedi. Si sale nella strada sterrata, passando alla base delle grandi pale eoliche del Monte d’Aria, visibili da tutta la provincia di Macerata, ed in circa 1,5 km si raggiunge la Chiesina denominata “Madonna della Neve” nascosta dentro una piccola pineta (350355,7 E – 4783532,9 N; 790 m.; foto n.3) . Qui se si è giunti in auto si parcheggia e si prosegue a piedi. Dalla chiesina si prosegue a piedi la strada sterrata in lieve discesa per 200 metri fino al primo bivio dove si prende a sinistra (foton.2, cartello “buca”). Dopo 500 metri si scende in un vallone (foto n.4) per poi risalire e raggiungere dei prati con molti arbusti di ginepri in direzione di una vasta pineta. Dopo circa 300 metri si nota una sterrata che si avvicina dalla destra e che si incrocia in corrispondenza del cambio di direzione del vertice della pineta (foto n. 7-8) dove si trova un secondo cartello che indica l’imbocco del sentiero che entra nella pineta e che, in 150 metri, conduce alla voragine (351199,7 E – 4784530,2 N; 790 m.).
RITORNO: Stesso itinerario. Dopo aver superato per 100 metri la chiesa della Madonna della Neve è possibile prendere la sterrata a destra in netta salita e raggiungere la base delle grandi pale eoliche ed arrivare fino alla sommità del Monte d’Aria caratterizzata da numerosi ripetitori.
1- I Monti Sibillini visti dai prati intorno alla Madonna della Neve.2- Il bivio con cartello “buca” che, a destra, conduce alla Buca del Terremoto. 3- La sterrata che conduce alla Buca, la pineta nasconde la chiesina della Madonna della Neve, vicino alla grande pala eolica, sullo sfondo, verso Sud, il Monte Letegge.4- La sterrata poco prima del vallone, sullo sfondo la pineta che nasconde la Buca del Terremoto.5- Veduta verso Nord con il Monte San Vicino che emerge dalla pineta.6- Veduta verso Ovest con il Monte Cucco al centro ed il Monte Catria a destra.7- Il vertice della pineta in cui si entra per raggiungere la Buca.8- Il cartello posto nei pressi della pineta, sullo sfondo, verso Sud-ovest, il Monte d’Aria con i ripetitori in cima e le pale eoliche.9- Dalla pineta all’improvviso si apre la voragine circolare della Buca del Terremoto.10- La Buca, si noti le dimensioni con la mia figura in maglia bianca, sul bordo a sinistra.11- Le verticali pareti di scaglia rossa del lato Nord piene di muschi che compongono la Buca.12- L’unico punto dove si può raggiungere il fondo della Buca.13- Il lato esposto a Sud illuminato dal sole.14- Veduta verticale della voragine dal suo bordo.15- Alcuni tronchi caduti nel fondo della Buca dove qualche cretino ha lasciato due mascherine, la stupidità umana non ha limiti.16- Veduta d’insieme della Buca confrontate con la mia figura sul fondo.17- Sul fondo della Buca, piena di detriti di scaglia rossa.18- Emblematica lapide alla Chiesetta della Madonna della Neve, peccato che il terremoto non ha avuto rispetto del fabbricato.19- Pianta satellitare dell’intero percorso.20- Dettaglio del secondo tratto del percorso, da compiere a piedi.21- Dettaglio satellitare della parte tratteggiata in rosso della foto n.19 della Buca del Terremoto.
PICO DEL TEIDE – TENERIFE
Raccontando ad un mio amico l’esperienza avuta nell’Aprile 2018 a Tenerife della salita al vulcano più alto d’Europa (l’Etna è alto 3350 metri), chiedendomi di vedere alcune foto ho colto l’occasione per inserirle nella rubrica “Oltre i Monti Sibillini” dedicata a salite in altre catene montuose.
Il Teide è un vulcano che si trova sull’isola di Tenerife nell’arcipelago delle Canarie. Con i suoi 3718 metri di altezza sul livello del mare (e circa 7.000 metri sopra la piattaforma oceanica) è la vetta più alta della Spagna e anche la montagna più alta delle isole dell’Oceano Atlantico. È il terzo vulcano del mondo per altitudine dalla sua base dopo il Mauna Loa e il Mauna Kea alle Isole Hawaii.
La sua particolare altezza in un contesto di totale assenza di montagne nelle vicinanze (è l’unica cima dell’isola) conferisce al Pico del Teide (la punta del vulcano) un grande fascino per gli escursionisti che da qui possono godere di una vista a 360°.
Di seguito le immagini della settimana di escursioni nei dintorni del Teide , nei vari Barranco ed arrampicate effettuate con il mio Amico Davide.
1- Il Pico del Teide visto dalla costa di Tenerife.2- La pianta simbolo delle Canarie, La Dracaena Draco o El Drago il cui tronco se tagliato essuda di un lattice rosso sangue.3- Una delle moltissime specie di Aeonium, piante grasse tipiche anch’esse delle Canarie.4- Escursione al Barranco (vallone) de Ruiz tra grotte vulcaniche e canyon a picco sul mare.5- Escursione nell’entroterra nella desertica valle di Masca 6 – 7- Salite ad alcuni torrioni vulcanici78- Aloe canariensis coltivata nell’Isola per la produzione di prodotti cosmetici.9 – 10- La Valle di Masca.1011- La Caldera del Teide.12- La funivia che permette di giungere rapidamente in quota sul Teide.13- L’arrivo della stazione della funivia e la cima del Pico del Teide sullo sfondo.14- Si inizia la salita al Pico del Teide tra colate di lava di vari colori.15- Giunti nei pressi del cratere sommitale si osserva tutta l’Isola di Tenerife immersa nella nebbia mattutina.16- Il tratto iniziale della salita già a circa 3500 metri di altezza, siamo partiti poco meno di due prima dal livello del mare ed il notevole dislivello fatto un così poco tempo si fa sentire.17- il Pico mantiene ancora un po di neve invernale nonostante ci troviamo di fronte alle coste a Sud del Marocco.18- L’immensa Caldera del Teide con le varie colate laviche di diversi colori.19 – 20- Il Cratere sommitale con le fumarole ricoperte di Zolfo.2021- In cima con il mio amico Davide, alle spalle la parte Occidentale dell’Isola ricoperta di boschi.22 – 23- Giro intorno al Pico del Teide tra gigantesche colate laviche.2324- Attimo di riposo in cima al Teide, alle spalle la Caldera.25- Formazione di “mini” Penitents nei tratti dove ancora rimane la neve, guglie di ghiaccio formate dal vento, questi sono alti qualche decina di centimetri, nelle Ande sono alti anche diversi metri !!!26- Il sentiero sulle sabbie vulcaniche che riporta in cima.27 – 28- Il Pico del Teide con la stazione della funivia visto dalla Caldera dove sorgono particolari formazioni rocciose, le Roques de Garcia, questa è una delle immagini più caratteristiche di Tenerife.2829- Formazioni laviche della Caldera del Teide con una pianta di Echium wildpretii al centro che colonizza la lava.30- 31- Guglie di Basalto intorno alle Roques de Garcia.3132- Davide in arrampicata sulle guglie di Basalto.33- Arrivo io.34- Altra pianta caratteristica delle Canarie, l’Euphorbia canariensis 35- E questa pianta non può che provenire dalle Canarie, si chiama infatti la Canarina canariensis. 36- L’unica cascata di Tenerife al Barranco del Infierno.37- Altra pianta tipica delle Canarie, l’ Echium giganteum arboreo.38 – 39 – 40 – 41 – 42 – 43- Fasi di arrampicata nella falesia delle Roque de Jama ad Arona394041424344 – 45 -46 – Paesaggio lunare alla Montana Blanca con immense dune di pietra pomice (che galleggia sull’acqua) accumulato dalle eruzioni del Teide. In questo luogo hanno girato scene di numerosi film tra cui la Furia dei Titani e 2001 Odissea nello Spazio.454647- Una Violacciocca (Erysimum scoparium) caratteristica delle sabbie vulcaniche della Caldera del Teide.48- Il Pico del Teide a destra con il Pico Viejo più basso e la Caldera riempita dalle colate storiche che si sono susseguite, di diversi colori, dal grigio al marrone al nero.
MONTE LETEGGE: In attesa di tempi migliori.
Il 23 Novembre 2020, per l’impossibilità di uscire dal comune di residenza senza valido motivo a causa delle imposizioni del Governo e della Regione Marche per limitare l’epidemia da COVID19, mi accontento di uscire nelle montagne del comprensorio del comune di Camerino.
Escursione pomeridiana, partendo a piedi dall’incrocio della strada per Monte D’Aria – Serrapetrona – Camerino, per comoda strada sterrata e prati ho raggiunto la sommità del Monte Letegge da cui si gode di un bel panorama a Sud verso i Monti Sibillini e a Nord verso le montagne della vallata che va da Camerino fino a Fabriano.
In questi giorni sui social (principalmente facebook) molti frequentatori di montagna residenti in comuni (Fabriano, Civitanova, Macerata ecc.) al di fuori del comprensorio dei Monti Sibillini stanno mettendo immagini di escursioni effettuate con i monti innevati senza alcuna vergogna pur sapendo che non possono uscire dal proprio comune senza un valido motivo.
A che serviranno poi le regole se tanto non c’è nessuno che controlla.
Tanto si sa, se aspettiamo che gli Italiani abbiano, senso civico, dovere e rispetto per il prossimo e per il mondo che li circonda allora siamo a posto !
1- Il gruppo Nord dei Monti Sibillini visto dal Monte Letegge.2- Zoom da Est con il Monte Castel Manardo, il Pizzo Regina e Monte Acuto.3- Zoom sulla parte centrale con il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Pizzo Berro e il Monte Rotondo.4- Zoom sullo sfondo con Monte Rotondo, Monte Bove Nord (a destra), Monte Cacamillo in primo piano a sinistra e Monte Pietralata in secondo piano centrale.5- Zoom ad Ovest con La Croce di Monte Rotondo sullo sfondo e il Monte Coglia in primo piano.6- La bellissima piramide del “piccolo” Monte Acuto.7- Il Montigno (o Monte Igno), del gruppo dei monti di Montelago, nei dintorni di Camerino delimita la vallata del Chienti (a sinistra) prima di Serravalle.8- La maestosa Priora con il Pizzo Regina domina il gruppo Nord dei Monti Sibillini.9- Veduta verso Nord ovest con il Monte Catria, visitato pochi giorni fa. (vedi itinerario)10- Il Monte d’Aria con il ripetitore e le gigantesche pale eoliche visibili da tutta la costa da Ancona a Porto S- Elpidio. 11- Veduta da Nord con la successione dei monti del gruppo del Monte San Vicino.12- Una delle pale eoliche del Monte d’Aria confrontata con la strada sterrata sottostante.13 – 14- Nei tratti rocciosi del versante Camerte del Monte Letegge è possibile ritrovare bellissime e grandi porzioni di selce rossa.