IL CANYON DI CAMPO IMPERATORE, LA GROTTA E LA TESTA DELL’AQUILA.

Il Vallone della Valianara, più conosciuto come il Canyon di Campo Imperatore, è un luogo quasi magico, è diverso da tutto l’ambiente che lo circonda fatto da prati aridi e quasi pianeggianti, non ci si rende conto finché non ci addentra, si apre nella parte meridionale del vasto altipiano, tra le pendici del Monte Bolza a Sud, cima secondaria poco conosciuta, e il Monte Camicia a Nord, non è percorso da corsi d’acqua ma si riempie a primavera o in caso di forti piogge creando un lungo lago temporaneo, il fondo non presenta vegetazione ne formazioni algali in quanto è costituito da sedimenti finissimi di origine glaciale quasi polverulenti che si compattano diventando impermeabili ma non trattengono a lungo le acque.

Nella parte finale è riempito invece di detriti più grossolani provenienti dalla grande fiumana che scende dalle pendici Sud del Monte Camicia e che si immette nel canyon in corrispondenza di un piccolo ponte sulla strada di Campo Imperatore.

Racchiude inoltre delle particolarità poco conosciute, una ampia grotta, non comuni nella zona, e soprattutto una grande roccia a forma di testa di Aquila di cui avevo sentito parlare ma che non ero ancora riuscito a trovare.

Non a caso in zona hanno girato scene del film “Lo chiamavano Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill come ricorda il cartello posto sulla strada sovrastante il canyon in corrispondenza del ponte sulla fiumana e del sentiero che conduce alla Vecchia Miniera di Bitume del Monte Camicia.

Il primo settembre 2024 ho avuto la fortuna di trovare il canyon riempito di acqua grazie alle abbondanti piogge dei giorni precedenti e soprattutto sono riuscito a trovare la grande roccia a forma di testa di Aquila. Poi ho capito perché non avevo mai visto questa particolare formazione rocciosa, le altre volte avevo percorso il canyon partendo dalla strada dove c’è il ponte ed il cartello che ricorda il sito dove è stato girato il film menzionato sopra ed ero sceso verso valle.

Stavolta sono sceso nel canyon dalla parte iniziale a monte parcheggiando in corrispondenza di uno slargo della strada e scendendo all’imbocco del canyon, ho trovato cosi la roccia posta sulla sinistra orografica del canyon e la grotta posta sulla destra quindi poi sono sceso fino alla confluenza della fiumana del Monte Camicia da dove di solito scendevo.

Di seguito le immagini del particolarissimo sito.

1- La parte iniziale del Canyon, riempito con l’acqua delle abbondanti piogge dei giorni precedenti.
2- Un grande cardo ormai seccato dalla torrida estate.
3 – 4 – Le particolari formazioni rocciose laterali del Canyon.
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5- La prima parte del Canyon riempita d’acqua e la strada di Campo Imperatore sullo sfondo da cui si accede.
6- La prima strettoia del Canyon piena d’acqua ci obbliga a risalire la rocciosa sponda sinistra.
7 – 8- Ci innalziamo un po’ per osservare meglio il Canyon e superare la parte più stretta con oltre 30 centimetri di acqua e fondo melmoso.
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9- La parte successiva del Canyon oltre la prima strettoia.
10- Scendiamo di nuovo nel letto del lago temporaneo in questa parte a tratti asciutto.
11- Proseguiamo per un breve tratto nel letto asciutto.
12- E ci avviciniamo alla grotta e alla seconda strettoia, finalmente di fronte a noi si apre la vista sulla roccia a forma di testa di Aquila nell’atto di ghermire un preda che non ero riuscito ancora a trovare.
13 – 14 – Dettaglio della roccia a forma di testa di Aquila.
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15 – 20- La Grotta della Valianara.
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21- Una profonda faglia posta a valle della Grotta.
22 – 23- Veduta del Canyon dall’interno della Faglia.
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24 – 27 – Proseguiamo verso la seconda strettoia dopo la grotta ma stavolta siamo costretti a guadare il laghetto.
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28- Quindi il laghetto termina in corrispondenza di una alta duna di sabbia, qui l’ambiente assomiglia ad una oasi in un deserto roccioso.
29- Una particolarità botanica nelle sponde sabbiose del Canyon, a breve distanza vegetano una Linaria purpurea a sinistra e una Linaria alpina a sinistra, quest’ultima in particolare caratteristica dei ghiaioni di alta quota qui si trova eccezionalmente ad una quota molto bassa per la specie.
30 – La Linaria purpurea
31- La Linaria alpina
33- Nelle pareti del versante Nord del Canyon vegeta anche la rara Primula auricula, qui eccezionalmente abbondante.
34- Proseguiamo ancora per pochi metri fino alla duna di sabbia.
35- La particolarissima duna di sabbia che delimita a valle il laghetto temporaneo.
36- Il laghetto visto dalla duna di sabbia
37- Procedendo lungo la duna di sabbia si scopre il Monte Camicia.
38- Fino a raggiungere la fiumana di detriti più grandi proveniente dal versante Sud del Monte Camicia.
39- Il cartello posto all’uscita del Canyon.
40 – 41 – La fiumana proveniente dal versante Sud del Monte Camicia.
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42- Il Canyon invece prosegue ancora per alcune centinaia di metri ma con meno spettacolarità verso le pendici Nord del Monte Bolza la cui cima rocciosa poco conosciuta è visibile al centro della foto.
43- Raggiunto Campo Imperatore la vista si apre sul Corno Grande immerso nella nebbia.



LA GROTTA DEL BEATO BERNARDO – GROTTE DI MONTELAGO DI CAMERINO.

I Piani carsici di Montelago, superiore e inferiore, sono uno dei tanti altipiani dell’Appennino, si elevano ad una quota media di 940 metri il primo e 900 metri il secondo, delimitati da Monte Igno a sud e Monte di Mistrano a Nord, tra i Comuni di Serravalle, Camerino e Sefro.

I Piani sono caratterizzati da un lago temporaneo primaverile nel piano inferiore e una delle poche torbiere dell’Appennino nel piano superiore, questi ambienti sono popolati da una flora specifica molto interessante composta da diverse specie di orchidee e altre piante rare.

Consiglio di fare questa escursione a primavera dove è possibile ammirare una delle più belle fioriture di Orchidee dell’Appennino con decine di specie e di poter osservare il lago temporaneo colmo di acqua.

L’accesso ai piani può essere effettuato in auto da Serravalle del Chienti salendo alla frazione di Copogna per poi proseguire su strada asfaltata fino alla chiesa della Madonna di Montelago con punto di ristoro limitrofo oppure da Camerino per strada imbrecciata che sale dalla frazione di S.Erasmo verso Nibbiano infine da Sefro alla frazione di Agolla per proseguire poi su strada imbrecciata.

Nei dintorni dei Piani di Montelago si aprono delle cavità visitabili, la Grotta del Beato Bernardo e di San Bartolomeo delle Carpenese e altre due cavità nei pressi della chiesa della Madonna di Montelago: la Grotta Bocalume e il Buco del Sasso Freddo che avendo carattere di pozzo verticale abbiamo esplorato per una piccola parte con lo speleodrone.

Di seguito la descrizione per raggiungere le quattro grotte.

LA GROTTA DEL BEATO BERNARDO

Per raggiungere invece la Grotta del Beato Bernardo, una volta raggiunto il Piano Inferiore per la strada asfaltata, nei pressi del lago, si prende la deviazione di breccia per Sefro-Agolla con indicazione anche per la grotta, si percorrono circa 2 chilometri fino al Passo del Trebbio dove si parcheggia in corrispondenza di una pensilina con pannelli solari, di fronte inizia il breve sentiero per la Grotta. addirittura provvisto di illuminazione notturna e perfettamente segnalato. In circa 15 minuti si raggiunge a piedi la Grotta del Beato Bernardo, al ritorno, a circa metà sentiero, si sale a sinistra su una lieve traccia nel bosco che sale verso le pareti sovrastanti e, costeggiando le pareti, si può raggiungere una seconda cavità, la Grotta di San Bartolomeo delle Carpenese. Non fidatevi della geolocalizzazione del Catasto delle Cavità della Regione Marche in quanto la indica sotto il sentiero anziché sopra.

1- Il Piano di Montelago Superiore, visto dalla strada che sale da Copogna di Serravalle.
2- Il lago di Montelago
3- Il canale di scolo del lago verso l’inghiottitoio.
4 – 5 -Alcuni Biancospini (Crataegus monogyna) arborei secolari al piano superiore.
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6 – Dactylorizha sambucina con fiori rossi
7 -Dactylorizha sambucina con fiori gialli
8- Orchis pauciflora
9 – Orchis provincialis
10 – 11 – 12- Orchis morio
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13- Ophrys fusca Link subsp. funerea
14- Nel lago del piano Inferiore di Montelago vegeta la rara e bellissima Orchis laxiflora.
15- E la Dactylorizha incarnata.
16- La più comune Gimnadenia conopsea
17 – 20- Mentre nella torbiera del Piano Superiore vegeta il rarissimo Eriophorum latifolium.
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21- Tiglio in fiore che alimenta un un vero e proprio stormo di farfalle.
22-Il cartello posto all’inizio del sentiero per la Grotta del Beato Bernardo.
23- Non si può dire che manca la segnaletica al Passo del Trebbio di Montelago, magari fosse così nel Parco dei Monti Sibillini.
24- Il comodissimo sentiero per le due grotte.
25- L’alta parete dove si apre la Grotta del Beato Bernardo.
26 – 30 – La Grotta del Beato Bernardo, meta di pellegrinaggio.
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31 – 34 Costeggiando la stessa parete si raggiunge la Grotta di San Bartolomeo delle Carpenese.
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35 – 36 – La curiosa “finestra” nella Grotta di San Bartolomeo.
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LE GROTTE DI MONTELAGO: IL BUCO DI SASSO FREDDO

Le due cavità, il Buco di Sasso Freddo e la GRotta Bocalume, sono situate nei pressi della Chiesa della Madonna di Montelago, si raggiungono facilmente seguendo le tracce GPS del Catasto delle Cavità della Regione Marche. Esse si trovano a terra protette da recinto e grata all’interno di un bosco come visibile nella foto n.49, a poche centinaia di metri dalla chiesa.

37 – 39 -Il Buco di Sasso Freddo protetto da una recinzione.
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40 – 42 – Esploriamo il pozzo con lo speleodrone ma poi esso devia e non si può proseguire.
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LA GROTTA BOCALUME

43 – 44 -La Grotta Bocalume è protetta da una pesante grata a terra.
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45- Caliamo lo speleodrone e notiamo tre aculei di Istrice conficcati su una parete del pozzo, forse è caduta al suo interno.
46- Ci avviciniamo agli aculei.
47- Raggiunti gli aculei proseguiamo per vedere se c’è la carcassa dell’Istrice.
48- Ma il pozzo devia e non possiamo proseguire, vediamo solo altri aculei nel fondo.
49- La posizione delle grotte di Montelago.



LE GROTTE DI S.ANGELO TRA UMBRIA ED ABRUZZO.

Tra Umbria ed Abruzzo si trovano due grotte dedicate allo stesso Santo.

Se non fosse per la distanza stradale di oltre 250 chilometri che le separa entrambe le grotte sarebbero raggiungibili con brevi escursioni in giornata ma possono essere abbinate ad altre escursioni nelle due zone dove sorgono per chiudere la giornata.

UMBRIA: LA GROTTA DI S.ANGELO – M.PENNINO

La Grotta di S.Angelo del Monte Pennino si trova in Umbria, per visitarla si raggiunge in auto il paese di Annifo, nelle vicinanze di Colfiorito, in provincia di Perugia, dal paese si continua la strada asfaltata in direzione di Bagnara per poco più di 2 chilometri fino raggiungere il paese di Collecroce. Si lascia la strada asfaltata e si scende dal paese per una strada di breccia che conduce al Monte Pennino, ad un bivio si continua a destra e dopo circa 400 metri si raggiunge il primo tornante che sale al monte.

Si parcheggia al lato del tornante e si prosegue a piedi prendendo il tratturo che prosegue in piano con cartello indicante la direzione di Bagnara.

Strada facendo si incontrano tre deviazioni senza segnaletica dove si prosegue sempre a sinistra, alla quarta deviazione finalmente un cartello indica di salire a destra in direzione della Grotta di S.Angelo.

Dopo alcune centinaia di metri di salita si raggiunge una stretta strada sterrata nel bosco di recente ampliamento che in breve conduce all’ingresso della grotta, in poco più di un’ora di salita.

L’ingresso della grotta è stato chiuso con un muro che ne impedisce l’accesso inoltre l’unica apertura nel muro che ne permetterebbe l’ingresso è chiusa a sua volta con una grata metallica fissata con viti.

1- Il cartello danneggiato presente nel primo tornante della strada che conduce al Monte Pennino e che indica l’inizio del sentiero per la grotta (direzione Bagnara).
2- La prima deviazione, prendere a sinistra.
3- La seconda deviazione, prendere a sinistra.
4- La terza deviazione, anche se è presente un cartello scolorito prendere sempre a sinistra.
5- La Grotta di S.Angelo, purtroppo completamente chiusa con un muro e l’unica apertura presenta una griglia metallica fissata con viti.
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9- Di fronte alla grotta sono presenti anche altre strutture murarie parzialmente sommerse dalla vegetazione.
10- Una lapide difficilmente leggibile per l’usura racconta la storia della grotta.
11- Una porzione dell’interno della grotta visibile dalla grata.
12 – 13- Lungo il sentiero sono presenti degli interessanti pannelli che descrivono come si costruiva una Carbonaia, pratica ormai scomparsa nei nostri monti.
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ABRUZZO: LA GROTTA DI S.ANGELO DI PALOMBARO – PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA

La Grotta di S.Angelo di Palombaro si trova in Abruzzo, nel Parco Nazionale della Majella, si raggiunge in auto il paese di Palombaro in provincia di Chieti, si prosegue in auto la SP214 in direzione di Pennapiedimonte, dopo circa 1,5 km si incontra una deviazione a sinistra per l’Area Picnic – Grotta di S.Angelo con tanto di segnaletica, si prosegue la stradina stretta e in netta salita per quasi 3 chilometri fino al parcheggio dell’area picnic quindi si prosegue a piedi per 15 minuti sempre accompagnati da ottima segnaletica fino alla Grotta.

14 – 15 – I pannelli esplicativi presenti nei pressi della Grotta.
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16- Le gigantesche dimensioni della cavità che ospita i resti della chiesa rupestre.
17 – 22 – La chiesina rupestre e la cavità che la ospita viste da diverse angolazioni.
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23- Le vasche scavate nella roccia per la raccolta dell’acqua di stillicidio.
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GIRO DEL MONTE CONERO VIA MARE.

Da Marchigiano consiglio a tutti di fare un giro del promontorio del Monte Conero via mare in barca, anche se non sono un “Lupo di Mare! ma più “Lupo di Montagna”, per osservare la bellezza e la grandezza di tale montagna, che spicca da tutta la costa marchigiana con la sua altezza di 572 metri.

Il Monte Conero, in alcune parti, con le sue bellissime placche di calcare, precipita letteralmente nelle acque sottostanti e non ha nulla da invidiare rispetto ad altre zone costiere d’Italia più famose.

Il Monte Conero presenta anche una fitta serie di sentieri tra cui alcuni impegnativi e molto spettacolari come il sentiero che da Passo del Lupo scende alla Baia delle Due Sorelle, ma che attualmente SONO INTERDETTI ALLE ESCURSIONI.

Pertanto chi volesse effettuare delle escursioni nella zona deve informarsi sulla percorribilità dei sentieri direttamente dal sito istituzionale del Parco.

IL PASSO DEL LUPO

Il Passo del Lupo si raggiunge da Ancona, prendendo in auto la Via Monte Conero in direzione Sirolo quindi via Mortarolo fino al termine della strada sterrata.

Si prosegue il sentiero prendendo le indicazioni per il punto panoramico del Passo del Lupo, attualmente ci si ferma qui in quanto oltre questo punto il sentiero è interdetto.

Il sentiero di discesa alla Baia delle due Sorella era in tratti attrezzato con corde e destinato solo ad escursionisti esperti con pratica di alpinismo, ATTUALMENTE E’ INTERDETTO alle escursioni poiché ha fatto registrare numerosi infortuni negli anni passati.

1- La costa del Conero subito dopo Sirolo.
2- Pini di Aleppo monto coraggiosi.
3- La chiesa di Sirolo.
4 – 5 -Gli scogli delle Due Sorelle
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6- Le alte pareti del versante Est del Monte Conero.
7 – 11 – Con le bellissime verticali placche di Calcare dove sono state aperte anche delle difficili vie di roccia.
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12 – 13 – La Baia delle Due Sorelle, attualmente raggiungibile solo da mare.
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14 – 15 – Le Due Sorelle
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16 – 19- Altri scorsi del versante Est del Monte Conero prima di arrivare a Portonovo.
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20- Placche di bellissimo Calcare a picco sul mare.
21- La chiesa di Santa Maria in Portonovo.
22- La Torre del Bosis.
23- Il Fortino Napoleonico di Portonovo.
24 – 27- La Falesia della Trave, anch’essa piuttosto pericolosa per le frane come ben visibile nella foto n.27.
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28- La statua della Madonna che segna il termine della cosiddetta “Trave”, una stratificazione rocciosa naturale in parte semisommersa che taglia le acqua della baia, alle spalle è ben visibile la faglia che forma questa insolita formazione rocciosa sul mare.

SENTIERO PASSO DEL LUPO – BAIA DELLE DUE SORELLE

Dopo aver effettuato il giro del Monte Conero in barca mi sono ricordato che moltissimi anni fa, quando il sentiero non era interdetto, scesi dal Passo del Lupo fino alla Baia delle Due Sorelle, in una giornata nebbiosa che rendeva l’ambiente molto più spettacolare ed intenso, quasi da alta montagna.

RICORDO AI LETTORI CHE ATTUALMENTE TALE SENTIERO CHE SCENDE ALLA BAIA DELLE DUE SORELLE E’ VIETATO ALLE ESCURSIONI.

Di seguito le immagini di repertorio di quasi venti anni fa ritrovate nel mio vastissimo archivio.

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10- La Baia delle Due Sorelle vista dall’alto
11- Arbusto di Euphorbia characias subsp.wulfenii.
12- Le Due Sorelle
13 – 14- L’ultimo tratto di discesa.
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17- Gli sferici ciottoli della baia.
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IL FOSSO DEL CRINO E LE GROTTE DI M. SAN VICINELLO.

L’Appennino nasconde luoghi meravigliosi ed inaspettati, nella Riserva Regionale del Monte San Vicino e Monte Canfaito, nella valle del Crino, coperta da boschi dall’aspetto tranquillo si apre una forra di rara bellezza che è possibile percorrere in discesa e salita solo ed esclusivamente da ESCURSIONISTI CON ESPERIENZA ALPINISTICA E DI TORRENTISMO in particolare se si intende scendere il salto più alto in corda doppia invece che aggirarlo.

Inoltre, partendo dallo stesso punto, si possono raggiungere anche delle particolari grotte nel versante Est del Monte San Vicinello.

ACCESSO: In auto si raggiunge Elcito, una frazione del Comune di San Severino Marche, quindi si prosegue la strada a monte per poco più di un chilometro fino ad un incrocio di quattro strade di cui due sterrate a quota 903 metri dove si parcheggia.

DESCRIZIONE PER LE GROTTE DEL M.SAN VICINELLO: Nel punto di parcheggio partono tre sentieri, si prende il n.209 che entra nel bosco in direzione Sud che conduce ai Trocchi di San Vicino – Grotta di San Francesco e cima del M. San Vicino. Si percorre per circa un chilometro nel bosco fino ad uscire sul prato sottostante i Trocchi. Qui si rientra nel bosco a sinistra in netta salita senza traccia dirigendosi, con l’aiuto di un navigatore GPS che riporta le Grotte elencate nel Catasto della Regione Marche, verso le Grotte poco distanti fra loro, il Foro del San Vicinello e la Grotta di San Vicinello, che si aprono nel versante Est del M. San Vicinello a circa 1150 metri di quota. Qui purtroppo non posso fornire una descrizione precisa della posizione in quanto le grotte sono poco visibili dal bosco ma in ogni caso si aprono proprio all’inizio della barriera rocciosa presente sotto la cima del monte, basta girovagare a destra o a sinistra con l’aiuto del GPS.

DESCRIZIONE PER IL FOSSO DEL CRINO: Nel punto di parcheggio si prende il sentiero n.173 che scende in una strada sterrata completamente degradata in direzione di uno scarno maneggio posto in una radura nel bosco a valle. Superato il maneggio si scende in direzione del fosso fino ad entrare nel suo alveo. Si superano in discesa alcuni salti rocciosi in arrampicata e alcuni attrezzati con corde fino al grande salto. Qui si può superarlo salendo a destra alcune roccette su difficoltà di secondo grado per poi ridiscendere dalla parte opposta per un ripidissimo canale con rocce e breccia oppure più facilmente in corda doppia usando come ancoraggi due Spit posti sulla parete di sinistra, in questo caso la discesa è solo per esperti in quanto si scende nel vuoto per diversi metri. Si scendono ancora due salti usando sempre la stessa corda doppia quindi si arriva al termine della forra.

RITORNO: Si ripercorre il fosso, giunti sotto al salto più alto si risale a sinistra un ripidissimo canale con rocce e breccia e passaggi di secondo grado finali per aggirare il salto (che può essere usato per discendere il fosso come indicato sopra), giunti alla sommità si scendono alcune roccette in direzione del canale facendo molta attenzione oppure usare una corda doppia facendola passare su albero per riprendere il fondo del fosso e risalirlo fino al maneggio.

1- La cima del Monte San Vicino vista dal prato all’uscita del bosco del sentiero n.209
2- L’imbocco poco visibile del Foro del San Vicinello.
3- Il Foro del San Vicinello
4- La ripida paretina per raggiungere il Foro.
5 – 6 – Il Foro del San Vicinello.
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7- La cima del Monte San Vicino vista dal Foro.
8- La Grotta di San Vicinello, poco distante dal Foro
9 – 10 – La grotta è profonda diversi metri.
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FOSSO DEL CRINO

11 – 12 -L’ingresso della Forra del Fosso del Crino
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13 – 18 -Si prosegue tra alte pareti in un ambiente magico.
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19- Il primo salto che si discende in arrampicata.
20- Un salto che si scende con l’ausilio di una corda in loco.
21- A circa metà percorso sono presenti anche delle grotte concrezionate.
22 – 25 – Il salto più alto che si può aggirare a destra (in discesa) ma che è molto più divertente scendere in corda doppia con l’ultimo tratto nel vuoto.
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26 – 27 – I successivi salti più bassi ma più incisi si possono scendere anche continuando la doppia dal salto più alto.
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28- Il ripido canalino con roccia e breccia che permette di risalire il fosso dopo averlo sceso in corda doppia.
29- Con una ultima paretina di secondo grado da fare in discesa si rientra nel fosso.
30- Quindi si risalgono i salti fatti in discesa
31- Un grande albero di Tasso (Taxus baccata) è cresciuto nelle rocce a strapiombo nel Fosso del Crino
32 – 35 – Fasi di risalita
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36- Il sottoscritto impegnato nella discesa in corda doppia del salto più alto.
37- Planimetria satellitare degli itinerari proposti.



MONTI DELLA LAGA – Traversata da San Paolo di Acquasanta a Colle di Arquata per la Macera della Morte.

Escursione del 11 luglio 2024 con Virginia, Nello e Domenico, percorsi 23 chilometri e 1200 metri di dislivello, riportata sulla bibliografia dei Monti della Laga.

Partenza da San Paolo, frazione di Acquasanta Terme, si raggiunge Montecalvo a 1075 m., Colle dell’Araglione a 1092 m., Monte Libretti a 1216 m., Colle Pidocchi 1469 m., Monte Cesarotta 1800 m., Cima Fonteguidone 1863 m., Monte Li Quarti 1954 m., Macera della Morte a 2073 m., quindi si scende a Passo il Chino 1581 m. passando alle falde del Monte Comunitore si arriva a Colle di Arquata del Tronto dove abbiamo lasciato la seconda auto.

Di seguito le immagini della giornata.

1 – 2 -Il primo tratto dopo Montecalvo.
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3- Cartello a Monte Libretti.
4- Le vaste faggete dei Monti della Laga, addirittura questo faggio caduto ha un nome.
5- Le cime dei Monti della Laga verso ovest, sullo sfondo Monte Gorzano.
6- Cartello a Colle Pidocchi.
7-ll Monte Vettore visto da Colle Pidocchi.
8- Zoom sul Monte Vettore con il Monte Sibilla sulla destra.
9- Pyrola minor
10- Usciti dai lunghissimi boschi si arriva ai prati sommitali nei pressi della Cima Fonteguidone.
11- Il Pizzo di Sevo e Cima Lepri.
12- Il Monte Gorzano in lontananza.
13- Cima Lepri
14- Il Pizzo di Sevo.
15- Le caratteristiche rocce marnose a strati denominate “Formazione della Laga”, sullo sfondo i Monti Sibillini.
16- Il Pizzitello e il Pizzo di Sevo.
17- La cima della Macera della Morte.
18- La cresta che dalla Macera della Morte conduce al Monte Pizzitello.
19- La cresta finale della Macera della Morte.
20- La traversata della Costa Piangrano
21- Gentiana lutea abbondante nei prati verso Passo il Chino.
22- Passo il Chino e il Monte Comunitore.
23- Il Monte Vettore da Passo il Chino.
24- Il Monte Comunitore
25- L’ultimo cartello a monte di Colle di Arquata.
26- Ormai in vista di Colle di Arquata dove termina questa lunga e bellissima traversata.



IL SENTIERO DELLE ACQUE – PIEVETORINA

Il sentiero delle acque è un percorso che si snoda praticamente in piano lungo un torrente, da Pievetorina fino alla frazione di Fiume, con visita al ponte romano, l’Eremo dei Santi e il Mulino ad acqua, oltre alle cascate, molto conosciuto di recente anche se non particolarmente entusiasmante.

E’ adatto alle famiglie con bambini in quanto presenta dei percorsi sensoriali mentre l’interesse naturalistico si concentra solo nella parte finale in corrispondenza delle cascate e delle vasche termali anche se di termale non hanno nulla in quanto non ci sono sorgenti calde o di acque saline ma sono semplicemente delle cascate di acqua molto calcarea che, tramite la presenza di muschi del genere Eucladium e Palustriella, formano delle colate travertinose, come in molti altri luoghi dell’Appennino.

Infatti, al contrario di conosciuti siti termali quali Saturnia e Bagni San Filippo, dove le vasche termali, per l’alta temperatura e salinità, sono senza alcuna vegetazione, queste cascate sono ricoperte dei sopraddetti muschi.

Raggiunto il ponte romano si può abbinare la visita all’Eremo dei Santi o di Sant’Angelo di Prefoglio, del XII secolo, situato oltre il ponte, più a monte e dopo aver oltrepassato la strada che collega Pievetorina con Fiume.

Il sito è stato lesionato dal terremoto del 2016, completamente abbandonato a se stesso, è possibile entrare in quanto le porte dell’eremo e dei locali adiacenti sono tutte aperte e con finestre rotte e con totale assenza di segnaletica di divieto o di pericolo.

Forse qualcuno dovrebbe intervenire per la protezione del sito, abbiamo cercato di bloccare la chiusura della porta della chiesa per evitare l’ingresso ai visitatori meno esperti (bambini).

L’eremo è stato costruito inglobando una grotta, non censita nel Catasto delle Grotte della Regione Marche, lunga oltre 30 metri che si apre sulla parete a ridosso dell’eremo.

Interessante è che all’interno della grotta abbiamo trovato la presenza di una coppia di Geotritoni (Speleomantes italicus), anfibio alquanto raro e che ormai, vista la non più frequentazione religiosa dell’eremo, si sta appropriando del suo ambiente.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1 – 2 -La maggio parte dell’itinerario costeggia un torrente di scarso interesse.
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3 – 4 -Uno strano pioppo che trasuda acqua da una lesione della corteccia.
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5- Una piccola cicalina
6- Il Ponte Romano e l’Eremo in alto.
7 – L’Eremo di Sant’Angelo in Prefoglio, con porte aperte e finestre rotte ed assenza di segnaletica di divieto o pericolo.
8- La lapide posta sulla parete anteriore dell’Eremo.
9- La descrizione della storia dell’Eremo.
10 – L’interno dell’Eremo.
11 – La statua dell’Arcangelo Michele
11- La Grotta si apre sul fondo della chiesa, oltre l’altare
13- L’altare
14- La grotta si apre oltre il muro dell’altare
15 – 18 – L’interno della lunga grotta
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19 – 20 – la coppia di Geotritoni scoperti dentro la grotta.
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21 – 27 – Poi ci siamo divertiti a fotografare le Damigelle (Calopteryx) in volo sopra al torrente
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28- Felci nella sponda Nord del torrente
29 – 32 -Le cosiddette “vasche termali” di travertino ricoperte di muschi del genere Eucladium e Palustriella.
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33 – 36 -Le cascate di Sant’Angelo di Prefoglio
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37 – Un curioso torrione nei pressi della deviazione cascate – Fiume.
38- 39 -Il Mulino ad acqua di Fiume.
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LE MARMITTE DEI GIGANTI E LA GOLA DEL FURLO

Facile gita per osservare le meraviglie naturalistiche delle montagne del Nostro Appennino, caratterizzate da profonde gole e forre rocciose.

MARMITTE DEI GIGANTI:

Si raggiunge in auto il paese di Fossombrone (PU) e si prosegue prendendo le indicazioni per la Via Marmitte dei Giganti, raggiunto il ponte si parcheggia oltre e si prosegue a piedi la via e quindi il sentiero in discesa di deviazione per scendere al fiume Metauro.

Le Marmitte dei Giganti sono profonde depressioni a forma di pozzo nelle rocce, che nascono dall’erosione fluviale nelle località che erano ricoperte da ghiacciaio. Molto più ampie di quelle che ho già segnalato nel torrente Fluvione nell’Ascolano nell’articolo “Torrente Fluvione – Forre e Mulini”, sono davvero spettacolari.

GOLA DEL FURLO:

Dopo questa breve escursione consiglio di fare una passeggiata nella Gola del Furlo, distante pochi chilometri dalle Marmitte in direzione Acqualagna, formata dal fiume Candigliano, affluente del Metauro, percorrendo a piedi la strada che costeggia il lago per vedere la stretta gola, il Chiavicotto di epoca Romana e la Grotta del Grano.

Per gli appassionati di botanica, oltre alle particolarità paesaggistiche della zona, nelle pareti verticali della Gola del Furlo si può anche ammirare la Moehringia papulosa, specie endemica delle gole calcaree dell’Appennino marchigiano. È stata rinvenuta per la prima volta nella Gola del Furlo e successivamente nella Gola di Frasassi e in quella della Rossa; sono queste le uniche località ove cresce la specie, non solo delle Marche ma di tutto il mondo.

Ho riportato, nel Giugno del 2020, nell’articolo:

ESCURSIONI BOTANICHE IN APPENNINO.

ASCENSIONI CLASSICHE DAL 2018 AD OGGI GIUGNO 14, 2020

Le indicazioni per osservare la Moehringia papulosa anche nella Gola della Rossa e di Frasassi, gli altri due siti Marchigiani dove cresce.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- 3 – Le Marmitte dei Giganti viste dal ponte sul fiume Metauro
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4- Il ponte sul Fiume Metauro
5- Un facile sentiero permette di scendere alle Marmitte
6 – 7 -Le profonde Marmitte
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8 – La pianta alloctona invasiva Amorpha fruticosa o falso indaco originaria del Nordamerica che sta colonizzando anche l’entroterra delle Marche
9 – 12 – Si prosegue fino al greto del fiume, facendo attenzione ai passaggi scivolosi
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13- Una Marmitta profonda solo qualche metro
14- Nella Gola del Furlo è possibile ammirare, sulle pareti verticali della strada, la Moehringia papulose, pianta endemica delle Marche, la si ritrova solo nelle Gole di Furlo, Frasassi e della Rossa.
15- Campanula tanfanii, endemismo dell’Appennino Centrale.
16- Il Muscari tenuiflorum, altra pianta rara che si può osservare nei pendii rupestri della Gola del Furlo.
17- Il Lago del Furlo con le sue pareti verticali
18- Il cosiddetto “Chiavicotto”, forra laterale della gola convogliata nl fiume tramite un’opera idraulica di epoca Romana.
19- Un tranquillo Airone Cinerino nelle acque del Lago del Furlo.



MONTE NERONE: FONDARCA MONTE CATRIA: MADONNA DEL GROTTONE

Due escursioni in giornata nei monti della Provincia di Pesaro-Urbino: anche se con una giornata non molto luminosa, abbiamo raggiunto due siti di particolare interesse naturalistico situati a pochi chilometri tra di loro per cui effettuabili in successione.

Le due escursioni sono facili e adatte a tutti, sono raccomandate calzature adatte per ambienti umidi e scivolosi.

GRUPPO DEL MONTE NERONE: FONDARCA: Si raggiunge in auto il paese di Cagli quindi si prosegue in direzione di Secchiano e successivamente si raggiunge il paese di Pianello. Nel paese si prende la deviazione per Pieia che si raggiunge dopo una tortuosa e strettissima strada facendo molta attenzione ai veicoli che si possono incontrare. Raggiunto Pieia si parcheggia all’ingresso della piccola frazione dove si trovano le indicazioni per Fondarca che si raggiunge in venti minuti con comodo sentiero e ultima ripida salita.

Fondarca è un grande arco di roccia naturale rimasto dopo il crollo di una grande grotta di cui rimangono solo le pareti laterali.

Nella zona sono presenti altri numerosi sentieri riportati sulla cartografia della zona.

1- La frazione di Pieia da dove si parte per raggiungere Fondarca
2- L’ingresso della Grotta delle Nottole, così chiamata per la secolare presenza di una numerosa colonia di pipistrelli di diverse specie, l’ingresso è vietato proprio per la salvaguardia delle specie.
3 – 7- Il grande arco di roccia denominato “Fondarca” rimasto dopo il crollo della volta di una grande roccia.
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8- Le pareti laterali della grotta crollata.
9 -14 – La grotta rimasta intatta nella parte finale della vallata.
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15 – 16 -L’arco di Fondarca visto dalla parte terminale della grotta
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GRUPPO DEL MONTE CATRIA: MADONNA DEL GROTTONE: Si raggiunge in auto il paese di Cagli quindi si prosegue in direzione di Frontone per continuare in direzione di Serra S. Abbondio, dopo circa 2 chilometri dal paese si incontra a destra una deviazione per la frazione di Petrara. Si prosegue su strada sterrata fino al termine oltre il qual si prosegue a piedi su un sentiero risistemato dopo la recente alluvione del 2022. Dopo circa 30 minuti di sentiero si raggiunge la grande Grotta contenente una statua della Madonna, denominata “Madonna del Grottone”. Proseguendo ancora si raggiunge il fondo della forra dove due cascate in successione chiudono la selvaggia valle.

1- La prima parte della strada sterrata per la Madonna del Grottone è stata distrutta dall’alluvione del 2022 ma il sentiero è stato ripristinato.
2- Le condizioni del fosso dopo l’alluvione del 2022.
3- La prima cascatina della forra.
4 – 5 -Il Grottone
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6- La storia della Madonna del grottone
7 – 10 – Veduta dall’interno del Grottone
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11 – 14 – Le cascate che chiudono la valle in una stretta forra.
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CAMPO IMPERATORE – La fioritura di primavera.

A primavera, a seconda dell’innevamento, Campo Imperatore, nel gruppo del Gran Sasso, offre una vasta e coloratissima fioritura di diverse specie botaniche.

Saliti in auto da Fonte Cerreto fino all’incrocio Campo Imperatore – Castel del Monte, abbiamo proseguito a piedi fino allo splendido lago Pietranzoni dove si riflette il Corno Grande.

Per concludere la giornata nel pomeriggio abbiamo visitato Castel del Monte, Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio, splendidi paesini del meraviglioso Abruzzo.

Di seguito le immagini dell’escursione del 7 aprile 2024.

1 – 4 – Fioritura di Crocus vernus subsp.vernus a Campo Imperatore
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5- Il Lago Pietranzoni, quest’anno in carenza d’acqua vista la scarsità di neve.
6 – 10 – Il Corno Grande si specchia nel Lago Pietranzoni.
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11- Zoom sul Corno Grande, versante Sud.
12- Draba aizoides.
13- Viola eugeniae
14- Scilla bifolia
15- Estesa fioritura di Scilla bifoliae
16- Gagea lutea
17- Ranunculus ficaria
18- Crocus vernus subsp. vernus
19- Viola eugeniae
20- Il Monte Brancastello
21- Le Torri di Casanova
22- Il versante Ovest del Monte Prena
23- Il versante Sud del Monte Prena.
24 – Il versante Sudovest del Monte Camicia.
25- Il versante Nordovest del Monte Camicia.
26- Il Corno Grande visto dal Canyon di Campo Imperatore
27- Il Monte Bolza a sinistra ed il Corno Grande sullo sfondo.
28- Il Monte Bolza visto da Castel del Monte.
29- Rocca Calascio visto da una piccola grotta nei pressi della strada da Castel del Monte.
30- Rocca Calascio.

Vedute dalle finestre di Rocca Calascio

31- Il Corno Grande
32- Il Monte Bolza
33- La Majella
34- Il Monte Camicia
35- Il Monte Prena.
36- La Vetta Orientale del Corno Grande.
37 – 38 – Il Monte Camicia ed il Monte Bolza.
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39- Castel del Monte
40- Monte Brancastello – Torri di Casanova – Monte Prena.
41- Rocca Calascio