LA CASCATA RETIZ o TERIOL DE RETIC – PIEVE DI LIVINALLONGO
Il 1 gennaio 2025, scendendo da Arabba, abbiamo visitato la cascata di Retiz o Teriol de Retic situata a valle di Pieve di Livinallongo, si scende direttamente da un sentiero sotto alla chiesa del paese, seguendo le indicazioni sul posto e, in circa 20 minuti, si raggiunge la cascata.
Purtroppo le temperature miti di questo inverno nelle Dolomiti non sono riuscite a gelare completamente la cascata, di seguito le immagini della breve escursione.
MONTE MESOLA – AL COSPETTO DEL VERSANTE NORD DELLA REGINA DELLE DOLOMITI, LA MARMOLADA.
Il 1 Gennaio 2025, partendo in tarda mattinata chiaramente, abbiamo raggiunto in auto Arabba quindi siamo saliti in funivia fino al Rifugio Luigi Gorza alla Mesola (2727 m.).
Siamo di fronte al maestoso versante Nord della Marmolada anche se purtroppo chiaramente in ombra costante d’inverno.
Dalla cima ho effettuato una serie di zoom sulle montagne circostanti, al pomeriggio abbiamo fatto anche un salto al Passo Pordoi di seguito le immagini della giornata.
1- Il versante Nord della Marmolada, la Punta Penia al centro e il Gran Vernel a destra.2 – 4- Serie di Zoom sul Gran Vernel 3210 m. il Cervino delle Dolomiti.345- Zoom sulla Forcella Marmolada.6- La Punta Rocca a sinistra e la Punta Penia a destra.7- Zoom sulla Punta Rocca con la stazione della funivia e la pista da sci.8- Zoom sulla Punta Penia 9- Zoom sul ghiacciaio della Marmolada con il seracco del disastroso crollo del 3 luglio 2022.10- Zoom sulla funivia e la pista da sci della Marmolada.11- Veduta dalla Mesola verso Arabba con le piste da sci sottostanti.12- Gli sciatori sembrano tante formiche.13- Veduta del lunghissimo gruppo del Sella con il Piz Boè al centro.14- Il Sasso Pordoi e, a sinistra, il Sassolungo.15 – 16 – Zoom sulla funivia del Sasso Pordoi.1617- Il Piz Boè18 – 19- Zoom sulle cime del Sassolungo.1920 – 21 – Il Rifugio Luigi Gorza.2122 – Il Rifugio Luigi Gorza e la Mesola.23 – 25 -Ci avviciniamo alla cima della Mesola.242526 – 27 – Saliamo verso la cima su lingue di neve.2728- La cima della Mesola.29- Il vallone sotto alla cima della Mesola che scende verso il Lago di Fedaia con la Marmolada di fronte..30- Ultimo raggio di sole su un pilone della funivia.31- La Mesola vista da Arabba.
Immagini dal Passo Pordoi
32- Il Gruppo del Sella visto dal Passo, a destra la funivia del Sasso Pordoi.33- Il Piz Boè.34 – 35- Zoom sulla funivia del Sasso Pordoi.3536- La Croce di Sasso Pordoi e la grande finestra.37- Le pareti del Sasso Pordoi.38- Le dimensioni delle pareti del Sasso Pordoi con i due escursionisti che stanno scendendo nel ghiaione in basso a destra.39- La Punta Grohmann nel gruppo del Sassolungo.
PASSO GIAU – FORCELLA GIAU
Il 31 Dicembre 2024, dal Passo Giau, di fronte all’omonimo Rifugio, abbiamo preso il sentiero N.436 in direzione del Monte Cernera. Si raggiunge dapprima la Forcella di Zonia quindi, attraversando ripidi pendii, la Forcella del Col Piombin 2239 m., lo scarso innevamento ci ha permesso di effettuare questo itinerario altrimenti soggetto a rischio valanghe proprio per i ripidi pendii che si devono superare.
Dalla Forcella si scende a sinistra nel versante Nord della Val Cernera anche in questo tratto su ripido pendio per poi proseguire in fondovalle sotto ad alte pareti in lieve ma costante salita fino ad un vallone sottostante la Forcella Giau (1,10 ore).
Quindi con una ultima ripida salita, in altri 50 minuti, si raggiunge la Forcella Giau a 2370 metri, e la Valle del Mondeval sotto alle splendide pareti della Punta Lastoi de Formin (2657 m.)
Di seguito le immagini dell’escursione invernale.
1- L’inizio del sentiero n.436 dal Passo Giau, qui la cartellonistica non manca di certo.2- Il primo tratto dell’itinerario, con la Ra Gusela nei pressi del Passo Giau.3- La Forcella di Zonia, di fronte il Monte Cernera.4- La Forcella di Zonia, alle spalle l’Averau a sinistra, Il Nuvolau con la Ra Gusela e il gruppo delle Tofane a destra.5- La Ra Gusela.6 – 7- Iniziamo l’attraversamento del ripido tratto tra la Forcella di Zonia e la Forcella del Col Piombin.78- La Forcella del Col Piombin con i Contrafforti rocciosi del Monte Cernera e la Torre Dusso a sinistra.9- Ancora lontana la Punta Lastoi de Formin.10 – 12 -Scendiamo quindi nella Val Cernera.111213- La Val Cernera si apre a valle in direzione delle Tofane.14 – Il nostro tracciato nel versante Nord della Val Cernera.15- Il versante Nord del Monte Cernera.16 – 17 – Ci si avvicina sempre di più al gigantesco muro della Punta Lastoi de Formin.1718 – 23 -L’ultimo tratto di salita, il ripido vallone sottostante alla Forcella Giau.192021222324- La Punta Lastoi de Formin vista dalla sottostante Forcella Giau.25- Raggiungiamo finalmente il sole alla Forcella Giau, di fronte il Monte Pelmo, la Valle di Mondeval sottostante e il Monte Mondeval 2455 m. a destra con la sua lunga cresta di salita.26 -La Punta Lastoi de Formin vista dalla Valle di Mondeval.27- La Valle di Mondeval è un biotopo di interesse naturalistico per la presenza di flora e fauna rara, quel giorno abbiamo sentito anche il canto della Pernice bianca ma senza poterla osservare.28 – 29- Arrampicatori alla Punta Lastoi de Formin.29- Zoom sul camino dove stavano salendo gli alpinisti.30- Le Tofane viste dalla Forcella Giau.31 – 33 – Riprendiamo l’itinerario di ritorno, sempre nel versante Nord, sempre all’ombra.323334- Breve sosta alla Forcella del Col Piombin osservando la Punta Lastoi de Formin e la Forcella Giau sottostante, a destra.35- Riattraversiamo i ripidi pendii verso la Forcella di Zonia.36 – 37- I pendii ormai sono stati raggiunti dal tiepido sole, per fortuna l’innevamento è scarso e non si crea rischio di valanghe.3738- Raggiungiamo il Passo Giau con una luce diversa rispetto alla partenza, a dicembre il sole è molto basso sull’orizzonte e crea lunghe ombre, osservate le differenze con l foto n.2 e 4.39- ATTENZIONE: AUTOVELOX FISSO POCO PRIMA DI PASSO GIAU SALENDO DA SELVA DI CADORE.
CIMA LAGORAI DA PASSO FALZAREGO E I RIFUGI DELLA GRANDE GUERRA – DOLOMITI DEL CADORE – VENETO.
Il 30 Dicembre 2024, dal Passo Falzarego siamo saliti con la funivia fino al Rifugio Lagazuoi quindi per cresta, purtroppo praticamente senza neve, siamo arrivati al Piccolo Lagazuoi, a 2778 m. dove si gode di un panorama davvero eccezionale, in verticale sul Passo Falzarego e Passo Valparola e a 360 gradi sugli altri gruppi Dolomitici Orientali, Il gruppo delle Tofane ad Est, Le punte di Fanes ed il Lagazuoi Nord verso Nord, la Marmolada verso Ovest, Il Monte Civetta ed il Monte Pelmo verso Sud.
Nel pomeriggio abbiamo raggiunto i ruderi della Base e degli Ospedali Falzarego della Prima Guerra Mondiale situati alla base della Piccola Torre Falzarego.
Di seguito le immagini delle due escursioni.
1- La Funivia che conduce al Rifugio Lagazuoi.2- La veduta in verticale sul Passo Falzarego.3- Il gruppo delle Tofane dal Rifugio Lagazuoi.4- La Tofana di Rozes a destra, quindi la Tofana di Mezzo e la Tofana di Dentro a sinistra.5- Le Punte di Fanes con la Punta di Mezzo e Nord.6- Il Rifugio Lagazuoi con il Piccolo Lagazuoi sullo sfondo.7- Il Monte Civetta verso Sud.8- La Marmolada verso Ovest.9- La cresta del Piccolo Lagazuoi con pochissima neve.10 – 11 – La cima del Piccolo Lagazuoi con la croce di vetta.1112- Avvicinamento alla cima, la Tofana di Rozes a sinistra13- La cima del Piccolo Lagazuoi.14- La cresta del Lagazuoi e il Monte Pelmo a destra.15- La cima del Piccolo Lagazuoi.16- In Cima al Piccolo Lagazuoi.17- La Punta Sud di Fanes e la Punta di Mezzo.18- La Punta Nord di Fanes.19- La Tofana di Rozes a destra e la Tofana di Mezzo a sinistra20- La Valle dei Lagazuoi21- Veduta verticale sul Passo Valparola.22- Colonia di Gracchi alpini sono arrivati subito in cima al nostro arrivo per ricevere qualcosa da mangiare.23- Veduta in verticale sul Passo Falzarego.24 – 25- Le pareti del Piccolo Lagazuoi che si innalzano dal Passo Falzarego.25
I RUDERI DELLA BASE E DEGLI OSPEDALI FALZAREGO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE.
Scendendo in auto dal Passo Falzarego verso Cortina d’Ampezzo, dopo circa 1,5 chilometri si raggiunge il Pian dei Menis quindi ad una curva a sinistra si nota una casa rossa abbandonata (Magistrato delle Acque) con un ampio parcheggio dove si lascia l’auto. Dietro la casa inizia il sentiero N. 412 che si addentra nel bosco con una lunga diagonale verso destra fino ad intercettare un ampio tratturo (sentiero N. 423, 30 minuti) dove si devia a sinistra ed in altri 30 minuti si raggiungono i ruderi della Grande Guerra.
26- La Piccola Torre Falzarego alla base della quale sono presenti i ruderi dei rifugi della Prima Guerra Mondiale.27- Pini Cembri o Cirmoli sul sentiero della Grande Guerra.28- La Piramide del Col dei Bos29- La Tofana di Rozes.30- La Piccola Torre Falzarego 2418 m.31- La Piccola Torre e i ruderi dei Rifugi sulla sinistra della foto.32- Un piccolo puntino nero in movimento su una parete a circa 30 metri dal suolo cattura la mia attenzione.33- Faccio uno zoom e vedo che quel puntino nero è un Camoscio.34- Il ripiano erboso dove sorgono i ruderi dei rifugi della Prima Guerra Mondiale.35- Sulla sinistra si vedono i ruderi dei vari rifugi della Grande Guerra proprio alla base della Torre Piccola di Falzarego.36 – 37- I ruderi della Base e degli Ospedali della Grande Guerra.37
FORCELLA AVERAU DA PASSO GIAU – DOLOMITI DEL CADORE – VENETO.
Il 29 Dicembre 2024, da Selva di Cadore siamo saliti in auto il Passo Giau quindi proseguito a piedi per sentiero abbiamo raggiunto la Forcella Averau ed il Rifugio Averau a 2413 metri, costeggiando tutto il versante Ovest del Monte Nuvolau con un percorso di 9 chilometri circa. Peccato per lo scarso innevamento e le temperature miti. Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il Passo Giau con la Ra Gusela, la prima cima del Nuvolau che svetta sul passo.2- Veduta dal Passo Giau verso la conca di Cortina.3 – 4 -Il primo tratto con grandi massi sotto alla Ra Gusela.45- Superiamo la Torre Anna, altra cima del Nuvolau.6 – 7- Il ripido tratto di sentiero per la Forcella dell’Averau, peccato per la poca neve altrimenti sarebbe stata una traversata più impegnativa.78- Giriamo il versante sotto alla cima del Nuvolau ed appare l’Averau con l’omonima forcella.9 – 10- Continuiamo ancora verso l’Averau, 2648 m., ed appare anche l’omonimo rifugio nella forcella.1011- Ormai è salita anche la temperatura e la neve si sta ammorbidendo, per “fortuna” in questo caso, è poca,12- Giunti alla base del Nuvolau, gruppi di “escursionisti” saliti con la seggiovia dal versante di Cortina scendono dalla forcella con calzature da città.13- Tutto il versante Ovest del Nuvolau, 2574 m., che abbiamo attraversato dal Passo Giau nel sentiero che si vede a tratti.14- L’ultimo tratto verso la forcella, in netta salita.15- Con le splendide condizioni atmosferiche che abbiamo trovato tutta la settimana, la visuale spazia su tutte le Dolomiti, qui la regina, la Marmolada. 16- La cresta di salita verso il Nuvolau.17- Il Rifugio Averau nell’omonima forcella.18- Il gruppo delle Tofane, nel versante verso Cortina.19 – 20- L’Averau visto dall’omonima forcella dove sale la seggiovia da Cortina.2021- L’Averau in confronto con un parapendio.22- Riprendiamo lo stesso sentiero per il ritorno.23- Ed iniziamo ad incontrare numerosi escursionisti partiti più tardi di noi, è caldo, io procedo solo con la maglia intima neppure termica.24- Con tutti i tipi di calzature, Doposci, Converse e perfino stivali da pesca !!!!!!!!!!! o forse veniva da Venezia e c’era l’acqua alta.25 – 27 – Dopo neppure un’ora il sentiero percorso è diventato una strada per quanti “escursionisti” si sono avventurati tardi e con calzature inadeguate.262728- Sotto alla Ra Gusela troviamo delle finestre e delle cavità tra i massi caduti nel corso delle ere geologiche.29- Una finestra30 – 31- Una grotta 3132- La Ra Gusela vista dalla sua base è davvero imponente.33- La Cima Ambissola 2715 m. e il Campanile Federa 2706 m.34- La Punta Lastoi de Formin 2657 m. e la Forcella Giau a destra.35- 36 – La mia ombra così piccola nei grandi massi sotto alla Ra Gusela.3637- Ritorno al Passo Giau sotto alla Ra Gusela.38- Il Passo Giau e il Monte Cernera, 2664 m. con la Torre Dusso a sinistra, 2618 m.39- Il Rifugio di Passo Giau, dove ci siamo concessi un ottimo Strudel con Bombardino.
I CALANCHI DI RIPABERARDA – MONTE DELL’ASCENSIONE
Il Monte dell’Ascensione forma alle sue pendici diversi calanchi, i più spettacolari si trovano sotto al paese di Ripaberarda e di Castignano.
In particolare da Ripaberarda si possono percorrere alcuni itinerari in via di attuale sistemazione partendo dal parcheggio del Cimitero situato sulla sommità della dorsale del paese.
Noi siamo scesi a sinistra del parcheggio per una traccia di sentiero molto panoramico che percorre la cresta di una vallone calanchivo ma poi il sentiero si perde e ci si trova in una inestricabile selva di canna palustre (Phragmites australis) da cui bisogna ritornare indietro.
Un altro sentiero, che parte dalla piazzola panoramica con cartelli e panchine realizzata recentemente sopra al cimitero, si dirige verso i calanchi del versante Est del Monte dell’Ascensione con un percorso più lungo ma meno spettacolare in quanto per un lungo tratto si attraversa un tratto boscoso.
Gli itinerari sono riportati sia su applicazioni GPS che sul luogo mediante segnaletica anche se poco chiara.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1 – 2 – l paese di Ripaberarda con i suoi calanchi sottostanti.23- Veduta verticale sui valloni calanchivi.4 – 5- Un po’ di foliage ravviva la giornata nuvolosa.56- Altre immagini dei calanchi visti dalle creste sommitali.789 – 11- Pennellate di colore tra il grigio dell’argilla.101112- Particolare delle creste di argilla dei calanchi che seccandosi si screpolano.13- Il sentiero fatto in discesa dal Cimitero.14- In alto a destra il parcheggio del Cimitero di Ripaberarda da cui si scende.15 – 18 – Immagini dall’alto dei vari calanchi, viene voglia di salire le ripide creste.16171819- Arbusti in competizione di colore.20- Mantide religiosa (Mantis religiosa) “arrabbiata”.21- Scendendo dai calanchi verso il fosso terminale il sentiero diventa impraticabile.22- Ritorniamo verso Ripaberarda.23 – 24- Veduta del Calanchi verso il Monte dell’Ascensione.2425- L’ultimo torrione prima del parcheggio26 – 27 – Veduta dei Calanchi dalla terrazza panoramica superiore al parcheggio.2728- Ripaberarda e la terrazza panoramica sopra al Cimitero.29 – 30 – Veduta verso i Calanchi di Castignano.3031- Foliage nel versante Ovest del Monte dell’Ascensione.
LA GROTTA DI SASSO PETRUCCIO – MONTI DELLA LAGA
La Grotta di Sasso Petruccio si apre all’interno di un lungo fosso che scende tra il Colle Ungino e il Colle Finarolo, nella dorsale che scende verso Nord dal Monte Scalandro, nei Monti della Laga.
Escursione effettuata accompagnati da Paolo che ci ha illustrato le particolarità e la storia della valle e con Romina, Marco e Federico.
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Quintodecimo di Acquasanta Terme e si parcheggia lungo la Salaria (Strada Statale n.4).
DESCRIZIONE: Si entra nella frazione di Quintodecimo, devastata dal terremoto del 2016, seguendo le indicazioni per Sasso Petruccio, si passa di fronte alla Chiesa di Santa Maria delle Piane (foto n.2) e si prosegue in salita fino ad uscire dal paese.
Si prosegue per un ampio tratturo passando di fronte a vecchi caratteristici vigneti (foto n. 3-4) fino a raggiungere il greto del Rio di Noce Andreana dove è presente la deviazione verso sinistra (cartello foto n.14) per Sasso Petruccio (20 minuti).
Si inizia a salire nel bosco per poi proseguire in quota sotto a pareti rocciose fino a raggiungere un piccolo ricovero in pietre a secco di boscaioli (foto n.19-22), si prosegue per evidente sentiero fino a raggiungere la parete rocciosa con un lunghissimo tetto al di sotto della quale si apre la Grotta di Sasso Petruccio che conserva ancora ruderi di edifici e perfino un camino (1,15 ore dalla deviazione del rio).
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Catocala fraxini piuttosto rovinata a fine stagione.2- la bellissima facciata della Chiesa di Santa Maria delle Piane di Quintodecimo.3 – 4- Le caratteristiche vigne della zona di Acquasanta45 – 8- Il primo tratto di tratturo che risale il Rio di Noce Andreana con le caratteristiche pareti di arenaria della cosiddetta “Formazione della Laga” .6789- Nel fosso non mancano le felci, qui Polypodium vulgare.10- Parete tappezzata di felce Capelvenere (Adiantum capillus veneris).11- Felce maschio (Dryopteris filix-mas) ed il raro Ruscus hypoglossum.12- Fungo del genere Clitocybe a forma di imbuto.13- Fungo Ascocoryne sarcoides.14- L’incrocio nei pressi del Rio Noce Andreana dove si devia per Sasso Petruccio.15- Il sentiero sale a mezzacosta passando alla base di pareti rocciose.16 – 17- Nel sentiero incontriamo un vecchio cavo di acciaio e una carrucola usati per far scendere a valle il legname tagliato in quota.1718- Vecchi tronchi di Castagno caratterizzano il bosco.19 – 22 – Alla base di una alta parete troviamo un piccolo vecchio edificio usato dai boscaioli.20212223- Colori autunnali nel bosco misto.24 – 25 – Grandi faggi sostengono vecchi alberi caduti 2526- Fungo Craterellus cornucopioides detto Trombetta dei morti.27- Vecchia ceppaia di castagno28- Ogni tanto, dai fossi laterali, si incrocia qualche cascatella. 29 – 30 – Proseguiamo tra altissimi alberi, faggi e carpini neri.3031- Castagno plurisecolare.32- Enorme ceppaia di Faggio.33- Poco prima di arrivare alla Grotta di Sasso Petruccio si incontrano anche i ruderi di un vecchio mulino.34- Acqua limpidissima nel fosso, visibile grazie alle foglie che galleggiano.35- Passaggio stretto tra fosso e pareti poco prima della Grotta.36- La cascatella nei pressi della grotta.37 – 46 – La Grotta di Sasso Petruccio si apre sotto ad un enorme tetto di Arenaria.38394041424344454647- Ritorniamo indietro passando per il Rio.48- Dove sono presenti anche delle Marmitte dei Giganti.
LA GROTTA DEL VERNINO E MONTE MURANO – GOLA DELLA ROSSA.
La Grotta del Vernino è una delle diverse grotte escursionistiche della Gola della Rossa e Frasassi ad accesso libero senza l’uso di attrezzatura speleologica eccetto casco e frontale chiaramente.
La Grotta si raggiunge da San Vittore (parcheggio per le Grotte di Frasassi) seguendo le indicazioni per Falcioni quindi si prosegue per Ponte Chiaradovo e continuando per parcheggiare l’auto poco prima della Falesia “La Sbarra” nella Gola della Rossa e salendo nel bosco a monte per il sentiero perfettamente segnalato.
In circa un’ora si raggiunge l’ingresso della grotta che si percorre fino al suo termine con una entusiasmante escursione speleologica di circa 300 metri di sviluppo.
Terminata la visita della grotta si può proseguire l’escursione raggiungendo il sovrastante Monte Murano.
Si scende all’auto per lo stesso itinerario.
Nel pomeriggio siamo scesi anche nel tombino di ingresso della Grotta Bella, già descritta nel presente Blog, all’interno della grotta abbiamo trovato anche due Geotritoni che non avevo mai visto in questa grotta nonostante le numerose volte in cui ero sceso.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il sentiero di salita.2 – Foto di gruppo all’ingresso della grotta.3 – 5 – Entriamo nel grande portale.456 – 9- Immagini del primo tratto all’interno della Grotta del Vernino.78910- Una bellissima colonna11 – 17- Continuiamo in grandi ambienti12131415161718 – 20- Belle colonne e concrezioni 192021- Un ortottero caratteristico degli ambienti ipogei su una bellissima concrezione calcitica semitrasparente.22- La seconda parte della grotta che si restringe.23242526 27- Una stalagmite che si è spezzata ma è rimasta appoggiata alla parete.28 – 29 – altre bellissime colonne.2930 – 33 – L’ultima parte della grotta.31323334- Il termine escursionistico della grotta35- Foto di gruppo nel fondo della Grotta del Vernino.36- La cima del Monte Murano raggiunto con la nebbia che ci ha impedito di godere del suo panorama.37- La grande Croce del Monte Murano.38- La veduta verso valle.
GROTTA BELLA
39 – 40 – Il pozzo di ingresso4041 – 42 – Le spettacolari formazioni batteriche a Pelle di Leopardo.4243- la sorgente di acqua solfurea.44 – 45 – I due geotritoni osservati all’interno della Grotta Bella.4546- Curiosa colata calcitica.47 – 48 – Formazioni di solfobatteri.48
MONTE CANFAITO – PARCO REGIONALE MONTE SAN VICINO.
Il Monte Canfaito è un monte del gruppo del Monte San Vicino caratterizzato da faggete secolari famose in tutte le Marche soprattutto d’autunno per il foliage, come va di moda adesso chiamare la colorazione autunnale delle foglie degli alberi caducifoglie.
Si consiglia di visitare questi boschi in giorni lavorativi per evitare il caos dei fine settimana dove centinaia di persone si riversano nei boschi a fare selfie.
Canfaito si raggiunge sia da Matelica salendo da Braccano per il Monte San Vicino e seguendo le indicazioni per il sito oppure da San Severino Marche salendo per Elcito e anche qui seguendo le indicazioni fino all’ampio parcheggio presente nella radura tra i boschi.
Il giorno che lo abbiamo visitato quest’anno purtroppo era nuvolo e soprattutto il foliage non era ancora al massimo della colorazione.
Di seguito le immagini dei boschi e dei funghi presenti.
12345678910111213141516171819202122232425262727- Fotoritocco al PC di un faggio secolare.
CIMA TOGNAZZA E CAVALLAZZA DA PASSO ROLLE – TRENTINO ALTO ADIGE
A causa della chiusura autunnale degli impianti di risalita in quota sulle Pale di San Martino abbiamo dovuto ripiegare per itinerari di media quota raggiungibili da Passo Rolle.
In particolare siamo saliti alla Cima Tognazza e Cavallazza partendo dal parcheggio sottostante la Chiesina della Madonna Assunta di Passo Rolle per un percorso storico della Grande Guerra (foto n.16).
Da qui si sale in direzione della cresta Est della Tognazza evitando la pista d sci e prendendo direttamente la cresta rocciosa che presenta facili passaggi di I° grado fino alla cima a 2207 m.
Sulla cresta di vetta della Tognazza (1 ora) si trovano numerosi spit che segnano il termine delle difficilissime vie di roccia della vertice parete Est come visibile nelle foto n.22-23-24.
Dalla Tognazza si prosegue per tracciato di cresta scendendo un centinaio di metri per poi risalire su roccette e per sentiero attrezzato con cavi di acciaio fino alla Cavallazza piccola a 2303 metri (1,5 ore).
La cima della Cavallazza piccola è traforata da numerose gallerie e aperture di vedetta scavate durante la Prima Guerra Mondiale.
In cima è possibile visitare diverse gallerie e finestre che permettono vedute inusuali delle cime dolomitiche circostanti.
Dalla cima si scende alla forcella a 2230 metri per poi risalire ripidamente in un’altra ora alla Cavallazza a 2326 metri.
Nella discesa, una volta ritornati alla forcella tra le due cime della Cavallazza scendere al sottostante Lago di Cavallazza per poi risalire nel sentiero in quota che raggiunge il Biotopo dei Laghi Tognazza. (1 ora)
Da qui con un’altra ora si ritorna a Passo Rolle.
Per chi volesse ripetere gli itinerari descritti in Trentino Alto Adige, nei dintorni del gruppo delle Pale di San Martino, che abbiamo percorso nei giorni dal 31 ottobre al 5 novembre 2024 può fare base affittando la baita (Foto n. 34-36 dell’Itinerario: Percorso etnografico a Caoria) della gentilissima Sig.ra Carola, a Caoria, contattandola al numero telefonico 348 6935015.
1- Passo Rolle visto da una prima galleria della Grande Guerra della Tognazza.2- Le prime roccette della cresta Nord della Tognazza.3- Il Cimon della Pala proprio di fronte a noi con un vecchio Pino Mugo in primo piano.4 – I facili passaggi di I° grado della cresta della Tognazza5678 – 9 – Già ci siamo innalzati rispetto a Passo Rolle.910 – 11 – Veduta verso la verticale parete Est della Tognazza.1112- Il Cimo della Pala sembra quasi di toccarlo.1314- La cima Tognazza in primo piano, la Cavallazza piccola a sinistra e la Cavallazza a destra.15- Il Col Bricon.16- La targa ricordativa delle vicende della Prima Guerra Mondiale sulla Cavallazza.17- Una prima fortificazione scavata nella roccia alla Tognazza.18- Veduta dalla finestra sul Cimon della Pala.19- la Tognazza vista dalla forcella per la Cavallazza.20 – 21- Vista verso le Pale di San Martino dalla Cavallazza piccola.2122- Veduta laterale della parete Est della Tognazza.23 – 24- Pagina della Rivista “Montagne” che riporta un articolo con foto delle salite di Manolo sulla Tognazza. 2425- I Laghi Tognazza26- Veduta di San Martino di Castrozza dalla Cavallazza piccola.27 – 28- La parete Sud della Marmolada vista dalla Cavallazza piccola.2829- Il Lago Cavallazza.30- La Tognazza con la sua verticale parete Est vista dalla Cavallazza piccola.31 – 32 -La cima della Cavallazza piccola traforata dalle gallerie scavate durante la Grande Guerra.3233- L’inizio del sentiero attrezzato che sale nel versante Est della Cavallazza piccola.34 – 39 – Il sentiero attrezzato.353637383940- La prima galleria da visitare.41- Altra targa descrittiva delle vicende della Prima Guerra mondiale.42 – 49- Entriamo nella prima galleria che permette le prime visioni particolari.4344454647484950- Scendiamo dalle gallerie per proseguire l’escursione.51 – 52- Il sentiero attrezzato continua verso la seconda cima della Cavallazza piccola.5253- Anche qui altre profonde gallerie.54 – E altre visioni contornate da roccia, verso il Cimon della Pala.55- Verso la cima più alta della Cavallazza Piccola.56- Verso la Marmolada.57- Escursionisti salgono verso la Cavallazza piccola mentre noi scendiamo.58- Il Colbricon ed il Lago di Cavallazza con una isoletta.59 – 60- Il Cimon della Pala si rispecchia sui Laghi Tognazza.6061 – 63- I Laghi Tognazza si aprono tra le placche di Porfido, per la loro particolarità sono un Biotopo protetto per la loro Flora e Fauna rara che custodiscono.626364- Le placche della Tognazza con il Cimon della Pala sullo sfondo.65- La Cima Rolle in primo piano, raggiunta il giorno prima, e la Cima Venegiotta sullo sfondo.66- La chiesina di Passo Rolle da cui si parte per l’escursione proposta.67 – 70 – I famosi boschi di Paneveggio, resi famosi per il legno utilizzato dal liutaio Stradivari per la realizzazione dei sui famosi violini, purtroppo recentemente devastati dalla Tempesta Vaia e in parte seccati dall’azione del parassita Bostrico.686970