IL SENTIERO DEGLI DEI – COSTIERA AMALFITANA

Il famoso Sentiero degli Dei si snoda nella Costiera Amalfitana tra Agerola, frazione di Bomerano, e Nocelle, frazione di Positano, da percorrere andata e ritorno indipendentemente da dove si parte, per una lunghezza di circa 20 chilometri, che offre panorami mozzafiato sulla costa e sui monti Lattari. 

Il sentiero, dopo circa un chilometro, si sdoppia, si consiglia di percorrere all’andata il sentiero alto più panoramico e poi prendere, al ritorno, quello basso, più impervio, per avere punti di vista differenti della Costiera.

Il periodo migliore per percorrerlo è in primavera, quando le temperature non sono troppo alte e la costa è in piena fioritura.

Una volta fatto il Sentiero da monte lo abbiamo osservato da mare durante una traghettata da Sorrento a Positano e successivamente ad Amalfi, che consigliamo di fare, per ammirare la frastagliata e rocciosa costiera dal mare.

Infine al ritorno in auto dal Sentiero degli Dei abbiamo anche visitato la Grotta dello Smeraldo in prossimità di Positano

Di seguito le immagini delle escursioni.

1- Le aeree vedute dal Sentiero degli Dei sulla Costiera Amalfitana.
2- L’inizio del Sentiero.
3 – 4- Si attraversa una zona coltivata a vigne.
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5- Poi l’abitazione di un pastore di capre.
6- La veduta spazia fino ai Faraglioni di Capri.
7- Limonaie con in fondo l’abitato di Praiano, tra Amalfi e Positano.
8- La chiesina di Santa Maria a Castro ed un Cistus creticus in primo piano.
9- Veduta del Sentiero basso, alla base della parete , dal sentiero alto.
10- Veduta di Positano dal sentiero alto.
11- veduta della Baia di Positano da una piccola grotta presente nel sentiero alto.
12- La frazione di Nocelle, del comune di Positano, tappa finale del Sentiero degli Dei.
13- La casa del pastore di capre che si incontra a metà percorso, con le capre sul tetto.
14- Il tratto di sentiero inferiore fatto al ritorno.
15- Il sentiero inferiore è più impervio e attraversa alcuni tratti molto ripidi, con veduta praticamente aerea su Praiano.
16- Il particolare torrione presente all’imbocco del sentiero.
17 – 18 – Alcune grotte trasformate in abitazioni all’inizio del sentiero da Agerola.
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IL SENTIERO DEGLI DEI VISTO DAL MARE

19- In fondo i Faraglioni di Capri.
20- La casa del pastore di Capre.
21- Il Canyon di Furore
22- Un grande complesso Alberghiero tra Praiano e Positano, costruito sotto ad una immensa caverna.
23- Sopra al torrione un ex convento attualmente trasformato in ostello.
24- La piccola grotta nel sentiero alto della foto n.11.
25- Amalfi, una delle quattro ex Repubbliche Marinare Italiane.
26- Il meraviglioso Duomo di Amalfi visto dal mare.
27- Positano con le sue caratteristiche case su terrazzamenti.
28- Il Sentiero degli Dei, percorso Rosso: Sentiero Alto e percorso giallo: Sentiero Basso. visto dal mare.

LA GROTTA DELLO SMERALDO – POSITANO

All’interno della Grotta dello Smeraldo entra luce dal mare, dando questo meraviglioso colore a cui si deve il nome.

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38- Veduta da Sorrento del Vesuvio con i paesi sottostanti.



PASSO ROLLE – CIMA TOGNAZZA E BAITA SEGANTINI

Il lunedi di Pasqua del 2025, con Romina, Elia e Matteo, abbiamo raggiunto dapprima la Cima Tognazza da Passo Rolle sotto un totale whiteout pressoché continuo.

Nel pomeriggio, sempre da Passo Rolle, abbiamo invece raggiunto la Baita Segantini ma il maltempo ci ha concesso solo brevi visioni delle Pale di San Martino poste di fronte.

Di seguito le immagini delle due escursioni.

1- Non sono stato messo con Photoshop su un foglio di carta ma sono sotto un totale whiteout alla Cima Tognazza, non si vede il confine tra la neve e la nebbia.
2- Salendo verso la Cima Tognazza con sempre più nebbia.
3 – 5 – Salendo la cresta verso Cima Tognazza.
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6- La croce tra Cima Tognazza e Cima Cavallazza.
7 – 9 -Nel pomeriggio in cammino verso la Baita Segantini
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10- La Cima Tognazza al pomeriggio si era liberata dalla nebbia.
11- Si intravedono alcune cime delle Pale di San Martino.
1 2- 13 -La Baita Segantini in un momento di apertura dalla nebbia.
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14- Gracchi alpini alla Baita.
15 16 -Il Monte Mulaz sopra alla Valle Venegiota.
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17_ Slavina sotto al Cimon della Pala, sempre coperto di nebbia.
18- I Torrioni verso la Cima della Vezzana
19 – 22- I canaloni innevati della Cima della Vezzana
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23- Cima della Vezzana finalmente scoperta.
24 – 26 – Zoom sui torrioni e canaloni della Cima della Vezzana,
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27- Il cartello stradale semisommerso nei pressi della Baita Segantini.
28 – 29 – Il laghetto presso la Baita Segantini
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30 – 31 -Ritorniamo verso Passo Rolle
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32 – 37 – Nei pochi lembi di prato liberi dalla neve a Passo Rolle già fioriscono i Crochi.
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38- Un cervo nei pressi della strada.



DOLOMITI LUCANE – FERRATA SALEMM

La quarta ferrata percorsa è la Salemm a Castelmezzano, la prima parte è piuttosto banale e discontinua fino al terrazzo panoramico poi le difficoltà aumentano in corrispondenza delle pareti verticali a ridosso del paese.

Anche la descrizione di questa ferrata è reperibile sul sito www.ferrate365.it a cui si rimanda.

Di seguito le immagini della FERRATA SALEMM.

1- La sosta intermedia alla fine della parte più facile, in corrispondenza di un terrazzo panoramico raggiungibile anche a piedi dal paese.
2 – 15 La parte finale più impegnativa, su pareti verticali, di fronte al paese di Castelmezzano.
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16- Romolo mette in pratica l’utilizzo della longe di sosta nel tratto più impegnativo della ferrata per avere una tenuta diretta, le due longe del set da ferrata sono sempre nel cavo di sicurezza.
17- Il tratto più impegnativo della Ferrata Salemm visto dalla piazza di Castelmezzano.



FERRATA ARENAZZO E BELVEDERE A SASSO DI CASTALDA

Il giorno dopo aver percorso la ferrata Marcirosa a Pietrapertosa (Dolomiti Lucane) ci siamo trasferiti in auto a Sasso di Castalda dove abbiamo percorso la Ferrata Arenazzo e la Belvedere.

La ferrata Arenazzo, la prima che abbiamo percorso, presenta un primo ponte tibetano poi non si snoda su pareti verticali ma, effettua una lunga traversata su un pendio rupestre appoggiato piuttosto insidioso fino al lunghissimo ponte tibetano finale che ci ha messo tutti a dura prova in quanto, per la sua lunghezza, risulta piuttosto dondolante.

In questo lungo ponte Tibetano costituito da un cavo per i piedi, due cavi laterali per le mani e un quarto sopra alla testa per far passare le longe da ferrata, abbiamo usato un accorgimento molto utile che non usano tutti.

Abbiamo fatto scorrere su uno dei cavi laterali la terza longe, usata come autoassicurazione per le soste, oltre alle due longe da ferrata fatte scorrere sul cavo sopra alla testa, questo ci ha dato una maggiore tranquillità in quanto, in caso di caduta, le longe da ferrata ci avrebbero trattenuto in aria a circa due metri sotto al cavo, il che avrebbe reso poi difficile risalire fino a riprendere il cavo di cammino, mentre la longe laterale lunga poche decine di centimetri, ci avrebbe trattenuto vicino al cavo di cammino consentendoci di poterlo riprendere facilmente.

Successivamente abbiamo percorso la breve ferrata Belvedere, facile, che risale una cresta rocciosa nel vallone dove sono presenti due ponti tibetani percorribili a pagamento, fino ad una piattaforma di vetro chiamata appunto il “Belvedere”.

Anche la descrizione di queste due ferrate sono reperibili sul sito www.ferrate365.it a cui si rimanda.

Di seguito le immagini delle due Ferrate.

1- In fila per attraversare il primo ponte tibetano della Ferrata Arenazzo.
2 – 8 – Subito dopo il ponte ci aspetta una insidiosa parete verticale.
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9- Poi inizia una lunga traversata su un ripido pendio rupestre che crea più pericoli che emozioni
10- La cengia prima dell’ultimo ponte Tibetano, sopra le nostre teste gli altri due ponti tibetani percorribili a pagamento.
11- L’ultimo ponte tibetano, moooolto lungo.
12 – 13- Il turno di Romina.
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14 – 16 -Il turno di Romolo
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17- Poi Federico
18- Tiziana
19- Diego
20- Gilberto, un po’ di traverso
21- Ed infine Paolo.
22 – 26 -L’unico tratto verticale della breve Ferrata Belvedere
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DOLOMITI LUCANE – FERRATA MARCIROSA

Nel ponte del 25 aprile 2025, insieme a degli amici stupendi, Romina, Romolo, Federico, Gilberto, Elia, Poalo, Tiziana, Diego e Silvia, abbiamo percorso le due ferrate delle Dolomiti Lucane, la Marcirosa a Pietrapertosa e la Salemm a Castelmezzano e poi le altre due, la Arenazzo e la Belvedere situate a Sasso di Castalda, un paesino ad una settantina di chilometri di distanza dalle Dolomiti Lucane.

Le descrizioni delle quatto ferrate sono reperibili sul sito www.ferrate365.it a cui si rimanda.

Di seguito le immagini della FERRATA MARCIROSA a Pietrapertosa.

1- Pietrapertosa
2- 4 – Le rocce di Arenaria delle Dolomiti LUcane.
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5 – 6 -Castelmezzano, situato di fronte a Pietrapertosa, nell’altro versante della valle.
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7- Pietrapertosa vista da Castelmezzano.
8 – 9- Il primo tratto impegnativo della Ferrata Marcirosa, si risale e si traversa sopra ad un masso incastrato.
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10 – 12 – Il ponte tibetano.
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13- Castelmezzano alle spalle.
14 – 20 – Si prosegue su placche appoggiate
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21 – 23 – Poi su scalette verticali.
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24 – 29 -Successivi passaggi in diagonale su pareti lisce e verticali.
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30- Altro ponte tibetano.
31 – 33 -Dopo un tratto di percorso a piedi nel bosco che spezza un po’ il ritmo si prosegue su scalette verticali.
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34 – 36 – Quindi il tratto finale della ferrata in discesa sempre su scalette.
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37- Particolare dei traversi sulla placche senza appoggio per i piedi, bisogna procedere in aderenza
38- In basso si nota il ponte romano da cui parte la ferrata Marcirosa.
39- La zona è ricca di orchidee, la Orchis quadripunctata.
40- Orchis papilionacea
41- Ophrys tenthredinifera subsp. neglecta
42- Ophrys tentredinifera



FERRATA VAL DI SCALA – CANAL SAN BOVO

Il 18 aprile 2025 abbiamo ripercorso la Ferrata Val di Scala a Canal San Bovo, già percorsa il 7 novembre 2024 e riportata nel presente blog, trovandola stavolta in condizioni davvero difficili, con la cascata in piena portata, sotto una sferzante doccia e con alcuni passaggi addirittura in acqua.

Di seguito le immagini della salita, da confrontare con quelle del novembre 2024.

1 – 4 -Il primo tratto verticale con il tetto.
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5 – 8 -Il Ponte Tibetano sopra alla cascata.
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9 – 13 -I successivi passaggi in acqua
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14- Il traverso di lato alla cascata.
15- Il ponte di legno con la cascata che quasi lo sommerge.
16- Avvicinamento alle scale finali.
17 – 20- Si salgono le scale finali sotto una continua doccia con la cascata al fianco sinistro.
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21 – 23 -La cascata vista dalle scale laterali.
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24 – 25 -L’ultimo tratto meno bagnato.
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26- Le ultime placche coricate ma non meno scivolose.
27- La cascata con le scale laterali vista dal sentiero di discesa.



GROTTE E EREMO DI SANT’EUSTACHIO E GROTTA DI SANTA SPERANDIA – SAN SEVERINO MARCHE

Su richiesta di un mio caro amico di San Severino Marche riporto due itinerari, facili ed adatti a tutti, per raggiugere delle grotte situate nel territorio comunale della bellissima città di San Severino Marche.

GROTTE E EREMO DI SANT’EUSTACHIO

Le Grotte e l’Eremo di Sant’Eustachio si raggiungono da San Severino Marche prendendo la Strada Provinciale n.361 in direzione Castelraimondo, dopo circa 8 Km dal centro si incontra, a sinistra, la deviazione su strada sterrata con indicazione delle grotte fino ad un piccolo parcheggio dove si lascia l’auto. Si prosegue a piedi la strada sterrata ed in circa 30 minuti si raggiunge l’Eremo e le prime grotte. Si prosegue la strada di fondovalle e si visitano altre grotte in entrambe i versanti della valle. Di fronte all’eremo, scavalcando il torrente su un ponticello, si trova anche un vecchio colombaio costruito sotto un’altra delle tante grotte della valle. Proseguendo la strada di fondovalle, con altri 30 minuti di cammino, si arriva alla grandissima Grotta del Gallo.

Attualmente la strada per le Grotte di Sant’Eustachio è chiusa per lavori ma si confida nella sua rapida apertura per la stagione estiva.

Le immagini infatti sono di alcuni anni fa.

1- La strada sterrata di fondovalle, comodissima, con cui si raggiunge l’ermo e le Grotte di S. Eustachio.
2- Una prima grotta sul versante orografico sinistro della valle.
3- Lingua cervina e Felce maschio, abbondantissime nella valle.
4 – 5- I ruderi dell’Eremo di Sant’Eustachio.
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6- L’interno dell’Eremo fotografato dalla grata della porta.
7 – 8- Dettaglio architettonico del portale dell’Eremo.
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9- L’Eremo visto dalla grotta adiacente.
10 – 13 -La grande grotta situata di fianco all’Eremo.
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14 – 16- L’Eremo visto dall’interno della grotta laterale.
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17 – 18- La valle di S.Eustachio vista dall’interno della grande grotta.
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19 – 21 -Un’altra grotta che si incontra lungo il percorso, scavata direttamente dall’ansa del fiume.
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22 – 23- Piccole Marmitte dei Giganti lungo il torrente.
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24- La rara Adoxa moschatellina fiorisce lungo il sentiero.
25- L’inequivocabile bivio.
26- Gonepteryx ramhni della anche “Cedronella” svolazza sopra una pianta di Primula acaulis.
27- Anemone epatica (Hepatica nobilis)

GROTTA DEL GALLO

28- Il lungo ma basso ingresso della Grotta del Gallo.
29 – 32- L’interno della Grotta del Gallo, anch’essa, come la Grotta dell’Eremo di S.Eustachio, visivamente rimaneggiata nei secoli.
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33- L’ingresso della Grotta del Gallo visto dall’interno

IL COLOMBAIO

34 – 38 -L’antico allevamento di colombi (Colombaio) situato anch’esso sotto ad una ennesima grotta, di fronte all’Eremo
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39- Le varie grotte della valle riportate nel catasto delle Grotte e Cavità della Regione Marche e ricercabili tramite navigatore satellitare .

GROTTA DI SANTA SPERANDIA

La Grotta di Santa Sperandia si raggiunge in circa 14 km da San Severino Marche prendendo la Strada Provinciale n.502 in direzione Cingoli, nella frazione di Gagliannuovo si devia a destra e si prosegue fino al parcheggio per la grotta adeguatamente segnalato. Quindi si prosegue a piedi in discesa per una lunghissima scalinata che conduce alla grotta, al ritorno si può raggiungere la Roccaccia, un vecchio torrione di avvistamento che domina tutta la vallata verso Treia e fino al Monte Conero..

Di seguito le immagini dell’escursione.

40- Di fronte alla grotta una immensa cava rovina un po’ il paesaggio, molti anni fa nella cava si potevano trovare numerosi e grandi fossili di ammoniti,
41 – La falesia di arrampicata di Cingoli.
42- Targa posta all’ingresso della grotta
43- L’ultimo tratto della lunga scalinata di discesa alla grotta.
44 – 49- La Grotta di Santa Sperandia.
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50 – 52 -Ora si risale.
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53 – 54- Il torrione denominato “La Roccaccia”.
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55- E, per chiudere la giornata, anche un bell’arcobaleno.
56- Le splendide ammoniti che si potevano ritrovare nella zona di fronte alla Grotta di S.Sperandia, foto fatte sul luogo nel 1991.
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62- Frammento di ammonite di circa 50 centimetri di diametro.



CAMPO IMPERATORE – M.AQUILA

Itinerario invernale classico, dalla Stazione superiore della funivia Fonte Cerreto-Campo Imperatore siamo saliti al Rifugio Duca degli Abruzzi quindi proseguito per la sottile cresta Est fino a M.Aquila.

Di seguito le immagini della stupenda giornata.

1 – 2 -La salita dalla stazione superiore della funivia al Rifugio Duca degli Abruzzi.
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3- Il Monte Sirente e la città de L’Aquila in fondovalle visti dal Rifugio.
4- Il vasto Campo Imperatore.
5- Il Monte Brancastello e il Monte Prena sulla sinistra.
6- Zoom sul Monte Brancastello
7- Zoom sul Monte Prena.
8- Zoom sulla parte di Campo Imperatore dove è sitato il Lago Pietranzoni, ancora sotto alla neve.
9 – 10 – Il Corno Grande visto dalla cresta per il Monte Aquila.
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11- Zoom sul Corno Grande.
12- Campo Pericoli con il Pizzo di Intermesoli al centro ed il Monte Corvo a sinistra.
13- Il Pizzo di Intermesoli.
14- Zoom sulla parte sommitale del Pizzo di Intermesoli.
15- Le pareti del Pizzo di Intermesoli verso la Val Maone.
16- Il Monte Corvo.
17- Zoom sul Monte Corvo.
18- Si va verso il Monte Aquila.
19- Il Rifugio Duca degli Abruzzi.
20- Il Pizzo Cefalone
21- Zoom sul Pizzo Cefalone.
22- 23 -La stretta cresta che dal rifugio conduce verso il Monte Aquila.
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24- Veduta verso il Pizzo Cefalone.
25- Grosse cornici verso il Monte Portella.
26- Ombre e luci al Campo Pericoli.
27 – 30 – Stretti passaggi in cresta
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31 – 32 -Il sottostante Campo Pericoli con il Pizzo di Intermesoli e il Monte Corvo a sinistra.
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33 – 37- Ancora delicati passaggi sulla lunghissima cresta.
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38 – Il Corno Grande visto dalla parte finale della cresta.
39- Veduta verso Campo Imperatore .
40- La Sella di Monte Aquila.
41- La Stazione della funivia ancora più lontana.
42- I Monti della Laga e i Monti Sibillini emergono verso la Sella del Brecciaio.
43- Il versante Sudest del Monte Vettore.
44- Il ripidissimo versante Est del Monte Corvo con i Monti della Laga sulla destra.
45- L’ultimo tratto di cresta.
46- Il Corno Grande con il Sassone ed il canalone della Direttissima ricolmo di neve.
47- La parte superiore della Direttissima, c’è un alpinista solitario un centinaio di metri sotto alla cima ma non è ben visibile.
48- Lo zoom rivela perfettamente l’alpinista solitario.
49- Lo scoglio denominato “il Sassone” da dove parte la Direttissima.
50- Il traverso innevato che porta verso l’ex Rifugio Bafile.
51- I canaloni verso la Sella del Brecciaio.
52- Il Corno Grande visto dalla stazione della Funivia.
53- Figura ornitomorfa sulla neve.



MONTE AMIATA – BAGNI SAN FILIPPO

Escursione in auto a Bagni San Filippo, frazione del comune di Castiglione d’Orcia in provincia di Siena, alle falde del Monte Amiata dove sono presenti calde acque termali conosciute fin dall’antichità, che qui hanno creato un paesaggio magico di bianche formazioni calcaree, cascatelle e piccole vasche calde dove fare il bagno anche in pieno inverno nel mezzo del verde bosco rigoglioso.

Il giorno successivo abbiamo visitato Abbadia San Salvatore che dal 1847 al 1987 fu sede di una importante miniera di estrazione del Mercurio, ormai non più usato nell’industria a causa della sua tossicità.

Dal paese siamo quindi saliti in auto verso la sommità del Monte Amiata, di origine vulcanica, soffermandoci prima alla palestra di roccia “Falesia Catarcione” posta proprio sopra la strada e realizzata su alti torrioni di Trachite bucherellata e deformata all’interno di una ampio castagneto dove sono presenti numerose vie fino al 7B e dove si apre anche la Grotta dell’Arciere chiusa al pubblico per la presenza di un graffito preistorico che raffigura appunto un arciere stilizzato e una seconda grotta limitrofa invece accessibile anche se di proprietà di un grosso cinghiale che però ci ha permesso di visitarla dopo la sua repentina fuga.

Nella zona sono presenti altre cinque falesie con relative palestre di arrampicata.

Quindi proseguendo in auto si arriva alla vetta del Monte Amiata interamente ricoperta da una delle più grandi faggete dell’Appennino ma anche dotata di piste da sci che si aprono all’interno delle faggete anche se quest’anno senza neve.

La cima presenta solo rari punti panoramici dove, con il cielo limpido, è possibile vedere ad Ovest fino alla Sardegna e, ad Est, fino ai Nostri Monti Sibillini e alla catena del Gran Sasso.

Successivamente ci siamo diretti a Prato delle Macinaie e proseguendo in direzione di Arcidosso, dopo circa 500 metri si nota sotto strada, nel bosco, un piccolo laghetto artificiale che raccoglie le acque di tre fossetti che scendono direttamente dalla strada.

Scendendo il fosso più a destra alla ricerca di minerali vulcanici quali Sanidino, Mica Biotite, Andalusite e Cinabro, nelle pietre del greto, di cui però non abbiamo trovato campioni pregevoli, abbiamo effettuato un ritrovamento eccezionale, ciottoli di dimensioni pluricentimetriche di Grafite che altrimenti veniva indicata con la presenza solo per piccole rare masserelle immerse nella Trachite.

La grafite ha un caratteristico colore grigio piombo chiaro e si riconosce immediatamente perché “scrive” su una pietra bianca e addirittura su un foglio di carta, al contrario delle durissime pietre vulcaniche presenti nella zona.

PICCOLA CURIOSITA’ CHIMICO-MINERALOGICA:

La GRAFITE è un minerale costituito da soli atomi di CARBONIO, Si tratta di una forma allotropica del  carbonio costituita da numerosi fogli di grafene (anelli di carbonio di forma esagonale)  impilati su se stessi.

Le forme allotropiche di un elemento sono costituite dagli stessi atomi dell’elemento in questione ma legati o cristallizzati in forme diverse

L’altra forma allotropica del Carbonio è il più pregiato DIAMANTE che cristallizza con una struttura Tetraedrica ma purtroppo non si trova in Italia, ci accontentiamo della grafite, pur non avendo praticamente valore come pietra preziosa ha solo interesse collezionistico.

La grafite è la più stabile forma del carbonio presente in natura è un ottimo conduttore elettrico, ha un’alta conducibilità termica, ha un’elevata temperatura di fusione, è tenera e si sfalda facilmente, viene tutt’ora usata nelle nostre case, scuole ed uffici, nelle mine delle matite.

Di seguito le immagini dei due giorni di escursioni:

1- Le cascatelle di Bagni San Filippo formate dalle acque termali calde ad elevatissimo contenuto salino.
2 – 6- La colata denominata la “Balena Bianca”
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7- Uno dei tanti laghetti di acqua calda dove è possibile fare il bagno anche d’inverno.
8- Le tipiche formazioni calcaree a strati dove l’acqua scorre più lentamente
9 – 10- Le cascate con tempi di esposizione diversi.
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11- Il vecchio pozzo della miniera di Mercurio di Abbadia San Salvatore.
12- Il Laghetto verde annesso agli edifici minerari.
13- 14 – I bellissimi torrioni di Trachite della falesia Catarcione
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15- La palestra di arrampicata è comodissima, proprio sopra alla strada Abbadia San Salvatore – Monte Amiata.
16- La Falesia si apre all’interno di un altissimo bosco di Castagni.
17 – 18- Gli alberi concorrono in altezza con i torrioni rocciosi.
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19- Una delle numerose vie
20- Un castagno in “simbiosi” con la parete rocciosa
21- Addirittura per raggiungere gli attacchi di alcune vie sono presenti dei tratti attrezzati con scalette di ferro.
22- La Grotta dell’Arciere, chiusa al pubblico, si può osservare comunque l’interno dal cancello.
23- La figura stilizzata di un arciere preistorico da il nome alla grotta (immagine da www.google, visibile anche con un po’ di fantasia.)
24 – 26 – Zoom fotografico dal cancello verso l’interno della grotta .
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27- All’interno, un secondo cancello protegge la zona della grotta dove è presente il graffito.
28 – 32- Altri torrioni, altre vie ed altri alberi in concorso di altezza.
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33- Il primo fiore primaverile, un Crocus.
34- Una seconda grotta accessibile, anche se abbiamo dovuto scomodare un imponente cinghiale che per un momento di ha fermato il battito cardiaco. Non avevo mai visitato una grotta nella Trachite, roccia vulcanica e non carsica.
35- 37 – L’interno della grotta formatasi nella Trachite.
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38- Un pipistrello non si è scomodato affatto dopo il nostro ingresso.
39- Dei funghi, che non sono riuscito ad identificare, che crescono nelle fessure della roccia all’interno della grotta.
40 – 41- La grotta prosegue verso sinistra ma diventa un cunicolo strettissimo impraticabile.
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42- Il lato destro più corto.
43- Il soffitto della grotta con un grosso masso incastrato.
44- La comodissima Falesia proprio di lato della strada-
45- Funghi del genere Astraeus (a forma di stella) che ormai hanno lasciato le loro spore all’aria.
46- Gli eccezionali noduli di Grafite trovati nei pressi di Prato Macinaie.



I VURGACCI – PIORACO

Su richiesta di un mio amico di Pioraco propongo il sentiero de I VURGACCI, un itinerario classico molto conosciuto in zona, facilissimo da percorrere grazie alle varie passerelle presenti che permettono di attraversare la bellissima forra, formata dal fiume Potenza, nascosta nel lato Nord dell’abitato di Pioraco.

Si seguono le indicazioni presenti dall’abitato e si segue la forra fino ad arrivare alla Cartiera e alle falde delle falesie della Palestra di Arrampicata di cui Pioraco è anche ulteriormente conosciuta.

Inoltre in zona si può percorrere anche l’impegnativa VIA ALVAP che dall’abitato di Pioraco sale fino al Monte Primo abbondantemente descritta sul web mentre ricordo che non è in stato di manutenzione l’unica ferrata della Provincia di Macerata, la Ferrata dei Piceni.

Purtroppo delle giornate molto ventose precedenti alla nostra escursione, avevano riempito di sacchi e rifiuti volanti vari, provenienti gran parte dai vari cantieri post-sisma presenti nel paese, l’intero percorso.

Al disotto di uno dei tanti laghetti che si trovano lungo la forra (laghetto azzurro) è presente un sifone che permette l’accesso, solo a Speleosub, alla Grotta del Castoro,

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Un grande Leccio con lunghe radici che si infilano nel travertino e una grande edera al lato sinistro.
2 – 6 -Immagini della forra de I Vurgacci
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7- Una scultura ricavata nella tenera pietra spugna (travertino).
8- Forme del travertino formatosi per stillicidio dell’acqua e particolari muschi.
9 – 18 – Altre immagini dei vari laghetti presenti nella forra, al di sotto di uno di questi si apre la Grotta del Castoro accessibile solo a speleosub.
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19- Le comodissime passerelle e ponti permettono un facile accesso a tutti.
20- Una trota fario (Salmo trutta)
21- La felce Lingua cervina (Phyllitis scolopendrium) abbonda nelle terreno nella forra.
22- Mentre nei tronchi e nelle rocce abbonda anche la felce Polypodium vulgare.
23 – 24 – La cascata artificiale presente all’imbocco superiore della forra.
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