Su richiesta di alcuni miei amici riporto questo percorso classico ma non indicato nella bibliografia, facile ed adatto a tutti, attualmente frequentatissimo dalle numerose guide escursionistiche che organizzano escursioni sui Monti Sibillini per i loro clienti.
L’itinerario, con partenza da Calcara di Ussita, permette di raggiungere la particolare Cascata delle Callarelle, situata nella Valle del Torrente Ussita, a monte della Cascata di Casali (o del Fosso del Pero), già descritta in questo sito, e in prossimità della piccola centrale idroelettrica del Comune di Ussita, alle falde della parete Nord del Monte Bove nord.
La cascata è particolare perchè è situata in una piccola forra che a monte presenta due grandi e profonde “Marmitte dei Giganti”, vasche prodotte dall’erosione dell’acqua e dei detriti trasportati con essa.
ACCESSO: Si raggiunge in auto il centro abitato di Ussita quindi, passata la piazza, si prosegue in direzione di Frontignano, si supera il Palazzetto del Ghiaccio e dopo circa 1 chilometro si trova la deviazione a sinistra per la frazione di Calcara.
Consiglio di parcheggiare in prossimità delle case al fine di evitare brutte sorprese al ritorno in quanto la strada sterrata che prosegue in direzione del Camping Colorito presenta un divieto di sosta continuo.
DESCRIZIONE: Dall’abitato di Calcara si prosegue la sterrata che si snoda verso il versante Nord della Croce di Monte Bove, si supera l’incrocio per il Camping Colorito e si prosegue a destra (cartello Callarelle, foto n.1) fino a raggiungere, in 40 minuti e circa 2 chilometri di comodissima sterrata quasi in piano, il ripiano erboso di Poggio Paradiso dove un secondo cartello indica la deviazione a sinistra (foto n.2, a destra si prosegue per la Val di Panico) e dove si può ammirare l’imponenza della parete Nord del Monte Bove Nord che incombe sopra al percorso.
La deviazione, in altri 1,5 chilometri circa, conduce all’ingresso della centrale Idroelettrica di Ussita, poco prima dell’edificio, si scende a sinistra e già si sente il fragore della cascata che si raggiunge in 10 minuti di sentiero in ripida discesa ma attualmente attrezzato con corde.
Ritornando verso la centrale si devia a sinistra su traccia di sentiero e si raggiunge la parte superiore della cascata caratterizzata dalle due grandi Marmitte dei Giganti.
Ritorno: stesso itinerario.
1- Il primo incrocio che si incontra dopo circa 500 metri dall’abitato di Calcara2- Poggio Paradiso con il secondo incrocio ben segnalato.3- La parete Nord del Monte Bove Nord con i suoi tre Spalti e le numerose frane prodotte dal terremoto del 2016, vista da Poggio Paradiso.4- La sterrata finisce in prossimità del cancello della Centrale Idroelettrica di Ussita, per la cascata si scende a sinistra.5- la ripida discesa verso il Torrente Ussita attrezzata con corde.6 – 9- La Cascata delle Callarelle.7- Non mancano rifiuti anche qui.8910- La parete Nord del Monte Bove Nord con i suoi tre Spalti e le numerose frane prodotte dal terremoto del 2016, vista dal piazzale della Centrale.11- la Centrale Idroelettrica di Ussita e la su condotta forzata, sullo sfondo il Monte Bove Nord.12- Saxifraga australis sulle pareti della forra.13- 18- Le due grandi e profondissime “Marmitte dei Giganti” situate a monte della Cascata.141516171819- La cascata di Casali o del Fosso del Pero (anche se sfocata), vista di fronte, dalla strada per la Cascata delle Callarelle.20- Pianta satellitare del percorso proposto.
L’EFFETTO “FATA MORGANA” IN MONTAGNA Tramonto a Monte Valvasseto e Alba al Pizzo di Meta.
In ottica la Fata Morgana, o Fatamorgana, è una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia posta sopra l’orizzonte.
Tale fenomeno, che può essere osservato a terra o in mare, nelle regioni polari o nei deserti, distorce così tanto l’oggetto (o gli oggetti) su cui agisce il miraggio, da renderli insoliti e irriconoscibili. Può riguardare qualsiasi tipo di oggetti “distanti”, come isole, coste o barche. Il soggetto è mostrato in evoluzione, in posizioni diverse da quelle originarie, in una visione che può passare senza soluzione di continuità dalla compressione all’allungamento.
Questo fenomeno ottico si verifica quando i raggi di luce sono incurvati dal passaggio attraverso strati d’aria a temperature diverse, in condizioni di inversione termica, in cui la transizione tra gli strati è caratterizzata da un brusco gradiente termico, con la formazione di un condotto atmosferico. Infatti, in condizioni di tempo sereno, può capitare che uno strato d’aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda: in questo caso, la differenza tra gli indici di rifrazione può dar luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione, producendo una serie di immagini sia dritte che invertite.
Nelle regioni polari, la Fata Morgana può essere osservata nelle giornate relativamente fredde, al contrario nei deserti e sulle distese d’acqua il fenomeno si verifica più facilmente in giornate la cui temperatura è superiore alla media.
Il fenomeno può essere osservato da qualunque altitudine: dal livello del mare alle cime delle montagne, o addirittura da un aeroplano. Generalmente è visibile anche ad occhio nudo, ma per una visione dettagliata è preferibile usare dei binocoli, un cannocchiale oppure un teleobiettivo.
Questo raro fenomeno è stato osservato in diverse zone d’Italia tra cui dalla cima del Monte Pennino, nell’Appennino Centrale (Nocera Umbra) dove nel periodo estivo e con particolari condizioni, si vede sorgere due volte il sole. Dapprima l’immagine riflessa, di colore rosso intenso e senza raggi, subito dopo, il sole con i suoi raggi accecanti.
Avendo letto che è questo fenomeno è stato osservato proprio in questi giorni di caldo al di sopra della norma, siamo partiti il pomeriggio del 19 luglio per vedere se, a il tramonto o all’alba, si poteva avere la fortuna di osservare questo raro fenomeno.
Abbiamo raggiunto il Monte Valvasseto, nei pressi della Pintura di Bolognola ed abbiamo aspettato il tramonto, la nostra costanza ci ha premiato, poco prima del tramonto il sole attraversando gli strati bassi dell’atmosfera, con moltissima umidità, si è allungato a dismisura prendendo la forma di un ovale anzichè circolare.
Il fenomeno, come indicato sopra, non è facilmente visibile ad occhio nudo, le immagini sono state scattate con un teleobbiettivo da 200 mm di focale.
Siamo quindi scesi ed abbiamo dormito in tenda all’area Pic Nic di Bolognola a causa del forte vento e, prima dell’alba, ci siamo diretti al Pizzo di Meta.
L’alba, comunque fantastica vista dalla montagna, non ci ha regalato questo raro fenomeno, ma siamo stati soddisfatti lo stesso, il mondo visto dall’alto è sempre fantastico.
Di seguito le immagini della serata e del mattino.
1- 2 – I raggi del sole, attraversando gli strati bassi dell’atmosfera, colmi di umidità di questi giorni di afa, creano una falsa immagine di un sole ovale anzichè circolare, questo fenomeno è chiamato Fata Morgana.23a – 3b -Il fenomeno ingrandito in post-produzione.3b – A sinistra l’esatta forma del sole, a destra la forma ovale allungata prodotta dal fenomeno ottico della Fata Morgana4 – 6- Dopodichè il sole ha ripreso la sua forma circolare man mano che scendeva sull’orizzonte.567 – 9- Il tramonto verso i Monti di Montelago (Camerino).8910- Un ulteriore ingrandimento mostra anche le macchie solari sulla superficie del sole.11 – 17- Ultime fasi del tramonto1213- Il sole prima di scomparire, a causa sempre della grande umidità atmosferica, si appiattisce perdendo ulteriormente la sua forma circolare.1415161718- 19- La notte all’Area Pic Nic di Bolognola alla Valle del Fargno con un forte vento, sullo sfondo il monte Acuto.1920- La costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro, verso Nord.21 – 25 – Le fasi dell’alba dal Pizzo di Meta……. niente Fata Morgana ma solo tanta umidità..2223242526- L’alba al Pizzo di Meta con la croce di vetta.27- La cime del Pizzo di Meta, sullo sfondo a sinistra della croce il Monte Castel Manardo, Il Pizzo Regina, il Pizzo Berro, Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi, a destra Il Monte Rotondo ed il Monte Pietralata.
LE FINESTRE DEI MONTI SIBILLINI parte 2 settore Nord. LA FINESTRA DELLA Via Maurizi-Taddei, LA FINESTRA DELLA CENGIA DEI FIUMARELLI E L’ARCO DEL MONTE VALVASSETO.
Nel settore Nord dei Monti Sibillini sono presenti altre “finestre” o Archi di roccia naturali molto suggestive.
LA FINESTRA DELLA VIA MAURIZI-TADDEI AL M. BOVE NORD.
La prima è la Finestra della Via Maurizi-Taddei nel versante Nord di Monte Bove Nord ed in particolare nello Spalto Occidentale.
La descrizione dell’itinerario per raggiungere la finestra è riportata a pagina 40 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a cui rimando, ricordo che è inserita in una via di roccia pertanto è consigliata solo a persone che abbiamo esperienza alpinistica.
Credevo che il terremoto avesse cancellato questa meraviglia della natura che invece ha retto bene ed è ancora in piedi.
Ricordo che attualmente la via è inserita nella zona di protezione del Camoscio Appenninico e si può raggiungere solo nel periodo che va dal 16 luglio al 30 aprile e previa comunicazione, ai sensi del D.D. 384/2014 , almeno 2 giorni prima della data prevista per l’attività alpinistica, al Collegio Regionale delle Guide Alpine delle Marche tramite il seguente indirizzo di posta elettronica: info@guidealpinemarche.com.
Di recente sui social sono apparse foto dell’itinerario ed in particolare della finestra realizzate al di fuori del periodo indicato e ovviamente senza alcuna autorizzazione, consiglio pertanto di non pubblicare foto di zone comprese all’interno dell’area protetta scattate al di fuori di tale periodo per non incorrere in sanzioni.
1- La finestra della Via Maurizi-Taddei al Monte Bove Nord in un a vecchia foto prima del terremoto.
FINESTRA DELLA CENGIA DEI FIUMARELLI o FOSSO LA FOCE
Descritta in bibliografia per la prima volta a pagina 42 del mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” a cui rimando e in successivi e reportage del 20 giugno 2021 e del 3 novembre 2022 riportati sempre in questo sito.
1- La finestra della Cengia dei Fiumarelli2- Affacciati alla finestra si scoprono le cascate del Fosso >a Foce.
ARCO DEL MONTE SASSOTETTO
Un piccolo arco di roccia è presente nel versante Ovest del Monte Sassotetto, riportato nell’itinerario: “LE GROTTE DEL MONTE SASSOTETTO” del 3 aprile 2021 a cui rimando.
ARCO DEL MONTE VALVASSETO
Un altro piccolo arco di roccia naturale è presente nei torrioni rocciosi del versante Ovest del Monte Valvasseto, il versante opposto alla palestra di roccia, facilmente raggiungibile dalla Pintura di Bolognola attraversando i Piani Gra.
Riporto il facile itinerario richiestomi gentilmente da alcuni amici.
ACCESSO: Si parcheggia alla Pintura di Bolognola e si sale a piedi per la strada che conduce alla pista da fondo Piano Gra- Macchia Tonda.
Giunti alla grande faggeta di Macchia Tonda la si percorre nel suo bordo sinistro in direzione del Monte Valvasseto. Giunti al termine del bosco si trova una traccia di sentiero che, il leggera salita, conduce nettamente a destra verso uno scoglio a forma di testa di Tartaruga.
Si passa sotto allo scoglio e si sale per un pendio ghiaioso in direzione di una fascia rocciosa continua, sempre traversando verso destra, si costeggiano le rocce fino a raggiungere l’arco, coperto da una folta vegetazione.
In zona ci sono anche altre particolarità molto interessanti da osservare, come indicato nei reportage del 04/11/2020, 1802/2021 e del 25/06/2022.
1- Superata la faggeta si nota a destra lo scoglio simile ad una testa di tartaruga sotto al quale si passa per raggiungere l’Arco del Monte Valvasseto.2- Lo scoglio a forma di testa di Tartaruga con i Piani Gra ed il Monte Rotondo sullo sfondo.3- Sulla sommità della fascia rocciosa che forma l’arco, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.4 – 7 – L’arco di roccia del Monte Valvasseto.5678- Il piccolo arco di roccia lascia passare la luce del sole mattutino che illumina la piante posta al suo ingresso.9 – 10 – L’arco visto dalla sua sommità.1011- Pianta satellitare del breve itinerario per raggiungere l’Arco del Monte Valvasseto.
LE “FINESTRE” DEI MONTI SIBILLINI parte 1 Il tempio della Sibilla, l’occhio del Ciclope, Arcofù e l’Arco di Meta nella Valle del Tenna.
Nell’alta valle dell’Infernaccio sono presenti quattro grandi “finestre” o archi di roccia, il Tempio della Sibilla, l’Occhio del Ciclope, L’Arco del Fosso della Sibilla o Arcofù e l’Arco di Meta (o Arcufu’ secondo un autore), di seguito si riportano le descrizioni per la loro osservazione.
IL TEMPIO DELLA SIBILLA
Una delle più spettacolari “finestre” o archi naturali dei Monti Sibillini, nonché il più facilmente raggiungibile, è il cosiddetto “Tempio della Sibilla”, arco di roccia naturale posto sul versante Sud del Monte Priora, sopra le gole del Tenna, in prossimità della Cengia delle Ammoniti.
L’itinerario di raggiungimento, divenuto ormai un classico, è descritto a pagina 37 del mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito sotto la voce “pubblicazioni” a cui rimando.
L’itinerario è anche indicato nell’articolo del presente sito “I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – PARTE 3”
Di seguito inserisco le bellissime immagini dell’ultima escursione a questo arco di roccia, al ritorno consiglio inoltre di visitare anche la Cascata Dimenticata o come viene chiamata attualmente la Cascata della Rota, il cui itinerario è descritto anch’esso nel mio libro.
1- Il Casale dei Grottoni dove passa il sentiero per il Tempio della Sibilla e la cengia delle Ammoniti.2- Di fronte al sentiero le verticali pareti delle Forre del versante Nord del Monte Sibilla.3- Il sentiero per raggiungere il Tempio della Sibilla si snoda sotto alla Cengia delle Ammoniti.4 – 13- L’arco naturale del Tempio della Sibilla.567891011121314- Sguardo in verticale sulla sottostante valle dell’Infernaccio.15 – 18- Sulla sommità dei vari torrioni che compongono la zona denominata “I Grottoni”15171819 – 23- Visita anche alla Cengia delle Ammoniti.20212223- Esplorazione di piccole cavità intorno alla Cengia.24- Traccia di Ammonite fossile, molte concihglie sono state asportate in questi ultimi anni.25- Al ritorno ci dirigiamo verso la Cascata Dimenticata (da non confondere con la cascata nascosta posta molto più in basso) e scopriamo segni di trivella usata per aprire il sentiero per il Casale del Rio.26 – 27- La parte superiore del Fosso del Rio2728 – 30- La Cascata Dimenticata o Della Rota.293031- Ritornando per il Romitorio di San Leonardo passiamo per i ruderi della vecchia fontana.32- Profilo umano sulle pareti delle Pisciarelle.
L’OCCHIO DEL CICLOPE
L’Occhio del Ciclope è la grande finestra che si può osservare nel tratto di strada tra la Gola dell’Infernaccio e Capotenna, guardando verso le pareti dei Grottoni del Monte Priora.
Attualmente la grande finestra è raggiungibile solo alpinisticamente dalla Cengia delle capre, l’itinerario è descritto nel seguente link:
Dalla Cengia delle Capre è possibile scendere, con estrema attenzione, per il ripidissimo vallone erboso situato a sinistra dell’Occhio del Ciclope, fino ad avvicinarsi in modo considerevole ma per sicurezza non riporto la descrizione di tale discesa in quanto molto pericolosa.
1- L’occhio del Ciclope visto dalla strada per Capotenna.2- Il ripidissimo vallone a sinistra dell’Occhio del Ciclope.3- Iniziamo la ripida discesa per avvicinarci alla finestra.4- Ed ecco la grande finestra dell’Occhio del Ciclope.5- Nel torrione in alto i nostri amici.6- L’Occhio del Ciclope visto dal torrione di fronte.
L’ARCO DEL FOSSO DELLA SIBILLA o ARCOFU’ – I LUOGHI PIU’ SELVAGGI DEI MONTI SIBILLINI parte 2
DESCRIZIONE: Percorrendo la Valle dell’Infernaccio verso Capotenna si raggiuge il laghetto effimero prodotto dalla frana del terremoto del 2016 già descritto in questo sito (articolo: Infernaccio, mai più come prima, del Maggio 2017), si prosegue la valle per la sterrata, si supera l’ingresso, a sinistra, dell’Imbuto Le vene, anch’esso descritto in questo sito (articolo: I luoghi più selvaggi dei Monti Sibillini) e si continua per altri 600 metri, fino ad intercettare una traccia che scende verso il fiume, poco prima che la strada inizia a salire di quota verso Capotenna.
Si scende nel fiume che, oltre questo tratto, forma una seconda forra meno conosciuta dell’Infernaccio ma altrettanto bella e selvaggia, si guada bagnandosi molto e ci si dirige verso l’ingresso scuro e cupo del Fosso della Sibilla che si apre di fronte.
Si raggiunge faticosamente , tra tronchi e, a seconda della stagione, grossi accumuli di neve, il fondo del Fosso dove scende una piccola cascata che precipita dall’alto e dove, ancora più in alto si apre la grande finestra denominata “Arcofù”.
1- L’ingresso della seconda, meno conosciuta, Forra dell’Infernaccio2-Nel fondo del Fosso della Sibilla si apre anche una grande caverna3- Veduta dall’interno della caverna.4- Attraversato il fiume Tenna ci si dirige a sinistra verso il fondo del Fosso della Sibilla, tra tronchi e massi.5- I Grottoni della Priora visti dal Fosso della Sibilla.6 – 7- Risalita del fondo del Fosso della Sibilla che, fino a tarda primavera, nasconde grandi accumuli di neve.78 – 9- ll fondo del Fosso della Sibilla, in alto il grande arco di Arcofù ancora non ben evidente.910- La grande cavità posta alla base del Fosso.11- Il grande Arco del Fosso della Sibilla, sicuramente uno dei luoghi più selvaggi dei Monti Sibillini.12- Veduta dei Grottoni della Priora dal fondo del Fosso.13- La cascata che scende dall’alto fino a tarda primavera.14 – 17- Gli accumuli di neve sul fondo del Fosso della Sibilla.15161718- La cascata e l’arco.
L’ARCO DI META (o ARCUFU’ secondo un autore)
Un quarto arco di roccia è presente nell’alta valle dell’Infernaccio, l’Arco di Meta (o Arcufu’ secondo un autore) si trova nel sentiero delle Vene della Sibilla che si snoda tra i vari fossi del versante Nord del Monte Sibilla.
Premetto che il sentiero non è adatto a tutti ma solo ad escursionisti esperti che i sanno muovere su terreni ripidi e sconnessi.
DESCRIZIONE: L’itinerario per raggiungere l’Arco di Meta è descritto nel mio reportage “MONTE SIBILLA VERSANTE NORD – ANCORA EFFETTI DEL TERREMOTO DEL 2016 – TORRIONE DI MÈTA” percorrendo il sentiero de “Le Calle della Sibilla” situato nel versante Nord, riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.
Una volta scesi nel versante Nord per l’evidente sentiero si supera facilmente il Fosso di Meta I, si prosegue superando con attenzione il Fosso di Meta II che, in genere a primavera, risulta ancora pieno di neve di accumulo di slavine, si prosegue quindi su terreno erboso ripido e si raggiunge la base di una alta lama rocciosa dove si apre l’Arco di Meta.
Proseguendo la traccia di sentiero si supera anche il Fosso di Meta III e si arriva al Fosso delle Vene, volendo si prosegue per sentiero evidente che scende nel fosso per poi risalire e dirigersi verso il Casale Lanza e quindi salire ulteriormente al Casale della Sibilla dove si raggiunge la cresta del Monte Sibilla chiudendo un percorso ad anello.
1- Funghi prataioli (Psalliota macrosporum) nei pressi della forcella tra il monte Zampa ed il Monte Sibilla, visibile a sinistra2- La cresta M.Sibilla-M. Zampa con il sentiero in discesa che attraversa tutto il versante Nord del M. Sibilla.3- Il sentiero che dalla sella del Monte Zampa scende verso il versante Nord del Monte Sibilla, visto nei pressi del Fosso di Meta I.4- Il versante Nord del Monte Zampa.5- Superato il Fosso di Meta I si continua su terreno ripido verso gli altri due fossi, lontano a destra, il torrione de Le Vene.6- Il Monte Priora ed il Pizzo Berro con la Cengia delle Ammoniti, visti dal Fosso di Meta I. 7- Ripida traversata per entrare nel Fosso di Meta II.8 – 10- Il Fosso di Meta II ancora conserva della neve.91011- Il Fosso di Meta II con la “corona” del Monte Sibilla in alto.12- Superato anche il Fosso di Meta III, meno inciso degli altri due, ci si avvicina al Fosso de Le Vene13 – 14 -L’Arco di Meta (o arcufu’ secondo un autore)1415- L’ultimo tratto erboso leggermente meno ripido prima del fosso de Le Vene, sullo sfondo l’intero pendio attraversato.16- Il ripidissimo e selvaggio imbuto del Fosso Le Vene nel versante Nord del Monte Sibilla.17- Il sentiero prosegue scendendo nel Fosso Lre Vene e risalendolo dalla parte opposta quindi prosegue verso il Casale Lanza che si vede nel pianoro erboso in direzione di Cima Cannafusto.18- Il Monte Priora ed il Pizzo Berro con la Cengia delle Ammoniti precedentemente descritta.19- Il ritorno, sempre sullo stesso sentiero.Pianta satellitare della Valle del Tenna nel tratto Infernaccio – Capotenna con le finestre descritte.
VARIANTE ALLA DIRETTA OVEST DEL MONTE BICCO Invernale
I miei amici Valerio, Gilberto, Silvia ed Elia mi hanno segnalato di aver salito in invernale una variante alle vie dirette parallele al versante Ovest del Monte Bicco, già riportate su questo sito.
La via si sviluppa su un canalone innevato situato subito a sinistra della “Direttissima al Monte Bicco, invernale ed estiva” su roccia aperta da me e Fausto il 20 aprile 2019 e della diretta alla Ovest del Monte Bicco su neve, riportata su un reportage del 26 marzo 2022, a cui si rimanda per l’itinerario di accesso.
La via in questione risale il pendio innevato a monte del sentiero per la Forcella Passaiola fino ad una bastionata rocciosa oltre il quale si trasforma in un canale più stretto.
All’altezza dei torrioni rocciosi il canale si fa più ripido, con passaggi a 45° e devia verso destra in direzione della cresta rocciosa percorsa dalla “Direttissima” indicata sopra.
Successivamente il pendio si allarga e si fa meno ripido, ci si dirige verso sinistra per evitare le rocce di uscita della “Direttissima” e si raggiunge la cresta Nord poco sotto l’uscita della via laterale indicata.
Il percorso intuitivo è riportato nella foto n. dove è indicata la via in questione (percorso in giallo) e dove sono riportate tutte le altre vie di salita, estive ed invernali, del versante Ovest del Monte Bicco.
Di seguito le immagini della salita.
1-Il pendio a monte del sentiero per la Forcella Passaiola2- In alto i torrioni della “Direttissima al Monte Bicco, invernale ed estiva” 3- La prima parte del canale di salita proposto.4- Nei pressi della prima fascia di rocce che stringono il pendio.5 – 7- Oltre la prima barriera di rocce il pendio impenna.67- 14- Il Tratto più ripido8910111213148 – 9- L’uscita dal tratto più stretto e ripido, prima della cresta.9-10- La cresta del Monte Bicco11 – 12 -La discesa dal Monte Bicco per il Canalone Maurizi nel versante Est.1213- Il tracciato della via proposto, in giallo e le altre vie estive e/o invernali del versante Ovest del Monte Bicco.
GROTTA DI MONTE PATINO
La Grotta di Monte Patino si apre nel versante Sud del monte omonimo, a circa 1280 metri di altezza, ha rappresentato un tradizionale riparo per i pastori del luogo e probabilmente è stata frequentata dall’uomo sin dalla preistoria.
L’accesso, facile ed adatto a tutti grazie ad un ampia strada sterrata, richiede circa un’ora con partenza dalla Forca di Ancarano.
ACCESSO: Si raggiunge il valico della Forca di Ancarano sia passando da Preci che da Norcia, percorrendo in auto la Strada Provinciale n.476 e si parcheggia presso una pineta con strada imbrecciata.
DESCRIZIONE: Dal valico si segue la strada sterrata dalla parte opposta della pineta prendendo la deviazione a destra, si raggiunge in breve una fonte, si prosegue fino ad un barbecue in pietra.
Al successivo incrocio che indica la salita per la Forca di Giuda ed il Monte Patino si continua sempre a destra in costante ma lieve salita fino ad una piccola cava e ad un successivo tratto pieno di massi caduti dopo il terremoto dalla alta parete superiore. Proseguendo ancora sulla strada sterrata raggiunge un altro tratto con massi e numerosi inutili omini di pietra, come se non fosse evidente il tratturo che si percorre.
Si esce quindi dal bosco raggiungendo un prato dove si scorge Norcia e da dove si vede la parete più in basso che forma la Grotta di Monte Patino, sovrastata da una seconda fascia parallela di rocce rossicce, sulle pendici Sud del monte (348084 E – 4741947,5 N; 1280 m.).
Si percorre una curva e sulla sinistra si nota un sentiero (con omino di pietre utile in questo caso) che si inoltra nel bosco, in breve si raggiunge l’ingresso della cavità profonda una decina di metri.
La cavità e caratterizzata da pareti e soffitto completamente annerite dai fuochi che sono stati accesi nei secoli dai pastori che la frequentavano.
Volendo si scavalca a sinistra la parete e si risale su un ripido tratto rupestre per raggiungere la fascia rocciosa sovrastante dove è presente un’altra piccola cavità.
Se si continua la strada sterrata di fondovalle si raggiunge dapprima la Fonte di Patino e quindi, in netta e più ripida salita, si raggiunge la Forca di Giuda e quindi la cima del Monte Patino (2 ore dalla Grotta).
RITORNO: Stesso itinerario. Se si transita per Preci si consiglia di visitare la chiesa della Madonna Bianca situata nella frazione di Ancarano – Sant’Angelo, ben segnalata a pochi passi a piedi dalla strada provinciale.
1- La fonte presente all’imbocco del tratturo2- La deviazione per la Forca di Giuda stranamente segnalata.3- Una vecchia tabella di divieto di caccia inglobata dall’albero su cui era stata infissa.4- La piccola cava lungo il tratturo5- La alta parete che sovrasta la sterrata.6- Il tratto pieno di massi caduti da terremoto alla base della parete della foto n.4.7- Inutili omini di pietra posti vicinissimi uno dopo l’altro come se la strada non fosse visibile.8- Altri grandi massi sulla strada.9 – 10 – i massi caduti dalla parete recano spalmature di minerali ferrosi1011- 12- Superata la parete si continua a risalire la valle.1213- Nel cuore della parete è presente un vecchio nido di rapaci.14- Il tratto all’uscita dal bosco dove si scopre Norcia.15- Le pareti di roccia rossa, alla base di quella a destra si apre la Grotta di Monte Patino.16- L’omino di pietre all’imbocco del sentiero che conduce alla Grotta di Monte Patino già visibile.17- La parete che forma la Grotta.18-25- La Grotta di Monte Patino, la parete sovrastante reca i segni di secolari fuochi accesi dai pastori che la frequentavano1920212223242526- Superando la parete si può risalire verso la fascia rocciosa più in alto.27- La parete di roccia rossa è stranamente caratterizzata da spigoli molto vivi, piuttosto particolare per roccia calcarea.28 – 30 – La grotta più piccola presente alla base della fascia rocciosa superiore.293031- 32- La cengia prosegue per tutta la base della parete3233- La città di Norcia34-35- Una grande pianta di Ephedra nebrodensis cresce nella verticale parete rocciosa della fascia superiore3536-38- Ad Ancarano (Sant’Angelo) è presente la bellissima ma inagibile chiesa della Madonna Bianca. 3738- Due leoni scolpiti su pietra intorno all’anno 1000 caratterizzano l’ingresso della chiesa.39- Pianta satellitare del percorso proposto. ROSSO : itinerario per la Grotta di Monte Patino. GIALLO: Itinerario per Monte Patino.
CASCATA DELL’ACQUA DEL PERO o Fosso di Casali
La Cascata del Fosso dell’Acqua del Pero è una cascata poco conosciuta, formata dal fosso situato nei pressi della frazione di Casali di Ussita, a valle del paese, ma più facilmente raggiungibile dalla frazione di Capovallazza situata invece nel fondovalle.
L’itinerario di raggiungimento è facile anche se un po’ disagevole per la vegetazione presente in quanto poco frequentato, di poco più di cento metri di dislivello e di circa 4 chilometri di sviluppo totale, ma purtroppo, come al solito, non segnalato ne riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.
ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Visso quindi si prosegue in direzione di Ussita, giunti alla frazione di Fluminata (sede comunale) si lascia la strada che sale verso Frontignano e si gira a sinistra, si prosegue di fianco alle casette delle attività commerciali in direzione di Casali-Vallazza. Al bivio, poco dopo il ponte che attraversa il torrente Ussita, si gira a destra verso Capovallzza e lo stabilimento dell’Acqua Roana. Superato lo stabilimento si parcheggia in corrispondenza di un lungo filare di alberi che termina presso la stazione ecologica del Comune di Ussita (sbarra).
DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prosegue la strada asfaltata sbarrata fino alla stazione ecologica, si attraversa a sinistra passando sul ponte del torrente per raggiungere la piccola centrale idroelettrica. Dal piazzale della centrale si sale a sinistra su un prato dove, poco più avanti, prima del bosco, si intercetta una lieve traccia che percorre la sponda destra del torrente (sinistra orografica) fino ad una zona pianeggiante con alti salici dove il fiume si allarga. Tenendo sempre la destra si individua, non facilmente, una traccia che sale lievemente il pendio per proseguire in quota mantenendosi a qualche decina di metri di dislivello dal torrente.
Si prosegue su traccia di sentiero, a tratti sconnesso e con molta vegetazione, risalendo la valle sempre sulla sponda destra fino ad un guado dove si passa nella sponda sinistra e, dopo poche decine di metri, si ritorna a destra.
Si prosegue fino ad una piccola cascata che si supera sempre a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto su un grande faggio.
Si risalgono con qualche difficoltà successivamente alcuni speroni rocciosi fino a raggiungere il restringimento della valle in corrispondenza di alte pareti rocciose ed arrivare in vista del cascata, posta in alto nel versante opposto.
Si scende nel torrente e lo si attraversa facilmente per arrivare alla base delle due cascate che si formano per sdoppiamento della cascata più alta superiore.
Si può proseguire nella risalita del torrente fino ad arrivare alle sorgenti ma il percorso è impegnativo in quanto senza alcuna traccia e per i diversi guadi del torrente che bisogna effettuare.
DISCESA: Stesso itinerario.
Di seguito le immagini dell’itinerario, effettuato purtroppo in condizioni di maltempo, pioggia a tratti e vento, che non ci avevano permesso di salire in quota.
1- La traccia di sentiero che risale la valle nella sponda destra (in salita) del torrente Ussita.2- Il sentiero risale la valle a qualche decina di metri sopra il torrente.3- I primi contrafforti della valle, la cascata è ancora più avanti.4- Il guado prima della cascata da cui si passa prima a sinistra poi si ritorna a destra del torrente (in salita)5- I primi fiori primaverili, primula acaulis e anemone epatica.6- I resti di un pasto a base di Merlo.7- 9- La piccola cascata del torrente Ussita, si prosegue a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto.8910- La corda permette di risalire oltre il grande faggio a destra visibile nella foto.11- Un grande faggio posto poco prima di arrivare in vista della cascata.12- La Cascata dell’Acqua del Pero come visibile dal fondovalle.13- Zoom sulla parte superiore della cascata.14-17- Le due cascate finali formate dallo sdoppiamento della parte superiore. 15161718- Proseguendo a risalire il torrente si arriva sotto alle pareti del Monte Bove Nord.
LA CASCATA DI RIO FESSA E LA FESSA – VALLE DEL FIASTRONE
La cascata di Rio Fessa è una bellissima ma sconosciuta cascata del Rio Fessa, un torrente laterale del Fiastrone, che forma un inciso fosso tra il Monte Corvo ed il Monte dei Cancelli, attraversato dalla strada che collega la frazione di Monastero di Cessapalombo a Fiastra, a qualche chilometro dopo l’abitato.
L’accesso è facile e adatto a tutti ed anche entusiasmante perché bisogna attraversare il torrente diverse volte ed affrontare terreni sconnessi per arrivare alla base della cascata suddivisa in diversi salti ed alta complessivamente circa trenta metri. I muschi che crescono nelle pareti rocciose della cascata formano anche un potente banco di Travertino di cui una parte si è staccata rimanendo appoggiata a chiudere la piccola forra.
Per i più esperti si può proseguire fino a raggiungere la “Fessa” una stretta fessura creata dal torrente in un banco di travertino
La zona è più conosciuta per la Grotta dei Frati, le Lame Rosse e la Forra del Fiastrone e questa cascata completa l’interesse naturalistico della Valle.
ACCESSO: Per chi proviene da Sarnano o da Caldarola o da Passo S. Angelo si raggiunge la località Pian di Pieca quindi si prende la strada che conduce alla frazione di Monastero di Cessapalombo, da cui si può partire anche per l’escursione alla Grotta dei Frati – Forra del Fiastrone.
Si raggiunge in auto la frazione di Monastero e prosegue in auto in direzione di Fiastra, dopo circa 2 chilometri dal piccolo abitato la strada si addentra in un profondo vallone facendo una ampia curva. Si parcheggia all’inizio della curva dove è presente uno slargo in corrispondenza di una cavita di una parete rocciosa posta di fianco alla strada (354912 E – 4769165 N; 730 m.).
Per chi proviene da Fiastra si raggiunge la diga del Lago di Fiastra e si prosegue per circa 4 chilometri fino a superare una breve galleria della strada aperta sotto ad un grande scoglio e proseguendo per poche centinaia di metri fino all’ampia curva descritta sopra dove si parcheggia.
DESCRIZIONE: Dalla strada, di fianco alla cavità, si segue un sentiero che entra nel fosso, si attraversa il torrente risalendo alla destra fino ad un ghiaione, il sentiero rientra poi nel fosso in corrispondenza di un capanno in legno attraversandolo di nuovo quindi si trasforma in una lieve traccia che, inoltrandosi nella stretta gola, effettua diversi guadi e risalite di pendii scoscesi costeggiando il torrente fino alla base della cascata che si nota solo quando si è arrivati nei suoi pressi.
Si consiglia di effettuare questo itinerario dall’inverno fino alla primavera il modo da avere la massima portata idrica, d’estate il fosso si asciuga quasi completamente.
LA “FESSA”
Se si risale il ripidissimo pendio sulla sinistra della cascata, si costeggia la barriera rocciosa che la forma fino ad una cengia che permette di superarla e di ritornare in direzione del fosso, al di sopra della cascata.
Si prosegue in un tratto di bosco per traccia di sentiero per ridiscendere nel greto del torrente che lo si risale con qualche difficoltà alternandosi a destra o a sinistra su traccia di sentiero, a causa delle sponde molto ripide, in vista della parete della “Fessa” si raggiunge una grotta poco visibile la cui apertura è situata proprio sulla sponda destra del torrente ed, in circa 20 minuti, si arriva alla “Fessa” una parete di travertino scavata dal torrente in una strettissima fessura dove, in caso di poca acqua, si può entrare nel suo fantastico interno.
Salendo invece a sinistra della “Fessa” in corrispondenza di uno stretto camino si risale la parete di travertino e si può raggiungere la seconda cascata più in alto, nascosta dalla “Fessa”.
In tal caso può essere utile una corda da mettere doppia in un albero per ridiscendere.
RITORNO: Stesso itinerario, facendo attenzione ai ripidi pendii se si raggiunge la “Fessa”.
Di seguito le immagini del 20 gennaio 2023.
1- 3- Il primo tratto del torrente di Rio Fessa, ricco di felci.234- La piattaforma di una vecchia carbonaia poco prima della cascata.5 – 12- La cascata di Rio Fessa678910111213- I muschi che crescono nelle pareti della cascata formano uno spesso banco di travertino.14- Un grande blocco di travertino staccatosi è rimasto in bilico davanti alla cascata.15- Risalendo il fosso a monte della cascata si può raggiungere la sorgente ricoperta di felci in particolare dalla Lingua Cervina.16- Nonostante siamo ai primi di Gennaio i Bucaneve già stanno preparandosi a fiorire.17- 18 – La “Fessa” da cui esce il torrente.1819 – la parte sinistra della “Fessa” da cui si può risalire per osservare la seconda cascata nascosta.20 – L’ingresso della “Fessa”21 – 22 – Il magico interno della “Fessa”2223- la seconda cascata nascosta dalla “Fessa”24- la discesa in corda dalla parte superiore della “Fessa” per andare a vedere la seconda cascata.
PUNTA BAMBUCERTA Itinerario classico
Su richiesta di alcuni miei amici che non hanno mai salito Punta Bambucerta, cima poco conosciuta nel gruppo Nord dei Monti Sibillini, riporto la descrizione dell’itinerario più facile per raggiungerla.
Neppure questo itinerario è riportato nella bibliografia e cartografia dei Monti Sibillini, è lungo circa 13 chilometri andata e ritorno e con circa 800 metri di dislivello ma non presenta difficoltà.
Ricordo che in questa cima ho effettuato diversi itinerari molto impegnativi quali la traversata e salita invernale della parete Nord riportate a pagina 49 del mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito e la salita alla cima per la cresta Nord Est dall’Efre, del Maggio 2022, riportata sempre in questo sito.
La salita nelle immagini è stata effettuata con un numeroso gruppo di amici, che ringrazio anche per le foto che mi hanno fornito, il 6 gennaio 2023 in condizioni di temperatura autunnali.
ACCESSO: Si raggiunge con l’auto l’abitato di Bolognola, superata la piazza si prosegue in salita in direzione della Pintura fino al primo tornante dove una deviazione su strada sterrata a destra conduce ad un’area pic nic dove si parcheggia (356114,3 E – 4760420,1 N; 1120 m.).
DESCRIZIONE: Si percorre a piedi la strada sterrata di fondovalle per circa 3 chilometri fino a che non diventa sentiero e si prosegue fino alla base di una parete rocciosa ( 354355,1 E – 4758063,4 N; 1430 m.) situata all’imbocco della strettoia della valle, ai piedi della parete Nord del Monte Acuto, poco prima delle sorgenti del Fiastrone, tra alte pareti rocciose di colore rosso.
Superata la strettoia e giunti in vista delle sorgenti si attraversa il fiume e si prosegue su un sentiero alla destra che sale verso il Rifugio del Fargno (35462,4 E – 4757944 N; 1475 m.; 1 ora).
Dopo due tornanti in salita si supera un dosso roccioso e poco dopo si entra nel vallone sottostante Forcella Cucciolara dove si lascia il sentiero che prosegue verso il Rifugio del Fargno e si risale verso destra su pendio erboso dove si notano delle tracce di vecchio sentiero (353971,2 E – 4757859,8 N; 1560 m.) che risale la sponda sinistra del canale verso la Forcella.
Dopo circa 200 metri di salita si raggiunge un vecchio stazzo di pastori caratterizzato da pianoro di verdissima vegetazione nitrofila (cardi, olibri e ortiche, 353808,1 E – 4758078,7 N; 1675 m.) con due recinti di pietra, di cui uno addossato ad una piccola parete rocciosa, oltre il quale una volta il sentiero saliva in comodi tornanti ma ormai non più visibili.
Si sale quindi liberamente il lungo pendio che si fa anche più ripido ed in circa un’ora dalle sorgenti si raggiunge Forcella Cucciolara (353574,2 E – 4758549,4 N; 1912 m.) dove ci si affaccia sulla sottostante Val di Tela.
Si risale quindi la ripida cresta rupestre sulla destra fino ad una prima cima quindi si prosegue verso sinistra in direzione una seconda cima quindi si prosegue fino a raggiungere la più alta Cima di Costa Vetiche (353682,3 E – 4758670,9 N; 1950 m.), non riportata sulle carte, quindi raggiunta la cima più alta si scende la lunga cresta Nord che prosegue aerea per più di altri 800 metri fino alla Punta Bambucerta (353545,7 E – 4759475 N; 1869 m.; 40 minuti da Forcella Cucciolara), facendo attenzione al primo tratto di discesa molto ripido.
DISCESA : Stesso itinerario a cui si può abbinare anche la salita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche di cui ho riportato in questo sito l’itinerario: “LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA” del Febbraio 2019.
1- La strettoia della valle poco prima della deviazione di salita, il profilo della valle indica la sua formazione fluvio (profilo a V in basso) glaciale (profilo a U superiore)2- L’ampio canalone del versante Sud che conduce alla Forcella Cucciolara, sulla destra il vecchio e verde stazzo dei pastori, di fronte il Pizzo Tre Vescovi a destra e il Monte Acuto a sinistra.3- Salita libera verso la Forcella Cucciolara in alto.4- Veduta verso Sud dalla Forcella Cucciolara, si scopre anche il Pizzo Regina (tra il M.Acuto ed il P.Tre Vescovi) ed il Pizzo Berro.5- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra ed il Monte Cacamillo a sinistra, sullo sfondo emerge il Monte San Vicino.6- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Val di Tela sottostante ed il Monte Pietralata con le pendici Nord del Monte Rotondo.7- 8- Salita della cresta rocciosa a destra di Forcella Cucciolara.89- Discesa della cresta Nord della Cima di Costa Vetiche (non riportsta sulle carte) fino alla Punta Bambucerta.10 – 12 – Fasi di discesa della lunga e aerea cresta verso Punta Bambucerta111213- Veduta verso Nord dalla Punta Bambucerta14- Veduta verso Sud dalla Punta Bambucerta15 – 24 – Fasi di ritorno dalla cima di Punta Bambucerta.1617181920
2122232425- La cresta Nord del Monte Acuto.26- Discesa dalla Forcella Cucciolara verso le sorgenti del Fiastrone27- Monte Cacamillo ed il Lago di Fiastra.28- Panoramica dalla Forcella Cucciolara.29 – 31 – Al ritorno abbiamo fatto anche visita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche (descritta nel sito in un itinerario del Febbraio 2019).3031
MONTE SASSOTETTO una affilata cresta poco conosciuta ed un fenomeno atmosferico rarissimo.
La lunga cresta Est del Monte Sassotetto, di circa un chilometro di lunghezza, si innalza dalla Forcella del Monte Valvasseto per arrivare, con qualche breve interruzione, fino alla sua cima dove, poco al di sotto, è presente un altissimo traliccio metallico con ripetitori, contornando il versante Nord deturpato dagli impianti di risalita delle piste da sci.
La risalita della cresta è facile ma presenta alcuni passaggi aerei larghi neppure un metro ed un versante Nord verticale che precipita verso i campi da sci di Sassotetto che rendono emozionante questo itinerario.
L’itinerario decritto non è certamente nuovo, percorso già da alcuni decenni ed in tutte le condizioni, non mi risulta riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.
Il 4 gennaio 2023 ho percorso questa cresta in assenza di neve e condizioni quasi primaverili, sono ritornato il 10 gennaio dopo una lieve nevicata e forte vento ed una terza volta il 20 gennaio con ancora più neve per mostrare come la neve trasforma la cresta in un ambiente quasi di alta quota e soprattutto che ogni salita in montagna non è mai uguale all’altra e ciascuna regala emozioni e visioni diverse.
Inoltre il 20 gennaio ho assistito, per la terza volta nella mia carriera di salitore di montagne, al rarissimo fenomeno della DiamondDust, detta anche polvere di diamante.
Questo è un tipo di nube che si forma in prossimità del suolo, composta da piccoli cristalli di ghiaccio, e proprio per questa loro composizione, la polvere di diamante è anche considerata anche come una precipitazione a cielo sereno, questo particolare fenomeno è sconosciuto alla maggior parte della gente ed essendo formato da cristalli di ghiaccio submillimetrici sospesi in aria è anche molto difficile da fotografare.
Il fenomeno si forma quando della nebbia (vapore acqueo) a temperatura maggiore sale di quota verso la montagna ed incontra uno strato di aria a temperatura minore, provocando un aumento dell’umidità relativa vicino al suolo: se questo aumento dell’umidità relativa supera una certa soglia, si formeranno i cristalli di ghiaccio che danno vita al Diamond Dust.
La salita della cresta può essere effettuata direttamente dalla Pintura di Bolognola salendo ai Piani Gra sovrastanti e quindi al Monte Valvasseto per ridiscendere verso Ovest su traccia di sentiero di fianco alla Falesia della Palestra di Arrampicata quindi si attraversa la valletta de La Forcella, caratterizzata da bruttissimi tralicci dell’alta tensione, dirigendosi verso le Grotte di Monte Sassotetto già descritte in un precedente itinerario dell’Aprile 2021 a cui si rimanda.
Dalla Grotta grande si risale un canalone erboso alla sua sinistra per prendere la cresta rocciosa che in breve, con facili passaggi su roccette, conduce alla antecima superiore, da cui parte la lunga cresta verso Ovest in direzione della cima del Monte Sassotetto.
Oppure si può risalire direttamente a La Forcella parcheggiando sulla curva della strada Pintura di Bolognola-Sassotetto in corrispondenza del cartello indicante la palestra di arrampicata della Falesia di M.Valvasseto.
Quindi si risale il pendio sovrastante su comodo sentiero e si raggiunge la valletta de La Forcella da cui si raggiungono le Grotte del M. Sassotetto da dove parte la cresta in oggetto.
Raggiunta l’antecima sovrastante La Forcella si percorre la aerea cresta, evitando il più basso e banale sentiero che passa a mezza costa a sinistra nel versante Sud, fino a raggiungere una conca dove iniziano gli impianti di risalita del versante Nord.
Qui parte un secondo tratto di cresta molto più ripido che, con ripidi ma facili passaggi su roccette, conduce fino alla cima del Monte Sassotetto con il grande traliccio.
Oppure, una volta arrivati alla conca nei pressi degli impianti di risalita si può traversare verso sinistra nel versante Ovest passando alla base della alta parete rocciosa che caratterizza questo versante del Monte Sassotetto fino ad un ripido canale erboso che si risale con attenzione fino al grande traliccio sovrastante (355786 E – 4762924,5 N; 1624 m.) .
Nella parete Ovest sono presenti anche due vie su roccia di media difficoltà attrezzate con Spit per effettuare la salita in sicurezza.
Per la discesa si ripercorre lo stesso itinerario di salita.
Di seguito le immagini delle due diverse giornate di salita.
4 Gennaio 2023
1- Il cartello presente sulla strada Bolognola-Sassotetto che indica le vie di arrampicata della Falesia di Monte Sassotetto.2- A destra la Grande Grotta del versante Sudest del Monte Sassotetto da cui parte la lunga cresta verso Ovest.3- Il punto di inizio della salita della cresta del Monte Sassotetto, sopra la Grande Grotta., 4- La lunga cresta del Monte Sassotetto precipita verticalmente sui sottostanti campi da sci e con la cima più alta sullo sfondo dove è visibile il grande traliccio metallico.5 – 9 – I tratti più stretti della lunga cresta678910- La conca posta nei pressi degli impianti di risalita, la cresta rocciosa riprende ancora più ripida nei pressi della cima posta di fronte.11- Tratti di facile arrampicata della cresta rocciosa finale.12- L’intera cresta percorsa vista dall’ultimo tratto prima della cima, sullo sfondo a destra il Monte Valvasseto.13- Il tratto finale della lunga cresta.14- L’uscita del camino del versante Ovest dove è presente una via su roccia attrezzata come visibile dagli spit poco sotto i miei scarponi.15- La cima del Monte Sassotetto con il grande Traliccio.16- Veduta verso Nord sui sottostanti campi da sci di Sassotetto con il Pizzo di Mèta a destra.17- Nebbia sulla cresta appena percorsa.
10 Gennaio 2023
1- La cresta Est del Monte Sassotetto vista da La Forcella, all’apparenza poco interessante.2- Il Monte Bove Nord sferzato dal vento.3 – 4- Le rocce della cresta rivestite di alpine ice.4- Sulla destra La Forcella e il Monte Valvasseto, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.5- Sempervivum arachnoides rivestito di galavernia.6- Veduta dalla cresta con, da sinistra, il Pizzo Regina, Pizzo Berro e Monte Acuto.7- Il primo tratto di cresta a monte de La Forcella, dove si vedono i tralicci dell’alta tensione, con le rocce rivestite di ghiaccio.8- La cresta vista dall’anticima verso la lontana cima del Monte Sassotetto.9 – 15- I tratti più stretti della lunga cresta fotografati sei giorni prima in assenza di neve, la neve cambia l’aspetto della montagna10111213141516 – 17- Neve modellata dal vento nella conca prima degli impianti di risalita.18- Il Pizzo di Mèta con Recanati, Osimo ed il Monte Conero sullo sfondo.19- La cima del Monte Sassotetto con la ripida cresta e la parete rocciosa del versante Ovest.20- I campi da sci e Sassotetto visti dalla verticale cresta sovrastante.21- Il versante Ovest del Monte Sassotetto presenta una alta parete rocciosa dove è presente anche un piccolo riparo di pietre alla sua base, a destra la lunga cresta di salita.22- La parete Ovest del Monte Sassotetto con le due vie su roccia attrezzate.23- Il canalino roccioso di risalita sulla sinistra della parete.24 – 26- Risalita del ripido canalino roccioso della parete Ovest del Monte Sassotetto.252627- La cima del Monte Sassotetto con il grande ripetitore.28- Vento forte in quota.29 – 30- La discesa dalla cresta rocciosa salita sei giorni prima senza neve.3031- La Falesia del Monte Valvasseto dove sono presenti le vie della foto n.1, vista da La Forcella, a destra il canalino erboso di discesa.32- Profilo umano nelle rocce intorno a La Forcella al tramonto con lo sfondo del Mare Adriatico.
20 GENNAIO 2023
1 – 2- Il rarissimo fenomeno della Polvere di diamante alla Pintura di Bolognola.23- Nuvola di nebbia formata da microcristalli di ghiaccio scompone la luce del sole.4- I Piani Gra, a monte della Pintura di Bolognola.5- Salita al Monte Valvasseto.6- Orme di volpe paradossalmente in rilievo, l’animale è passato sulla neve fresca comprimendola, successivamente il vento ha portato via la neve polverosa fresca lasciando le orme compresse in rilievo.7- Salti di lepri.8- 9 – In cima al Monte Valvasseto.910- La cresta del Monte Sassotetto vista dal Monte Valvasseto, nel bosco di destra si apre la grande grotta.11- Il ripido pendio scendendo dal Monte Valvasseto verso la Forcella, nei pressi della falesia di arrampoicata. 12 – 14- Immagini dallinterno della grande grotta di Monte Sassotetto.131415- 18- La lunga cresta di Monte Sassotetto.16171833- Il tratto di salita dal M. Valvasseto e La forcella verso la cresta Est del Monte Sassotetto.34- Il percorso della lunga cresta del Monte Sassotetto.35- La salita all’ultimo tratto di cresta con il percorso invernale (in celeste) e le due vie su roccia del versante Ovest.36- Pianta satellitare del percorso proposto.