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GROTTA DI MONTE PATINO

La Grotta di Monte Patino si apre nel versante Sud del monte omonimo, a circa 1280 metri di altezza, ha rappresentato un tradizionale riparo per i pastori del luogo e probabilmente è stata frequentata dall’uomo sin dalla preistoria.

L’accesso, facile ed adatto a tutti grazie ad un ampia strada sterrata, richiede circa un’ora con partenza dalla Forca di Ancarano.

ACCESSO: Si raggiunge il valico della Forca di Ancarano sia passando da Preci che da Norcia, percorrendo in auto la Strada Provinciale n.476 e si parcheggia presso una pineta con strada imbrecciata.

DESCRIZIONE: Dal valico si segue la strada sterrata dalla parte opposta della pineta prendendo la deviazione a destra, si raggiunge in breve una fonte, si prosegue fino ad un barbecue in pietra.

Al successivo incrocio che indica la salita per la Forca di Giuda ed il Monte Patino si continua sempre a destra in costante ma lieve salita fino ad una piccola cava e ad un successivo tratto pieno di massi caduti dopo il terremoto dalla alta parete superiore. Proseguendo ancora sulla strada sterrata raggiunge un altro tratto con massi e numerosi inutili omini di pietra, come se non fosse evidente il tratturo che si percorre.

Si esce quindi dal bosco raggiungendo un prato dove si scorge Norcia e da dove si vede la parete più in basso che forma la Grotta di Monte Patino, sovrastata da una seconda fascia parallela di rocce rossicce, sulle pendici Sud del monte (348084 E – 4741947,5 N; 1280 m.).

Si percorre una curva e sulla sinistra si nota un sentiero (con omino di pietre utile in questo caso) che si inoltra nel bosco, in breve si raggiunge l’ingresso della cavità profonda una decina di metri.

La cavità e caratterizzata da pareti e soffitto completamente annerite dai fuochi che sono stati accesi nei secoli dai pastori che la frequentavano.

Volendo si scavalca a sinistra la parete e si risale su un ripido tratto rupestre per raggiungere la fascia rocciosa sovrastante dove è presente un’altra piccola cavità.

Se si continua la strada sterrata di fondovalle si raggiunge dapprima la Fonte di Patino e quindi, in netta e più ripida salita, si raggiunge la Forca di Giuda e quindi la cima del Monte Patino (2 ore dalla Grotta).

RITORNO: Stesso itinerario. Se si transita per Preci si consiglia di visitare la chiesa della Madonna Bianca situata nella frazione di Ancarano – Sant’Angelo, ben segnalata a pochi passi a piedi dalla strada provinciale.

1- La fonte presente all’imbocco del tratturo
2- La deviazione per la Forca di Giuda stranamente segnalata.
3- Una vecchia tabella di divieto di caccia inglobata dall’albero su cui era stata infissa.
4- La piccola cava lungo il tratturo
5- La alta parete che sovrasta la sterrata.
6- Il tratto pieno di massi caduti da terremoto alla base della parete della foto n.4.
7- Inutili omini di pietra posti vicinissimi uno dopo l’altro come se la strada non fosse visibile.
8- Altri grandi massi sulla strada.
9 – 10 – i massi caduti dalla parete recano spalmature di minerali ferrosi
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11- 12- Superata la parete si continua a risalire la valle.
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13- Nel cuore della parete è presente un vecchio nido di rapaci.
14- Il tratto all’uscita dal bosco dove si scopre Norcia.
15- Le pareti di roccia rossa, alla base di quella a destra si apre la Grotta di Monte Patino.
16- L’omino di pietre all’imbocco del sentiero che conduce alla Grotta di Monte Patino già visibile.
17- La parete che forma la Grotta.
18-25- La Grotta di Monte Patino, la parete sovrastante reca i segni di secolari fuochi accesi dai pastori che la frequentavano
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26- Superando la parete si può risalire verso la fascia rocciosa più in alto.
27- La parete di roccia rossa è stranamente caratterizzata da spigoli molto vivi, piuttosto particolare per roccia calcarea.
28 – 30 – La grotta più piccola presente alla base della fascia rocciosa superiore.
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31- 32- La cengia prosegue per tutta la base della parete
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33- La città di Norcia
34-35- Una grande pianta di Ephedra nebrodensis cresce nella verticale parete rocciosa della fascia superiore
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36-38- Ad Ancarano (Sant’Angelo) è presente la bellissima ma inagibile chiesa della Madonna Bianca.
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38- Due leoni scolpiti su pietra intorno all’anno 1000 caratterizzano l’ingresso della chiesa.
39- Pianta satellitare del percorso proposto. ROSSO : itinerario per la Grotta di Monte Patino. GIALLO: Itinerario per Monte Patino.



CASCATA DELL’ACQUA DEL PERO o Fosso di Casali

La Cascata del Fosso dell’Acqua del Pero è una cascata poco conosciuta, formata dal fosso situato nei pressi della frazione di Casali di Ussita, a valle del paese, ma più facilmente raggiungibile dalla frazione di Capovallazza situata invece nel fondovalle.

L’itinerario di raggiungimento è facile anche se un po’ disagevole per la vegetazione presente in quanto poco frequentato, di poco più di cento metri di dislivello e di circa 4 chilometri di sviluppo totale, ma purtroppo, come al solito, non segnalato ne riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Si raggiunge in auto il paese di Visso quindi si prosegue in direzione di Ussita, giunti alla frazione di Fluminata (sede comunale) si lascia la strada che sale verso Frontignano e si gira a sinistra, si prosegue di fianco alle casette delle attività commerciali in direzione di Casali-Vallazza. Al bivio, poco dopo il ponte che attraversa il torrente Ussita, si gira a destra verso Capovallzza e lo stabilimento dell’Acqua Roana. Superato lo stabilimento si parcheggia in corrispondenza di un lungo filare di alberi che termina presso la stazione ecologica del Comune di Ussita (sbarra).

DESCRIZIONE: Dal parcheggio si prosegue la strada asfaltata sbarrata fino alla stazione ecologica, si attraversa a sinistra passando sul ponte del torrente per raggiungere la piccola centrale idroelettrica. Dal piazzale della centrale si sale a sinistra su un prato dove, poco più avanti, prima del bosco, si intercetta una lieve traccia che percorre la sponda destra del torrente (sinistra orografica) fino ad una zona pianeggiante con alti salici dove il fiume si allarga. Tenendo sempre la destra si individua, non facilmente, una traccia che sale lievemente il pendio per proseguire in quota mantenendosi a qualche decina di metri di dislivello dal torrente.

Si prosegue su traccia di sentiero, a tratti sconnesso e con molta vegetazione, risalendo la valle sempre sulla sponda destra fino ad un guado dove si passa nella sponda sinistra e, dopo poche decine di metri, si ritorna a destra.

Si prosegue fino ad una piccola cascata che si supera sempre a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto su un grande faggio.

Si risalgono con qualche difficoltà successivamente alcuni speroni rocciosi fino a raggiungere il restringimento della valle in corrispondenza di alte pareti rocciose ed arrivare in vista del cascata, posta in alto nel versante opposto.

Si scende nel torrente e lo si attraversa facilmente per arrivare alla base delle due cascate che si formano per sdoppiamento della cascata più alta superiore.

Si può proseguire nella risalita del torrente fino ad arrivare alle sorgenti ma il percorso è impegnativo in quanto senza alcuna traccia e per i diversi guadi del torrente che bisogna effettuare.

DISCESA: Stesso itinerario.

Di seguito le immagini dell’itinerario, effettuato purtroppo in condizioni di maltempo, pioggia a tratti e vento, che non ci avevano permesso di salire in quota.

1- La traccia di sentiero che risale la valle nella sponda destra (in salita) del torrente Ussita.
2- Il sentiero risale la valle a qualche decina di metri sopra il torrente.
3- I primi contrafforti della valle, la cascata è ancora più avanti.
4- Il guado prima della cascata da cui si passa prima a sinistra poi si ritorna a destra del torrente (in salita)
5- I primi fiori primaverili, primula acaulis e anemone epatica.
6- I resti di un pasto a base di Merlo.
7- 9- La piccola cascata del torrente Ussita, si prosegue a destra tramite una vecchia corda fissa sul posto.
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10- La corda permette di risalire oltre il grande faggio a destra visibile nella foto.
11- Un grande faggio posto poco prima di arrivare in vista della cascata.
12- La Cascata dell’Acqua del Pero come visibile dal fondovalle.
13- Zoom sulla parte superiore della cascata.
14-17- Le due cascate finali formate dallo sdoppiamento della parte superiore.
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18- Proseguendo a risalire il torrente si arriva sotto alle pareti del Monte Bove Nord.



LA CASCATA DI RIO FESSA E LA FESSA – VALLE DEL FIASTRONE

La cascata di Rio Fessa è una bellissima ma sconosciuta cascata del Rio Fessa, un torrente laterale del Fiastrone, che forma un inciso fosso tra il Monte Corvo ed il Monte dei Cancelli, attraversato dalla strada che collega la frazione di Monastero di Cessapalombo a Fiastra, a qualche chilometro dopo l’abitato.

L’accesso è facile e adatto a tutti ed anche entusiasmante perché bisogna attraversare il torrente diverse volte ed affrontare terreni sconnessi per arrivare alla base della cascata suddivisa in diversi salti ed alta complessivamente circa trenta metri. I muschi che crescono nelle pareti rocciose della cascata formano anche un potente banco di Travertino di cui una parte si è staccata rimanendo appoggiata a chiudere la piccola forra.

Per i più esperti si può proseguire fino a raggiungere la “Fessa” una stretta fessura creata dal torrente in un banco di travertino

La zona è più conosciuta per la Grotta dei Frati, le Lame Rosse e la Forra del Fiastrone e questa cascata completa l’interesse naturalistico della Valle.

ACCESSO: Per chi proviene da Sarnano o da Caldarola o da Passo S. Angelo si raggiunge la località Pian di Pieca quindi si prende la strada che conduce alla frazione di Monastero di Cessapalombo, da cui si può partire anche per l’escursione alla Grotta dei Frati – Forra del Fiastrone.

Si raggiunge in auto la frazione di Monastero e prosegue in auto in direzione di Fiastra, dopo circa 2 chilometri dal piccolo abitato la strada si addentra in un profondo vallone facendo una ampia curva. Si parcheggia all’inizio della curva dove è presente uno slargo in corrispondenza di una cavita di una parete rocciosa posta di fianco alla strada (354912 E – 4769165 N; 730 m.).

Per chi proviene da Fiastra si raggiunge la diga del Lago di Fiastra e si prosegue per circa 4 chilometri fino a superare una breve galleria della strada aperta sotto ad un grande scoglio e proseguendo per poche centinaia di metri fino all’ampia curva descritta sopra dove si parcheggia.

DESCRIZIONE: Dalla strada, di fianco alla cavità, si segue un sentiero che entra nel fosso, si attraversa il torrente risalendo alla destra fino ad un ghiaione, il sentiero rientra poi nel fosso in corrispondenza di un capanno in legno attraversandolo di nuovo quindi si trasforma in una lieve traccia che, inoltrandosi nella stretta gola, effettua diversi guadi e risalite di pendii scoscesi costeggiando il torrente fino alla base della cascata che si nota solo quando si è arrivati nei suoi pressi.

Si consiglia di effettuare questo itinerario dall’inverno fino alla primavera il modo da avere la massima portata idrica, d’estate il fosso si asciuga quasi completamente.

LA “FESSA”

Se si risale il ripidissimo pendio sulla sinistra della cascata, si costeggia la barriera rocciosa che la forma fino ad una cengia che permette di superarla e di ritornare in direzione del fosso, al di sopra della cascata.

Si prosegue in un tratto di bosco per traccia di sentiero per ridiscendere nel greto del torrente che lo si risale con qualche difficoltà alternandosi a destra o a sinistra su traccia di sentiero, a causa delle sponde molto ripide, in vista della parete della “Fessa” si raggiunge una grotta poco visibile la cui apertura è situata proprio sulla sponda destra del torrente ed, in circa 20 minuti, si arriva alla “Fessa” una parete di travertino scavata dal torrente in una strettissima fessura dove, in caso di poca acqua, si può entrare nel suo fantastico interno.

Salendo invece a sinistra della “Fessa” in corrispondenza di uno stretto camino si risale la parete di travertino e si può raggiungere la seconda cascata più in alto, nascosta dalla “Fessa”.

In tal caso può essere utile una corda da mettere doppia in un albero per ridiscendere.

RITORNO: Stesso itinerario, facendo attenzione ai ripidi pendii se si raggiunge la “Fessa”.

Di seguito le immagini del 20 gennaio 2023.

1- 3- Il primo tratto del torrente di Rio Fessa, ricco di felci.
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4- La piattaforma di una vecchia carbonaia poco prima della cascata.
5 – 12- La cascata di Rio Fessa
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13- I muschi che crescono nelle pareti della cascata formano uno spesso banco di travertino.
14- Un grande blocco di travertino staccatosi è rimasto in bilico davanti alla cascata.
15- Risalendo il fosso a monte della cascata si può raggiungere la sorgente ricoperta di felci in particolare dalla Lingua Cervina.
16- Nonostante siamo ai primi di Gennaio i Bucaneve già stanno preparandosi a fiorire.
17- 18 – La “Fessa” da cui esce il torrente.
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19 – la parte sinistra della “Fessa” da cui si può risalire per osservare la seconda cascata nascosta.
20 – L’ingresso della “Fessa”
21 – 22 – Il magico interno della “Fessa”
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23- la seconda cascata nascosta dalla “Fessa”
24- la discesa in corda dalla parte superiore della “Fessa” per andare a vedere la seconda cascata.



PUNTA BAMBUCERTA Itinerario classico

Su richiesta di alcuni miei amici che non hanno mai salito Punta Bambucerta, cima poco conosciuta nel gruppo Nord dei Monti Sibillini, riporto la descrizione dell’itinerario più facile per raggiungerla.

Neppure questo itinerario è riportato nella bibliografia e cartografia dei Monti Sibillini, è lungo circa 13 chilometri andata e ritorno e con circa 800 metri di dislivello ma non presenta difficoltà.

Ricordo che in questa cima ho effettuato diversi itinerari molto impegnativi quali la traversata e salita invernale della parete Nord riportate a pagina 49 del mio primo libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” scaricabile da questo sito e la salita alla cima per la cresta Nord Est dall’Efre, del Maggio 2022, riportata sempre in questo sito.

La salita nelle immagini è stata effettuata con un numeroso gruppo di amici, che ringrazio anche per le foto che mi hanno fornito, il 6 gennaio 2023 in condizioni di temperatura autunnali.

ACCESSO: Si raggiunge con l’auto l’abitato di Bolognola, superata la piazza si prosegue in salita in direzione della Pintura fino al primo tornante dove una deviazione su strada sterrata a destra conduce ad un’area pic nic dove si parcheggia (356114,3 E – 4760420,1 N; 1120 m.).

DESCRIZIONE: Si percorre a piedi la strada sterrata di fondovalle per circa 3 chilometri fino a che non diventa sentiero e si prosegue fino alla base di una parete rocciosa ( 354355,1 E – 4758063,4 N; 1430 m.) situata all’imbocco della strettoia della valle, ai piedi della parete Nord del Monte Acuto, poco prima delle sorgenti del Fiastrone, tra alte pareti rocciose di colore rosso.

Superata la strettoia e giunti in vista delle sorgenti si attraversa il fiume e si prosegue su un sentiero alla destra che sale verso il Rifugio del Fargno (35462,4 E – 4757944 N; 1475 m.; 1 ora).

Dopo due tornanti in salita si supera un dosso roccioso e poco dopo si entra nel vallone sottostante Forcella Cucciolara dove si lascia il sentiero che prosegue verso il Rifugio del Fargno e si risale verso destra su pendio erboso dove si notano delle tracce di vecchio sentiero (353971,2 E – 4757859,8 N; 1560 m.) che risale la sponda sinistra del canale verso la Forcella.

Dopo circa 200 metri di salita si raggiunge un vecchio stazzo di pastori caratterizzato da pianoro di verdissima vegetazione nitrofila (cardi, olibri e ortiche, 353808,1 E – 4758078,7 N; 1675 m.) con due recinti di pietra, di cui uno addossato ad una piccola parete rocciosa, oltre il quale una volta il sentiero saliva in comodi tornanti ma ormai non più visibili.

Si sale quindi liberamente il lungo pendio che si fa anche più ripido ed in circa un’ora dalle sorgenti si raggiunge Forcella Cucciolara (353574,2 E – 4758549,4 N; 1912 m.) dove ci si affaccia sulla sottostante Val di Tela.

Si risale quindi la ripida cresta rupestre sulla destra fino ad una prima cima quindi si prosegue verso sinistra in direzione una seconda cima quindi si prosegue fino a raggiungere la più alta Cima di Costa Vetiche (353682,3 E – 4758670,9 N; 1950 m.), non riportata sulle carte, quindi raggiunta la cima più alta si scende la lunga cresta Nord che prosegue aerea per più di altri 800 metri fino alla Punta Bambucerta (353545,7 E – 4759475 N; 1869 m.; 40 minuti da Forcella Cucciolara), facendo attenzione al primo tratto di discesa molto ripido.

DISCESA : Stesso itinerario a cui si può abbinare anche la salita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche di cui ho riportato in questo sito l’itinerario: “LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA” del Febbraio 2019.

1- La strettoia della valle poco prima della deviazione di salita, il profilo della valle indica la sua formazione fluvio (profilo a V in basso) glaciale (profilo a U superiore)
2- L’ampio canalone del versante Sud che conduce alla Forcella Cucciolara, sulla destra il vecchio e verde stazzo dei pastori, di fronte il Pizzo Tre Vescovi a destra e il Monte Acuto a sinistra.
3- Salita libera verso la Forcella Cucciolara in alto.
4- Veduta verso Sud dalla Forcella Cucciolara, si scopre anche il Pizzo Regina (tra il M.Acuto ed il P.Tre Vescovi) ed il Pizzo Berro.
5- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Punta Bambucerta a destra ed il Monte Cacamillo a sinistra, sullo sfondo emerge il Monte San Vicino.
6- Veduta verso Nord dalla Forcella Cucciolara con la Val di Tela sottostante ed il Monte Pietralata con le pendici Nord del Monte Rotondo.
7- 8- Salita della cresta rocciosa a destra di Forcella Cucciolara.
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9- Discesa della cresta Nord della Cima di Costa Vetiche (non riportsta sulle carte) fino alla Punta Bambucerta.
10 – 12 – Fasi di discesa della lunga e aerea cresta verso Punta Bambucerta
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13- Veduta verso Nord dalla Punta Bambucerta
14- Veduta verso Sud dalla Punta Bambucerta
15 – 24 – Fasi di ritorno dalla cima di Punta Bambucerta.
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25- La cresta Nord del Monte Acuto.
26- Discesa dalla Forcella Cucciolara verso le sorgenti del Fiastrone
27- Monte Cacamillo ed il Lago di Fiastra.
28- Panoramica dalla Forcella Cucciolara.
29 – 31 – Al ritorno abbiamo fatto anche visita alla Grotta dell’Orso di Costa Vetiche (descritta nel sito in un itinerario del Febbraio 2019).
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MONTE SASSOTETTO una affilata cresta poco conosciuta ed un fenomeno atmosferico rarissimo.

La lunga cresta Est del Monte Sassotetto, di circa un chilometro di lunghezza, si innalza dalla Forcella del Monte Valvasseto per arrivare, con qualche breve interruzione, fino alla sua cima dove, poco al di sotto, è presente un altissimo traliccio metallico con ripetitori, contornando il versante Nord deturpato dagli impianti di risalita delle piste da sci.

La risalita della cresta è facile ma presenta alcuni passaggi aerei larghi neppure un metro ed un versante Nord verticale che precipita verso i campi da sci di Sassotetto che rendono emozionante questo itinerario.

L’itinerario decritto non è certamente nuovo, percorso già da alcuni decenni ed in tutte le condizioni, non mi risulta riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini.

Il 4 gennaio 2023 ho percorso questa cresta in assenza di neve e condizioni quasi primaverili, sono ritornato il 10 gennaio dopo una lieve nevicata e forte vento ed una terza volta il 20 gennaio con ancora più neve per mostrare come la neve trasforma la cresta in un ambiente quasi di alta quota e soprattutto che ogni salita in montagna non è mai uguale all’altra e ciascuna regala emozioni e visioni diverse.

Inoltre il 20 gennaio ho assistito, per la terza volta nella mia carriera di salitore di montagne, al rarissimo fenomeno della Diamond Dust, detta anche polvere di diamante.

Questo è un tipo di nube che si forma in prossimità del suolo, composta da piccoli cristalli di ghiaccio, e proprio per questa loro composizione, la polvere di diamante è anche considerata anche come una precipitazione a cielo sereno, questo particolare fenomeno è sconosciuto alla maggior parte della gente ed essendo formato da cristalli di ghiaccio submillimetrici sospesi in aria è anche molto difficile da fotografare. 

Il fenomeno si forma quando della nebbia (vapore acqueo) a temperatura maggiore sale di quota verso la montagna ed incontra uno strato di aria a temperatura minore, provocando un aumento dell’umidità relativa vicino al suolo: se questo aumento dell’umidità relativa supera una certa soglia, si formeranno i cristalli di ghiaccio che danno vita al Diamond Dust.

La salita della cresta può essere effettuata direttamente dalla Pintura di Bolognola salendo ai Piani Gra sovrastanti e quindi al Monte Valvasseto per ridiscendere verso Ovest su traccia di sentiero di fianco alla Falesia della Palestra di Arrampicata quindi si attraversa la valletta de La Forcella, caratterizzata da bruttissimi tralicci dell’alta tensione, dirigendosi verso le Grotte di Monte Sassotetto già descritte in un precedente itinerario dell’Aprile 2021 a cui si rimanda.

Dalla Grotta grande si risale un canalone erboso alla sua sinistra per prendere la cresta rocciosa che in breve, con facili passaggi su roccette, conduce alla antecima superiore, da cui parte la lunga cresta verso Ovest in direzione della cima del Monte Sassotetto.

Oppure si può risalire direttamente a La Forcella parcheggiando sulla curva della strada Pintura di Bolognola-Sassotetto in corrispondenza del cartello indicante la palestra di arrampicata della Falesia di M.Valvasseto.

Quindi si risale il pendio sovrastante su comodo sentiero e si raggiunge la valletta de La Forcella da cui si raggiungono le Grotte del M. Sassotetto da dove parte la cresta in oggetto.

Raggiunta l’antecima sovrastante La Forcella si percorre la aerea cresta, evitando il più basso e banale sentiero che passa a mezza costa a sinistra nel versante Sud, fino a raggiungere una conca dove iniziano gli impianti di risalita del versante Nord.

Qui parte un secondo tratto di cresta molto più ripido che, con ripidi ma facili passaggi su roccette, conduce fino alla cima del Monte Sassotetto con il grande traliccio.

Oppure, una volta arrivati alla conca nei pressi degli impianti di risalita si può traversare verso sinistra nel versante Ovest passando alla base della alta parete rocciosa che caratterizza questo versante del Monte Sassotetto fino ad un ripido canale erboso che si risale con attenzione fino al grande traliccio sovrastante (355786 E – 4762924,5 N; 1624 m.) .

Nella parete Ovest sono presenti anche due vie su roccia di media difficoltà attrezzate con Spit per effettuare la salita in sicurezza.

Per la discesa si ripercorre lo stesso itinerario di salita.

Di seguito le immagini delle due diverse giornate di salita.

4 Gennaio 2023

1- Il cartello presente sulla strada Bolognola-Sassotetto che indica le vie di arrampicata della Falesia di Monte Sassotetto.
2- A destra la Grande Grotta del versante Sudest del Monte Sassotetto da cui parte la lunga cresta verso Ovest.
3- Il punto di inizio della salita della cresta del Monte Sassotetto, sopra la Grande Grotta.,
4- La lunga cresta del Monte Sassotetto precipita verticalmente sui sottostanti campi da sci e con la cima più alta sullo sfondo dove è visibile il grande traliccio metallico.
5 – 9 – I tratti più stretti della lunga cresta
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10- La conca posta nei pressi degli impianti di risalita, la cresta rocciosa riprende ancora più ripida nei pressi della cima posta di fronte.
11- Tratti di facile arrampicata della cresta rocciosa finale.
12- L’intera cresta percorsa vista dall’ultimo tratto prima della cima, sullo sfondo a destra il Monte Valvasseto.
13- Il tratto finale della lunga cresta.
14- L’uscita del camino del versante Ovest dove è presente una via su roccia attrezzata come visibile dagli spit poco sotto i miei scarponi.
15- La cima del Monte Sassotetto con il grande Traliccio.
16- Veduta verso Nord sui sottostanti campi da sci di Sassotetto con il Pizzo di Mèta a destra.
17- Nebbia sulla cresta appena percorsa.

10 Gennaio 2023

1- La cresta Est del Monte Sassotetto vista da La Forcella, all’apparenza poco interessante.
2- Il Monte Bove Nord sferzato dal vento.
3 – 4- Le rocce della cresta rivestite di alpine ice.
4- Sulla destra La Forcella e il Monte Valvasseto, sullo sfondo il Monte Castel Manardo.
5- Sempervivum arachnoides rivestito di galavernia.
6- Veduta dalla cresta con, da sinistra, il Pizzo Regina, Pizzo Berro e Monte Acuto.
7- Il primo tratto di cresta a monte de La Forcella, dove si vedono i tralicci dell’alta tensione, con le rocce rivestite di ghiaccio.
8- La cresta vista dall’anticima verso la lontana cima del Monte Sassotetto.
9 – 15- I tratti più stretti della lunga cresta fotografati sei giorni prima in assenza di neve, la neve cambia l’aspetto della montagna
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16 – 17- Neve modellata dal vento nella conca prima degli impianti di risalita.
18- Il Pizzo di Mèta con Recanati, Osimo ed il Monte Conero sullo sfondo.
19- La cima del Monte Sassotetto con la ripida cresta e la parete rocciosa del versante Ovest.
20- I campi da sci e Sassotetto visti dalla verticale cresta sovrastante.
21- Il versante Ovest del Monte Sassotetto presenta una alta parete rocciosa dove è presente anche un piccolo riparo di pietre alla sua base, a destra la lunga cresta di salita.
22- La parete Ovest del Monte Sassotetto con le due vie su roccia attrezzate.
23- Il canalino roccioso di risalita sulla sinistra della parete.
24 – 26- Risalita del ripido canalino roccioso della parete Ovest del Monte Sassotetto.
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27- La cima del Monte Sassotetto con il grande ripetitore.
28- Vento forte in quota.
29 – 30- La discesa dalla cresta rocciosa salita sei giorni prima senza neve.
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31- La Falesia del Monte Valvasseto dove sono presenti le vie della foto n.1, vista da La Forcella, a destra il canalino erboso di discesa.
32- Profilo umano nelle rocce intorno a La Forcella al tramonto con lo sfondo del Mare Adriatico.

20 GENNAIO 2023

1 – 2- Il rarissimo fenomeno della Polvere di diamante alla Pintura di Bolognola.
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3- Nuvola di nebbia formata da microcristalli di ghiaccio scompone la luce del sole.
4- I Piani Gra, a monte della Pintura di Bolognola.
5- Salita al Monte Valvasseto.
6- Orme di volpe paradossalmente in rilievo, l’animale è passato sulla neve fresca comprimendola, successivamente il vento ha portato via la neve polverosa fresca lasciando le orme compresse in rilievo.
7- Salti di lepri.
8- 9 – In cima al Monte Valvasseto.
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10- La cresta del Monte Sassotetto vista dal Monte Valvasseto, nel bosco di destra si apre la grande grotta.
11- Il ripido pendio scendendo dal Monte Valvasseto verso la Forcella, nei pressi della falesia di arrampoicata.
12 – 14- Immagini dallinterno della grande grotta di Monte Sassotetto.
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15- 18- La lunga cresta di Monte Sassotetto.
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33- Il tratto di salita dal M. Valvasseto e La forcella verso la cresta Est del Monte Sassotetto.
34- Il percorso della lunga cresta del Monte Sassotetto.
35- La salita all’ultimo tratto di cresta con il percorso invernale (in celeste) e le due vie su roccia del versante Ovest.
36- Pianta satellitare del percorso proposto.



LA GROTTA DI SASSO DI PALAZZO BORGHESE

Itinerario proposto da Patrizio Rapacci dove, nella parte destra della parete Est di Sasso di Palazzo Borghese, ha trovato una profonda grotta non riportata nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini.

ACCESSO: Dall’area pic-nic presente poco prima del paese di Foce si prende il conosciutissimo sentiero del “Canale” che conduce al Laghetto di Palazzo Borghese.

ITINERARIO: Raggiunto il Laghetto di Palazzo Borghese si prosegue verso la parete Est e si risale il canalone ghiaioso che sale a destra, verso lo spigolo Nord della parete di Sasso di Palazzo Borghese da cui è visibile l’ingresso della grotta.

Si risale il canale fino alle pareti rocciose sovrastanti che lo chiudono in alto, dove è presente la cavità.

Grazie Patrizio.

1- La parete Est di Sasso di Palazzo Borghese in assenza di innevamento a metà dicembre, il Laghetto già si è formato.
2- Il canalone si chiude tra alte pareti rocciose al di sotto delle quali si apre la cavità.
3- Lo stretto ingresso della grotta che poi si apre nel suo interno.
4 – 5-Veduta del Laghetto di Palazzo Borghese dall’interno della grotta.
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6- Immagini dall’interno dell’ampia cavità.
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16- La veduta dall’ingresso della grotta.
6- L’itinerario di raggiungimento della grotta di Sasso di Palazzo Borghese.



RIO SACRO – VAL DI FIBBIA

Itinerario proposto da Manuel e Federico, è indicato (come sentiero secondario) anche sulla cartografia ufficiale del Parco dei Monti Sibillini, ma versa in stato di abbandono da molti anni ed è totalmente privo di segnaletica in loco.

PER RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA: Si percorre la Strada Provinciale n.47 che dal Lago di Fiastra sale verso Bolognola. Si raggiunge il comune di Acquacanina con le sue varie frazioni quindi dopo la frazione di Oppio si supera il fontanile presente al lato sinistro della strada e la frazione di Vallecanto, dopo circa 300 metri in una diretta si incontra il tratturo chiuso con sbarra che scende a destra con indicazione per la Valle di Rio Sacro dove si parcheggia (351965,6 E – 4764318,5 N; 770 m.).

Si oltrepassa la sbarra e si scende per la strada sterrata, proseguendo su di essa e percorrendo la Valle del Rio Sacro fino ad oltrepassare la zona denominata “I Cascinali”.

Una ventina di minuti dopo aver oltrepassato la zona dei cascinali, e poco prima di intercettare sulla sinistra il più conosciuto sentiero che sale verso il Casale Gasparri (sentiero CAI , si incontra sulla destra del tratturo un ponticello in cemento, che permette di oltrepassare il Rio Sacro e raggiungere il sentiero in oggetto.

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Dopo il ponticello l’inizio del sentiero è ben evidente

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Tuttavia dopo pochi metri ci troviamo nel fitto del bosco senza riferimenti. Inizialmente ci si ritrova su un tratto abbastanza pianeggiante, dove sono presenti alcuni faggi contrassegnati con vernice. Non sono indicazioni sentieristiche ma riferimenti sulla crescita degli alberi che venivano utilizzate dai boscaioli. Sulla sinistra si avrà una depressione che è il letto asciutto del fosso, colmo di vegetazione, che ci sarà di aiuto in quanto basterà costeggiarlo per procedere nella giusta direzione. Appena passato questo iniziale tratto pianeggiante, il letto del torrente disegna una “S”, facendo una curva a destra subito seguita da un’altra curva a sinistra. In questo punto, dove il fondo del fosso è caratterizzato da un ghiaione, è meglio attraversare in quanto dall’altra parte si ritrova subito la traccia del vecchio sentiero. Abbiamo anche incontrato alcuni omini in pietra, messi di recente da qualcuno, che ci hanno aiutato. Appena prima dell’attraversamento sopra indicato, si incontra sulla destra una lieve traccia di sentiero che però va evitata. In effetti, osservando la carta dei sentieri, subito dopo l’attraversamento del Rio Sacro è segnato con linea tratteggiata un sentiero che sale sulla destra portandosi sopra la zona dei cascinali (potrebbe essere uno spunto per future “esplorazioni”).

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Dopo aver ritrovato la traccia giusta e costeggiato per un pò il greto (sempre asciutto) del torrente si arriva all’unico punto dove il sentiero si discosta leggermente (bivio segnalato con omino in pietra), il sentiero a questo punto procede su tratti erbosi facendo qualche curva ma diventando allo stesso tempo più evidente. Poi più in alto si riprende a costeggiare il fosso.

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In questo tratto abbiamo trovato anche i resti di un  muretto a secco.
Salendo ancora, si raggiunge l’unico tratto un po’ difficoltoso a causa delle numerose piante abbattute dalle piene, che ostacolano il passaggio.

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In questo tratto, risalendo faticosamente su un piccolo canale sulla destra, ho rinvenuto quella che sembra una vecchia sorgente, non segnalata sulle carte ma comunque completamente in secca.

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Dopo aver oltrepassato il tratto più disagevole, si arriva finalmente in una zona più aperta con la traccia del torrente che piega verso destra. Si deve salire ancora un poco prima di piegare anche noi verso destra, si arriverà così al fontanile senza nome segnato sulla carta.

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Purtroppo insieme al fontanile ci si trova davanti a tre enormi orribili serbatoi, davvero brutti anche se sicuramente utili in periodi di siccità. Durante la nostra visita autunnale, l’acqua sgorgava però naturalmente da una piccola sorgente posta poco sopra la fonte.

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Foto del fontanile.

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La sorgente e la cascatella poco sopra il fontanile

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Nei pressi della fontana abbiamo anche trovato una pietra sulla quale è stata raffigurata curiosamente un muso di lupo

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Sulla sinistra rispetto alla fonte, l’imbocco sulle rocce della traccia che prosegue verso il Casale Piscini

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Si prosegue su un tratturo abbastanza evidente dentro al bosco, risalendo il versante opposto al Monte Valdifibbia.

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Si esce infine per l’ultimo tratto sui prati, basta seguire l’evidente tratturo fino alle rovine del casale Piscini, che è crollato in seguito al sisma del 2016.

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Un’unica parete è rimasta in piedi del vecchio Casale Piscini, quella dov’era la porta di ingresso. Sulla porta sono incise delle vecchie scritte simili a quelle che troviamo sulle porte dei vecchi cascinali del Rio Sacro.

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Un foto scattata dal Monte ValdiFibbia dove si vede ben evidente l’ultima parte del tratturo sui prati sotto al Casale Piscini.

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Dal Casale si prende un sentiero che procede in direzione della carrareccia che passa sul Pian del Capriolo, raggiungendo un casaletto con annesso fontanile denominato rifugio di Edro.

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Il rifugio di Edro recentemente ristrutturato da un’azienda che in questa zona porta la pascolo le proprie mucche, è stato denominato “rifugio Monte Coglia”. In realtà sulle cartine troviamo ancora, con questo nome, il vecchio rifugio di Monte Coglia che è poco lontano all’imbocco della Valle Trocca. Quest’ultimo è però ormai in abbandono da parecchi anni.

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Per il ritorno, dal rifugio di Edro si può tornare al fontanile passando per il vallone sotto alla cime del Monte Valdifibbia. Si scende inizialmente su prato poi nel bosco si segue una conduttura dell’acqua su una traccia di sentiero che non è segnata sulle carte, fino ad arrivare di nuovo al fontanile e poi riscendere al Rio Sacro tornando verso l’autovettura.

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Vista del precorso proposto

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Il percorso sulla carta dei sentieri dei Monti Sibillini, scala 1:25000

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Infine, un confronto tra la vista satellitare attuale ed una vista aerea del 2000 (foto 21 e 22), dove si vede come il sentiero risultasse ancora ben evidente una ventina di anni fa. Gli eventi alluvionali del 2007 e del 2013 che hanno reso inaccessibile la zona per molto tempo, hanno portato ad un abbandono della zona ed al conseguente degrado dei sentieri.

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ANELLO DEL MONTE COGLIA

Itinerario proposto da Manuel che ringrazio.

Itinerario ad anello adatto a tutti ma in una zona poco conosciuta e frequentata dei Monti Sibillini che consente di godere di un bellissimo panorama su tutta la vallata del Fiastrone, il Lago di Fiastra ed i Monti che vi si affacciano.

ACCESSO: per la partenza si raggiunge l’abitato di Tribbio nel Comune di Fiastra e nel paese si seguono le indicazioni per il rifugio Tribbio (rifugio questo che è collegato al Grande Anello dei Sibillini). Se si dispone di autovettura adatta si può arrivare già abbastanza in alto percorrendo la strada sterrata (non sempre messa benissimo) che dal rifugio sale verso il Monte Coglia. Dopo averla percorsa quasi fino al grosso ripetitore TV ben visibile anche da fondovalle, si lascia l’auto in corrispondenza di un tornante verso destra dove è presente un grosso fontanile (la fonte del pozzo). In alternativa, soprattutto nei mesi invernali quando la strada è veramente malmessa o del tutto impercorribile se in presenza di neve, si può lasciare la macchina in paese nel parcheggio situato sotto al rifugio Tribbio e salire a piedi, percorrendo un tratto del sentiero del Grande Anello dei Sibillini che sbuca proprio alla Fonte del Pozzo. Si veda la mappa sottostante per le indicazioni sul punto di partenza.

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PERCORSO: Alla sinistra del tornante sopra citato parte un tratturo erboso che passa sotto ad un rimboschimento di conifere, lo si percorre arrivando in breve tempo ad un casale (Rifugio di Monte Coglia). Il tratturo prosegue oltre il casale infilandosi nel bosco in direzione del Colle della Cesa. Dopo un breve tratto si esce in un’ampia radura da cui si può già godere di un primo bel panorama sul lago di Fiastra. Dopo un paio di curve a gomito nel tratto su prato, il tratturo cambia direzione e si infila  nuovamente nel bosco, sempre con lieve salita, per sbucare dopo poco nella parte centrale della Valle Trocca, a monte del casale incontrato prima. Si sale ancora per poco all’interno della valle fino a raggiungere un grosso fontanile in cemento che è di recente costruzione. Proprio dietro al fontanile parte un sentiero che taglia diagonalmente il pendio, passando più alto rispetto al tratturo percorso in precedenza. Si imbocca questo sentiero che conduce alla Fonte Scentelle. In poco tempo si arriva alla vecchia fonte, ormai dismessa, dove c’è una presa d’acqua dalla quale parte un tubo che rifornisce il nuovo fontanile (ed infatti per arrivarci basta seguire il tubo che cammina proprio a fianco del sentiero). Proseguendo dopo la fonte si sbuca sui piani di Coglia e da qui si procede sui prati per affacciarsi sulla punta del Sasso di Monte Coglia, punto molto panoramico da cui si scoprono alla vista tutta la vallata del Fiastrone fino a Bolognola, la Valle del Rio Sacro, il puntone Piemà e tutti i monti soprastanti. Dalla punta del Sasso a questo punto si esegue un bel giro delle creste che circondano la Valle Trocca. In testa alla valle si passa dalla Cima del Monte Valdifibbia per poi scendere, sul lato opposto della valle, lungo le creste del Monte Coglia. In basso finite le creste si incontra la pineta situata al di sopra del punto da cui è iniziata l’escursione. La si aggira passando alla sua sinistra e se ne percorre il perimetro, dopodichè si incontra una traccia di sentiero che ci riporta al punto di partenza alla Fonte del Pozzo.

Di seguito le foto

4- La Fonte del Pozzo da dove parte il percorso. Il vecchio fontanile ormai malridotto a quanto pare verrà presto sostituito da uno nuovo con dei vasconi in cemento che erano accatastati a lato della strada
5 – 6 -Foto invernali del vecchio Casale di Monte Coglia e di un fontanile che si trova subito di fianco
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7- Altra foto invernale, con poca neve, dove è evidente sullo sfondo il tratturo che dopo il Casale  arriva al Colle della Cesa e poi più in alto torna indietro verso la Valle trocca.
8- Dal Colle della Cesa, sulla destra il tornante dove abbiamo lasciato l’auto ed il grosso ripetitore TV. A sinistra il rimboschimento di conifere sotto il quale passa il tratturo per raggiungere il Casale.
9- Veduta del lago di Fiastra e del Monte Fiegni dal Colle della Cesa. Sullo sfondo il Monte San Vicino.
10- Il nuovo fontanile della Valle Trocca posto alla fine del tratturo che risale dal Casale
11- Il sentiero che risale verso Fonte Scentelle, sulla sinistra è visibile la derivazione che porta acqua al nuovo fontanile
12- La fonte Scentelle ormai dismessa e la presa da dove parte la derivazione per il nuovo fontanile. Nella foto non si vede ma c’era un ulteriore fila di trocchi che piegava sulla sinistra, tutti rovesciati
13- Nei pressi del fontanile, le radici di un faggio scoperte dall’erosione
14- Sopra il fontanile si sbuca sui Piani di Coglia, da cui vediamo la punta del Sasso di Monte Coglia
15- Piani di Monte Coglia, sullo sfondo il lago, il Monte San Vicino, Camerino e sulla sinistra sono visibili il Monte Primo ed il Monte Castel Santa Maria, sopra Pioraco.
16- La punta del Sasso, di fronte il Colle Ripe ed in alto i prati di Ragnolo
17- 18- Dalla Punta del Sasso si apre la visuale sulla vallata del Fiastrone fino a Bolognola, in primo piano sulla sinistra il Colle Ripe, in primo piano sulla destra il Puntone Piemà e la Costa dei Frati
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19- In sequenza Monte Cacamillo, Monte Pietralata, Monte Rotondo e Croce di Monte Rotondo
20 – Foto invernale del Monte Cacamillo
21- Foto invernale del Monte Rotondo. Sotto lo strato di neve più recente, appariva a macchia di leopardo una nevicata precedente evidentemente mista a sabbia, dando questo particolare effetto caffe-latte
22- Una lama di Roccia, dalla forma particolare,  che si può vedere facilmente affacciandosi dalla Punta del Sasso
23- Verticale sulla zona dei Cascinali, nella Valle del Rio Sacro, visibile percorrendo a piedi le creste che dal Sasso di Monte Coglia si percorrono per andare in direzione della cima del Monte Valdifibbia. All’estremità superiore della foto, in cima allo stretto canalone più a sinistra, in una zona che apparentemente sembrerebbe inaccessibile c’è il punto in cui si trova la Fonte Cereseto già oggetto di altro itinerario.
24- Dalla cima del Monte Valdifibbia veduta verso la serie di creste percorsa per arrivarci dalla Punta del Sasso. Il punto più alto (1585mt) pur essendo una cima senza nome ha in realtà un’altitudine più elevata della cima del Monte Valdifibbia (1577mt).
25- Sempre dalla cima del Monte Valdifibbia veduta del Pian del Capriolo e del rifugio di Edro recentemente ristrutturato e con a fianco un nuovo fontanile
26- Il punto più alto nella serie di creste del Monte Coglia che si percorrono in discesa per tornare verso il punto di partenza, e da cui si godono ottimi panorami
27- Lago di Fiastra e Valle Trocca
28- Valle Trocca e lago in inverno con poca neve
29- 30 – 31- 32- Altre vedute dalle creste del Monte Coglia
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33- Valle Trocca: in basso a sinistra il tratturo con cui si arriva al fontanile dopo essere passati dal Colle della Cesa, il nuovo fontanile circondato da una mandria, un po’ più in alto del fontanile il sentiero che risale a mezza costa verso la Fonte Scentelle, a destra un altro sentiero che conduce ai piani di Coglia passando un po’ più in alto.
34 – 35- Il rimboschimento di conifere che va aggirato (sulla sinistra) per tornare poi al punto di partenza. Si raggiunge un bacino di accumulo idrico di recente costruzione. Va dato atto che è situato in un punto in cui risulta invisibile se non passandoci vicino
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36- Aggirata la pineta si inbocca una traccia di sentiero che riporta verso la Fonte del Pozzo al punto di partenza
37- Carta dei sentieri 1:25000 con tracciato del percorso



BALZO ROSSO – MONTE AMANDOLA

Itinerario inedito ed impegnativo, risale la cengia intermedia denominata Moje Montana, che separa il Balzo Rosso, spettacolare parete verticale di rosso calcare, dalla fascia rocciosa parallela superiore, formata invece da calcare di colore bianco, fino al Monte Amandola, con un dislivello di circa 1000 metri in poco più di 5 chilometri di sola salita.

Nella prima parte della salita si visita anche una grande caverna utilizzata da tempi storici dai pastori che hanno costruito intorno un imponente muro di pietre a secco protettivo denominata La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.

ACCESSO: Per effettuare la salita proposta si deve raggiungere la base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) che si può effettuare o da Capovalle o dal Santuario della Madonna dell’Ambro.

Da Capovalle si prende il tratturo 228 (non segnalato) che prosegue dal paese verso i campi sovrastanti verso la zona denominata Capo Ripa fino a Le Macchie quindi, dopo circa 2 chilometri si ignora la deviazione a destra che conduce al Rifugio Città di Amandola e prosegue in piano fin sotto alla imponente parete Est del Balzo Rosso fino ad intercettare il sentiero 226 che sale dal Santuario della Madonna dell’Ambro quindi si prosegue per un centinaio di metri fino alla base dello spigolo della parete (1 ora circa da Capovalle).

Dal Santuario della Madonna dell’Ambro si sale verso il Balzo Rosso per il sentiero 228 fino alla base dello scoglio fino ad intercettare il sentiero descritto sopra proveniente da Capovalle (40 minuti dal Santuario).

DESCRIZIONE: Dalla base dello spigolo Sud del Balzo Rosso (359557,3 E – 4757445,2 N; 1025 m.) si risale per un centinaio di metri ancora il sentiero 226 che conduce al Casale San Giovanni Gualberto fino a circa metà canalone che scende dalla fascia superiore del Balzo Rosso dove, alla sua base, in alto, già si può osservare la grande grotta (10 minuti).

Si risale il canalone fino alla fascia di rocce e, in 20 minuti, si raggiunge la grotta con il suo grande muro perimetrale (3595553,1 E – 4757646,7 N; 1190 m.) .

Visitata la grotta si continua a risalire la cengia in salita in direzione Est che conduce alla sommità del Balzo Rosso su traccia di sentiero che prosegue proprio oltre il termine della grotta.

Si risale faticosamente tra roccette, alberi e pendii rupestri ed in 30 minuti si raggiunge una forcella erbosa oltre la quale ci si affaccia dalla sommità del Balzo Rosso con una veduta verticale sul sentiero che si è percorso per l’avvicinamento (359928,8 E – 4557657,9 N; 1220 m.).

Dalla forcella erbosa si devia nettamente a sinistra, si aggira l’ultimo sperone roccioso che compone la fascia rocciosa superiore e ci si innalza sulla ripida cresta erbosa che prosegue in direzione Nord (359830,2 E – 4757708,6 N; 1355 m.).

La cresta è molto ripida e si consiglia l’utilizzo di una piccozza, raggiunte delle roccette (359763,5 E – 4757941 N; 1520 m., 30 minuti dalla sommità del Balzo Rosso) la cresta si assottiglia e si segue fedelmente il suo filo, meno ripido, fino alla cima del Monte Amandola a 1707 metri (359267.8 E – 4758566,1 N, altri 30 minuti).

DISCESA: Dalla cima del Monte Amandola si può discendere dallo stesso itinerario anche se impegnativo in particolare se si proviene dalla Madonna dell’Ambro oppure si prende il sentiero 241 che con un lungo tornante riporta verso il Balzo Rosso quindi scende, in circa 1,5 ore, fino al rifugio Città di Amandola da cui in meno di un’ora, si ritorna a Capovalle sempre per il sentiero 228 (anche se nessuno dei sentieri nominati sono indicati in loco).

1- Il Pizzo Regina con la prima neve autunnale.
2- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dalla base del Balzo Rosso.
3- I primi contrafforti del Balzo Rosso
4- Il Balzo Rosso nella sua visione completa con le tre cime.
5- La parte laterale destra del Balzo Rosso, più articolata e meno verticale.
6 – 9- L’imponente parete sinistra del Balzo Rosso di 250 metri di sviluppo verticale anche se piuttosto friabile.
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8- La triangolare parete centrale del Balzo Rosso.
9- La parete sinistra vista dalla sua base.
10- La fascia rocciosa superiore di colore bianco con la grande grotta alla sua base.
11- 17 – La Rotte de le Capre o Lu Rotto’ o Rotteranne, presente alla base della fascia rocciosa superiore del Balzo Rosso.
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18- La vecchia porta della recinzione della grotta ancora presente in loco.
19- La parte più profonda della grotta dove è presente anche una sorgente d’acqua.
20- La Croce di Pizzo posta di fronte alla grotta.
21- Una grande pianta di edera compete in altezza con la parete rocciosa di fianco alla grotta.
22- La barriera rocciosa che sale parallela alla sottostante parete del Balzo rosso.
23- Straordinario sviluppo verticale degli strati che compongono la barriera rocciosa superiore al Balzo Rosso.
24- La cengia denominata Moje Montana prosegue fino alla sommità del Balzo Rosso.
25- La sommità del Balzo Rosso.
26- La barriera sovrastante il Balzo Rosso.
27 – 28 – Veduta dalla sommità del Balzo Rosso.
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29- Veduta verticale dalla sommità del Balzo Rosso verso il sentiero sottostante che si percorre per chi proviene da Capovalle.
30- La cresta erbosa a sinistra che dalla sommità del Balzo Rosso prosegue verso il Monte Amandola.
31- Salendo per la cresta erbosa verso il Monte Amandola.
32- La cresta erbosa oltre lo spigolo della fascia rocciosa superiore
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34- Il Pizzo Tre Vescovi visto dalla sommità del Balzo Rosso.
35- Un Picchio muraiolo frequenta le pareti del Balzo Rosso.
36- La cima centrale del Balzo Rosso vista al ritorno.
37- L’itinerario proposto visto dal Pizzo del Monte Priora.
38- L’itinerario proposto visto da Croce di Pizzo
39 – 40 – Dettaglio dell’itinerario proposto
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41- Pianta satellitare dell’itinerario proposto ROSSO: Percorso di salita GIALLO: Percorso di raggiungimento VERDE: Percorso di discesa alternativo a quello di salita.



MONTE VENTOSOLA – PIANO GRANDE e le meraviglie della natura

I Piani di Castelluccio non solo donano la meraviglia della fioritura spontanea a Maggio e dei Campi coltivati a Luglio ma permettono di osservare un’altra meraviglia della natura, la perfezione delle ragnatele con la rugiada o con la brina del primo mattino che mettono in evidenza la geometria e le forme di queste incredibili costruzioni realizzate dai ragni.

Con la nebbia che si dirada si può anche osservare il raro spettacolo della Gloria Solare che in questo caso non forma il classico arcobaleno circolare ma si limita ad un arco che volteggia sopra ai Piani illuminati dal primo sole mattutino.

Terminata la visita al Piano Grande si può proseguire verso il Valico di Castelluccio dove si parcheggia, quindi si prosegue a piedi per l’evidente strada sterrata in direzione Ovest che coincide con il Grande Anello dei Sibillini, si raggiunge dapprima il passo tra Il Castellaccio e Monte Ventosola.

Quindi salendo il ripido pendio verso sinistra, facilmente in circa 30 minuti dall’auto, si raggiunge la cima del Monte Ventosola a quota 1718 m. dove si ammira un bel panorama di tutta la catena dei Monti Sibillini, dei Piani di Castelluccio e del Piano di Santa Scolastica di Norcia.

Di seguito le immagini della splendida giornata.

RAGNATELE BRINATE E CON LA RUGIADA

GLORIA SOLARE AL PIANO GRANDE

SALENDO VERSO IL VALICO DI CASTELLUCCIO

SALITA AL MONTE VENTOSOLA

1- 2- Il Monte Ventosola a sinistra e Il Castellaccio a destra.
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3- Il tratturo ormai ridotto ad una serie di solchi paralleli e senza alcun divieto di transito si dirige verso il Monte Ventosola a sinistra.
4- La Cima del Redentore, il Piano Grande e, a sinistra il Monte Castello, visti dalla cima del Monte Ventosola.
5- Il Monte Castello con lo sfondo del Pizzo Berro a sinistra ed il Monte Porche a destra.
6- Il Valico di Castelluccio da cui si parte per raggiungere il Monte Ventosola, nella curva della strada il Rifugio Perugia.
7- Veduta verso Nord-ovest dal Monte Ventosola dove emerge la sommità rocciosa del Monte Patino oggetto di recente itinerario.
8- Norcia emerge dalla nebbia che si dirada.
9- Le geometrie dei campi coltivati del Piano di Santa Scolastica di Norcia.
10- Il Piano Grande e Castelluccio
11- Arte moderna sul valico tra Il Castellaccio e Monte Ventosola, nessuno che rimuove questi pericolosi grovigli.
12- Le pendici del Monte Cappelletta con le faggete che degradano verso il Piano Grande
13- Cavalli al pascolo nel Piano Grande.
14 – Sorbo montano in versione autunnale.
15- Sorbo montano, sullo sfondo lo Scoglio dell’Aquila.
16- Acero in versione autunnale con il Monte Cardosa di fianco
17- Faggio in versione autunnale con il Monte Cardosa.