Su richiesta di alcuni amici interessati a visitare questo insolito luogo situato al di fuori dei Monti Sibillini riporto la descrizione dell’itinerario di raggiungimento della Buca del Terremoto.
La Buca del Terremoto aperta dal sisma del 1799 tra il Monte di Colleluce (861 m.) e il Monte San Pacifico (760 m.) nella zona montuosa compresa tra San Severino Marche, Serrapetrona e Camerino è una voragine di forma pressoché circolare, larga circa 50 metri e profonda 20 formata probabilmente a causa del crollo della volta di una grotta presente nel sottosuolo.
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Villa d’Aria nel comune di Serrapetrona, passando per il capoluogo (che si può raggiungere da San Severino Marche, da Tolentino e da Caldarola) per proseguire per 6 km in direzione di Castel San Venanzo e proseguendo in direzione di Camerino fino all’abitato di Villa d’Aria. Oppure da Camerino si prende la Strada Provinciale n.22 per la frazione di Torrone, si prosegue ed al bivio per Crispiero si devia a destra in direzione di Serrapetrona, si ignora a destra il bivio per Letegge – Pozzuolo – Statte proseguendo per la strada principale. Si prosegue per circa 3 km e si raggiunge la frazione di Villa d’Aria sempre su strada asfaltata.
DESCRIZIONE ITINERARIO: Da Villa d’Aria si può proseguire in auto su strada sterrata con fondo sconnesso in salita che inizia dalla parte superiore del paese oppure si parcheggia nel paese e si prosegue a piedi. Si sale nella strada sterrata, passando alla base delle grandi pale eoliche del Monte d’Aria, visibili da tutta la provincia di Macerata, ed in circa 1,5 km si raggiunge la Chiesina denominata “Madonna della Neve” nascosta dentro una piccola pineta (350355,7 E – 4783532,9 N; 790 m.; foto n.3) . Qui se si è giunti in auto si parcheggia e si prosegue a piedi. Dalla chiesina si prosegue a piedi la strada sterrata in lieve discesa per 200 metri fino al primo bivio dove si prende a sinistra (foton.2, cartello “buca”). Dopo 500 metri si scende in un vallone (foto n.4) per poi risalire e raggiungere dei prati con molti arbusti di ginepri in direzione di una vasta pineta. Dopo circa 300 metri si nota una sterrata che si avvicina dalla destra e che si incrocia in corrispondenza del cambio di direzione del vertice della pineta (foto n. 7-8) dove si trova un secondo cartello che indica l’imbocco del sentiero che entra nella pineta e che, in 150 metri, conduce alla voragine (351199,7 E – 4784530,2 N; 790 m.).
RITORNO: Stesso itinerario. Dopo aver superato per 100 metri la chiesa della Madonna della Neve è possibile prendere la sterrata a destra in netta salita e raggiungere la base delle grandi pale eoliche ed arrivare fino alla sommità del Monte d’Aria caratterizzata da numerosi ripetitori.
1- I Monti Sibillini visti dai prati intorno alla Madonna della Neve.2- Il bivio con cartello “buca” che, a destra, conduce alla Buca del Terremoto. 3- La sterrata che conduce alla Buca, la pineta nasconde la chiesina della Madonna della Neve, vicino alla grande pala eolica, sullo sfondo, verso Sud, il Monte Letegge.4- La sterrata poco prima del vallone, sullo sfondo la pineta che nasconde la Buca del Terremoto.5- Veduta verso Nord con il Monte San Vicino che emerge dalla pineta.6- Veduta verso Ovest con il Monte Cucco al centro ed il Monte Catria a destra.7- Il vertice della pineta in cui si entra per raggiungere la Buca.8- Il cartello posto nei pressi della pineta, sullo sfondo, verso Sud-ovest, il Monte d’Aria con i ripetitori in cima e le pale eoliche.9- Dalla pineta all’improvviso si apre la voragine circolare della Buca del Terremoto.10- La Buca, si noti le dimensioni con la mia figura in maglia bianca, sul bordo a sinistra.11- Le verticali pareti di scaglia rossa del lato Nord piene di muschi che compongono la Buca.12- L’unico punto dove si può raggiungere il fondo della Buca.13- Il lato esposto a Sud illuminato dal sole.14- Veduta verticale della voragine dal suo bordo.15- Alcuni tronchi caduti nel fondo della Buca dove qualche cretino ha lasciato due mascherine, la stupidità umana non ha limiti.16- Veduta d’insieme della Buca confrontate con la mia figura sul fondo.17- Sul fondo della Buca, piena di detriti di scaglia rossa.18- Emblematica lapide alla Chiesetta della Madonna della Neve, peccato che il terremoto non ha avuto rispetto del fabbricato.19- Pianta satellitare dell’intero percorso.20- Dettaglio del secondo tratto del percorso, da compiere a piedi.21- Dettaglio satellitare della parte tratteggiata in rosso della foto n.19 della Buca del Terremoto.
MONTE ARGENTELLA salita invernale per il Canale Gemello di destra.
Il 22 dicembre 2020, con Stefano e Monica abbiamo raggiunto la cima del Monte Argentella salendo per uno dei cosiddetti “Canali Gemelli” nel versante Sud della montagna, raggiungibili dalla Valle delle Fonti.
La salita prettamente di carattere invernale è facile anche se, chiaramente, richiede attrezzatura alpinistica quale ramponi e piccozza, non essendo riportata in alcuna bibliografia pur essendo stata da noi salita molte altre volte, rappresenta una possibile via di salita piuttosto rapida alla cima del Monte Argentella e viene perciò descritta come via di salita invernale inedita ed adatta a tutti.
I due canali sono invece usati e descritti come via di discesa in alcune pubblicazioni di itinerari di scialpinismo.
Il giorno dell’ascensione, fatta poco prima del lookdown natalizio, abbiamo trovato condizioni meteo avverse quali forte vento in quota e soprattutto da 1600 metri fino alla cima siamo saliti sotto condizioni pressoché continue di Whiteout con visibilità ridotta anche a meno di 10 metri che hanno trasformato la facile salita in una vera e propria avventura di alta quota.
Cos’è il whiteout: Reinhold Messner narra in occasione di una tragedia in montagna accaduta nelle Alpi il 30 aprile 2018: «Quanto ti trovi nel whiteout, un mix di nebbia, neve e vento gelido, non c’è colpa, perché non si vede più niente. Da quello che ho capito le condizioni erano queste e purtroppo è accaduta una tragedia». «In quelle condizioni – spiega – se metti una mano sul viso, la vedi, ma i piedi non riesci a metterli a fuoco. Basta essere anche a meno di 100 metri da un rifugio ed è impossibile trovarlo».
Salire in montagna in tali condizioni è riservato solo a chi conosce molto bene il luogo di salita altrimenti è un attimo mettersi in grosse difficoltà e in situazioni di pericolo perché solo chi passa una esperienza di whiteout capisce cosa significa, proprio come narra Messner, i propri occhi non riescono a mettere a fuoco dove si cammina e si procede come in una nuvola bianca tutta intorno che crea un disagio visivo e psicologico davvero difficile da gestire per cui è facilissimo perdere l’orientamento e la direzione giusta o mettere i piedi oltre una cornice di neve.
ACCESSO: Per effettuare l’ascensione si deve raggiungere in auto il paese di Castelluccio quindi si scende dalla collina e appena terminata la discesa si gira a sinistra e si parcheggia nello spiazzo erboso. Dal parcheggio parte la strada sterrata che conduce allo spiazzo di raccolta delle macerie del paese per poi dividersi. A Sinistra si va per Capanna Ghezzi interdetta alle auto che si ignora.
DESCRIZIONE SALITA: Dall’area di raccolta delle macerie proseguendo invece verso destra, (addirittura anche in auto in quanto non ci sono divieti ed il fondo della strada è ottimo se non c’è neve), si raggiunge in circa 20 minuti a piedi la fontana dell’imbocco della Valle delle Fonti (355313,2 E – 4743932,5 N; 1415 m.) . Si scende il pendio oltre la fontana che si addentra nella Valle delle Fonti e si percorre tutta la valle su comodo sentiero. Giunti, in altri 25 minuti, nei pressi di una vecchia fonte (355772,6 E – 45184,5 N; 1610 m.) si devia a destra per 100 metri verso Forca Viola per raggiungere l’attacco dei “canali gemelli” (355828,5 E – 4745286,1 N; 1645 m.). Si inizia a risalire il pendio che si fa sempre più ripido ma mai eccessivo scegliendo uno dei due canali, generalmente quello destro è più profondo quindi conserva più neve e sempre in buone condizioni. Una volta entrati nel canale lo si risale completamente su facili pendii di 30 – 40° fino ad uscire, in circa 60 minuti, nel pianoro che precede la cima nel versante Sud. Dal pianoro, in altri 20 minuti, ci si dirige verso destra in direzione Nord-est a prendere la cresta che sale dalla Forca Viola e che in breve conduce alla cima del Monte Argentella a 2200 metri.
DISCESA: Dalla cima si scende i per la cresta Sud in direzione di Forca Viola che si raggiunge in circa 30 minuti, giunti alla sella si scende direttamente per il canale in direzione Ovest che riporta in altri 30 minuti alla Valle delle Fonti nel punto dove si è iniziata la salita di uno dei due “canali gemelli”.
1- La Valle delle Fonti con l’inizio dei due “Canali gemelli” coperti in alto dalla nebbia.2- A sinistra di Stefano c’è a vecchia fonte della valle, in corrispondenza di alcune formazioni rocciose, al centro l’imbocco del canale gemello sinistro, a destra si nota l’imbocco del canale gemello destro di salita.3- Primo tratto di salita nel canale destro.4- Più saliamo più si fa fitta la nebbia. 5 – 6 – 7- Il tratto centrale più ripido del canale gemello di destra. 678 – 9- Il tratto finale del canale prima del pianoro sommitale.910- A quota 1900 metri la neve ricopre tutta l’erba e siamo immersi nel più totale whiteout.11- A quota 2000 metri abbiamo trovato numerose Chionee, insetti senza ali che straordinariamente in pieno inverno, girovagano sulla neve e già trovati nella Valle del Fargno.12 – 13- Giunti alla cresta che sale da Forca Viola procediamo verso la cima avvolti in una nebbia fittissima con meno di 10 metri di visibilità.1314- Finalmente la cima del Monte Argentella sbuca dalla nebbia.15- A dimostrazione che siamo arrivati sulla cima del M.Argentella la solita pietra con la scritta col pennarello.16- Stefano e Monica in cima17- Riprendiamo la discesa verso Forca Viola.18- Il canale Ovest di Forca Viola nel tratto caratterizzato da massi di conglomerato permette una rapida discesa verso la Valle delle Fonti, anche la fotocamera ha difficoltà di messa a fuoco in condizioni di whiteout.19- Il versante Sud del Monte Argentella con in giallo : Itinerario di Raggiungimento, rosso: Itinerario di salita, Verde: Itinerario di discesa.Pianta satellitare del percorso proposto. Giallo : Itinerario di Raggiungimento. Rosso: Itinerario di salita. Verde: Itinerario di discesa.
CIMA VALLELUNGA DA ISOLA SAN BIAGIO
Il 12 Dicembre 2020, con Federico e con tanta voglia di camminare sulla neve dopo il nuovo lookdown, siamo partiti all’alba da Isola San Biagio (932 m.) e abbiamo raggiunto Cima Vallelunga (2221 m.), percorrendo oltre 15 chilometri andata e ritorno e compiendo uno dei maggiori dislivelli dei Monti Sibillini. Il primo tratto di salita è poco conosciuto e non è riportato ne nella bibliografia ufficiale ne in alcune cartine dei Monti Sibillini per cui ho reso interessante descriverla, l’avevamo percorso alcuni anni fa in discesa in occasione della salita della cresta Nord-est del Monte Zampa a cui rimando all’itinerario riportato alla stessa sezione “nuovi itinerari”. La seconda parte si limita a risalire la strada del Monte Sibilla tagliando per prati innevati alcuni tornanti per evitare i grandi accumuli di neve formatisi sulla strada.
L’itinerario invernale non presenta difficoltà alpinistiche ma essendo molto lungo e con un dislivello di quasi 1300 metri è adatto solo ad escursionisti ben allenati soprattutto se si incontrano accumuli di neve fresca sulla strada che rendono faticosa l’andatura, come è capitato a noi. Consigliatissimo come allenamento estivo.
Chiaramente da evitare con il versante Est del Monte Sibilla sovraccarico di neve per l’elevato pericolo di slavine. Le slavine che scendono per il Fosso del Balzo giungono ad interrompere la strada per Foce !!!
Accesso: Si raggiunge Isola San Biagio da Montemonaco, al bivio della strada del Monte Sibilla si gira a destra e si raggiunge la frazione.
Salita: Da Isola S. Biagio si prende una stradina asfaltata che passa nelle case più in alto del paese dove al suo termine parte un tratturo sterrato in piano che si dirige verso Nord. (361841,3 E – 4752191,8 N; 950 m.). Il tratturo si snoda quindi in lieve salita sempre verso nord, dopo circa 650 metri m si superano due tornanti sempre in salita. Giunti ad una netta curva in un ripiano erboso (30 minuti; 361539,6 E – 4753102,7 N; 1130 m.) si lascia il tratturo principale che si dirige verso un edificio situato nei prati più in alto a destra. Si devia quindi a sinistra per un sentiero appena accennato ma recentemente segnalato con numerosissimi bolli rossi a terra che, passando vicino alla piccola Fonte di Pianamonte sotto a caratteristici evidentissimi massi denominati “i guardiani” (foto n.31; 361106 E – 4752613 N; 1300 m.), in circa 1,20 ore dal paese conduce al tornante della strada per il Monte Sibilla, poco prima del Rifugio omonimo (360653 E – 4752103,8 N; 1520 m.). Quindi abbiamo proseguito seguendo la strada e tagliando per prati alcuni tornanti, fino al termine della strada nella cresta tra il Monte Sibilla e Cima Vallelunga (ore 2 dal Rifugio).
Da qui, in altri 30 minuti per parte, si raggiungono le cime dei due monti poste una opposta all’altra rispetto al termine della strada.
Discesa: Obbligatoriamente si ripercorre lo stesso itinerario di salita.
1- Erba glassata al mattino intorno alla fonte di Pianamonte nei pressi dei cosiddetti “guardiani”, a monte di Isola San Biagio (vedi foto n.31).2- Giunti nei pressi del Rifugio Sibilla si vede anche il Casale della Banditella.3- Versante Est del Monte Sibilla con la cosiddetta “corona” rocciosa.4- Il Sasso di Palazzo Borghese con la sua parete Est in piena forma invernale.5- Il versante Nord e Nord-Est del Monte Argentella.6- La Valle del Lago di Pilato con il Monte Vettore a sinistra e il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.7- IL versante Est di Cima Vallelunga che sale dalla Frondosa.8- Il Monte Porche e la zona della Fonte del Faggio e Ramatico, sotto alle pareti del versante Est di Cima Vallelunga9 -Saliamo il pendio sopra alla Banditella per evitare gli accumuli di neve fresca sulla strada della Sibilla.10- La cima del Monte Sibilla vista a monte della Banditella.11 – 12- La strada della Sibilla con accumuli anche di più di un metro di neve fresca.1213- Nei pendii parzialmente scoperti invece la neve non supera mediamente i 30 centimetri.14- Il Fosso del Balzo scende ripidamente verso la Valle di Foce., per fortuna l’innevamento è scarso e non si ha pericolo di distacco di slavine.15- Giunti ormai quasi alla cresta con la strada praticamente sommersa dalla neve.16- Cima Vallelunga con gli scogli denominati ” i tre Vescovi”17- La cresta Ovest del Monte Sibilla con Federico che si appresta a raggiungere la cima.18- Il Monte Sibilla visto dalla cresta per Cima Vallelunga.19. Cima Cannafusto e il Monte Bove Sud sullo sfondo.20- Il Pizzo Regina (M.Priora) a destra ed il Pizzo Berro a sinistra.21- Il Pizzo Berro ed il Monte Bove Sud.22- Il versante Sud del Pizzo Regina.23- La parete Est del Sasso di Palazzo Borghese .24- Il Pian delle Cavalle illuminato, nel versante Nord del Monte Argentella.25- All’improvviso arriva la nebbia, in 10 minuti si è chiuso il cielo, cosa normale in montagna.26- Scendiamo da Cima Vallelunga immersi nella nebbia.27- Per fortuna la nebbia forma una fascia in quota.28- La zona della Fonte del Faggio.29- 30- La lunga discesa nella strada della Sibilla piena di neve.3031- Ritorniamo alla fonte di Pianamonte, l’erba intorno si è scongelata, sopra si vedono i due scogli isolati denominati i “guardiani”, a monte di Isola San Biagio.Pianta satellitare del solo primo tratto di salita meno conosciuto, da Isola San Biagio al Rifugio Monte Sibilla, il secondo tratto segue la strada del Monte Sibilla fino al suo termine.
CANALE DESTRO SCOGLIO DEL MONTONE
11 Dicembre 2020, prima uscita post lookdown finalmente con buon innevamento e in mattinata, all’alba, dalla Pintura di Bolognola sono salito per il canale destro dello scoglio del Montone al Monte Castel Manardo per poi discendere a Forcella Bassete quindi alla strada del Fargno per continuare la ricerca della Chionea che avevamo già trovato esattamente un anno fa (vedi itinerario del 7 dicembre 2019).
In breve inserirò una scheda descrittiva della rara specie di insetto, sto aspettando notizie più accurate da parte di un esperto che abbiamo contattato.
Salita classica già descritta nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI” . La bellissima recente nevicata e la limpida mattinata mi hanno regalato le seguenti immagini.
1- Prime slavine sulla strada per il Rifugio del Fargno.2- Il canale destro dello Scoglio del Montone visto dalla strada.3 – 4- Il Monte Acuto visto dal canale man mano che mi innalzo .45- L’uscita sulla cresta dello Scoglio del Montone.6- La cresta di discesa dallo Scoglio del Montone verso Forcella Bassete.7- Semi di Bardana (Arctium lappa) ricoperti di neve.8- Geometrie triangolari a Forcella Bassete, la neve è poca e non riesce a ricoprire le piante ormai secche.9- La Valle di Bolognola in parte immersa nella nebbia.10- Un grosso lupo mi ha preceduto da poco a Forcella Bassete.11- Forcella Bassete con vista verso il Monte Acuto immerso nella nebbia.12 – 13- La Pescolletta1314-Il versante Ovest del Monte Castel Manardo. 15- Veduta verso Nord con la Costa Vetiche in primo piano, il Monte Cacamillo a sinistra e il Monte Cucco ed il Monte Catria (a destra) sullo sfondo.16- Il Monte Catria emerge dalla nebbia.17- Il versante Est del Monte Rotondo.18- Erba gelata a Forcella Bassete.19- Finalmente il Pizzo Regina è emerso dalla nebbia.20- Anche il Pizzo Tre Vescovi (a sinistra) ed il Monte Acuto emergono dalla nebbia che si va diradando man mano che si scalda l’aria.21-Si vede anche la croce di Pizzo Tre Vescovi piena di galaverna.22 – 23 -La bellissima cresta Est del Pizzo Tre Vescovi salita nell’Ottobre del 2019 (vedi itinerario).2324- Il Versante Nord-est del Pizzo Berro.25 – 26- Già i primi distacchi di slavine nel versante Nord del Pizzo Regina.2627- Scendendo da Forcella Bassete verso la strada che riporta alla Pintura di Bolognola con un mare di nebbia verso la cosiddetta “marca”.28- Il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) sembra già addobbato per Natale.29- Disco solare nella strada nei pressi della Pintura di Bolognola.30 – 31- Esemplare di Chionea spp. ritrovato nella strada del Fargno più a valle rispetto al ritrovamento dello stesso periodo del 2019.31
PICO DEL TEIDE – TENERIFE
Raccontando ad un mio amico l’esperienza avuta nell’Aprile 2018 a Tenerife della salita al vulcano più alto d’Europa (l’Etna è alto 3350 metri), chiedendomi di vedere alcune foto ho colto l’occasione per inserirle nella rubrica “Oltre i Monti Sibillini” dedicata a salite in altre catene montuose.
Il Teide è un vulcano che si trova sull’isola di Tenerife nell’arcipelago delle Canarie. Con i suoi 3718 metri di altezza sul livello del mare (e circa 7.000 metri sopra la piattaforma oceanica) è la vetta più alta della Spagna e anche la montagna più alta delle isole dell’Oceano Atlantico. È il terzo vulcano del mondo per altitudine dalla sua base dopo il Mauna Loa e il Mauna Kea alle Isole Hawaii.
La sua particolare altezza in un contesto di totale assenza di montagne nelle vicinanze (è l’unica cima dell’isola) conferisce al Pico del Teide (la punta del vulcano) un grande fascino per gli escursionisti che da qui possono godere di una vista a 360°.
Di seguito le immagini della settimana di escursioni nei dintorni del Teide , nei vari Barranco ed arrampicate effettuate con il mio Amico Davide.
1- Il Pico del Teide visto dalla costa di Tenerife.2- La pianta simbolo delle Canarie, La Dracaena Draco o El Drago il cui tronco se tagliato essuda di un lattice rosso sangue.3- Una delle moltissime specie di Aeonium, piante grasse tipiche anch’esse delle Canarie.4- Escursione al Barranco (vallone) de Ruiz tra grotte vulcaniche e canyon a picco sul mare.5- Escursione nell’entroterra nella desertica valle di Masca 6 – 7- Salite ad alcuni torrioni vulcanici78- Aloe canariensis coltivata nell’Isola per la produzione di prodotti cosmetici.9 – 10- La Valle di Masca.1011- La Caldera del Teide.12- La funivia che permette di giungere rapidamente in quota sul Teide.13- L’arrivo della stazione della funivia e la cima del Pico del Teide sullo sfondo.14- Si inizia la salita al Pico del Teide tra colate di lava di vari colori.15- Giunti nei pressi del cratere sommitale si osserva tutta l’Isola di Tenerife immersa nella nebbia mattutina.16- Il tratto iniziale della salita già a circa 3500 metri di altezza, siamo partiti poco meno di due prima dal livello del mare ed il notevole dislivello fatto un così poco tempo si fa sentire.17- il Pico mantiene ancora un po di neve invernale nonostante ci troviamo di fronte alle coste a Sud del Marocco.18- L’immensa Caldera del Teide con le varie colate laviche di diversi colori.19 – 20- Il Cratere sommitale con le fumarole ricoperte di Zolfo.2021- In cima con il mio amico Davide, alle spalle la parte Occidentale dell’Isola ricoperta di boschi.22 – 23- Giro intorno al Pico del Teide tra gigantesche colate laviche.2324- Attimo di riposo in cima al Teide, alle spalle la Caldera.25- Formazione di “mini” Penitents nei tratti dove ancora rimane la neve, guglie di ghiaccio formate dal vento, questi sono alti qualche decina di centimetri, nelle Ande sono alti anche diversi metri !!!26- Il sentiero sulle sabbie vulcaniche che riporta in cima.27 – 28- Il Pico del Teide con la stazione della funivia visto dalla Caldera dove sorgono particolari formazioni rocciose, le Roques de Garcia, questa è una delle immagini più caratteristiche di Tenerife.2829- Formazioni laviche della Caldera del Teide con una pianta di Echium wildpretii al centro che colonizza la lava.30- 31- Guglie di Basalto intorno alle Roques de Garcia.3132- Davide in arrampicata sulle guglie di Basalto.33- Arrivo io.34- Altra pianta caratteristica delle Canarie, l’Euphorbia canariensis 35- E questa pianta non può che provenire dalle Canarie, si chiama infatti la Canarina canariensis. 36- L’unica cascata di Tenerife al Barranco del Infierno.37- Altra pianta tipica delle Canarie, l’ Echium giganteum arboreo.38 – 39 – 40 – 41 – 42 – 43- Fasi di arrampicata nella falesia delle Roque de Jama ad Arona394041424344 – 45 -46 – Paesaggio lunare alla Montana Blanca con immense dune di pietra pomice (che galleggia sull’acqua) accumulato dalle eruzioni del Teide. In questo luogo hanno girato scene di numerosi film tra cui la Furia dei Titani e 2001 Odissea nello Spazio.454647- Una Violacciocca (Erysimum scoparium) caratteristica delle sabbie vulcaniche della Caldera del Teide.48- Il Pico del Teide a destra con il Pico Viejo più basso e la Caldera riempita dalle colate storiche che si sono susseguite, di diversi colori, dal grigio al marrone al nero.
BALZO ROSSO, al cospetto di una grande ma sconosciuta parete rocciosa.
Il 9 settembre 2020, con il mio amico botanico Sandro, abbiamo raggiunto la base di una delle più maestose pareti rocciose dei Monti Sibillini anche se meno conosciuta.
Il Balzo Rosso si eleva per oltre 250 metri di completa verticalità dalle pendici Sud-est del Monte Amandola, del gruppo del Monte Castel Manardo. La parete, essendo formata da friabile Scaglia Rossa, non è facilmente arrampicabile, non esistono vere e proprie vie alpinistiche ma solo tentativi e brevi salite e per questo non è frequentata e quindi nota agli arrampicatori.
Eppure la parete è verticalissima, al contrario delle altre pareti del Monte Bove o del Pizzo del Diavolo, caratterizzate da torrioni, canali, e cenge che ne interrompono la verticalità.
Per raggiungere la base della parete si può partire comodamente da Capo Valle raggiungibile in auto dalla strada per il Santuario della Madonna dell’Ambro.
Dalla parte superiore della frazione si prende un evidente tratturo indicato sulle carte con il n.228 che si inoltra per campi coltivati ed incolti in direzione del Balzo Rosso. Si tralasciano tutte le diverse deviazioni laterali meno evidenti, si supera un canalone roccioso con fonte e sorgente e ci si addentra in un bosco.
In circa 40 minuti si raggiunge un incrocio dove a destra si trova un sentiero (segnalato) che conduce verso Campolungo al Rifugio Città di Amandola ed un secondo che scende verso il Santuario, si prosegue nel meno frequentato e conosciuto sentiero centrale che si dirige verso le pareti che si raggiungono in altri 15 minuti.
Dal sentiero si può salire direttamente verso la base delle pareti oppure si può continuare per il sentiero n.226 verso il Casale S. Giovanni Gualberto.
Il sentiero è indicato in alcune guide e carte dei Monti Sibillini, per il ritorno si compie lo stesso itinerario.
1- Il Monte Zampa a sinistra, il Monte Sibilla di seguito e a destra Il Pizzo, visti da Capo Ripa, nei pressi di Capovalle.2- Il Monte Priora con Il Pizzo ed il Poggio della Croce.3- Il Monte Zampa a sinistra e il Monte Sibilla a destra.4- Veduta d’insieme del Balzo Rosso.5- Allium lusitanicum6- la particolarissima orchidea Spiranthes spiralis nei prati di Capovalle.7- Il tratturo che da Capovalle conduce verso il Balzo Rosso per poi dividersi per Campolungo e per la Valle dell’Ambro8- Aquila alta in volo sopra al Balzo Rosso.9- La parete Est del Balzo rosso10- La parete Sud del Balzo Rosso, una lama di roccia che si innalza per oltre 250 metri.11- Bivacco di fortuna nei massi sottostanti il Balzo Rosso.12- L’imponente parete Sud del Balzo Rosso nei pressi dell’incrocio con il sentiero che sale dalla Santuario della Madonna dell’Ambro con quello che devia a destra verso Campolungo.13- Allium saxatile14- Sulla verticale della grande parete.15- Saliamo sopra al sentiero verso la parete.16 – 17- Balestrucci si riposano sotto a dei grandi tetti prima della partenza per la migrazione.1718 – Sandro in esplorazione alla base della parete. 19- Il sentiero passa a poche decine di metri dalla parete.20- La Priora con il Pizzo a sinistra e Il Pizzo Regina a destra.21 – 22- L’imponente parete del Balzo Rosso si staglia sopra al bosco.22 23- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto nell’alta Val d’Ambro con la barriera delle Roccacce in ombra Pianta satellitare del percorso proposto.
MONTE LETEGGE: In attesa di tempi migliori.
Il 23 Novembre 2020, per l’impossibilità di uscire dal comune di residenza senza valido motivo a causa delle imposizioni del Governo e della Regione Marche per limitare l’epidemia da COVID19, mi accontento di uscire nelle montagne del comprensorio del comune di Camerino.
Escursione pomeridiana, partendo a piedi dall’incrocio della strada per Monte D’Aria – Serrapetrona – Camerino, per comoda strada sterrata e prati ho raggiunto la sommità del Monte Letegge da cui si gode di un bel panorama a Sud verso i Monti Sibillini e a Nord verso le montagne della vallata che va da Camerino fino a Fabriano.
In questi giorni sui social (principalmente facebook) molti frequentatori di montagna residenti in comuni (Fabriano, Civitanova, Macerata ecc.) al di fuori del comprensorio dei Monti Sibillini stanno mettendo immagini di escursioni effettuate con i monti innevati senza alcuna vergogna pur sapendo che non possono uscire dal proprio comune senza un valido motivo.
A che serviranno poi le regole se tanto non c’è nessuno che controlla.
Tanto si sa, se aspettiamo che gli Italiani abbiano, senso civico, dovere e rispetto per il prossimo e per il mondo che li circonda allora siamo a posto !
1- Il gruppo Nord dei Monti Sibillini visto dal Monte Letegge.2- Zoom da Est con il Monte Castel Manardo, il Pizzo Regina e Monte Acuto.3- Zoom sulla parte centrale con il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Pizzo Berro e il Monte Rotondo.4- Zoom sullo sfondo con Monte Rotondo, Monte Bove Nord (a destra), Monte Cacamillo in primo piano a sinistra e Monte Pietralata in secondo piano centrale.5- Zoom ad Ovest con La Croce di Monte Rotondo sullo sfondo e il Monte Coglia in primo piano.6- La bellissima piramide del “piccolo” Monte Acuto.7- Il Montigno (o Monte Igno), del gruppo dei monti di Montelago, nei dintorni di Camerino delimita la vallata del Chienti (a sinistra) prima di Serravalle.8- La maestosa Priora con il Pizzo Regina domina il gruppo Nord dei Monti Sibillini.9- Veduta verso Nord ovest con il Monte Catria, visitato pochi giorni fa. (vedi itinerario)10- Il Monte d’Aria con il ripetitore e le gigantesche pale eoliche visibili da tutta la costa da Ancona a Porto S- Elpidio. 11- Veduta da Nord con la successione dei monti del gruppo del Monte San Vicino.12- Una delle pale eoliche del Monte d’Aria confrontata con la strada sterrata sottostante.13 – 14- Nei tratti rocciosi del versante Camerte del Monte Letegge è possibile ritrovare bellissime e grandi porzioni di selce rossa.
APPENNINO TOSCO EMILIANO. LAGO SANTO E LAGO BACCIO Da Pievepelago. VALLE DELL’ORSIGNA e l’albero con gli occhi di Tiziano Terzani.
Come già fatto nel Settembre 2019, ho continuato le escursioni per visitare i laghi dell’Appennino Tosco Emiliano. Quest’anno, il 4 settembre, ho raggiunto il Lago Santo, raggiungibile praticamente in auto da Pievepelago risalendo la Valle delle Tagliole, si parcheggia infatti a poche centinaia di metri dal Rifugio Marchetti sitato sulle sponde del bellissimo lago di montagna. Quindi per comodo sentiero, in circa 30 minuti si raggiunge l’altro lago limitrofo, il Lago Baccio posto in un caratteristico ambiente di alta quota. L’itinerario classico è dettagliatamente descritto nella bibliografia e siti web dell’Appennino Tosco Emiliano. Anche questo itinerario è segnalato in modo esemplare ed a prova di errore, unica raccomandazione, da non percorrere in piena estate per la presenza di troppi escursionisti essendo un percorso adatto e raggiungibile da tutti.
Il 5 settembre invece ho effettuato una escursione in una boscosissima e poco conosciuta valle, la Valle del torrente Orsigna, in particolare siamo stati a visitare il cosiddetto “albero degli occhi” in memoria dello scrittore Tiziano Terzani nativo della valle. La Valle dell’Orsigna si raggiunge percorrendo la SS 632 Porrettana da Porretta (BO) in direzione di Pracchia (PI), poco prima del paese si devia a destra per una stradina strettissima da percorrere con molta cautela. Oppure se si sale da Pistoia in direzione di San Marcello Pistoiese, al paese di Pontepetri si devia per la Porrettana in direzione di Pracchia quindi incrocio a sinistra poco dopo il paese.
1- Il Lago Santo, nel Parco Regionale del Frignano, in provincia di Modena.2 – 3 – 4 – 5 – 6- Il Lago Santo si apre in una boscosissima valle.34567- Il Monte Giovo (1991 m.) si specchia nelle acque del Lago Santo.8- Il tratto settentrionale del Lago Santo dove si aprono dei prati ancora pieni di fiori alpini.9- La gentiana asclepiadea10- Aconitun napellus ancora in piena fioritura ma fortemente velenoso.11 – 12- Il Lago Baccio situato a quota più alta del Lago Santo, in un ambiente prettamente alpino1213- La testata della rocciosa valle che contiene il Lago Baccio.14- Il Balzo delle Rose (1955 m.) domina il Lago Baccio.15- La parte iniziale paludosa del Lago Baccio 16- La rara Caltha palustris sulle sponde del Lago Baccio.17- La valle dell’Orsigna e le indicazioni per l’Albero con gli occhi in memoria di Tiziano Terzani, scrittore nativo della valle.18 – 19 – 20- L’albero con gli occhi, un bellissimo pluricentenario ciliegio selvatico, con i vari omini di pietra a terra lasciati dai visitatori in memoria di Tiziano Terzani.192021- La boscosissima ed isolata Valle dell’Orsigna.22 – 23- Nei pressi c’è anche l’Albero dell’Amore, due faggi nati vicinissimi e fusi insieme durante la crescita a costituire un solo albero.2324- Il vecchio Mulino della Valle dell’Orsigna, ristrutturato e trasformato ora in Museo da chi ama la propria terra.
LE FAGLIE DI CASALE RICCI
Girovagando su immagini satellitari attuali e vecchie dei Monti Sibillini mi sono imbattuto nella zona di Casale Ricci, sulle basse pendici Sud del Monte Castel Manardo, nella Valle dell’Ambro, ed avevo osservato delle spaccature del terreno, provocate dal sisma del 2016, visibili infatti nelle immagini successive a tale periodo. Il 14 novembre 2020, giusto il giorno prima del nuovo blocco per Covid19, mi sono recato nella zona per osservare gli effetti del terremoto in quanto erano diversi anni che non raggiungevo più la zona.
Sono partito dalla Pintura di Bolognola ed ho percorso la strada che raggiunge prima il Monte Berro poi il Casale Grascette situato nei pressi del Monte Amandola quindi, per prati per fare prima, sono sceso fino al Casale Ricci ed ho girovagato intorno ad esso fino a raggiungere la sommità di un panoramico torrione posto sopra Fonte Feletta e quindi sono risalito alla Forcella Bassete per ridiscendere alla strada Rifugio Fargno-Pintura di Bolognola compiendo tutto il giro del Monte Castel Manardo , di seguito le immagini della giornata.
Durante l’escursione ho trovato un guinzaglio con tanto di catena di acciaio per cani di grossa taglia, una chiave con telecomando di una auto Wolkswagen e due mascherine chirurgiche , a dimostrazione dell’elevato numero di apprendisti escursionisti che si avventurano, talvolta imprudentemente, sulle montagne, in particolare in quest’ultimo anno.
Ho fatto un elenco di tutti gli oggetti che ho trovato solo in questi ultimi 5 anni in montagna:
n.1 slitta condominiale nel bosco del versante Est del Monte Sassotetto, trasportata fino alla stazione ecologica del paese omonimo. (foto allegata)
n. 3 berretti invernali + 4 tra berretti estivi e bandane
n.1 Piccozza !!!!
n.1 vite da ghiaccio autofilettante in titanio !!!
ben 11 moschettoni vari con rinvio o senza !!!! (in un giorno 5 contemporaneamente)
n.5 chiodi da roccia e n.3 dadi (a terra, non infissi in parete)
n.2 caschi di cui uno con diversi segni di urti ma senza testa del proprietario dentro!!!
n.1 Zaino completo di dotazione da donna con tanto di cellulare corroso con scheda illeggibile, giacche, guanti, cibo, borraccia, maglia di ricambio e accessori prettamente femminili.
una macchina fotografica compatta ormai inutilizzabile con custodia.
n.3 sci spaiati tutti al di fuori di campi da sci
n. 2 (coppia integra) di bastoncini telescopici
n.2 (coppia integra) bastoncini fissi da sci
n.2 giacche di pile
n.1 giacca invernale
n.1 paio di ghette da neve
magliette varie in diverse taglie
guanti vari spaiati e in coppia
n.2 borracce
n.2 occhiali da sole
una pila ricaricabile a manovella
n.2 coltellini multiuso
n.1 pentola a pressione completa di coperchio lungo il torrente a valle di Capotenna !!!!!
alcuni scarponi spaiati !!!! e un numero indefinito di suole o porzioni di esse.
Solo in un giorno a Pizzo Regina ho trovato una maglietta, una pila ricaricabile, un coltello multiuso e un berretto.
Posso aprire un negozio di articoli da montagna usati !!!
1- Le faglie presenti intorno al Casale Ricci, visibile in alto a destra.2- Immagine satellitare della zona prima del terremoto (2013), confrontate le frecce con l’immagine n.33- Immagine satellitare della zona dopo il terremoto (2018), in corrispondenza delle frecce sono visibili i crepacci che si sono aperti nel terreno e le frane staccate dalle paretine rocciose.4 – 5- Uno dei più grossi crepacci che si sono aperti nel terreno intorno a Casale Ricci, ci entra una persona.56- Antiche faglie prodotte probabilmente da terremoti storici.7- La frattura cosismica più impressionante, non sono riuscito a vederne il fondo !!!8- La frattura è lunga una trentina di metri.9- La parte iniziale più larga ma meno profonda10- La parte centrale stretta ma profondissima, ho cercato di illuminarne il fondo con una torcia ma non ho visto la fine.11- L’abbassamento del terreno nella zona è visibile alla base delle paretine rocciose presenti, mediante la fascia di rocce più bianche in quanto protette dal terreno.12- Particolare della foto n.11 dove si nota l’abbassamento del livello del terreno di circa 50 centimetri.13- Le varie fratture presenti nella zona, alcune avranno millenni, altre solo quattro anni..14- Una netta separazione delle rocce probabilmente a seguito di successioni di terremoti storici.14- Un Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) nei pressi delle pareti rocciose franate dopo il terremoto del 2016.15- Particolare delle rocce della zona, i Calcari diasprigni dove si notano le lenti di selce.16- Nelle rocce sono anche presenti fossili di conchiglie.17- Vista la stagione con temperature al di sopra della norma due bellissime piante di Alyssoides utriculata dai fiori gialli (sinistra) e Arabis alpina dai fiori bianchi (destra) ancora in fiore.18- Geranium purpureum anch’esso in piena fioritura.19 – 20- Le pareti rocciose franate.2021- Un Faggio è cresciuto all’interno di una frattura della roccia.22- Bellissimo Ilex aquifolium (Agrifoglio) nei pressi del Casale Ricci.23- Il bellissimo Casale Ricci perfettamente custodito, grazie a Mauro e Betta.24- Unico neo negativo, il fontanile del Casale non porta più acqua.25- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro parzialmente coperti di nebbia.26- Altre fratture nel terreno nelle vicinanze del Casale, questa è anche pericolosa perché l’erba alta nella vallecola iniziale la ricopre parzialmente27- I torrioni rocciosi sopra a Fonte Feletta che dominano la zona. 28- Larici da rimboschimento (non autoctoni) in versione autunnale.29- Il sentiero che da Fonte Feletta sale fino al Casale Ricci e Casale Bassete visto in verticale dai torrioni sovrastanti.30- veduta aerea del sottostante bosco in versione autunnale.31 – 32-Sopra al torrione più alto caratterizzato da un profondo solco che lo distacca dal pendio che scende da Casale Ricci.3233- La sommità del torrione da cui ho scattato le foto n.28-3234-Il Pizzo e la cresta che sale verso il Pizzo Regina con il bosco della zona di Prato Porfidia.35- La zona delle Roccacce con le alte pareti rocciose che formano l’infernaccetto dell’Ambro.36- Veduta del pianoro di Casale Ricci dal torrione della foto n.3336- Le Roccacce viste dalla strada che sale verso Casale Bassete, a sinistra il torrione della foto n.33.37- Altri larici in versione autunnale, sono le uniche conifere che perdono gli aghi in autunno.38- Il Casale Ricci e lo scoglio panoramico visti dalla strada che sale verso il Casale Bassete.39- Salendo verso la Forcella Bassete con il Monte Acuto ed il Pizzo Tre Vescovi immersi nella nebbia.40- La “slitta condominiale” trovata ad agosto nel versante Est del Monte Sassotetto, alle spalle il Monte Valvasseto.
APPENNINO UMBRO-MARCHIGIANO: MONTE CATRIA E MONTE ACUTO
Il Monte Catria con i suoi 1701 metri ed il vicino Monte Acuto 1666 metri, rappresentano le cime più alte del settore Nord dell’Appennino Umbro Marchigiano e del tratto compreso tra la catena dei Monti Sibillini a sud e l’alto Appennino bolognese con il corno alle Scale (1945 m), a nord, a cavallo tra le Provincie di Pesaro-Urbino e Perugia, in particolare nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio (provincia di Pesaro e Urbino) e del comune di Scheggia e Pascelupo (provincia di Perugia) .
La sua cima svetta rispetto alle montagne circostanti regalando uno dei più ampi panorami delle nostre montagne. La salita, effettuata l’11 novembre 2020 mi ha regalato una giornata indimenticabile per la presenza di un fantastico mare di nebbia che ricopriva Umbria e Marche.
La salita più facile alla cima può essere effettuata partendo a piedi dalla Madonna degli Scout.
La Madonna degli Scout si può raggiungere da Frontone ma per una strada stretta e piena di tornanti o più facilmente da Chiaserna, Frazione di Cantiano.
Chiaserna si raggiunge da Sassoferrato (AN) per la strada Provinciale Arceviese n.360 in direzione di Isola Fossara. Quindi si prosegue in direzione di Cantiano attraversando la suggestiva Gola del Corno, posta alla base della bastionata rocciosa del Corno del Catria, si raggiunge Valdorbia proseguendo per la Strada Statale n. 50 fino a Chiaserna. Dal paesino si sale per la comoda strada asfaltata del Monte Catria chiusa nel periodo dal 30 novembre al 30 marzo fino all’incrocio (tre strade) dalla Sella dell’Infilatoio – Madonna degli Scout, punto di partenza per l’escursione a piedi, attraversando in auto bellissime faggete.
Giunti al bivio si parcheggia e si sale il pendio erboso in direzione della cima fino a raggiungere il Rifugio della Vernosa con l’omonima fonte, dal rifugio si prosegue nel bosco fino a raggiungere la cresta Est da cui si può salire direttamente (più panoramica) oppure proseguire il sentiero sottostante fino ai prati di cima in cui svetta la gigantesca croce (foto n.24).
Il Monte Acuto può essere salito partendo sempre dalla Madonna degli Scout oppure proseguendo per poche centinaia di metri in auto verso gli impianti sciistici per parcheggiare alla sella successiva dove si prende un sentiero che dapprima sale nel bosco poi prende la cresta Est che conduce direttamente in cima senza difficoltà (foto n.25).
Purtroppo anche queste montagne sono fortemente degradate, sia dal turismo selvaggio, basta guardare gli assurdi impianti sciistici che saranno aperti solo per pochi giorni l’anno, vista la quota e le scarse precipitazioni nevose degli ultimi anni, dalle gigantesche croci e misteriose costruzioni di vetta (foto n.10) e, per finire anche all’allevamento allo stato brado indiscriminato e senza regole e presenza di animali selvatici in sovrannumero che nessun ente riesce a dare autorizzazioni per fare abbattimenti selettivi.
1- La cresta sommitale del Monte Catria con la gigantesca croce.2- Mare di nebbia sopra le Marche, emerge il Monte della Strega in primo piano ed il Monte Sam Vicino sullo sfondo destra.3- Cavalli al pascolo hanno fortemente degradato i prati sommitali del Monte Catria.4- Il Monte Acuto e le vallate umbre sullo sfondo visti dalla cresta del Monte Catria.5- Giunti quasi in cima al Monte Catria.6- L’Appennino Umbro-Marchigiano dove emergono le Serre di Burano.7- La gigantesca croce di vetta visibile addirittura dai Monti Sibillini.8- Veduta verso Sud, al centro i Monti Sibillini, a destra il massiccio del Monte Cucco.9- I prati sommitali devastati sia dagli cavalli al pascolo che dai cinghiali., è difficile non calpestare sterco o cadere in qualche buca.10- Nei pressi della croce è presente una costruzione di soli 4-5 metri quadri di superficie, non capisco il suo scopo ma mi raccomando……chiudete la porta quando uscite !!!!! E’ solo quello che rimane delle pareti esterne. Ma qualcuno che la rimuove no ?11- La mia ombra si sovrappone a quella della croce. In alto l’incrocio in corrispondenza della Madonna degli Scout dove si parcheggia per salire al tracciato più semplice per il Monte Catria.12- Scendendo verso l’auto si notano i due pali metallici piantati alla Sella dell’Infilatoio e i soliti cavalli al pascolo., sullo sfondo il Monte Acuto.13- Il Monte Catria visto dalla cresta Nord-est del Monte Acuto.14- Veduta verso Nord dal Monte Acuto, emergono il Monte Tenetra in prima piano, il Monte Petrano ed il Monte Nerone, appena visibili sullo sfondo a destra il Sasso Simone ed il Monte Carpegna.15- Gli impianti sciistici del Monte Acuto con la funivia del Catria che sale da Frontone hanno devastato le faggete di quota, mi domando quanti giorni all’anno saranno in funzione considerato le scarse nevicate degli ultimi anni e la bassa quota delle piste, che arrivano appena a 1400 metri di quota.16- Pendii in successione, dal Monte Acuto, al Monte Catria al Monte della Strega.17 Il versante Nord del Monte Acuto.18- Il Monte Catria visto dal Monte Acuto.19- Il ripido versante rupestre Nord del Monte Acuto.20 – La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, vista verso Est con il Monte Catria a destra.21- La “misera” croce di vetta del Monte Acuto, veduta verso Nord con il Monte Petrano ed il Monte Nerone..22- Le bellissime faggete di quota del Monte Catria lungo la strada che sale da Chiaserna.23- Interessanti canali rocciosi per salite invernali nel versante Sud del Monte Acuto.24- Itinerario di salita al Monte Catria visto dal Monte Acuto.25- Itinerario di salita al Monte Acuto visto dal Monte Catria.