MONTE BICCO-MONTE BOVE SUD-MONTE BOVE NORD Giro delle Creste.
Anche questo è un giro classico, conosciutissimo e frequentatissimo dei Monti Sibillini, con Luca e David, siamo partiti dal piazzale dell’ex Hotel Felicita, abbiamo risalito il canalone della pista da sci fino al Cristo delle Nevi,
Quindi, traversando su comodo sentiero alle fale del Monte Bicco, abbiamo raggiunta la Forcella Passaiola e siamo saliti al Monte Bicco per la cresta Nord.
Poi sempre per cresta fino al Monte Bove Sud quindi fino alle falde della cima di Monte Bove Nord in quanto la cima è interdetta per la presenza dell’Area protetta del Camoscio.
Dalla base della cima del Monte Bove Nord siamo scesi in Val di Bove per prendere il sentiero che, costeggiando la base della parete Nord, riconduce alla Forcella Passaiola chiudendo così il giro ad anello.
Il tutto, anche in questa uscita, dalle 7,00 alle 12,00 del mattino.
Di seguito le immagini della classica traversata.
1- Nella zona dei campi da sci dei Jacci di Bicco fervono i lavori per nuovi impianti di risalita2- Dalla Forcella Passaiola iniziamola salita della cresta Nord del Monte Bicco.3 – 5-Facili passaggi su roccette nella cresta Nord del Monte Bicco.456- Lasciamo alle spalle la cima del Monte Bicco per andare verso il Monte Bove Sud.7- La grande frana provocata dal sisma del 2016 nella cresta tra il M.Bicco e il M.Bove Sud, di recente aumentata di volume a causa di crolli successivi (vedere l’articolo :MONTE BICCO – MONTE BOVE SUD Ancora effetti del terremoto dell’Ottobre 2016)8- Emerge il M. Bicco man mano che si sale verso il M. Bove Sud.9- Branco di Camosci sotto alla cresta che scende al Passo Cattivo10- La cima del Monte Bove Nord e la Croce di Monte Bove Nord in fondo sulla sinistra.11- Il Pizzo Tre Vescovi a destra ed il Monte Rotondo a sinistra.12- La frana della foto n. 7-8 vista dalle falde del Monte Bove Nord.13- Il versante Est del Monte Bicco.14- Il versante Ovest del Pizzo Berro.15- Le pareti del Monte Bove Sud verso la Val di Panico.16- Ci avviciniamo alla cima del Monte Bove Nord.17- La cima del Monte Bove Nord è interdetta, occorre passare sotto.18- La Punta Anna.19- Ci affacciamo sul Canalone Nord o Valle di Santa Romana con il Pizzo Berro e il Pizzo Regina di fronte.20 – 22- Saliamo su un torrione che sovrasta il Canalone Nord.212223 – 24- Quindi iniziamo la discesa verso la Val di Bove.2425- Il Monte Bicco mostra la sua parete Nord e la cresta che abbiamo salito poco prima.26 – 27- Nonostante la calda estate trascorsa la Val di Bove mantiene ancora una verdissima erba.2728- La grande frana della parete Nord del Monte Bicco, già documentata dal 2017.29- Sono caduti massi grandi come un’auto.30 – 31- La Croce di Monte Bove Nord e il Monte Bove Nord visti dalla Forcella Passaiola al ritorno.31
MONTE VETTORE – CIMA DEL REDENTORE Giro delle Creste.
Giro classico da Forca di Presta, con Luca, abbiamo dapprima raggiunto la cima del Monte Vettore quindi ridiscesi al Rifugio Zilioli abbiamo preso direttamente la cresta di Punta di Prato Pulito, più entusiasmante, anziché passare nel sentiero che corre alcune decine di metri sotto alla cresta nel versante Sud.
Da Punta di Prato Pulito abbiamo raggiunto la Cima del Lago quindi la lunga cresta in quota fino alla Cima del Redentore ed infine un salto al Pizzo del Diavolo e ritorno.
Il tutto dalle 7,00 alle 13,00 del mattino.
Di seguito le immagini della classica traversata.
1- Il Monte Guaidone emerge dalla nebbia tra il Pian Piccolo e il Piano Grande di Castelluccio.2- La Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo visti salendo verso il M. Vettore.3- La Punta di Prato Pulito e la Cima del Lago visti salendo verso il M. Vettore.4- La Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo e la Cima dell’Osservatorio visti dal M. Vettore.5- Un pezzo del Lago di Pilato con i salici che stanno crescendo visto dalla cima del M.Vettore.6- Veduta verso Nordovest.7- Veduta verso Nord8- La cima del Monte Vettore.9- Scendiamo verso la Forca delle Ciaole.10- Il M. Vettore visto dalla Forca delle Ciaole.11- Superato il Rifugio Zilioli prendiamo la cresta rocciosa della Punta di Prato Pulito anzichè passare sul sentiero che corre alcune decine di metri sotto di essa, nel versante sud.12 – 14- La bellissima cresta della Punta di Prato Pullito131415- Il M. Vettore ed il Lago di Pilato visti dalla Punta di Prato Pulito16- Si prosegue verso la Cima del Lago, a destra sullo sfondo la Cima del Redentore ed il Pizzo del Diavolo.17- Uno dei misteriosi massi della Cima del Lago ed il Lago di Pilato in basso. (vedi articolo “CIMA DEL LAGO Cresta Est dalle “Roccette”).18- La lunga cresta dalla Cima del Lago alla Cima del Redentore in fondo.19- Il Piano Grande ancora sommerso dalla nebbia mattutina fa da sfondo allo Scoglio dell’Aquila 20- La Cima del Lago vista dalla Forcella del Lago.21- Il Lago di Pilato con i salici in crescita intorno alle sponde (vedi articolo “LAGO DI PILATO Monitoraggio degli arbusti”).22- La stratificazione orizzontale delle rocce della cresta verso la Cima del Redentore.23- Veduta della cresta appena percorsa dalla Cima del Redentore.24- Scendiamo anche al Pizzo del Diavolo.25- Veduta verso la Forca delle Ciaole dal Pizzo del Diavolo.26 – 27- La cresta verso la cima del Pizzo del Diavolo.2728- Veduta della Cima del Redentore con la cresta appena discesa, dal Pizzo del Diavolo.29- Il M: Vettore visto dal Pizzo del Diavolo.30- Ripercorriamo la cresta rocciosa che dal Pizzo del Diavolo ci riporta alla Cima del Redentore.31- Profilo umano sotto alla cresta.32- La cresta Sud del Pizzo del Diavolo.33- Il Piano Grande di Castelluccio verso le 11 si è liberato dalla nebbia mattutina, a destra il paese di Castelluccio..34- Il Lago di Pilato con i salici in crescita intorno alle sponde.
LA CASCATA DI RIO TERRO E LA GROTTA ED EREMO DI SOFFIANO.
La calda estate del 2025 ci porta alla ricerca di luoghi poco impegnativi e freschi dove andare a camminare.
Situato poco al di fuori del confine Nordest del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, l’Eremo di Soffiano è una meta posta nei dintorni di Sarnano, facile e molto conosciuta.
Meno conosciuta e frequentata è invece la Cascata di Terro in quanto non segnalata sul posto e non riportata sulla cartografia,
Entrambe gli itinerari si possono effettuare in giornata partendo dalla frazione Terro di Sarnano.
Si trovano sul web e sulla bibliografia di luoghi di culto adeguate informazioni per raggiungere l’Eremo, anche se nella bibliografia specifica dei Monti Sibillini ovviamente non sono riportati proprio perché al di fuori del Parco.
Noi siamo partiti dalla frazione di Terro di Sarnano, raggiungibile tramite la SS78 da Sarnano in direzione Macerata fino in località Callarella. Poco prima del distributore di benzina, all’altezza dell’azienda Laminox, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Campanotico – Terro – Scuola di Volo e si prosegue sulla strada principale fino al termine, in prossimità della frazione.
Qui si parcheggia in uno slargo dopo il paese e si prosegue a piedi nella strada sterrata che si inoltra nella valle.
Dopo circa 700 metri si incontra un tratturo che sale a destra in netta salita, percorso anche da itinerari MB, per l’Eremo di Soffiano si sale per circa 500 metri fino a circa quota 800 metri ad incontrare un ampio tratturo che proviene dalla strada Carsoducci-Bolognola, si prende il tratturo a sinistra ed in meno di un chilometro si raggiunge, in poco più di un’ora, la Grotta ed Eremo di Soffiano.
Dalla strada di fondovalle sale un secondo sentiero per l’Eremo di Soffiano, 300 metri più avanti del primo tratturo indicato sopra, anche questo usato per percorsi MB ma più stretto ed impervio quindi poco consigliato.
Notizia dell’Eremo di Soffiano fin dall’anno 1101, quando i figli del Conte Ismidione donarono la terra in cui sorge l’eremo al Prete Alberto e a i suoi compagni, che ne fece un luogo di meditazione e di preghiera, erigendovi una cappella. In seguito, l’eremo fu abitato dai Francescani e non è improbabile che lo stesso San Francesco abbia fatto sosta qui lungo il cammino. Qui sono stati ritrovati anche i resti del Beato Liberato da Loro, religioso di origine nobile, anche lui della famiglia dei Brunforte, che si ritirò in preghiera in questi luoghi: a lui, infatti, è intitolato il vicino convento tuttora esistente. Scavi recenti hanno portato alla luce gli scheletri di un uomo e di una capra, alimentando la storia tramandata dai locali secondo cui la grotta fu abitata a lungo a un eremita sconosciuto che aveva una capretta come unica compagnia
Visitato l’Eremo si ritorna indietro fino al tratturo di fondovalle per proseguire a destra fino a che la strada si trasforma in un sentiero.
Ci si inoltra nel selvaggio Fosso di Rio Terro dove la valle si restringe fra alte pareti man mano che ci si addentra in essa.
Dopo alcune centinaia di metri si incontra un fosso sulla sinistra, il Fosso di Meta, da tralasciare per il normale escursionista in quanto selvaggissimo ed adatto solo ad esperti, oggetto di futura descrizione.
Si percorre quindi il sentiero, più evidente, di destra, passando sotto ad alte pareti fino alla cascata finale (30 minuti dal bivio per l’Eremo).
A circa metà sentiero si notano degli ometti di pietra che indicano il sentiero che scende al fosso dall’Eremo di Soffiano ma da tralasciare in quanto anche questo tratto, da percorrere semmai in discesa dall’Eremo, è riservato ad escursionisti esperti, è anche dotato di una lunga corda proprio sotto all’Eremo, necessaria per scendere nel ripido tratto sopra al fosso.
Il Fosso di Rio Terro nasce sotto alle pendici Nordest delle creste che collegano le cime di Monte Montioli-Pizzo di Chioggia-Monte Ragnolo.
L’itinerario è adatto a tutti, essendo il Fosso umido e scivoloso, sono richiesti scarponi da trekking con buona suola antiscivolo, si consiglia di percorrerlo in primavera per avere un maggiore flusso idrico nella cascata.
Ritorno stesso itinerario.
Di seguito le immagini dell’escursione
LA GROTTA ED EREMO DI SOFFIANO
1- La alta parete di Scaglia Rossa che sovrasta l’Eremo di Soffiano, sullo sfondo il versante Nordest del Monte Ragnolo.2- Il selvaggio Fosso di Meta si apre sul versante Nordest del Pizzo di Meta.3- La strettoia del Fosso di Meta, ben visibile dall’Eremo di Soffiano.4 – L’Eremo di Soffiano, costruito sotto all’omonima grotta.567 – 8- Veduta delle pendici Nordest del Pizzo di Meta dall’interno della grotta.89- La piccola sorgente vicino all’Eremo, di presunte proprietà benefiche.10- Il Pizzo di Meta visto dal sentiero che dai prati sovrastanti l’Eremo conducono nel versante Nordest del Monte Ragnolo.11- Silene ciliata subsp. graefferi
LA CASCATA DI RIO TERRO
12- Il primo tratto del Fosso di Rio Terro con le rocce fortemente piegate.13 – 18- Il tipico ambiente di Forra appenninica all’interno del Fosso di Rio Terro141516171819- Gli omini di pietra indicano il sentiero che scende al Fosso di Rio Terro dall’Eremo di Soffiano.20- Grande Tasso (Taxus baccata) all’interno del Fosso.21 – 22- Pareti stillicidiose dal vago aspetto di volti umani.2223 – 26- La Cascata di Rio Terro, a primavera presenta una maggiore portata idrica che la rende più bella.24252627- Muschi del tipo Palustriella che danno origine a formazioni travertinose dette “pietra spugna” .28- Il fosso di Rio Terro termina in corrispondenza della omonima cascata.29- Piccole rane crescono.30- Cartografia dei percorsi indicati.
LE CASCATE DI SAPPADA – CADORE/CARNIA
Sappada, il comune più alto del Friuli Venezia Giulia, situato tra il Cadore e la Carnia, è una meravigliosa stazione estiva ed invernale di montagna.
Il territorio di Sappada comprende una porzione delle Alpi Carniche a Nord e delle Dolomiti Pesarine a Sud. Oltre al Peralba, che con i suoi 2.694 m è la terza vetta delle Alpi Carniche, le cime principali del territorio sappadino sono il Pic Cjadenis (2.490 m) e il Monte Lastroni (2.450 m); il Monte Chiadenis (2.454 m); la Creta Forata (2460 m), il Monte Geu, il Monte Cimon, il Monte Siera (2.442 m), Piccolo Siera, il Gruppo dei Clap (2.487 m) sul versante meridionale, il Gruppo delle Terze (Monte Terza Grande 2.586 m, Monte Terza Media 2.433 m, Monte Terza Piccola 2.333 m, Cresta di Enghe 2.414 m), a ovest, il Monte Rinaldo, il Monte Ferro (2.348 m), la Cresta del Righile, il Monte Hochbolt sul versante settentrionale della valle.
Il paese è caratterizzato dagli antichi abitati di Sappada Vecchia e Cima Sappada dove si possono ammirare splendide costruzioni tipiche di montagna.
Nei dintorni sono presenti anche diverse cascate facilmente raggiungibili.
Di seguito le immagini delle escursioni alle cascate, i cui itinerari sono reperibili nella cartografia locale e sul web a cui rimando.
SAPPADA
1- La valle che da Tolmezzo conduce a Sappada, di evidente profilo glaciale a “U”.2- Anche il profilo della valle a Sappada e glaciale.3- Il Pic Cjadenis4 – 9- Le meravigliose baite tipiche di Sappada accuratamente decorate con fiori.56789
CASCATA DEL RIO SIERA O SPECCHIO DI BIANCANEVE Situata sulla sinistra orografica del Fiume Piave, di fronte a Sappada e raggiungibile in poco più di un’ora dall’abitato
10- Un grande formicaio di formica rufa all’interno del bosco che si attraversa per raggiungere la Cascata del Rio Siera.11 – 12- Gentiana asclepiadea a vistosa fioritura estiva molto comune all’interno del bosco.1213 – 16- La cascata del Rio Siera o Specchio di Biancaneve.14151617- Il Fiume Piave, nei pressi della confluenza con il torrente Siera, scorre su un letto di rocce a stratificazione verticale.18- L’abitato di Sappada visto dal sentiero per la Cascata del Rio Siera, sopra il Monte Ferro.19- Aconito giallo (Aconitum lycoctonum)20- Aconito blu (Aconitum napellus)21- Epilobio a foglie strette (Chamaenerion angustifolium)22- La Regina delle Alpi (Eryngium alpinum)
LE CASCATELLE Situate sulla destra orografica del Fiume Piave, sopra al centro di Sappada.
23 – 28- Le Cascatelle di Sappada, facilmente raggiungibili con un sentiero attrezzato dall’abitato, percorribile anche di notte in quanto illuminato artificialmente.242526272829 – Il Monte Coglians, 2780 m. , la vetta più alta delle Alpi Carniche.30 – 31- Alle falde del Monte Coglians, visto dal Rifugio3132 – 34- La Creta di Timau. altra spettacolare cima delle Alpi Carniche.3334
FORRA DELLA CJANEVATE, LA GROTTA “BUSE DAI PAGANS” E IL FORTINO DEL VALLO LITTORIO – ALPI CARNICHE
Nei pressi dell’abitato di Cavazzo Carnico (UD), si segue una strada che costeggia il Torrente Faeit fino ad un parcheggio con cartello indicante la forra, si guada il torrente per raggiungere una piccola palestra di roccia con una decina di vie di 15-20 metri altezza ma di difficoltà dal 6B all’8C, seguendo la valle a sinistra, superando dei grandi massi, si apre una breve forra scavata in alti e teneri conglomerati scurissimi che conferiscono alla spaccatura un aspetto impressionante.
A metà forra si nota un ponte chiuso in cemento che la attraversa, tramite delle gallerie interne che abbiamo scoperto successivamente.
Infatti una volta percorsa la forra abbiamo raggiunto la grotta “Buse dai Pagans” situata all’imbocco laterale della forra, dove abbiamo trovato l’ingresso del fortino di Vallo Littorio, una costruzione risalente alla prima guerra mondiale costituito da una serie di gallerie nella roccia che attraversano la forra che abbiamo percorso.
Il percorso è molto suggestivo ed emozionante, sia per la nerissima forra che per le gallerie del fortino.
Indispensabili scarponi da trekking perché la forra è molto scivolosa, casco e frontale.
Al ritorno si può anche fare un bel bagno rinfrescante nelle limpidissime acque del torrente.
Di seguito le immagini dell’escursione del 15 agosto 2025.
1- L’accesso alla forra prevede il superamento di grandi e scivolosi massi.2- Si passa anche sotto ai massi3 – 4- E si salta anche dai massi, insomma accesso non adatto a tutti45- L’ingresso della forra, fondo di ghiaia bianca ma pareti nerissime.6 – 14- L’interno della forra.789101112131415 – 16- A metà forra un ponte di cemento chiuso a galleria ci sorprende, scopriremo dopo cos’è.1617 – 19- Il termine della scurissima forra, dove, a primavera, scende una piccola cascata.181920 – 21- Usciti dalla forra raggiungiamo la vicina grotta “Buse dai Pagans” dove notiamo una costruzione con un evidente bocca da fuoco, è un fortino della prima guerra mondiale, dietro di esso scoviamo una apertura dove si può accedere al suo interno.2122- Veduta dall’interno della grotta.23- Entriamo nel fortino, confido che un forte brivido emozione mi attraversa il corpo.24- La bocca di fuoco situata all’ingresso del fortino.25 -28- Gli ambienti e le gallerie interne del fortino26272829- Una piccola finestra si apre nel ponte che attraversa la forra appena percorsa.30- La bocca di fuoco posta all’ingresso del fortino, visibile nelle foto n. 20-21-24, controlla la grotta.
FORRA E CASCATE DEL VINADIA – LA PIU’ SPETTACOLARE FORRA DELLA CARNIA.
La Forra del Vinadia si apre in prossimità del paese di Vinaio, frazione del comune di Lauco (UD), la si raggiunge scendendo di fianco alla cabina di trasformazione situata in fondo al paese per ritornare in prossimità del ponte situato all’ingresso della frazione mediante un lungo percorso ad anello.
E’ dettagliatamente descritta sul web a cui rimando.
la Forra presenta un fondo molto irregolare con grandi massi caduti dalle pareti dentro alla forra che non è che siano molto rassicuranti
Il percorso è molto scivoloso e complesso a causa dei moltissimi massi e tronchi presenti ed è raccomandato solo ad escursionisti esperti dotati di scarponi da montagna e casco.
PARTE FINALE DELLA RORR DEL VINADIA: Se invece si risale il torrente Vinadia raggiungendo i Casolari Vinadia dalla strada Statale n.52 che da Tolmezzo conduce verso Villa Santina, si apre uno scenario completamente diverso, una vallata con profilo a “V” ampia e con pareti altissime con un fondo senza scorrimento idrico ma con la presenza di alcuni laghetti dove bisogna bagnarsi fino alle ginocchia e anch’esso caratterizzato a tratti da cumuli di grandi massi che rendono complicato il tragitto, in alcuni tratti bisogna passare sotto ai massi stessi, tassativo il casco.
Di seguito le immagini dell’escursione effettuata il 10 agosto 2025.
1- Il primo tratto della forra2 – 7- La cascata del Vinadia, con un profondo laghetto alla base, raggiungibile deviando a sinistra appena arrivati al fondo della forra.345678 – 11- Si prosegue scendendo faticosamente nella forra, tra grandi massi e tronchi9101112 – 16- Un enorme tetto scavato dal torrente e contornato da grandi massi caduti dalle pareti sovrastanti1314151617 – 21- Scendendo ancora si raggiunge il punto più stretto della forra dove un enorme torrione di roccia si è appoggiato alla parete opposta.1819202122 – Passiamo velocemente e con un po’ di timore sotto al grande torrione appoggiato23- Enormi massi caduti dal torrione sovrastante, mi meraviglio come la forra sia accessibile a tutti. 24- L’uscita dalla forra 25- Si prosegue scendendo il torrente su terreno più aperto per poi girare subito a sinistra per raggiungere la cascata del Picchions26 – 31- La cascata del Picchions272829303132- Oltre la cascata il torrente si apre di nuovo.33 – 34- Per poi inoltrarsi nella seconda forra ancora più stretta ma dove occorre proseguire solo a nuoto……non fa per me.3435- Si ritorna quindi indietro per prendere un sentiero ad anello che riporta al paese di Vinaio risalendo il torrente Picchions caratterizzato da numerose cascatelle formate da rocce stratificate.36- L’uscita dalla forra nei pressi del ponte situato all’ingresso del paese.
LA PARTE FINALE DELLA FORRA DEL VINADIA RISALENDO LA VALLE DAI CASOLARI VINADIA
37- L’ingresso della parte finale della Forra del Vinadia.38 – 39- Cumuli di enormi massi complicano molto la risalita.3940- Qui bisogna passare nella galleria sotto ai massi.41- Si prosegue tra alte pareti 42 – 44- Escursionisti a fare il bagno nel primo laghetto, ovviamente senza casco.434445- Oltre il primo laghetto la forra si restringe, ci si ferma al un successivo laghetto sovrastato da una parete verticale.
FERRATA STEINBERGER – PASSO DI CROCE CARNICO
Il 9 agosto 2025 abbiamo affrontato la FERRATA STEINBERGER, classificata D, al Passo di Croce Carnico.
La ferrata inizia sopra la galleria in territorio Austriaco per rientrare poi, in quota, in territorio Italiano, presenta tutti tratti verticali da superare in arrampicata.
Per necessità abbiamo percorso la ferrata anche anche in discesa, dove le difficoltà sono maggiori.
Di seguito le immagini della Ferrata.
1- Il cartello indicante l’accesso alla Ferrata in territorio Austriaco.2- La grande pala eolica presente nella strettoia di Passo di Croce Carnico.3- Il tratto iniziale della Ferrata sopra al bosco, si parte subito in verticale.4- Gli edifici Italiani ed il parcheggio di Passo di Croce Carnico.5 – 17- Fasi di salita a picco sul Passo.67891011121314151617 – 22- Si ridiscende.1819202122
MONTE BOLZA – Una cima poco conosciuta nel gruppo del Gran Sasso.
Il Monte Bolza è una lunga cresta di circa 2 chilometri culminante in due cime, come riportato nella cartografia della zona, la Cima di Monte Bolza di 1927 metri a Nord e il Monte Bolza di 1904 meri a Sud, molto più rocciosa della cima più alta.
Il monte contorna a Sudovest l’immenso Campo Imperatore e sovrasta il lato Ovest del Canyon dello Scoppaturo chiamato anche Canyon di Campo Imperatore.
Questa cima è poco frequentata in quanto posta di fronte alle cime più alte e conosciute del gruppo del Gran Sasso che ovviamente sono più ambite.
Chiaramente dopo averle percorse tutte ho messo gli occhi su questa cima secondaria ma da non sottovalutare in quanto impegnativa e soprattutto molto panoramica, permette una visuale sul gruppo del Gran Sasso da Pizzo Intermesoli al Monte Camicia e poi verso il Monte Sirente ad Ovest e alla Majella a Sud.
La salita più interessante chiaramente è quella del Monte Bolza in quanto presenta ripidi pendii rocciosi.
Abbiamo effettuato la salita parcheggiando direttamente nel primo tornante della strada che da Castel del Monte sale a Campo Imperatore.
In due chilometri di percorso si salgono 500 metri di dislivello, a dimostrazione della ripidità delle pendici del Monte Bolza.
Si sale per una traccia nel versante Est riportata sulla cartografia, si percorre la lunga cresta nella prima parte rocciosa poi erbosa fino alla cima Nord, si ritorna indietro e si scende per un ulteriore ripido tracciato nel versante Sud del Monte Bolza.
L’itinerario prevede alcuni passaggi tra roccette ed erba ripida ed è consigliato ad escursionisti esperti.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il tratturo che dal tornante della strada Castel Del Monte – Campo Imperatore conduce verso il verdante Est del Monte Bolza.2- Si attraversano numerose vallette una volta coltivate.3- Le vallette sono separate da vecchi muretti a secco realizzati togliendo le pietre più grandi dai campi coltivati.4- Il versante Est del Monte Bolza, la traccia di sentiero sale nel canalone tra le due cime, nel primo tratto si sale su un ghiaione contornato da arbusti di Ramno alpino, come visibile nella foto seguente.5- Il ghiaione inziale con arbusti di Ramno Alpino, alle spalle il Monte Camicia6 – 9- Immagini della salita.78910 – 11- Il tratto più ripido della salita1112- Veduta verso Ovest con il Monte Sirente sulla sinistra. 13- Il tratto che effettueremo in discesa, in fondo alla valle sottostante, il tornante della strada da cui siamo partiti.14 – 15- L’ultimo tratto di salita verso la cima, il più roccioso.1516- Veduta verso Rocca Calascio situata sul poggio in primo piano di fronte al Monte Sirente.17 – 19- Ultimi passaggi rocciosi prima della cima.181920- Madonnina in terracotta incastonata sulle rocce della vetta di Monte Bolza.21 – 22- La cresta rocciosa continua verso Nord, in fondo a sinistra la Cima di Monte Bolza, più erbosa. In fondo il Corno Grande e il Monte Prena al margine destro con la grande fiumana che scende dalle sue pendici Ovest. 2223- In fondo il Corno Grande, il Vado di Corno, la parte più bassa della cesta ed il Monte Brancastello con le Torri di Casanova al margine destro dell’immagine.24 – 29- Immagini della cresta di Monte Bolza – Cima di Monte Bolza.252627282930- Particolare torrione roccioso nel versante Est di Monte Bolza, nel piano sottostante si intravede il Canyon di Campo Imperatore o dello Scuppaturo.31- Terminata la cresta rocciosa, si prosegue su cresta erbosa banale fino alla Cima di Monte Bolza, visibile al centro della foto.32- Ritorniamo al Monte Bolza ed iniziamo la discesa del versante Sud, ripidissima, verso il tornante (nel margine destro) della strada da cui siamo partiti.33 – 35- Fasi di discesa.343536- Un arbusto spunta da una apertura della roccia.37 – 38- Orchidea Epipactis atrorubens che cresce nei tratti ghiaiosi.3839- Gentiana cruciata, abbondante nella zona.,40- A metà discesa superiamo un grande masso caduto sotto alla cima.41- Il grande masso visto dalla base della discesa42- Il versante Sud del Monte Bolza con il masso dove siamo passati in discesa.
LAGO DI PILATO – Monitoraggio degli arbusti.
Andare al Lago di Pilato è sempre un piacere della vita.
L’ambiente è talmente splendido che, anche se, in ormai 50 anni di escursioni, ci sono andato più di 50 volte, in tutti i mesi dell’anno, sono sempre affascinato dalla bellezza di questo luogo.
In questi ultimi anni anche il luogo è cambiato, stanno crescendo degli arbusti di Salice dove prima c’erano solo pietre, la maggior parte dei Salici cresce al di fuori della recinzione a protezione delle sponde dei due laghi.
Ricordo che è vietato oltrepassare la recinzione per evitare di calpestare le uova dei Chirocefali deposte sulle pietre e sul terreno delle sponde dei laghi.
Sto monitorando da tempo la crescita dei Salix caprea intorno al Lago, ormai alcuni sono alti più di due metri e, d’estate, possono regalare una sosta all’ombra.
Quest’anno, grazie alla neve invernale, anche se non proprio abbondante, i due laghetti tengono ancora parecchia acqua e i Chirocefali del Marchesoni, che ricordo sono crostacei endemici del Lago di Pilato, cioè in tutto il mondo vivono solo qui, potranno terminare il loro ciclo evolutivo con la deposizione delle uova, portando ancora avanti la loro difficile vita a rischio estinzione.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Una breve sosta mattutina alla Grotticella della Valle delle Fonti.2- Le pendici Ovest della Cima del Redentore viste dall’interno della grotticella.3- Veduta della Valle di Pilato da Forca di Pala.4- Ghiaione colonizzato da Drypis spinosa.5- Il circo glaciale tra Cima dell’Osservatorio e Quarto San Lorenzo.6- Il “Castello” interessato da due recenti frane.7- La Cima del Lago.8 – 10- Gli arbusti di Salix caprea intorno al lago meridionale.91011 – 13 – Uno dei maggiori arbusti del lago settentrionale.121314- Il diametro dei tronchi e decimetrico.15 – 17- Gli altri Salici del lago meridionale, ormai ce ne sono una trentina di diverse grandezze.161718- Un salice del lago meridionale, un masso caduto con il terremoto del 2016 e il salice più alto del lago settentrionale.19 – 20 -Panoramica dei salici più grandi al lato Ovest del lago meridionale.2021- Ombre e luci mattutine al Lago di Pilato.22 – 23- Panoramica dei salici più grandi al lato Sud del lago meridionale.2324 – 27 – Campanule in piena fioritura nella parte centrale tra i due laghi.25262728- Il lago settentrionale con alcun grandi salici in fondo e nel lato Ovest.29 – 30- Il grande salice delle foto n. 11-13 con il Pizzo del Diavolo sovrastante..3031- Le verdi acque dei laghi di Pilato.32 – In questo periodo pullulano di Chirocefali del Marchesoni.33 – 34- Zoom con obiettivo da 300 mm. sui Chirocefali del Marchesoni3435 – 36 – Il “Portico”, luogo magico ma molto pericoloso per le scariche di massi alle falde del Pizzo del Diavolo.3637- Il Pizzo del Diavolo visto dal Lago di Pilato.38 – 40- Papaveri alpini, (Papaver alpinum subsp. rhaeticum), stanno già colonizzando i nuovi ghiaioni prodotti dalle frane del Pizzo del Diavolo con il terremoto del 2016, come ben visibile dal diverso colore delle pietre.394041- Papaver alpinum subsp. rhaeticum42- Masso staccatosi di recente dalla parete Est di Quarto San Lorenzo e sceso fino al sentiero di Forca di Pala-Lago di Pilato.43- Il Pizzo del Diavolo e la cresta Est di Cima dell’Osservatorio in primo piano con le cicatrici delle varie frane prodotte dal terremoto del 2016.44- La cresta Est di Cima dell’Osservatorio, a sinistra la Cima del Redentore.45- Qualcuno ha piantato una bandiera della Palestina a Forca di Pala, sarebbe più opportuno piantarla davanti alle ambasciate di Stati Uniti e Israele, gli stati più guerrafondai del mondo, piuttosto che in montagna.
VALLE DELL’ALENTO E ABBAZIA SAN LIBERATORE A MAJELLA – EREMO DI SANT’ONOFRIO – ABRUZZO
L’Abruzzo è una regione, limitrofa alle nostre Marche, piena di ricchezze naturalistiche e di luoghi straordinari che stiamo scoprendo con grande soddisfazione.
In particolare la zona della Majella è piena di Eremi rupestri ed Abbazie.
Da Serramonacesca, piccolo paese alle falde Nord del Gruppo della Majella, in provincia di Pescara, si raggiunge in auto la splendida Abbazia di San Liberatore a Majella del 1007, Dal piazzale dell’Abbazia si scende per prendere un sentiero ben segnato e adatto a tutti che risale la Valle dell’Alento.
Il torrente Alento ha scavato nell’Arenaria di questo luogo una particolare ed incisa forra che forma cascate e marmitte con acqua limpidissima e soprattutto fresca, cosa da non sottovalutare in queste calde estati.
Terminata la visita alla Valle dell’Alento e, perché no, fatto anche un rinfrescante bagno in qualche laghetto più nascosto, si ritorna in auto in direzione di Serramonacesca, dopo circa 500 metri, poco prima del paese, si devia a sinistra in direzione di Manoppello.
Si prosegue per circa un chilometro e mezzo fino ad un tornante dove prosegue un tratturo, si può percorrerlo in auto fino ad un piccolo piazzale erboso dove si parcheggia oppure parcheggiare direttamente al lato del tornante.
Si prosegue a piedi per comodo sentiero a tratti inciso nella roccia per circa un chilometro (20 minuti) fino a raggiungere una grande parete di roccia strapiombate al di sotto della quale si trova l’Eremo di Sant’Onofrio di Serramonacesca.
All’interno dell’Eremo, dietro l’altare, si trova una grotta con una ampia nicchia dove la tradizione vuole si coricasse il Santo, denominata appunto “Culla di Sant’Onofrio”, antico luogo di culto e di litoterapia.
Di seguito le immagini dell’escursione:
ABBAZIA DI SAN LIBERATORE A MAJELLA E GOLE DELL’ALENTO
1- La abbazia di San Liberatore a Majella2- Il particolare campanile, decorato con vere piante.3- L’interno è ancora più bello.4- Ed ospita un eccezionale Pavimento Cosmatesco.5- Il ponte di accesso alle gole dell’Alento.6 – 9 – Immagini della forra con cascatelle e profondi laghetti.7891011- Un profondo laghetto, ottimo per un bel bagno rinfrescante.12 – 13- Ambiente selvaggio con felci e muschi caratterizzano la forra,1314- Tombe rupestri su una parete di roccia a metà percorso.15 – 19- La forra continua con acqua limpidissima.1617181920- Luci e ombre21- I colori, le luci e le ombre creano un effetto “impressionista”.22 – 24 -Calopteryx, denominate comunemente Damigelle, popolano la forra.2324
EREMO DI SANT’ONOFRIO A SERRAMONACESCA
25- La tabella esplicativa dell’Eremo di Sant’Onofrio.26- Il sentiero per l’Eremo, talmente vecchio che, a forza di calpestarlo, si è levigato e trasformato in un fosso.27- Campanula di Cavolini sulle pareti rocciose.28 – 29- L’eremo di Sant’Onofrio, incassato sotto ad una parete di roccia strapiombante.2930 – 31- L’interno dell’Eremo.3132- La Grotta dietro all’altare con la nicchia dove la tradizione vuole si coricasse Sant’Onofrio.33 – 35- La grotta prosegue per una decina di metri.343536 – 38- La Grotta è abitata da tipici insetti troglobi.3738