LE CAVERNE I/II/III/IV DEL LAGO DEL FIASTRONE E FORRA DELLA VAL DI NICOLA.

Al di sopra del sentiero che dalla Diga del Lago del Fiastrone conduce verso le, ormai conosciutissime e frequentatissime Lame Rosse, si aprono ben quattro caverne molto particolari riportate sul Catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.

Le caverne sembrano essere scavate dall’uomo in quanto tutte si presentano come una galleria uniforme e la porzione di pietre mancanti accumulate davanti allo stesso ingresso, eppure non ci sono minerali da ricercare nella zona ne credo mai nessuno si sia messo a scavare per fare qualche riparo di fortuna. L’unica che ha un aspetto naturale è la Caverna III in quanto presenta un pozzo finale con un possibile proseguimento in cunicoli molto bassi.

ACCESSO: Si parcheggia l’auto nei pressi della Diga del Lago del Fiastrone.

DESCRIZIONE: Si attraversa a piedi la diga e si prende il tratturo per le Lame Rosse. Dopo circa 500 metri, si incontra sulla destra un cartello di pericolo inondazioni posto poco dopo una rientranza della strada in corrispondenza di un canale roccioso. Si sale il pendio boscoso sovrastante il cartello salendo in verticale per circa 200 metri di dislivello seguendo le coordinate delle quattro caverne indicate sul Catasto delle Grotte della Regione Marche o su alcune App di navigazione satellitare (Outdooractive, Terra Map ecc.).

Non ho segnalato (omini di pietra o bolli di vernice) sul posto l’itinerario fatto per raggiungere le caverne in quanto toglierei il fascino dell’avventura ne ho potuto fare una traccia GPS da condividere in quanto il segnale nella zona è piuttosto ballerino, a volte mi indicava che ero in acqua dentro al Lago !!!

Pertanto per raggiungere le quattro caverne ci si deve affidare al navigatore satellitare e a un po’ di pazienza nel girare intorno a ciascun punto segnalato fino a che non si trovano le caverne, nel giro di due ore dall’auto le abbiamo visitate tutte e quattro e poi siamo scesi alla Forra della Val di Nicola quindi abbiamo raggiunto anche le Lame Rosse in quanto era presto.

Dopo aver trovato la Caverna IV, la più in alto, ho notato delle tracce di cinghiali che collegavano le altre tre caverne che ho trovato in breve tempo e che infatti vengono usate come ripari dagli animali selvatici.

L’itinerario di salita non è difficile ma molto scomodo a causa della fitta boscaglia di Leccio, intricata e ripida.

Il Catasto riporta poi anche la Caverna V proprio sopra il parcheggio della diga, nel versante opposto della valle ma la nostra ricerca è stata vana, sia per la maggiore vegetazione del pendio e forse perché è stata interrata poiché in prossimità della sua posizione abbiamo trovato sito analogo alle altre grotte visitate ma chiuso con terra e pietre.

La Caverna VI del Lago del Fiastrone, situata più distante dalla diga, sicuramente la più bella, è già stata visitata e descritta nell’articolo “IL BUCO DELL’ISTRICE E LA CAVERNA VI DEL LAGO DEL FIASTRONE” a cui rimando.

La piccola ma interessante Forra della Val di Nicola si trova poco sotto il sentiero delle Lame Rosse, prima che esso devia di direzione per addentrarsi nella omonima valle e superare il fosso stesso, in corrispondenza di una traccia che scende al fiume Fiastrone.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il cartello a circa 500 metri dalla diga che indica il punto dove salire nel bosco sovrastante.
2- la rientranza della strada in corrispondenza di un buio canalone roccioso, vista dal cartello.
3- L’ambiente di salita alle caverne, boscaglia fitta e ripida.
4- Uno dei punti più aperti della salita, sullo sfondo il Lago del Fiastrone e, la parete rocciosa a destra dove si trova la caverna VI
5 – In ordine cronologico: L’ingresso della Caverna I del Lago del Fiastrone, davanti, all’esterno, l’accumulo di pietre come se fosse stata scavata dall’uomo.
6 – 8 – L’interno della Caverna I.
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9 – 10 – Le tracce di cinghiali che ci hanno guidato alle altre caverne.
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11 – 12 – L’ingresso della Caverna II ed il solito accumulo di pietre esterno
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13 – 15 -L’interno della Caverna II.
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17 – L’ingresso della Caverna III, la più profonda ed interessante.
18 – 19 – L’interno della Caverna III.
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20 – 22 – Il pozzo finale della Caverna III.
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23 – Scendo nel pozzo ma prosegue su strette fenditure inpraticabili.
24 – 25 – Le fenditure finali troppo strette anche per me.
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26 – 27 – L’uscita dal pozzo della Caverna III.
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28 – L’ingresso della Caverna IV
29 – 30 – L’interno della Caverna IV
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LA PICCOLA FORRA DELLA VAL DI NICOLA

La forra, situata poco al di sotto del sentiero per le Lame Rosse, prima che esso attraversa la omonima valle, in corrispondenza di una deviazione in discesa che conduce al fiume Fiastrone riportata sulla cartografia, presenta dei brevi salti rocciosi al di sotto dei quali delle profonde Marmitte dei Giganti accumulano sempre acqua. La Forra può essere discesa con corde per poi riprendere a destra il sentiero che risale a quello per le Lame Rosse.

31 – La piccola Forra della Val di Nicola.
32 – Ci apprestiamo a scendere senza l’uso di corde.
33 – il primo salto.
34 – il secondo salto, ci vuole la corda.
35 – Le marmitte dei Giganti che contengono sempre una notevole quantità di acqua.
36 – la seconda Marmitta contiene ancora più acqua.
37 – 38 -Una particolarità botanica della zona: Leccio (tronco scuro) ed Orniello (tronco chiaro) fusi insieme nella stessa ceppaia come se fossero una unica specie, convivono in piena armonia.
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39 – La mappa satellitare della zona di una applicazione che riporta anche le coordinate delle quattro caverne.
40- La posizione delle quattro caverne nel dettaglio della zona.



LA FORRA E LE PLACCHE DI PENNADOMO Un piccolo paese della provincia di Chieti con tante meraviglie.

Pennadomo in provincia di Chieti, nella meravigliosa Regione Abruzzo, presenta delle bellezze naturalistiche incredibili prodotte dalla particolare geologia della zona, dove gli sconvolgimenti tettonici hanno innalzato in verticale gli strati di calcare, originariamente formatesi in orizzontale su un preistorico mare.

Queste particolari formazioni rocciose hanno formato una forra e delle placche rocciose uniche e veramente spettacolari.

L’accesso sia alla Forra che alle Placche dell’Oasi è alla portata di tutti, sono intorno al paese con camminate di pochi minuti, sono raccomandabili scarponi, caschetto e una buona fotocamera per immortalare le bellezze che consiglio di andare immediatamente ad osservare.

Di seguito le immagini del sito.

LA FORRA E LA CASCATA

1- L’abitato di Pennadomo a ridosso delle pareti verticali.
2- Scendendo con la strada da Pennadomo verso il Lago di Bomba si raggiunge l’inconfondibile ingresso della Forra, tra altissime e verticali pareti di roccia.
3- L’ingresso della Forra
4- L’itinerario è consigliabile in primavera quando il torrente porta più acqua
5 – 6- Le incredibili stratificazioni verticali di calcare nella forra
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7- La cascata ed il laghetto sottostante dove termina il tratto escursionistico della Forra.
8- “Piccolo” masso caduto dalle alte pareti.
9 – 18 -Altre immagini della forra con le incredibili pareti, grotte e fessure.
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LE PLACCHE DELL’OASI

19 – 21 – Le Placche dell’Oasi a ridosso del paese di Pennadomo, con vie di arrampicata fino al 8b.
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22- L’ingresso della lunga fessura delle Placche dell’Oasi.
23- Climber all’opera visti dall’interno della fessura delle Placche dell’Oasi.
24- Dalla fessura, larga poco più di un metro in alcuni punti, si vede il proseguimento delle stratificazioni verticali, in fondo alla Valle, sotto ai nostri piedi c’è la Forra visitata prima.
25 – Una corda aiuta la discesa e successiva risalita in quanto il fondo e scivoloso.
26 – 33 – Immagini all’interno della strettissima fessura, davvero qualcosa di unico e meraviglioso.
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34 – Provo l’attacco della via da 8b con gli scarponi, solo l’attacco è già un 6a.
35- il paese di Pennadomo visto dall’aereo belvedere sopra alle Placche dell’Oasi.
36 – Il proseguimento geologico nell’altro versante della vallata delle Placche dell’Oasi, nel fondo c’è la Forra
37 – Il Resegone, una vera e propria lama di roccia verticale isolata con un mio amico vestito di celeste e compagna di cordata in cima, appena visibili.
38 – Uno zoom
39 – Un secondo zoom e sono più visibili e permettono di avere una idea delle dimensioni e della forma della parete rocciosa..
40 – Nella zona vale la pena di visitare anche il castello di Roccascalegna a poche decine di chilometri da Pennadomo.
41- Alla sera ci è uscito di fotografare anche l’eclisse parziale di luna.



GOLE DEL SAGITTARIO : LAGO DI SAN DOMENICO – LAGO DI SCANNO

Nella zona delle Gole del Sagittario, sempre in Abruzzo, si trovano i Laghi di San Domenico e di Scanno dove si possono effettuare delle belle escursioni quali :

  • Eremo di San Domenico da Villalago
  • Punto panoramico superiore del Lago di Scanno

dove è anche facile poter osservare la fauna selvatica da vicino.

Di seguito le immagini delle escursioni, tutte ampliamente riportate in letteratura e sul web.

1 – 2- Un eremo senza nome costruito all’imbocco di una grotta nelle Gole del Sagittario.
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3 – 9 -Femmine di Cervo al bagno al mattino presto, date le alte temperature nonostante i primi di Novembre, nel Lago di San Domenico e nel Lago di Scanno.
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10 – Cervo giovane al pascolo nel parco pubblico.
11- E persino un grande maschio al bagno, di solito più schivo delle femmine.
12 – 16 – Riflessi al Lago di Scanno.
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17- Va in giro perfino una Vanessa Atalanta.
18 – 19 – L’azzurro Lago di San Domenico visto dal sentiero che da Villalago scende fino all’Eremo di San Domenico.
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20- L’Eremo di San Domenico sulla sponde dell’omonimo Lago.
21- Veduta dalla Grotta posta dietro l’Eremo.
22- La ormai conosciutissima forma a cuore del Lago di Scanno vista dal Belvedere superiore.



ROCCAMORICE: CASCATA LEJO di ABBATEGGIO -PARCO LAVINO – EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO.

Nei dintorni di ROCCAMORICE, un paese situato nel settore Nord del Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo, sono presenti diversi siti naturalistici e storici molto interessanti e poco conosciuti visitabili in una unica giornata.

CASCATA DI LEJO : Da Roccamorice si raggiunge in auto il paese di Abbateggio distante pochi chilometri, si prosegue prendendo la Via Celestino V in direzione del Parco Lavino per circa un chilometro fino ad incontrare il cartello turistico indicante il sentiero per la Cascata. Si scende nel campo coltivato ad uliveto sottostante il cartello per traccia di sentiero ed in breve si raggiunge il fiume Lavino. Si risale il torrente per circa un 500 metri percorrendo una suggestiva forra fino alla cascata.

Il percorso è accidentato e scivoloso, si raccomandano scarponi da montagna, di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il tratto iniziale della forra.
2 – 6 – Continuando la forra si fa più stretta e di aspetto quasi tropicale con folta vegetazione (edera) che scende dalle pareti.
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7- Siamo in vista della cascata
8 – 9 – Zoom sulla cascata che pur a fine stagione estiva, ancora porta acqua.
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10- Un profondo laghetto ci impedisce di raggiungere la base della cascata.
11- Gerridi sulla superficie dei laghetti della forra.

PARCO LAVINO: Visitata la cascata di Lejo, in auto si prosegue in discesa la strada per poco più di un chilometro verso il Parco Lavino (segnaletica e parcheggio in zona) dove sono presenti delle sorgenti ed addirittura un torrente di acqua solfurea.

12 – 13 – I laghetti di acqua solfurea del Parco Lavino.
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14 -15- Le sorgenti di acqua solfurea dal caratteristico colore bluastro torbido per la presenza di zolfo colloidale in sospensione.
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16- Formazioni algali di varie tipologie nelle sorgenti solfuree.

EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO: Da Roccamorice si prosegue in auto in direzione Sud per il Passo Lanciano – la Maielletta e con indicazioni per la Palestra di Roccia – Eremo di Santo Spirito a Majella – Eremo di San Bartolomeo in Legio. Si continua in auto fino al parcheggio dell’Eremo di San Bartolomeo dove è presente anche un ristoro. Si prosegue quindi a piedi in sentiero ben segnalato in discesa ma che richiede scarponi da montagna (abbiamo incontrato persone con scarpe da passeggio che tentavano di raggiungere l’eremo !!!) fino all’Eremo raggiungibile in circa 40 minuti. Tramite un a vecchissima scalinata intagliata nella roccia è possibile poi scendere nelle grotte laterali più in basso, abitate fin dalla preistoria, e nel fosso sottostante.

L’Eremo conserva ancora degli affreschi esterni risalenti al XIII secolo, dipinti con i classici pigmenti dell’epoca: ocra gialla e ocra rossa, verderame, biacca e carbone; per chi volesse approfondire può consultare la mia pubblicazione:

L’Eremo di Santo Spirito a Majella è descritto nell’articolo: MONASTERI RUPESTRI DELLA MAJELLA del 10 settembre 2022.

Di seguito le immagini dell’escursione.

17- La piccola galleria di ingresso all’eremo, visibile solo all’ultimo minuto.
18 – 19 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio protetto da un ampio tetto di roccia.
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20- Gli affreschi esterni dell’Eremo, risalenti al XIII secolo, ancora visibili e dipinti con i classici pigmenti dell’epoca.
21- L’interno dell’Eremo.
22- la ripidissima e vecchissima scala in pietra che scende alle grotte e fosso sottostante.
23- Il muro a secco che sorregge da secoli la scala di accesso al fosso sottostante l’Eremo.
24 – 25 – Le grotte sottostanti l’Eremo usate fin dalla preistoria come riparo.
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26 – Il fosso che ha scavato la roccia posta alla base del Vallone dove sorge l’Eremo
27- Enorme masso che fa da ponte naturale nel fosso.
28 – 29 – L’eremo di San Bartolomeo in Legio vito dal Vallone sottostante.
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LE GROTTE DI ONFERNO Cavità ipogee nella Selenite.

La Riserva Naturale Orientata di Onferno è situata in Provincia di Rimini, nella Valconca, ai confini con la Repubblica di San Marino.
Il complesso carsico delle Grotte di Onferno è considerato tra i più importanti d’Italia tra le grotte nel gesso.
Dalle pendici argillose di Monte Croce scendono due piccoli corsi d’acqua che, raggiunta la rupe gessosa di Onferno, confluiscono e iniziano a scorrere per un breve tratto sotterraneo. Le acque riaffiorano poco più a valle, all’interno di una forra densamente boscata. La grotta si sviluppa lungo tutto il tratto ipogeo del corso d’acqua alla base di un banco gessoso.
La Grotta di Onferno fu esplorata per la prima volta nel 1916.
Nel primo tratto, lungo il torrente, si percorrono gallerie con pareti verticali modellate dall’acqua in forme sinuose. Successivamente si incontrano i tipici concrezionamenti calcarei delle grotte gessose; i piú estesi, di un acceso colore aranciato per la presenza di ossidi di ferro, formano una bella colata che decora una parete con stillicidio concrezionante attivo. Nel tratto successivo, si abbandona il livello attivo raggiungendo ambienti fossili dove si sono ampliate alcune sale per fenomeni di crollo.
La grotta ha uno sviluppo di circa 400 m. con un dislivello di 64 m. e una delle sue caratteristiche è rappresentata dalla presenza di cospicue colonie di pipistrelli.

Di seguito le immagini dell’escursione guidata.

1- L’ingresso della grotta.
2- L’interno della grotta.
3 – 4- La selenite, forma cristallina di Gesso (Solfato di Calcio), brilla se illuminata.
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5 – 15 – Immagini dell’interno della grotta, molto diversa dalle grotte calcaree a cui siamo abituati.
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16- le concrezioni prodotte da infiltrazioni di acqua calcarea contenente ferro sono piuttosto rare nelle grotte sulla selenite.
17- Formazioni di solfobatteri di colore argenteo
18- Altre formazioni di solfobatteri di colore dorato.
19- Concrezioni calcaree mammellonari.
20- Bozzolo di ragno che vive all’interno della grotta.
21- L’uscita



LA GROTTA DE LU VALLO’ – Alta valle dell’Ambro

Nell’alta valle dell’Ambro, nel versante Nord del Monte Priora, in prossimità della formazione rocciosa denominata localmente “La Travertina”, si apre una ampia grotta conosciuta solo dagli anziani di Vetice e non riportata sul catasto delle Grotte e Caverne della Regione Marche.

La Grotta, denominata “de Lu Vallo'” perché si trova nel grande vallone che scende prima dell’Aia della Regina, verso le Roccacce, si trova a poche centinaia di metri sotto al sentiero che da Vetice attraversa il Prato Porfidia e raggiunge le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.

ACCESSO: Si raggiunge con l’auto la frazione di Vetice di Montefortino, si prosegue il tratturo verso i Campi di Vetice parcheggiando in modo tale da non ostacolare il passaggio dei trattori.

DESCRIZIONE: Si prosegue il tratturo a piedi (sentiero n.224 sulle carte, conosciutissimo e riportato nella bibliografia dei Monti Sibillini) che si dirige verso il Pizzo attraversando campi coltivati, giunti alla Fonte Vecchia si devia a destra per la Valle dell’Ambro (la deviazione a sinistra conduce verso la Samara- versante Infernaccio) e si prosegue fino ad entrare nel bosco, si intercetta il sentiero che sale dalla Madonna dell’Ambro e si prosegue, con tratti in salita, si supera la deviazione a sinistra che sale verso Il Pizzo con indicazione su un tronco e con circa 1,15 ore si raggiunge Prato Porfidia con i resti di numerosi ricoveri in pietra.

Si prosegue raggiungendo la Fonte dell’Acqua Arva e si continua per netto sentiero fino a risalire un tratto roccioso in corrispondenza dei torrioni de La Travertina oltre il quale il sentiero gira nettamente versante e si apre in alcuni tratti di prato sottostante le alte pareti rocciose dove è possibile ammirare l’imponente versante Nord del Monte Priora o Pizzo Regina e l’alta valle dell’Ambro con il versante Est del Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto (1 ora)

Si è giunti nell’ampio vallone che scende dalla Priora, appena termina il bosco (357024,4 E – 476484,8 N; 1415 m.) si lascia il sentiero che prosegue per le sorgenti dell’Ambro e si scende circa un centinaio di metri per il ripido prato sottostante costeggiando gli alberi e aggirando alcune rocce che si incontrano in basso, alla base di tali rocce si apre la ampia e doppia Grotta de Lu Vallo’ (356909,2 E – 4756492,4 N; 1340 m.; 2,30 ore dall’auto).

Raggiunta la grotta si risale sul sentiero di raggiungimento e si sale su ripidi prati e rocce verso la base de La Travertina dove si aprono altre cavità costituite principalmente da ampi tetti rocciosi poco profondi e nascosti dalla vegetazione arborea.

Quindi si consiglia di proseguire in sentiero e raggiungere le Sorgenti dell’Ambro ed il Casale Rinaldi.

Ritorno, stesso itinerario.

1- Il Balzo Rosso al primo mattino.
2- Il Pizzo con il Poggio della Croce.
3- Il Poggio della Croce visto dal bosco sottostante
4- La “bellissima” indicazione con vernice sul tronco che indica la deviazione in salita per Il Pizzo, solo sui Monti Sibillini si vedono certe cose.
5- Un fontanile ormai asciutto da anni nei pressi di Prato Porfidia.
6 – 7 – I vecchi ripari di Prato Porfidia.
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8- Il versante Sud del Monte Amandola.
9- Il Balzo Rosso visto di lato.
10 – Usciti dal bosco si apre l’alta Valle dell’Ambro, le Roccacce e la Forcella Bassete.
11- Il versante Est del Pizzo Tre Vescovi con la cresta in parziale ombra che abbiamo risalito anni fa (descritta nel sito) ed il Monte Acuto.
12- La Travertina e la Grotta de Lu Vallo’ sottostante.
13 – 17- la Grotta de Lu Vallo’
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18- La seconda grotta più interna e profonda.
19 – 20 – a colonna di roccia che separa le due grotte.
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21- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Monte Acuto visti dall’interno della grotta.
22- Risaliamo i ripidi prati sovrastanti il sentiero per raggiungere altre cavità alla base de La Travertina.
23- Le alte e levigate pareti de La Travertina.
24- Una modesta cavità alla base de La Travertina
25- Altre cavità formate da tetti di roccia poco profondi si aprono alla base delle pareti rocciose, nascoste dagli alberi.
26- Ritorno a Vetice, il Pizzo e Poggio della Croce.
27- E di nuovo il Balzo Rosso.
28 – Pianta satellitare dell’ultimo tratto dell’itinerario per raggiungere la Grotta de Lu Vallo’.



LA GROTTA DELL’ACQUA SOLFUREA – Gola di Frasassi

La Grotta dell’Acqua Solfurea è una grotta ad accesso libero nella Gola di Frasassi, a poche centinaia di metri dall’ingresso turistico delle Grotte omonime.

Poco prima del tombino da cui si accede alla Grotta Bella (vedi itinerario in questo sito), si risale il bosco su traccia di sentiero in direzione dell’alto muraglione presente al lato della strada fino alla sua sommità dove si apre l’ingresso alla Grotta Solfurea.

L’accesso non è proprio escursionistico in quanto prevede una calata e soprattutto la successiva risalita di uno stretto pozzo mediante diversi metri di corda fissa per cui la visita in modo autonomo è riservata ad escursionisti con un minimo di esperienza speleologica.

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il muraglione dove è presente l’ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea con la sottostante strada che in poche centinaia di metri porta all’ingresso turistico delle Grotte di Frasassi.
2- L’articolato ingresso della Grotta dell’Acqua Solfurea.
3 – 4 – Ci prepariamo per la discesa del pozzo con la corda fissa.
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5- Il pozzo con la corda fissa di non facile accesso e soprattutto risalita.
6 – 9- Fasi della non facile discesa.
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10- Mi appresto a scendere anche io.
11-Il fondo del pozzo
12 – 14 – L’interno della Grotta
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15 – Anche in questa grotta, essendoci acqua solfurea, sono presenti formazioni a “Pelli di Leopardo” costituite in parte da Batteri solforiducenti e solfossidanti.
16 – Le stesse formazioni viste alla luce UV.
17- In prossimità della sorgente di acqua solfurea sono presenti dei solfobatteri che producono dei filamenti simili a ragnatele che intrappolano gocce d’acqua.
18 – 20 – Fasi impegnative del percorso.
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21 – Per un tratto si procede carponi
22 – 24 – Piccole pozze d’acqua.
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25 – Proseguiamo per raggiungere il corso sotterraneo di acqua solfurea che sfocia nel Sentino nei pressi dell’ingresso della Grotta del Fiume.
26 – 28 – Finalmente raggiungiamo il corso sotterraneo d’acqua solfurea che da il nome alla Grotta, caratterizzato, oltre che dall’odore di uova marce, da un colore grigiastro dovuto allo zolfo colloidale trasportato dall’acqua che la rende opalescente.
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DUE CASCATE IN UN GIORNO: La cascata di Forcella e la cascata delle Prata.

Gli itinerari che propongo permettono di raggiungere due spettacolari cascate situate nei dintorni di Acquasanta Terme, la Cascata delle Prata e la Cascata di Forcella, fattibili in una unica giornata in quanto logisticamente vicini, brevi e alla portata di tutti.

Entrambe gli itinerari sono riportati in cartografia della zona e sui social.

CASCATA DELLE PRATA.

Da Acquasanta Terme si raggiunge in auto la frazione di Umito, a monte della Gola del Garrafo, dove si parcheggia in corrispondenza di un piazzale di un Ristorante. Si prosegue a piedi per una ampia sterrata perfettamente segnalata (siamo nel Parco Gran Sasso- Monti della Laga !!!) in direzione della Cascata delle Prata – Cascata della Volpara. Dopo circa un’ora di comodo cammino tra secolari castagneti si raggiunge un bivio in corrispondenza di un fosso, si prende a sinistra e si sale nel bosco ed in altri 30 minuti si raggiunge la cascata delle Prata.

Proseguendo la strada sterrata invece, in poco più di due ore e con molta più salita, si raggiungono le Cascate della Volpara.

Di seguito le immagini della facile escursione.

1- I castagneti lungo la strada per la Cascata delle Prata.
2- Un castagno secolare
3- la deviazione per la Cascata delle Prata, non ci si può sbagliare !!!
4- La facile salita nel bosco
5 – 11- La Cascata delle Prata, purtroppo a fine estate la portata idrica è scarsa.
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12- Un punto di sosta attrezzato poco prima della cascata.
13- Ragnatela con rugiada nei pressi della cascata.

CASCATA DI FORCELLA

Per raggiungere questa spettacolare cascata da Acquasanta Terme si prosegue in auto in direzione di Ascoli Piceno fino alla frazione di Corneto dove si devia in corrispondenza dell’omonimo lago artificiale in direzione di Forcella.

Si sale per circa 500 metri dal ponte sula lago fino ad uno spiazzo con un piccolo ristoro dove si parcheggia, nei pressi del Mulino Pompili con la limitrofa Cascata di Forcella, anche in questo caso ottimamente segnalata.

In circa 10 minuti di comodo sentiero si è sulla sponda del profondo lago situato alla base della cascata dove d’estate è possibile fare il bagno.

Di seguito le immagini della facilissima escursione.

14 – 15- La segnaletica del Mulino dove si parcheggia
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16 – 23 – La Cascata di Forcella e il profondo laghetto sottostante
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24 – il lato sinistro della cascata
25 – 28 – Il lato destro della cascata
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29 – 31 – Le altre cascatelle sottostanti
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32 – 33 – Immagini riprese con tempi lunghi della fotocamera.
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34- Una stretta, profonda ma bagnatissima grotta nelle cascatelle sottostanti
35- Vegetazione a Capelvenere ai lati delle cascate.
36- la cascata di Forcella vista da monte con il sottostante laghetto.
37- Immagine impressionistica del corso d’acqua che forma la cascata di Forcella.
38- Ritornando verso casa dopo il tramonto nei pressi di Montefortino si vedono le luci di Vetice sotto al Pizzo.
39- Pianta satellitare dei percorsi proposti.



TORRENTE FLUVIONE – FORRE E MULINI

Il torrente Fluvione nasce nel versante Nord del Monte Vettore, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e si apre a valle, verso il fiume Tronto, con una profonda, selvaggia e sconosciuta valle che, in alcuni tratti, forma veri e propri tratti di forra di difficile accesso ma veramente molto spettacolari.

Inoltre la valle è costellata da numerosi vecchi Mulini, per la maggior parte non più funzionanti, che sfruttavano la corrente del Fluvione per la macinazione del grano o la produzione di energia idroelettrica.

Questo itinerario che propongo è fattibile in una unica giornata ed è suddiviso in più tappe facilmente raggiungibili con l’auto.

Nelle varie tappe poi il percorso a piedi è breve e non presenta particolari difficoltà in quanto la presenza di profonde marmitte blocca la prosecuzione in sicurezza nell’alveo fluviale, per gli esperti è comunque possibile proseguire a piedi in acqua o anche a nuoto in tutti i tratti.

ACCESSO: L’itinerario parte dalla frazione di Uscerno di Montegallo, raggiungibile in auto tramite la Strada Provinciale n.89 Valfluvione o scendendo da Balzo di Montegallo oppure salendo da Roccafluvione per chi viene da Ascoli Piceno o da Comunanza (parte opposta) dopo aver percorso la Strada Provinciale 237 bis fino al bivio con l’indicazione per Uscerno.

PRIMO SITO: LA FORRA A VALLE DI USCERNO

DESCRIZIONE: Raggiunta la frazione di Uscerno si scende verso Roccafluvione per circa 300 metri fino ad uno slargo sulla sinistra, in corrispondenza di una abitazione isolata, dove si parcheggia e, sulla destra, si trova una stradina di breccia con un segnale di divieto di accesso che scende verso il fiume. Si passa di lato ad una lunga grotta formata da un tetto di Arenaria (Formazione della Laga) e si raggiunge il ponte Romano, affacciandosi nel lato destro del ponte si può osservare la profonda, buia ed impressionante forra. Dopo il ponte a destra si prende un tratturo caratterizzato da due molazze del vecchio mulino poste ai lati, si percorrono circa 50 metri e, a destra, si entra nel fiume a monte della stretta forra. Qui il letto del fiume è davvero unico, forma numerose marmitte dei giganti ed una alta cascata chiude la prosecuzione a valle.

A monte si prosegue dapprima fino ad un laghetto incassato tra le rocce poi, uscendo dall’alveo e percorrendo altri 50 metri di tratturo, si rientra nel fiume tra alti massi fino a raggiungere la cascata della captazione del mulino con il relativo laghetto di accumulo.

Il Mulino di Uscerno invece si trova nella parte sinistra appena dopo il ponte ma non è possibile accedervi in quanto provvisto di alta recinzione, al di sotto di esso il torrente prosegue in un ulteriore tratto di forra molto spettacolare .

Di seguito le immagini della prima tappa.

1- La strada per Uscerno con lo slargo dove parcheggiare e la stradina sterrata che scende al fiume.
2- La grotta con resti di muri formata da un lungo tetto di Arenaria.
3- Il ponte Romano.
4- Il tratturo con le due molazze che conduce alla prima forra del Fluvione.
5- La parte a valle della stretta forra visibile dal ponte.
6- Lo slargo del fiume a monte della forra.
7- Buche e marmitte formate dall’acqua nll’Arenaria.
8 – 9- La cascata a monte della forra
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10- La parte a monte della strettissima forra piena d’acqua
11 – 12- grandi marmitte dei Giganti con le pietre arrotondate nel fondo che, poste in rotazione dall’acqua, contribuiscono alla loro formazione
12- Questa Marmitta si è perfino bucata con il tempo.
13- Grande formazione di Adiantum capillis veneris su un masso stillicidioso di arenaria.
14 – 25 – I grandi solchi e le Marmitte prodotti dal Fluvione sui massi di Arenaria del fondovalle, più tenera del Calcare.
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26- Un grande vecchio tronco incastrato tra i massi dell’alveo fluviale.
27 – 30 -Il profondo laghetto a monte della forra.
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31- Nonostante la calda stagione estiva trascorsa il Fluvione presenta una notevole portata con formazione di mulinelli nei punti con maggiore corrente
32 – 34 -l tratto del fiume a monte del laghetto caratterizzato da grandi massi di frana fino alla diga del mulino.
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35 – 36 – Il laghetto delle foto 27-30 visto da monte.
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37 – 38- La cascata sotto alla diga del Mulino in diversi tempi di esposizione.
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39 – 41- La cascatella sotto alla diga.
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42 – Il laghetto di accumulo per la condotta del Mulino
43- Rubus caesius o rovo bluastro.

SECONDO SITO: LA SECONDA FORRA E IL PONTE ROMANO

DESCRIZIONE: Scendendo a valle dalla prima tappa verso Roccafluvione, dopo circa 1,5 chilometri si intercettano due case sulla destra e, dopo circa 300 metri si trova un incrocio a destra con l’indicazione per Ronciglione-Gaico-Meschia, si scende la strada fino al ponte dove a destra un cartello indica il Ponte Romano. Nel prato sottostante si individua una traccia di sentiero che scende nel fiume.

Dopo circa 200 metri si entra nell’alveo del Fluvione dove ci si trova uno spettacolo meraviglioso e sconosciuto, il vecchio ponte Romano che sembra formare un buco di una enorme serratura nella stretta forra sovrastato dal ponte moderno.

Si può proseguire nel letto del torrente fin sotto al ponte ma poi un profondo laghetto anche qui blocca la prosecuzione. almeno se non si vuole fare una breve nuotata.

Percorrendo il ponte e scendendo alla sua sinistra si può raggiungere il ponte romano sottostante, dove crescono degli alberi e dove si può notare ancora il suo utilizzo da parte degli animali selvatici.

Di seguito le immagini della seconda tappa.

44- L’incrocio dove bisogna scendere.
45- Il ponte moderno con l’indicazione del Ponte Romano.
46 – 47 – Scesi nel fiume ci si presenta davanti questo spettacolo formato dalla natura e dall’uomo.
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48 – 49 – Il ponte Romani inferiore ed il Ponte moderno sovrastante.
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50 – 51- La forra allagata in corrispondenza del Ponte Romano.
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52 – 53 – Dettaglio architettonico del Ponte Romano.
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54 – 55 – ll Ponte Romano con delle piante cresciute sopra di esso e percorso da una traccia prodotta da animali selvatici.
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56- La forra prosegue a valle del Ponte Romano.
57- 61 -Mentre a monte del Ponte il Fluvione prosegue aprendosi la strada tra grandi frane.
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TERZO SITO: LA CASCATA DELL’ARENA E IL MULINO PIGNOLONI.

DESCRIZIONE: Scendendo ancora a valle dalla seconda tappa verso Roccafluvione, dopo circa 2,5 chilometri si nota un evidente cartello turistico a sinistra indicante la CASCATA DELL’ARENA ed il MULINO PIGNOLONI, si parcheggia nei pressi e si scende fino al Mulino in disuso ed al Ponte dove si ammira il laghetto, la bellissima cascata e la forra sottostante.

62 – La cascata dell’Arena
63 – La forra sottostante
64 – Il Mulino Pignoloni ed il laghetto di accumulo.

QUARTO SITO: IL PONTE NATIVO ED IL MULINO OMONIMO

DESCRIZIONE: Si prosegue in auto la discesa della valle del Fluvione verso il paese di Roccafluvione, superato l’abitato di Marsia (capoluogo del Comune di Roccafluvione) si trova un cartello turistico a sinistra indicante il PONTE NATIVO si parcheggia nel paese. Si scende a piedi dalla strada Provinciale ed in breve si raggiunge il Ponte con la chiesetta ed il Mulino, attualmente diventato una centralina idroelettrica dell’Enel, non visitabile poco dopo sulla sinistra.

La particolarità del ponte e della chiesetta è che sono stati costruiti su un ponte di roccia naturale, ormai non più visibile, sopra ad un ulteriore tratto di Fluvione molto stretto visibile affacciandosi dal ponte stesso.

65 – Il Ponte Nativo con la chiesetta laterale.
66 – La piccola centrale idroelettrica, ex Mulino di Ponte Nativo.

QUINTO SITO: LA TERZA FORRA A VALLE DI ROCCAFLUVIONE ED IL MULINO BRANDI

DESCRIZIONE: Proseguendo in auto da Roccafluvione in direzione di Ascoli Piceno, dopo circa 500 metri dall’uscita dal paese di Marsia si incontra a destra l’incrocio per Osoli e una nota fabbrica di prodotti alimentari a base di Tartufi, si prosegue ancora verso la Salaria per 700 metri fino ad incontrare sulla sinistra un edificio pericolante messo in sicurezza con cavi di acciaio con il cartello indicante il Mulino Brandi.

Si scende la stradina di breccia sottostante fino al ponte da cui si scende al greto del fiume per un sentiero scalettato a destra, di fianco al Mulino restaurato ma non funzionante. In questo tratto il Fluvione crea una ulteriore forra caratterizzata da particolari formazioni rocciose modellate dall’acqua. Il sito è di notevole interesse naturalistico anche per la presenza del Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), che non sono riuscito a fotografare ma che ho riconosciuto e del granchio di fiume (Potamon fluviatile) ormai divenuti rarissimi.

Di seguito le immagini della quinta tappa.

67- Il cartello turistico indicante il Mulino Brandi e la casa pericolante.
68 – La Forra sotto al Mulino Brandi.
69 – Le bianche rocce modellate dall’acqua del Fluvione.
70- Le rocce del greto ed il ponte sovrastante.
71- L’ex Mulino Brandi, ormai ridotto ad un vuoto edificio.
72 – 73 – Le rocce scavate e incredibilmente levigate dall’acqua.
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74 – 76 – la Forra
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77 – 79 – Anche in questo punto profonde marmitte impediscono il proseguimento escursionistico a meno che non si vuole fare una nuotata.
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80 – Il Granchio di fiume (Potamon fluviatile).

SESTO SITO: IL MULINO SPINUCCI A VALLE DI OSOLI

DESCRIZIONE: Dal Mulino Brandi si ritorna indietro in auto verso Marsia per 300 metri circa fino a ritornare all’incrocio, a sinistra, per Osoli, nei pressi della fabbrica di prodotti alimentari a base di Tartufi.

Si devia a sinistra e si prosegue in direzione Osoli per circa 3,5 chilometri fino ad incontrare a sinistra una deviazione in terra battuta con un piccolo edificio agricolo trasformato in abitazione estiva (con auto rottamata nei pressi) ed una seconda abitazione di recente restauro più interna meno visibile dove il gentilissimo proprietario ci ha accompagnato ai resti del Mulino Spinucci difficilmente visibili nel sottostante greto del Torrente Noscia.

81- La deviazione sulla strada per Osoli per raggiungere i resti del Mulino Spinucci.
82- La vasca di accumulo del Mulino Spinucci ormai quasi invisibile, nel greto del torrente Noscia.
83- I resti ,tra la vegetazione, del Mulino.
84 – Il magico e tranquillo ambiente del Torrente Noscia.
85 -Pianta satellitare della valle del Fluvione con i cinque siti proposti.
86 – Pianta satellitare del sito n.1
87 – Pianta satellitare del sito n.1
88 – Pianta satellitare del sito n.1
89 – Pianta satellitare del sito n.1
90 – Pianta satellitare del sito n.1



OMAGGIO A FAUSTO

Il 28 Settembre 2023 ci ha lasciato anche il nostro caro amico Fausto Serrani.

Ho conosciuto Fausto il 29 Dicembre 2011 in montagna, fu un incontro casuale al M.Porche, io ero con Bruno, l’altro nostro amico scomparso nel 2017.

Da quel giorno con Fausto ho condiviso grandi giorni, giorni di avventure, giorni di esplorazione, anche giorni dove la montagna ci ha messo a dura prova ma, grazie alla sua tenacia, alla sua forza, al suo senso pratico, ce l’abbiamo sempre fatta.

Insieme abbiamo fatto decine di nuove vie su roccia e su ghiaccio, abbiamo messo piede in luoghi dove nessuno era passato prima , abbiamo esplorato un piccolo pezzetto del nostro meraviglioso pianeta.

Ricordo un giorno per tutti, il 18 Ottobre 2014 salimmo al Gran Sasso per la Direttissima, non c’erano più neppure le corde e catene fisse di una volta, nei manuali la indica per 2,5-3 ore di salita da Campo Imperatore, noi ci mettemmo 1,45 ore, tutta di un tiro, senza corde, senza soste.

Arrivammo in cima per primi, era una giornata limpida, meravigliosa, si vedeva il Mare Adriatico e il Tirreno.

Ci godemmo per più di un’ora la cima che era tutta nostra poi, come iniziò ad arrivare gente iniziammo la discesa.

Scendendo lungo la via normale, prima della Sella dei Grilli, incontrammo un ragazzo con entrambe gli scarponi aperti, gli si erano scollati e faceva fatica a scendere, visto che ormai non sarebbe potuto più proseguire verso la cima.

Allora Fausto tirò fuori dallo zaino il nastro telato, dei cordini, delle fascette e gli richiuse gli scarponi come solo lui sapeva fare e gli permise di scendere fino a Campo Imperatore senza difficoltà.

Ecco chi era Fausto, un uomo tenace, forte, pieno di inventiva e di capacità manuali, pieno di vita e di voglia di esplorare questo mondo, un compagno di cordata su cui potevi contare in qualsiasi situazione.

Aveva sconfitto il cancro ma un infarto lo ha tradito.

Mi vengono in mente le ultime frasi che scrisse Fausto nel mio secondo libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”:

Con la speranza che la carica non si esaurisca, le gambe ci sorreggano, la curiosità rimanga e la sorte
ci sorrida, “sempre avanti” ancora per mille e più di queste avventure.

Ciao Fausto, sarai per sempre con noi e con Bruno sui nostri monti.

Il 29 dicembre 2011, il giorno in cui conobbi Fausto al Monte Porche.
Verso i Tre faggi, alle spalle il Sasso di Palazzo Borghese
Sulla cresta dei Tre Faggi verso il Pian delle Cavalle.
Sulla cresta di Cima Vallelunga.
Il ripidissimo Canale Est del Sasso di Palazzo Borghese, prima salita documentata.
Sulla cresta degli Imbuti alla Nord del Monte Sibilla, l’intaglio della “Corona”, prima salita documentata.
Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.
Sulla Direttissima alla Croce di Monte Bove Nord, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla Direttissima Ovest al Monte Bicco,, prima salita documentata.
Sulla cresta Ovest del Monte Torrone, prima salita documentata.
Discesa in doppia dalla Grotta Grangene
Sulla cima di Sasso Spaccato
L’uscita del Fosso di San Simone
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
18 Ottobre 2014, Direttissima del Gran Sasso in 1,45 ore.
Sulla Nord del Monte Zampa, prima salita documentata.
Al Tempio della Sibilla.
Sulla cengia delle Ammoniti.
Sulla Nord del Monte Bicco.
L’uscita della Nord del Monte Bicco.
Sul terrazzino dello Spalto Orientale del Monte Bove Nord, con 700 metri di parete sotto ai piedi.
Sul Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016.
Sulla Faglia del Cordone del Vettore, dopo il terremoto dell’Ottobre 2016; foto storica visibile al MUST – Museo delle scienze e del territorio di Spoleto.
L’uscita del canale Est della Cima dell’Osservatorio con Bruno che dice “siamo saliti qui ??”.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro con il Casale Rinaldi sotto ai piedi, prima salita documentata.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.
Sulla cresta Est del Pizzo Berro, prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata.
Sulla cresta Sud del Pizzo Berro , prima salita documentata con Fausto che mi guarda e sembra dirmi “ma dove c….. mi hai portato oggi ?”.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
Salita a Monte Pietralata e Croce di Monte Rotondo con forte vento.
A Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 2016.
In cima a Pizzo Regina.
E anche Fausto ci ha voltato le spalle……….. Ciao Fausto.