Il 13 novembre 2025, tanto per cambiare i soliti itinerari di salita, ho raggiunto il Monte Rotondo risalendo il detritico e ripido canale Sud, ovvero il prolungamento verso la cima del Fosso La Foce.
Il canale lo avevo già salito anni fa d’inverno trovandolo interessante come nuova via al Monte Rotondo, sempre con un lungo avvicinamento in questo caso partendo dal fondovalle, dall’Area Pic-nic di Bolognola.
Anche per questa salita avvicinamento lungo, dalla Pintura di Bolognola per la strada fino al Rifugio del Fargno quindi si prosegue sulla strada per circa un chilometro fino alla base del canalone Sud, dove attualmente si parcheggia per chi proviene da Casali a causa di una frana sulla strada.
Dalla strada si risale il canalone dapprima in lieve salita poi, girando verso sinistra, sempre più ripido e sempre molto detritico fino alla forcella sommitale, in circa 45 minuti.
Dalla Forcella si risale la cima sinistra e da qui, per ampio pianoro, fino alla cima del Monte Rotondo.
Salita facile ma adatta a chi si sa muovere su terreni detritici e ripidi.
Discesa effettuata per la cresta Sud che scende in direzione del Rifugio del Fargno.
1- Il versante Est del Monte Rotondo visto dalla strada per il Rifugio del Fargno.2- Il Pizzo Berro e, a destra, la Val di Panico3- Il versante Sud del Monte Rotondo con il canale di salita che esce nella forcella sommitale.4- L’itinerario di salita5- La cresta Sud del Monte Rotondo, che si percorre in discesa.6- Il primo tratto del canale.7- L’auto di altri escursionisti saliti da Casali, parcheggiata alla base del canalone di salita.8- Zoom sulla Val di Panico dal primo tratto del canale.9- Vegetazione a Cerastium tomentosum e Dripis spinosa nei versanti del canale, tra i più aridi dei Monti Sibillini.10- Avvicinamento alla deviazione del canale verso sinistra.11- La deviazione verso sinistra con l’uscita del canale in alto.12- La Val di Panico vista dalla deviazione.13 – 14- Il tratto della ripida cresta Sud del Monte Rotondo che scende verso l’arido canale.1415- Il Pizzo Tre Vescovi ed il Pizzo Regina dietro, emergono dalla cresta Sud.16 – 17- Uno dei tratti sommitali più ripidi.1718- Il Monte Bove Nord emerge dall’aridissimo e detritico pendio di sinistra del canale.19 – 20- L’ultimo tratto del canale, la cima di sinistra, caratterizzata da calcare marnoso rosso e verde.2021- L’intero canale visto dall’uscita con la piccolissima auto in fondo.22- La Val di Panico vista dall’uscita del canale.23- La cima destra del canale.24- La cima di sinistra con la mia ombra proiettata verso i ripidi pendii della Val di Tela e verso il Monte Cacamillo, sullo sfondo il Monte San Vicino.25- La Punta Bambucerta e, sullo sfondo a destra, la Pintura di Bolognola da dove sono partito.26- Le cime dei Monti Sibillini fino al Monte Vettore.27- La cima del Monte Rotondo.28- Veduta verso Nord.29- Veduta verso Est con il Monte Castel Manardo e il Monte dell’Ascensione sullo sfondo.30- Da sinistra, il Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi e, dietro il Pizzo Regina.31- Veduta verso Sud con il Pizzo Berro al centro e il Monte Vettore e la Cima del Redentore sullo sfondo.32- Veduta verso Ovest con le cime del Monte Bove.33- Camerino con il mio quartiere sotto alle mura.34- La Val di Tela con le cime che la contornano, Punta Bambucerta a destra, il Monte Cacamillo al centro e Monte Pietralata a sinistra.35- La arditissima cresta Nord del Monte Acuto, tagliata dalla strada <Pintura di Bolognola-Rifugio del Fargno.36- La cresta di cima di Costa Vetiche salita nel 2024.37- La cima del Monte Rotondo vista dalla cresta Sud di discesa.38- Il Canale da “S” nel versante Sud del Monte Cacamillo, la cui salita è descritta nel mio libro “IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI”.39- La cresta Sud del Monte Rotondo verso il Rifugio del Fargno, visibile a sinistra.40 – 41- Il canale di salita visto dalla cresta Sud di discesa.4142- Il versante Est del Monte Rotondo, lo stesso della foto n.1 ma con ombre diverse, ben evidente la verde valletta dello stazzo sotto alla Forcella Cucciolara.43- Nella valletta dello stazzo noto dei puntini neri. 44- Zoom 45- Ingrandendo ancora noto dei caprioli al pascolo.
IL FOSSO DEL GRANCHIO NERO TRA CASTELPLANIO E ROSORA (AN).
Tra le colline dei paesi di Castelplanio e Rosora, in provincia di Ancona, si apre un selvaggio fosso denominato appunto “del Granchio Nero” per la presenza della rara specie di crostaceo: Potamon fluviatile.
Il fosso è interessante dal punto di vista naturalistico sia appunto per la presenza del Granchio Nero, crostaceo divenuto rarissimo nei fiumi Italiani, sia per la presenza di piante rare come la Lingua Cervina (Asplenium scolopendrium) che normalmente si ritrova nelle forre di montagna, la Capelvenere (Adiantum capillus-veneris), il Luppolo (humulus lupulus); l’alloro (Laurus nobilis) allo stato selvatico e del Dracuncolo (Dracunculus vulgaris).
Il sentiero è breve, facile ed adatto a tutti, sono richieste scarpe da trekking in quanto alcuni punti può essere scivoloso.
1 – 3- Cascatelle e pozze di acqua nella prima parte del Fosso.234- Luppolo (Humulus lupulus)5- Il sentiero costeggia il fosso e campi agricoli.6- Nel fosso crescono spontanee numerose piante di Alloro (Laurus nobilis).7- Vite selvatica8- Il fosso, nonostante si apre tra basse colline, una caldissima estate ed un secco autunno, porta comunque acqua.9- Una Notonecta, insetto acquatico, popola le pozze d’acqua stagnanti. 10- Due funghi crescono in una buca lungo le sponde del fosso.11- Alghe di fondale formano delle bande di colore in funzione delle onde della debole corrente acquatica del fosso.12- Avvisto un granchio che si nasconde subito nella sua tana a pelo d’acqua senza darmi la possibilità di fotografarlo.13 – 14- Poi finalmente, quasi al termine della mia breve escursione, avvisto un granchio nero.1415- La Fonte del Coppo.16- Nel tratto di sentiero che sale dal fosso verso Castelplanio cresce anche una Palma inselvatichita.17 – 18- Con la palma ed il sentiero avvolto dalla vegetazione sembra di attraversare una foresta tropicale.1819- Nella zona vegeta anche il raro Dracuncolo (Dracunculus vulgaris) dal forte odore di carne marcia (foto scattata a Maggio 2025)20- La felce Capelvenere cresce su alcune pareti stillicidiose (Adiantum capillis-veneris)21- L’ultimo tratto di salita fino a Castelplanio.
MONTE CASTEL MANARDO Salita al tramonto e discesa con luna piena.
Il 6 novembre 2025, partito alle 14,30 dalla Pintura di Bolognola sono salito alla Forcella Bassete passando per la Strada che conduce al Rifugio del Fargno.
Dalla Forcella sono salito allo Scoglio del Montone e quindi, per la panoramica cresta, alla cima del Monte Castel Manardo.
Qui ho aspettato il tramonto perchè sapevo che, dopo pochi minuti, sarebbe sorta anche la luna piena verso Est.
Ho atteso che si facesse buio e sono sceso, con la luce della frontale, per la cresta Nord, fino alla Pintura.
Fin dalla partenza sono stato l’unico uomo in montagna quel pomeriggio, in una giornata calda e con assenza di vento, sono stato immerso in una splendida e limpida luce autunnale ed in un silenzio irreale, che non si sente nella vita di tutti i giorni, mi sono sentito padrone delle mie montagne.
Delle volte un po’ di solitudine porta a riflettere sulla bellezza del nostro pianeta e sull’andamento della nostra stessa vita, ogni tanto ho bisogno di guardare dall’alto e da lontano anziché ai pochi metri della mia auto o a pochi centimetri del mio personal computer.
Di seguiti le immagini della splendida giornata.
1- Lunghe ombre autunnali nel bosco della strada del Fargno.2 – 3 -Colori autunnali nel bosco.34- Ancora qualche foglia di faggio verde.5- Funghetti su tronco morto.6- La strada Pintura di Bolognola-Rifugio del Fargno.7- La Pintura di Bolognola vista dal sentiero per Forcella Bassete.8- Ultimo raggio di sole dal Monte Acuto a Forcella Bassete.9- Il versante Nord del Pizzo Regina.10- Il Pizzo Regina ed il Pizzo Berro già in ombra.11- Il Monte Piselli e il Pizzo e la Croce di di Pizzo in primo piano.12- La salita da Forcella Bassete verso lo Scoglio del Montone, riprendo il sole, chi toglierà tutti questi pali ?13- Veduta verso Nord con il Monte Cucco ed il Monte Catria sulla sinistra e il Monte San Vicino alla destra14- Zoom sul Monte Catria.15- Zoom sul Monte San Vicino.16- Lo Scoglio del Montone con la mia ombra sempre più allungata.17. Veduta verso Est con il Monte Amandola e Casale Ricci in basso a destra, il Monte dell’Ascensione emerge dalla foschia delle colline Marchigiane.18- Lo scoglio che, dal Casale Ricci, domina le Roccacce sottostanti, erroneamente denominato Crepaccio Tovarich che si trova invece più ad Est del Casale.19 – 20- Salgo in compagnia di Bovini curiosi.2021 – 22- La cresta dello Scoglio del Montone, assolata e controsole (22).2223- Bovini al pascolo intorno al laghetto di Pescolla.24- La cima del Monte Castel Manardo vista dallo Scoglio del Montone.25- Oltre il Monte Sibilla si scopre anche il lontano Gran Sasso.26- Il Monte Prena a destra ed il Monte Camicia a sinistra.27 – 29- Ultime luci ed ombre prima del tramonto sulla cresta dello Scoglio del Montone.282930- Verso il tramonto il Monte dell’Ascensione si fa più netto.31- Le valli tra le provincie di Fermo, Ascoli Piceno e Teramo.32- Veduta verso Sud fino addirittura alla Majella.33- Il Monte San Vicino con il Monte d’Aria con il grande ripetitore a destra.34- La cima del Pizzo Regina ormai con il sole tramontato.35- Il sole verso il tramonto sulla Forcella del Fargno.36- Il Gran Sasso al tramonto.37- Il Monte Prena e il Monte Camicia al tramonto.38- Il Monte dell’Ascensione al tramonto.39 – 42- L’ultimo raggio di sole al Monte Castel Manardo.40414243- Il sole ormai tramontato.44- La vallata di Camerino al tramonto.45- L’ultimo raggio di sole sulla cima di Monte Castel Manardo, il mio zaino già metà in ombra.46 – 47- Dopo 15 minuti dal tramonto sorge la luna piena.4748 – 50- La luna ed il palo della cima di Monte Castel Manardo.495051- Camerino ha acceso le luci della notte.52- Autoscatto con la luna piena alle spalle.53 – 54- L’ultima luce del tramonto verso Ovest.5455- Le luci della Pintura di Bolognola.56 – 57- Le luci di Bolognola a sinistra e della Pintura a destra, scendendo dalla cresta Nord.5758 -59- Le luci lontane di Sarnano immerse nella foschia.5960- Gli impianti di risalita di Bolognola alla luce della luna piena.61- La porta di Berro alla luce della mia torcia.62- Occhi luminosi mi osservano nella notte, mucche al pascolo.64- La foto n.1 in notturna.
PIOLET TRACTION SUI CALANCHI DEL MONTE DELL’ASCENSIONE – Allenamento in attesa della neve.
Con Romina, Davide e Romolo siamo stati ad allenarci nella tecnica della Piolet Traction sui Calanchi del Monte dell’Ascensione, in attesa della neve nei canali dei nostri Monti Sibillini.
Discese in corda e salite con piccozze e ramponi su tratti anche verticali su solida argilla, una pratica particolare e veramente gustosa.
Unico consiglio, utilizzate piccozze e ramponi vecchi, l’argilla è abrasiva per i materiali.
Di seguito le immagini della bellissima giornata.
1- Il Monte dell’Ascensione con i suoi ripidissimi Calanchi.
FASI DI DISCESA SU CORDA
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FASI DI SALITA CON PICCOZZE E RAMPONI
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MONTAGNA FUSCONI – COLLE TOSTO – MONTE VALLE SIRICA Da Piano Grande di Castelluccio.
Delle volte certe giornate ci regalano una alternanza di eventi e visioni particolari e sensazionali, in questa giornata ho iniziato con la visione delle ragnatele trasformate in meravigliose file di perle dalla rugiada del mattino al Piano Grande di Castelluccio.
Poi l’incredibile visione di una camminata aerea di un funambolo su un cavo sospeso a 300 metri di altezza e per una lunghezza di oltre un chilometro (vedi pianta satellitare foto n.69) tra il Monte Castello e la Costa Terre Nere Alte che poi ho saputo stava cercando di battere un record di shackline, tutto regolarmente autorizzato.
Per continuare poi con le prime immagini del foliage dell’autunno 2025.
E finire al tramonto con la visione del raro fenomeno atmosferico chiamato “Cani Solari”, tre piccoli arcobaleni,(formati da nubi composte da minuti cristalli di ghiaccio, i cirri) che accompagnano ai lati il sole.
Contemporaneamente ho effettuato una nuova, rapida (1,5 ore) e ripida salita (oltre 500 metri di dislivello) a delle cime pressoché sconosciute intorno al Piano Grande, la Montagna Fusconi, il Colle Tosto e il Monte Valle Sirica, situati tra il Monte Vetica e il Poggio di Croce, se anche questi non vi dicono niente allora ci allarghiamo ancora, sono le cime situate nel lungo crinale tra Monte Ventosola, nei pressi del Valico di Castelluccio, e il Monte Veletta, sopra al paese di Castelluccio.
Queste cime sono poco conosciute e poco frequentate e sono trascurate nella bibliografia dei Monti Sibillini, considerate un po’ di secondo piano proprio perché, anche se limitrofe, non sono direttamente collegate ad essi eppure regalano bellissimi panorami proprio su questa catena di monti.
La salita che propongo, come molte che ho descritto già da molti anni, non è segnata in cartografia e non presenta sentiero o traccia da seguire.
Attualmente, da qualche anno, la pratica di salire in montagna senza sentieri è chiamata “greppismo” per cui mi sento un precursore di questa pratica, con tutti gli itinerari che ho descritto da diversi anni nei Monti Sibillini, caratterizzati appunto dalla mancanza di sentieri da percorrere.
Da qualche anno è entrato nel linguaggio popolare anche il termine “HIKING” per indicare la pratica dell’escursionismo.
Un po’ di tempo fa, quando ancora non aveva mai sentito questo termine, incontrai alcuni ragazzi in montagna che mi chiesero appunto se praticavo “Hiking”, io, nella mia ignoranza, risposi che non praticavo Arti Marziali, mi guardarono strano e se ne andarono senza dirmi nulla.
E’ stato poi stato introdotto il termine ” SCRAMBLING” che si riferisce alla pratica di salire su itinerari accidentati e rocciosi che richiedono l’uso delle mani per la progressione ma non l’uso di tecniche alpinistiche come la progressione in cordata, anche in questo caso ho descritto diversi itinerari saliti con questa tecnica.
Sinceramente odio tutti questi anglicismi, parliamo la nostra lingua.
ITINERARIO PER : MONTAGNA FUSCONI – COLLE TOSTO – MONTE VALLE SIRICA
ACCESSO: Per effettuare la salita che propongo si raggiunge in auto il Piano Grande di Castelluccio quindi si prosegue la strada in direzione di Norcia fino alla fine della lunga diretta, si parcheggia in corrispondenza di uno slargo nella curva o, se preferite, un centinaio di metri prima, prima che la strada inizia a salire, alle falde del Monte Castello (351294,6 E – 4739564,4 N; 1285 m.). Vedi anche http://www.1000giornisibillini.it/2022/04/24/monte-castello-e-castellaccio-altre-cime-poco-conosciute-che-dominano-il-piano-grande/.
DESCRIZIONE: Dall’auto ci si dirige in direzione Nordovest nella parte minore di Piano Grande che forma la strada, ossia a destra andando verso Norcia, dirigendosi verso un distante profondo vallone con arbusti radi incastonato tra alti e ripidi pendii erbosi e che sale piegando verso sinistra (foto n.1).
In 15 minuti si raggiunge la base del vallone, caratterizzato da arbusti e alta vegetazione erbacea, per questo consiglio di effettuare la salita in primavera.
Quasi subito il vallone si restringe e si risale il canalone di sinistra che man mano si impenna, dopo 150 metri, ad una deviazione, si prosegue nel canale di sinistra più evidente, passando a volte nel canale, quando non c’è vegetazione, oppure sulla sponda di destra, si supera un tratto erboso quasi verticale e, più in alto, si incontra una piccola grotta all’interno del canale.
Dopo altri 180 metri si incontra una ulteriore deviazione e si prosegue a sinistra, sempre su terreno ripido e con folta vegetazione che rende faticosa la salita.
Dopo circa 300 metri terminano gli arbusti all’interno del canale e ci si ritrova a risalire un lungo canale erboso meno ripido fino alla sella tra il Colle Tosto (1777 m.) e la Montagna Fusconi (1796 m.) (1,5 ore dall’auto, 34529,6 E – 4740827 N; 1745 m), prendendo il sentiero che si incontra sulla sella, a sinistra, in breve si raggiunge il Monte Valle Sirica (1748 m.)
L’itinerario proposto sicuramente permette di salire più velocemente e in modo più avventuroso, anche se più faticosamente, alle cime indicate che altrimenti si raggiungono da Castelluccio salendo per la più lunga e banale strada che conduce alle aree di decollo dei parapendii di Poggio di Croce
DISCESA: Si può discendere dallo stesso itinerario di salita o, meno faticosamente, scendendo liberamente da Colle Tosto per il lungo e ripido versante Est, tenendo alla sinistra il canale di salita, fino al Piano Grande.
1- Il vallone di salita che conduce alle tre cime indicate.2- Avvicinamento al vallone di salita.3- La base del vallone con i primi arbusti.4- Inizia già una ripida salita tra arbusti e folta vegetazione erbacea.5- La prima deviazione, si continua a sinistra.6- Man mano che ci si innalza si inizia a scoprire la Cima del Redentore.7- Ottimi Ribes multiflorum all’interno del vallone.8- Il tratto erboso quasi verticale del canalone.9 – 10- La seconda deviazione, si prosegue sempre a sinistra.1011- La piccola grotta nascosta all’interno del vallone.12- L’ultimo tratto con arbusti, la Cima del Redentore ormai spicca sullo sfondo.13- Una crestina rocciosa segna il termine del tratto più ripido del vallone.14- La lunga valletta erbosa finale.15- Giunti in prossimità di Colle Tosto si inizia a scoprire anche il Piano Grande.16- Dal Colle Tosto si vede anche la strada del Piano Grande dove ho lasciato l’auto.17- La sella tra Colle Tosto e la Montagna Fusconi.18- La Cima del Redentore si apre nella sua maestosità.19- Veduta dalla sella verso la vallata di Norcia, a destra la Montagna Fusconi..20 – 21- Il Vallone – Canale di salita.2122- La Cima del Redentore con l’ombra di tre piccole nubi.23- Il Poggio di Croce, area di decollo dei parapendii.24- Il Monte Ventosola a destra e il Monte Castello a sinistra.25- Il Piano Grande con il Fosso Mergani.26- Uno zoom della foto n.25 evidenzia, al centro della strada, la mia auto al Piano Grande.27- Il Monte Castello28- Discesa per il Versante Est del Colle Tosto verso il Piano Grande.29- Il Monte Castello visto dal termine del pendio di discesa.30 – 31- Veduta verso il Monte Guaidone.31
LE RAGNATELE AL MATTINO PRESTO AL PIANO GRANDE.
323334353637383940414243444546
LA SHACKLINE TRA MONTE CASTELLO E COSTA TERRE NERE ALTE.
47- La partenza del funambolo da Monte Castello.484950515253545556575859- L’arrivo della shackline a Costa Terre Nere Alte.
Il 3 ottobre 2025 sono salito al Pizzo Tre Vescovi dalla Pintura di Bolognola.
Oltre i 1500 metri è caduta già la prima neve autunnale, la strada Pintura di Bolognola-Rifugio del Fargno era ghiacciata e in quota temperatura di -7°C e forti raffiche di tramontana fino a 70 km/h.
Arrivato con il sole alla Forcella del Fargno, sono bastati 30 minuti per far coprire dalla nebbia le cime oltre i 2000 metri.
Mentre scendevo dalla strada, ancora ghiacciata, verso la Pintura di Bolognola, poco prima del bosco, ho incontrato due ragazzi che salivano con inadatti scarponcini leggeri della Decathlon, mi hanno chiesto se il Rifugio del Fargno era aperto per poter mangiare un piatto di polenta
Li guardo e, con un sorriso mooooolto ironico, gli dico, “si andate che oggi trovate posto di sicuro, non c’è nessuno !!!!”, con la speranza che avessero capito che ovviamente il Rifugio era chiuso, ma i due hanno proseguito.
Dopo 50 metri mi sento chiamare e uno dei due mi dice “ma sicuro che il Rifugio è aperto ?”
E io gli ho risposto “ma secondo voi chi c’è oggi che vi cuoce una polenta al Rifugio con questo tempo ?”
Finalmente hanno capito la situazione e sono ridiscesi dietro di me, la stupidità di alcuni soggetti non ha limite.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- Il Monte Acuto con la prima neve della stagione.2 – 3- Contrasti di colore con i boschi ancora verdi verso il Monte Rotondo.34- Gli alberi ancora con le foglie sono stati sorpresi dalla nevicata in anticipo.5 – 6- Lavori di consolidamento delle pareti stradali sulla strada Pintura di Bolognola- Rifugio del Fargno…… a ottobre ??????67- Il versante Nord del Monte Acuto.8- L’attacco del canale Nord della Cima Acquario, molto ripido, la strada completamente ghiacciata.9- Il Monte Castel Manardo e la Forcella Bassete.10 – 11- Le cosiddette “Banderuole”, caratteristiche nuvole che indicano forte vento in quota, sopra al Monte Rotondo.1112- Il Versante Nord del Pizzo Tre Vescovi.13- Il Monte Bove Nord visto dalla Forcella del Fargno.14- Arrivato ala Forcella del Fargno c’è sole sulle cime, salire al Pizzo Tre Vescovi ci vogliono 30 minuti, saranno sufficienti per far arrivare una fitta nebbia in quota.15- Il Rifugio del Fargno visto dal sentiero che sale al Pizzo Tre Vescovi.16- Man mano che salgo arrivano sempre più nuvole.17 – 19- Il Monte Acuto visto da diverse altezze lungo il sentiero per il Pizzo Tre Vecovi181920- La cima del Pizzo Tre Vescovi ancora sgombra dalla nebbia lascia osservare la croce ghiacciata visibile anche da lontano.21- Raggiungo la cima sotto ad una fitta nebbia e spazzata da forti raffiche di tramontana, – 7°C.22 – 27- La Galaverna ha incorniciato la croce di vetta rendendola un meraviglioso spettacolo della natura.232425262728- Il Monte Acuto visto dal Pizzo Tre Vescovi.29- Anche il Pizzo Regina è avvolto dalla nebbia.30- Il Cartello alla Forcella del Monte Acuto.
LA TERZA GROTTA DELL’ORSO – VALLE DI BOLOGNOLA
Avevo notato nella mappa del Catasto delle Grotte della Regione Marche l’indicazione della “Grotta dell’Orso” nel versante orografico destro della Valle dell’Acquasanta ma credevo che indicasse la Grotta dell’Orso della Valle dell’Acquasanta descritta nel mio articolo: “LE GROTTE DELL’ORSO NELLA VALLE DI BOLOGNOLA Febbraio 1, 2019” :http://www.1000giornisibillini.it/2019/02/01/18-le-grotte-dellorso-nella-valle-di-bolognola/ che invece si trova nel versante orografico sinistro, nei pressi della Diga della Forra dell’Acquasanta pensando che era solo un errore di coordinate dovute a rimbalzi di segnale all’interno della gola per cui non mi ero mai preoccupato di andarla a cercare.
Invece il mio amico, instancabile ricercatore di Grotte, Patrizio R, ha raggiunto e documentato così la terza grotta dell’Orso della Valle di Bolognola, l’ultimo rifugio dell’Orso storicamente documentato nei Monti Sibillini.
Per raggiungerla si prende il sentiero che da Bolognola conduce alle Cascate e Forra dell’Acquasanta, ampiamente descritto nella bibliografia ufficiale dei Monti Sibillini e nel mio articolo.
Si seguono le coordinate della grotta sulla mappa del catasto delle Grotte della Regione Marche, giunti sulla verticale della grotta, poco prima delle cascate dell’Acquasanta, si risale il ripido pendio boscoso a monte del sentiero fino a raggiugere le pareti sovrastanti dove si apre la grotta.
Di seguito le immagini, grazie a Patrizio per la segnalazione.
1 – 4- La terza Grotta dell’Orso, nella Valle di Bolognola.2345 – 7- Veduta dall’interno della grotta.678- La parete sovrastante la grotta.9- Una vecchia scritta all’interno della Grotta.10- Le prime cascate dell’Acquasanta.11- Planimetria satellitare con la posizione delle due Grotte dell’Orso della Valle dell’Acquasanta
DIRETTA SUD ALLA CIMA DEL LAGO
Il 22 Settembre 2025 ho effettuato la salita diretta dalla strada Castelluccio – Forca di Presta alla Cima del Lago costeggiando la sponda sinistra orografica della Valle Santa, nel versante Ovest della montagna.
Salita intuitiva, senza tracciato e non riportata nella bibliografia dei Monti Sibillini, rappresenta sicuramente una bella prova di allenamento per i suoi circa 1000 metri di dislivello da salire in neppure 2000 metri di sviluppo sul terreno, fattibile in non meno di 2,30 ore di tempo in sola salita e soprattutto per la ripidità dei pendii da risalire, che in alcuni tratti, toccano i 45 gradi di pendenza.
ACCESSO: Da Castelluccio si percorre la strada Provinciale n.477 per il Piano Grande quindi si devia per Forca di Presta. Dopo circa 4,5 chilometri dal paese si parcheggia di fianco alla strada nella sinuosa curva situata alla base della Valle Santa.
DESCRIZIONE: Dalla strada (1410 m.) si sale direttamente in direzione della Cima del Lago, senza tracciato, per una cresta erbosa in lieve salita, in direzione di alcuni pini isolati ben visibili, dopo circa 300 metri dall’auto il pendio impenna notevolmente.
Si prosegue sempre in verticale ancora per circa 300 metri di metri di dislivello raggiungendo i pini isolati, nati spontaneamente senza che vicino ci siano rimboschimenti, si è già in vista dell’enorme Scoglio dell’Aquila mentre l’auto si fa sempre più piccola.
Superati i pini si prosegue ancora su terreno ghiaioso ripido per altri 100 metri di dislivello dopodiché il pendio si addolcisce un po’, scompare, nascosta dal pendio, l’auto lasciata nella strada.
Inizia quindi un lungo tratto erboso dove si prosegue sempre in linea retta verso la Cima del Lago ancora per altri circa 300 metri di dislivello fino a raggiungere una lunga fascia ghiaiosa sotto al cosiddetto Cordone del Vettore (faglia del terremoto del 2016 il cui abbassamento plurimetrico è ben visibile dalla linea continua più chiara alla base delle rocce).
Qui si torna a rivedere l’auto, anche se quasi invisibile, lasciata nella strada, ormai a più di 700 metri sotto ai piedi.
Sulla verticale della Cima del Lago si apre un canale non molto incassato che si raggiunge innalzandosi su un corridoio erboso sottostante che permette di salire in modo più agevole il vasto ghiaione situato alla base della faglia del terremoto, in questo punto ben visibile.
Terminata la fascia erbosa nel ghiaione si supera con attenzione la faglia del terremoto cotituita da rocce rotte e crollate, qui alta circa 1,5 metri, si risalgono successivamente alcune ripide roccette per poi proseguire su pendio rupestre sempre molto ripido, a destra di alcuni pilastri rocciosi, per oltre 200 metri di dislivello fino alla cima, in questo tratto è utile una piccozza.
Il dislivello totale è di poco inferiore ai 1000 metri.
DISCESA: Dalla Cima del Lago si può scendere nel canale sinistro (in discesa) dello Scoglio dell’Aquila, facendo attenzione a delle roccette finale, in corrispondenza del Cordone del Vettore per poi ridiscendere il pendio fatto in salita.
Oppure proseguire per la Punta di Prato Pulito quindi scendere al Rifugio Zilioli per prendere il sentiero normale di discesa.
I CERCHI SUL TERRENO DEL RIFUGIO DEGLI ALPINI DI FORCA DI PRESTA
Al ritorno mi sono voluto togliere una curiosità di cui alcuni amici mi avevano chiesto tempo fa e cioè la presenza di strani segni disposti in cerchi concentrici intorno al Rifugio degli Alpini di Forca di Presta, visibili solo dall’alto, e anche da satellite.
Mi sono recato al rifugio ed ho osservato, con fatica, la presenza di piccole buche ormai quasi richiuse sul terreno dove intorno sono disposte in cerchio delle pietre forse asportate durante la realizzazione delle buche stesse. Tali buche sono disposte in cerchi concentrici ma non si riesce ad osservarli dal terreno.
Intorno sono presenti anche delle vecchie palizzate di legno e filo spinato, ormai in gran parte cadute, non ho documentazione di tali manufatti sul terreno e non ho trovato nessuno che mi abbia dato una spiegazione ma sono tenuto a pensare che sia stato un tentativo di rimboschimento andato a male, dove le piante piantumate non sono cresciute ma sono rimaste le buche sul terreno visibili sono dall’alto.
Di seguito le immagini in successione della salita.
1- L’intera visione del pendio di risalita dalla strada Castelluccio-Forca di Presta fino alla Cima del Lago.2- Il pendio con i pini isolati, in alto e ancora piccolissimo, lo Scoglio dell’Aquila.3- A metà pendio, nella curva a sinistra, la mia auto già appena visibile.4- Uno dei pini da superare., il pendio in questa zona tocca i 45 gradi di pendenza.5- Lo Scoglio dell’Aquila si fa più vicino.6- Si superano gli ultimi pini, a destra iniziano ad emergere i Monti della Laga.7- La strada sempre più lontana.8- Il ripido pendio ghiaioso è ormai terminato9- Inizia un lungo tratto erboso ma meno ripido, in alto si nota la fascia ghiaiosa sotto al Cordone del Vettore che bisogna raggiungere.10- Il Monte Vettoretto con il sentiero che conduce al Monte Vettore, sullo sfondo, i Monti della Laga ormai alti sull’orizzonte.11 – 12- Raggiunta la fascia ghiaiosa riemerge l’auto, visibile meglio con uno zoom.1213- La fascia ghiaiosa con il tratto erboso sotto al canale della Cima del Lago.14- Lo Scoglio dell’Aquila sta diventando sempre più maestoso.15- La fascia ghiaiosa e, a sinistra, il corridoio erboso da risalire. In alto la Cima del Lago.16 – 17- Psalliota macrospora davvero notevoli.1718- Castelluccio ormai molto più in basso.19- Una scheggia della seconda guerra mondiale, vedi pagina 51 del mio libro IL FASCINO DEI MONTI SIBILLINI.20- Il corridoio erboso che permette di salire più facilmente la fascia ghiaiosa sotto alla faglia del terremoto21- Qui il pendio impenna di nuovo.22 – 23- Lo Scoglio dell’Aquila, bellissimo calcare massiccio.2324- Mi avvicino alla faglia per risalire il pendio sovrastante.25- Le roccette sopra alla faglia che bisogna risalire con cautela.26 – 27- La faglia del terremoto del 2016.2728- L’auto è ormai invisibile nella curva più accentuata29- Il pendio sotto allo Scoglio dell’Aquila con Castelluccio e il Monte Cardosa sullo sfondo.30 – 32- Mi avvicino sempre di più alla faglia, una ferita continua nella montagna.313233 – 34- Qui la faglia è alta circa 1,5 metri, più a sinistra, oltre lo Scoglio dell’Aquila, supera i due metri, vedi articolo ” MONTI SIBILLINI POST SISMA : NUOVE INCREDIBILI IMMAGINI : CORDONE DEL VETTORE – FAGLIA DEL TERREMOTO DEL 30 OTTOBRE 2016″.3435- Il canale che costeggia lo Scoglio dell’Aquila può essere usato per la discesa, facendo attenzione alle roccette della base. 36 – 37- L’orribile distesa di mezzi agricoli, vecchi e nuovi, box di metallo cadenti, roulotte e quanto altro sparsi per il Piano Grande, alla base della collina di Castelluccio.37
I CERCHI CONCENTRICI DEL RIFUGIO DEGLI ALPINI DI FORCA DI PRESTA
38- Immagine satellitare della zona intorno al Rifugio degli Alpini di Forca di Presta, si notano dei segni chiari disposti in cerchi concentrici.39- Il Massiccio del Monte Vettore visto dal Rifugio degli Alpini.40- Zoom, da sinistra, sullo Scoglio dell’Aquila, Cima del Lago, Punta di Prato Pulito e Forca delle Ciaole, a destra il Monte Vettore.41- Zoom sul Monte Vettore e sulla cresta fino alla Cima di Pretare con la Piramide e l’Aia della Regina.42- La maestosa Piramide e la Cima di Pretare sovrastante.43 – 46- nei quattro punti cardinali intorno al Rifugio degli Alpini sono presenti molte pietre distribuite in modo casuale, non si vedono strutture ordinate.444546 – 48- Poi alcune buche presentano dei cerchi di pietre, anche se non perfettamente visibili.47 4849- Tracce di staccionate in legno, forse il bordo di un possibile tentativo di rimboschimento andato a male, dove le piante piantumate non sono sopravvissute ma sono rimaste visibili le buche sul terreno.50- Questo cerchio però mi sembra più recente.51 – 52- Al ritorno ho beccato un lupo a pesca nella Troticoltura di Visso.5251- Immagine della salita proposta.
LA DIRETTISSIMA OVEST ALLA CROCE DI MONTE BOVE E IL GROTTONE ALLA BANDITA
La direttissima della cresta Ovest della Croce di Monte Bove non è assolutamente una escursione adatta a tutti, lunga ed impegnativa, prevede passaggi molto esposti, risalita di tratti di pareti rocciose di I e II grado, salite su erba ripida e tratti ghiaiosi scivolosi, passaggi delicati vicino a spaccature e tratti devastati dal terremoto del 2016.
Ne abbiamo percorso il primo tratto per poter fare la descrizione e, con l’occasione, abbiamo anche integrato la segnaletica a terra con ometti di pietre per trovare più facilmente l’attacco ma principalmente siamo saliti per andare alla ricerca del Grottone alla Bandita, una grotta che il mio amico Patrizio, esperto e tenace ricercatore di grotte dell’Appennino, aveva cercato invano già un’altra volta.
La direttissima per la cresta Ovest alla Croce di Monte Bove io l’avevo percorsa più di una quindicina di anni fa con alcuni amici del CAI di Camerino tra cui L’avvocato Torquato Sartori, deceduto in montagna il 14 ottobre 2012 che ricordo con affetto.
Mentre in questo blog ho descritto la “Direttissima alla Croce di Monte Bove”, nell’articolo del 1 febbraio 2019, per il ghiaione Sudovest, molto più ripida e diretta.
Giunti al limite dell’area protetta del Camoscio non abbiamo terminato la salita in quanto non avevamo richiesto l’autorizzazione, obbligatoria per le salite alpinistiche della zona del Monte Bove (vedere regolamento nel sito istituzionale del Parco).
ACCESSO: Si raggiunge in auto la frazione di Calcara di Ussita e si parcheggia in un piazzale in corrispondenza della Chiesa di Sant’Andrea Apostolo distrutta dal terremoto.
DESCRIZIONE: Dal parcheggio si risale il sentiero che costeggia la chiesa e, più avanti, un edificio recintato usato dagli Scout, continuando si supera una captazione di acquedotto.
Dopo circa 300 metri si intercetta la strada che, da Calcara, conduce a Poggio Paradiso, e dove è meglio non parcheggiare per non trovare fastidiose multe, descritta nell’itinerario per la Cascata delle Callarelle. Dall’incrocio si ignora la strada e si tira dritti in salita per il sentiero che prosegue nel bosco sovrastante.
Dopo circa 400 metri si incontra un tratturo e si devia a sinistra, dopo circa 500 metri, si raggiunge una captazione di un acquedotto (foto n.4-5).
Dal lato del piccolo edificio si risale nel bosco, in verticale, o, come diciamo noi di montagna, “dritto per dritto”. Dopo 250 metri di faticosa e ripida salita nel bosco si raggiunge una cresta erbosa che sale in netta salita in leggera diagonale verso destra (Ovest) dove si è già in vista della grande Croce della cima.
Si segue la cresta per circa 150 metri quando si iniziano a trovare degli ometti di pietra in successione visiva (foto n.7-8).
DEVIAZIONE ALLA GROTTA DI PATRIZIO: Dopo il secondo ometto, leggermente spostato sulla destra, si nota, proprio sotto alla cresta, un avvallamento boscoso, si scende per poi risalire più in alto a destra per un passaggio obbligato su una cengia sotto ad alcune pareti rocciose. Raggiunto un piccolo canale si scende a destra e dopo alcune decine di metri si apre una grotta senza nome e non riportata nel Catasto delle Cavita della Regione Marche, scoperta da Patrizio, alta alcuni metri e profonda una decina.
Si ritorna indietro sulla cresta erbosa e si continua a risalirla seguendo gli ometti di pietra fino a raggiungere le prime paretine rocciose (1,3 ore dall’auto).
Qui si deve obbligatoriamente seguire gli ometti che conducono al primo bollo rosso (350489, E – 4755330,5 N; 1320 m,) che indica l’inizio della Direttissima della Cresta Nordovest della Croce di Monte Bove, guardare nelle rocce in alto, addirittura in corrispondenza del primo bollo rosso si vede anche il secondo posto diverse decine di metri più in alto (foto n. 9-13).
La via è perfettamente segnalata da bolli rossi a distanza ravvicinata e ben visibile che si devono seguire fedelmente per non imbattersi in difficoltà maggiori di quelle che sono presenti nella via (foto n.14-17).
In meno di due ore dall’attacco si raggiunge così la sella sotto alla cima della Croce di Monte Bove.
Giunti al ripiano sotto alla cima si può proseguire per la mia “Direttissima alla Croce di Monte Bove” (vedere descrizione) portandosi sul versante di sinistra costeggiando le pareti per risalire il verticale canale Ovest facendo molta attenzione perché dopo il terremoto si sono accumulati dei pericolosi massi, addirittura in uno molto grande, bisogna passare sotto togliendosi lo zaino.
Oppure dalla sella deviare a destra in quota per traccia di sentiero, attraversando due canali ghiaiosi, verso la sommità delle Quinte, costeggiando la base delle pareti sovrastanti e salire direttamente la ripida cresta rocciosa che sale dalle Quinte verso la cima della Croce di Monte Bove dal versante Sud (40 minuti, vedere l’articolo “I terrazzi da brivido dei Monti Sibillini – parte I”).
Si consiglia comunque di portare casco e, precauzionalmente, imbraco, corda, alcuni cordini e chiodi di emergenza.
Alcuni tratti superiori, a mia memoria, sono impegnativi e molto esposti per cui in caso di difficoltà procedere in cordata.
Non è assolutamente consigliabile ridiscendere dalla via in quanto i bolli rossi sono visibili solo dal basso e quindi impossibili da vedere in discesa per cui è facile sbagliare la via e mettersi in seria difficoltà.
Non riporto la traccia GPS in quanto la salita è labirintica ed il segnale rimbalza spesso ma seguendo i bolli rossi non ci si può sbagliare.
DISCESA: La discesa dalla Croce di Monte Bove può essere effettuata dal sentiero normale di salita dalla Val di Bove. Superata la base delle Quinte e giunti, nel bosco, all’incrocio per Frontignano (sentiero a sinistra proveniente dall’ex Hotel Felicita) si continua in discesa su sentiero a tratti poco visibile, che riporta a Calcara (almeno 2 ore dalla cima).
GROTTONE ALLA BANDITA
Il Grottone alla Bandita, che, come dice il suo appellativo, una bella e grande cavità, alta e profonda, formata da un grande arco di roccia, indicata nel Catasto delle Cavità della Regione Marche, si apre nel basso versante Ovest della Croce di Monte Bove.
Giunti all’inizio della Direttissima , in vista del primo bollo, si scende nel bosco a sinistra per risalire sempre verso sinistra attraversando dei canali ghiaiosi per circa 200 metri, fino alla sua verticale. Qui ci si orienta solo seguendo la posizione della Grotta tramite navigatore satellitare in quanto è impossibile fare una descrizione dettagliata, ci vuole solo spirito d’avventura come ha Patrizio che l’ha trovata.
Giunti sulla sua verticale si risale un canale tra delle rocce fino a vedere dal basso la grande apertura.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- La Chiesa di Sant’Andrea Apostolo da cui si inizia a salire.2- Una prima captazione di acquedotto nel bosco.3- Il sentiero che conduce verso la seconda captazione idirica.4 – 5- La captazione idrica da cui si sale verso la cresta erbosa sovrastante.56- Il primo tratto della cresta erbosa, si vede in alto la croce di cima. 7 – 8- Gli ometti di pietra in successione visiva uno dopo l’altro.89 – 10- L’ultimo ometto con le prime pareti rocciose, oltre gli alberi si vede il primo bollo rosso.1011- Il primo ben visibile bollo rosso della via.12- 13- La stessa foto effettuata con fotocamera in modalità “Colore parziale: rosso” per evidenziare i bolli rossi nelle rocce all’inizio della via.1314 – 17- Fasi di risalita del primo tratto della Direttissima con i numerosi ed evidentissimi bolli rossi di segnalazione.15161718 – 19- Profondi crepacci aperti dal terremoto del 2016.1920 – 23- Saliamo ancora tra cenge, rocce e ripidi scivoli erbosi.21222324- Fino a che, dei camosci, ci ricordano che siamo al confine con la zona protetta dove si può risalire solo con autorizzazione.25- La Croce di Monte Rotondo, il Monte Rotondo e Casali di Ussita.26- L’ambiente di salita con Frontignano ed il Monte Cardosa sullo sfondo.27- Veduta aerea su Ussita.
LA GROTTA DI PATRIZIO
28- Il punto della cresta erbosa dove si scende nell’avvallamento boscoso di destra per raggiungere la grotta di Patrizio.29 – 34- La “Grotta di Patrizio”.3031323334
IL GROTTONE ALLA BANDITA
35- Il Grottone alla Bandita visibile dalla base del ghiaione sottostante.36 – 47 – Il Grottone è formato da un grande arco di roccia che, per fortuna, ha tenuto anche dopo il terremoto del 2016 che ha creato diverse spaccature nella zona (foto n. 18-19)373839404142434445464748- Allium lusitanicum a fioritura tardo estiva, abbondante nella cresta erbosa di salita.49- Versante ovest della Croce di Monte Bove con le due Direttissime: ROSSA: Direttissima alla Croce del 17/07/2016 GIALLA: Direttissima Cresta Ovest CELESTE: Discesa50- Pianta satellitare della prima parte del percorso proposto, fino all’attacco della Direttissima Ovest.51- Pianta satellitare della Direttissima Ovest.
LA GOLA DI CELANO-AIELLI – ABRUZZO
La Gola di Celano-Aielli è tra le più belle forre dell’Appennino.
Si può accedere alla gola dalla periferia di Celano fino a La Foce dove si parcheggia e si prosegue a piedi lungo la gola dove è presente adeguata segnaletica.
L’accesso è consentito previa prenotazione gratuita nel sito del Parco Regionale Velino-Sirente dove è riportata anche la descrizione dell’itinerario, si raccomandano scarponi da trekking e casco.
La prima parte è un po’ deludente in quanto si percorre la valle, in questo tratto ampia, all’interno di un folto rimboschimento di Pini che nasconde alla vista le pareti della gola.
Poi nel tratto centrale la valle si restringe decisamente e si percorre il lungo canyon tra alte pareti rocciose.
Lungo il tragitto si possono visitare anche alcune grotte situate nelle pareti laterali.
Di seguito le immagini dell’escursione.
1- L’ingresso della Gola di Celano-Aielli2- Il folto rimboschimento che copre le alte pareti della gola.3- Il sentiero serpeggia all’interno del bosco, poco interessante in questa parte..4- Folta fioritura di ciclamini autunnali (Cyclamen hederifolium) all’interno del bosco.5- Poi la valle si restringe decisamente.6- Occorre spostare anche alcuni massi per proseguire !!!!!!7 – 9- Si prosegue per un lungo tratto sul greto di un torrente asciutto8910- Grande Tasso (Taxus baccata) all’interno della forra.11- Due grotte visitabili con un po’ di fatica all’interno della gola.12- Grandi massi caduti nei millenni all’interno della gola.13-Poi la forra si restringe in corrispondenza di altissime pareti.14- Veduta verso l’alto.15 – 27- Il lungo tratto più spettacolare della gola.16171819202122232425262728- Verdissimo muschio ricopre completamente le pietre del sottobosco.29- Stranissimo fungo che esce da un buco su un tronco marcescente.30- Altri funghetti di colore rosa su un tronco.31- Nelle pareti di ingresso della gola, del versante sinistro orografico, vegeta la rara Ephedra nebrodensis, un relitto del’era terziaria.32- La Serra o Monte di Celano, nelle cui pendici Ovest si apre la Gola di Celano-Aielli.