IL SENTIERO DEGLI DEI – COSTIERA AMALFITANA

Il famoso Sentiero degli Dei si snoda nella Costiera Amalfitana tra Agerola, frazione di Bomerano, e Nocelle, frazione di Positano, da percorrere andata e ritorno indipendentemente da dove si parte, per una lunghezza di circa 20 chilometri, che offre panorami mozzafiato sulla costa e sui monti Lattari. 

Il sentiero, dopo circa un chilometro, si sdoppia, si consiglia di percorrere all’andata il sentiero alto più panoramico e poi prendere, al ritorno, quello basso, più impervio, per avere punti di vista differenti della Costiera.

Il periodo migliore per percorrerlo è in primavera, quando le temperature non sono troppo alte e la costa è in piena fioritura.

Una volta fatto il Sentiero da monte lo abbiamo osservato da mare durante una traghettata da Sorrento a Positano e successivamente ad Amalfi, che consigliamo di fare, per ammirare la frastagliata e rocciosa costiera dal mare.

Infine al ritorno in auto dal Sentiero degli Dei abbiamo anche visitato la Grotta dello Smeraldo in prossimità di Positano

Di seguito le immagini delle escursioni.

1- Le aeree vedute dal Sentiero degli Dei sulla Costiera Amalfitana.
2- L’inizio del Sentiero.
3 – 4- Si attraversa una zona coltivata a vigne.
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5- Poi l’abitazione di un pastore di capre.
6- La veduta spazia fino ai Faraglioni di Capri.
7- Limonaie con in fondo l’abitato di Praiano, tra Amalfi e Positano.
8- La chiesina di Santa Maria a Castro ed un Cistus creticus in primo piano.
9- Veduta del Sentiero basso, alla base della parete , dal sentiero alto.
10- Veduta di Positano dal sentiero alto.
11- veduta della Baia di Positano da una piccola grotta presente nel sentiero alto.
12- La frazione di Nocelle, del comune di Positano, tappa finale del Sentiero degli Dei.
13- La casa del pastore di capre che si incontra a metà percorso, con le capre sul tetto.
14- Il tratto di sentiero inferiore fatto al ritorno.
15- Il sentiero inferiore è più impervio e attraversa alcuni tratti molto ripidi, con veduta praticamente aerea su Praiano.
16- Il particolare torrione presente all’imbocco del sentiero.
17 – 18 – Alcune grotte trasformate in abitazioni all’inizio del sentiero da Agerola.
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IL SENTIERO DEGLI DEI VISTO DAL MARE

19- In fondo i Faraglioni di Capri.
20- La casa del pastore di Capre.
21- Il Canyon di Furore
22- Un grande complesso Alberghiero tra Praiano e Positano, costruito sotto ad una immensa caverna.
23- Sopra al torrione un ex convento attualmente trasformato in ostello.
24- La piccola grotta nel sentiero alto della foto n.11.
25- Amalfi, una delle quattro ex Repubbliche Marinare Italiane.
26- Il meraviglioso Duomo di Amalfi visto dal mare.
27- Positano con le sue caratteristiche case su terrazzamenti.
28- Il Sentiero degli Dei, percorso Rosso: Sentiero Alto e percorso giallo: Sentiero Basso. visto dal mare.

LA GROTTA DELLO SMERALDO – POSITANO

All’interno della Grotta dello Smeraldo entra luce dal mare, dando questo meraviglioso colore a cui si deve il nome.

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38- Veduta da Sorrento del Vesuvio con i paesi sottostanti.



CENGIA DEI FIUMARELLI – TRAVERSATA DEL FOSSO LA FOCE – MONTI SIBILLINI

Si è svolta con successo in una splendida e fresca giornata, l’escursione alla CENGIA DEI FIUMARELLI , uno dei più belli e spettacolari percorsi del Monti Sibillini, organizzata dalla sezione CAI di Fermo con la partecipazione di una quindicina di appassionati di montagna.

Di recente ho visto numerosi post sui social di escursionisti che ripetono tale percorso come se fossero stati i primi eroi a percorrere tale itinerario e soprattutto diversi commenti sul percorso, dove trovare la traccia o la descrizione e sulla sua pericolosità .

Sicuramente la cengia non è adatta a tutti, ci vogliono esperienza nello spostamento su tratti ripidi erbosi, passo fermo, assenza di vertigini, scarponi adatti e casco, come indicato nella locandina.

Nel mio libro “I MIEI MONTI SIBILLINI” del 2011, dove per la prima volta è stato descritto nella bibliografia del gruppo montuoso tale itinerario, ho riportato la descrizione ed ho ben specificato che l’itinerario è destinato ad ESCURSIONISTI ESPERTI.

Pertanto scrivo a chi posta commenti sulla pericolosità o chiedendo la descrizione della cengia sui social che si deve documentare bene prima di affrontare tali percorsi, eventualmente chiedere a guide esperte oppure, come hanno fatto i nostri amici che ci hanno seguito, effettuare escursioni organizzate da sedi del Club Alpino Italiano delle Marche.

Di seguito le immagini della giornata.

1- Un camoscio ci precede



FORRA DEL FOSSO DE VAGIOLARU – BOLOGNOLA

Il Fosso de Vagiolaru è un piccolo, e all’apparenza, insignificante fosso che scende dalle boscose estreme pendici ovest di Monte Ragnolo in prossimità di Bolognola, poco distante dalla più conosciuta Forra di Valgrande completamente attrezzata per la discesa.

Avevo esplorato il fosso tempo fa notando, dall’alto, una piccola ma interessante forra quindi sono ritornato con Romina e Romolo a discenderla integralmente scoprendo così un altro piccolo pezzo sconosciuto dei nostri Monti Sibillini.

Al mattino avevamo fatto un addestramento delle tecniche di discesa su corda nella Palestra di Fonte Lardina di Sassotetto effettuando discese con diversi gradi di difficoltà e prove di risalita su corda e tecniche di utilizzo di nodi autobloccanti.

Quindi nel pomeriggio ci siamo spostati a Bolognola per discendere la breve Forra del Fosso de Vagiolaru come primo approccio al torrentismo per Romina e Romolo.

ACCESSO: Si sale per la Strada Provinciale n.47 da Fiastra verso Bolognola passando per Acquacanina, giunti a meno di un chilometro da Bolognola la strada fa una rientranza più stretta, (400 metri prima del Fosso Renaccio, ultimo tratto della Forra di Valgrande, caratterizzato da accumuli di breccia rossa e attualmente usato come isola ecologica dal Comune di Bolognola), si parcheggia nello slargo della curva a sinistra.

DESCRIZIONE: Dalla curva della strada si entra nel bosco a monte per una traccia di sentiero che si addentra nel fosso, dopo 30 metri il sentiero devia a destra, lo si lascia per risalire, senza traccia, faticosamente in verticale il ripido bosco seguendo a breve distanza il bordo orografico destro del fosso.

Dopo circa 100 metri di salita si raggiunge un alto torrione che forma il bordo del fosso, lo si supera a destra per una strettoia quindi si prosegue per alcune decine di metri fino ad incontrare, a destra, una ripida rampa in discesa, che sembra quasi una traccia di sentiero, e che conduce all’interno del fosso, sopra al salto maggiore.

Si scende in diagonale con corda doppia (I° doppia) questa rampa raggiungendo il fondo del fosso dove un grande albero permette di attrezzare la prima discesa del salto più alto.

Il salto verticale (II° doppia) presenta uno sviluppo di oltre 25 metri intervallato da una profonda marmitta centrale, attualmente il fosso, nonostante le ultime copiose piogge, è asciutto anche se, a memoria di anziani del luogo, anticamente era interessato da portata idrica primaverile.

Quindi si prosegue nel fondo del fosso per una ventina di metri fino ad un secondo salto di circa 5 metri, qui un grosso albero proprio sopra al salto permette di attrezzare la terza doppia con cui conviene discendere anche i successivi brevi salti da 4, 3 e 3 metri fino al fondo, che in lieve discesa, conduce fino alla strada.

Si allega anche la sezione del fosso con l’indicazione dei vari salti.

Di seguito le immagini della giornata:

MATTINO : ADDESTRAMENTO ALLA FALESIA DI FONTE LARDINA – SASSOTETTO

1- Addestramento delle tecniche di discesa su corda nella piccola Falesia di roccia di Fonte Lardina a Sassotetto.
2 – 6 – Parte prima Romolo, alle spalle la mia auto, come si nota la palestra è comodissima.
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7- Poi è il turno di Romina
8 – 11 – Il secondo punto di calata, più alto e verticale.
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12- Prova di tecniche di risalita su corda.
13- La falesia di Fonte Lardina con il primo tratto di discesa più facile.
14 – 15- Orchis morio in fioritura sulla parete verticale, cosa straordinaria in quanto questa orchidea è tipica dei prati di montagna ma non delle pareti rocciose.
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POMERIGGIO : FORRA DEL FOSSO VAGIOLARU

16 – 18 -Fasi di discesa del primo salto, inizia Romolo
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18- Romolo ha raggiunto la marmitta intermedia.
19- Romolo sempre più distante, sta terminando la discesa del salto più alto.
20- E ora è il turno di Romina.
21 – 22- Zoom su Romina che ha raggiunto la marmitta intermedia.
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23- Il salto più alto, la parte dopo la marmitta, io sono poco più di un puntino nel bosco in alto,
24 – 25 – Il successivo salto da 5 metri.
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26 – 27- Ora è anche il mio turno, in quanto dovevo controllare le manovre di Romina e Romolo che sono alla loro prima discesa in forra.
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28- Sezione della forra con le indicazioni dei salti e delle doppie da montare.
29- Planimetria satellitare del percorso proposto.



PASSO ROLLE – CIMA TOGNAZZA E BAITA SEGANTINI

Il lunedi di Pasqua del 2025, con Romina, Elia e Matteo, abbiamo raggiunto dapprima la Cima Tognazza da Passo Rolle sotto un totale whiteout pressoché continuo.

Nel pomeriggio, sempre da Passo Rolle, abbiamo invece raggiunto la Baita Segantini ma il maltempo ci ha concesso solo brevi visioni delle Pale di San Martino poste di fronte.

Di seguito le immagini delle due escursioni.

1- Non sono stato messo con Photoshop su un foglio di carta ma sono sotto un totale whiteout alla Cima Tognazza, non si vede il confine tra la neve e la nebbia.
2- Salendo verso la Cima Tognazza con sempre più nebbia.
3 – 5 – Salendo la cresta verso Cima Tognazza.
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6- La croce tra Cima Tognazza e Cima Cavallazza.
7 – 9 -Nel pomeriggio in cammino verso la Baita Segantini
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10- La Cima Tognazza al pomeriggio si era liberata dalla nebbia.
11- Si intravedono alcune cime delle Pale di San Martino.
1 2- 13 -La Baita Segantini in un momento di apertura dalla nebbia.
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14- Gracchi alpini alla Baita.
15 16 -Il Monte Mulaz sopra alla Valle Venegiota.
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17_ Slavina sotto al Cimon della Pala, sempre coperto di nebbia.
18- I Torrioni verso la Cima della Vezzana
19 – 22- I canaloni innevati della Cima della Vezzana
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23- Cima della Vezzana finalmente scoperta.
24 – 26 – Zoom sui torrioni e canaloni della Cima della Vezzana,
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27- Il cartello stradale semisommerso nei pressi della Baita Segantini.
28 – 29 – Il laghetto presso la Baita Segantini
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30 – 31 -Ritorniamo verso Passo Rolle
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32 – 37 – Nei pochi lembi di prato liberi dalla neve a Passo Rolle già fioriscono i Crochi.
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38- Un cervo nei pressi della strada.



DOLOMITI LUCANE – FERRATA SALEMM

La quarta ferrata percorsa è la Salemm a Castelmezzano, la prima parte è piuttosto banale e discontinua fino al terrazzo panoramico poi le difficoltà aumentano in corrispondenza delle pareti verticali a ridosso del paese.

Anche la descrizione di questa ferrata è reperibile sul sito www.ferrate365.it a cui si rimanda.

Di seguito le immagini della FERRATA SALEMM.

1- La sosta intermedia alla fine della parte più facile, in corrispondenza di un terrazzo panoramico raggiungibile anche a piedi dal paese.
2 – 15 La parte finale più impegnativa, su pareti verticali, di fronte al paese di Castelmezzano.
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16- Romolo mette in pratica l’utilizzo della longe di sosta nel tratto più impegnativo della ferrata per avere una tenuta diretta, le due longe del set da ferrata sono sempre nel cavo di sicurezza.
17- Il tratto più impegnativo della Ferrata Salemm visto dalla piazza di Castelmezzano.



FERRATA ARENAZZO E BELVEDERE A SASSO DI CASTALDA

Il giorno dopo aver percorso la ferrata Marcirosa a Pietrapertosa (Dolomiti Lucane) ci siamo trasferiti in auto a Sasso di Castalda dove abbiamo percorso la Ferrata Arenazzo e la Belvedere.

La ferrata Arenazzo, la prima che abbiamo percorso, presenta un primo ponte tibetano poi non si snoda su pareti verticali ma, effettua una lunga traversata su un pendio rupestre appoggiato piuttosto insidioso fino al lunghissimo ponte tibetano finale che ci ha messo tutti a dura prova in quanto, per la sua lunghezza, risulta piuttosto dondolante.

In questo lungo ponte Tibetano costituito da un cavo per i piedi, due cavi laterali per le mani e un quarto sopra alla testa per far passare le longe da ferrata, abbiamo usato un accorgimento molto utile che non usano tutti.

Abbiamo fatto scorrere su uno dei cavi laterali la terza longe, usata come autoassicurazione per le soste, oltre alle due longe da ferrata fatte scorrere sul cavo sopra alla testa, questo ci ha dato una maggiore tranquillità in quanto, in caso di caduta, le longe da ferrata ci avrebbero trattenuto in aria a circa due metri sotto al cavo, il che avrebbe reso poi difficile risalire fino a riprendere il cavo di cammino, mentre la longe laterale lunga poche decine di centimetri, ci avrebbe trattenuto vicino al cavo di cammino consentendoci di poterlo riprendere facilmente.

Successivamente abbiamo percorso la breve ferrata Belvedere, facile, che risale una cresta rocciosa nel vallone dove sono presenti due ponti tibetani percorribili a pagamento, fino ad una piattaforma di vetro chiamata appunto il “Belvedere”.

Anche la descrizione di queste due ferrate sono reperibili sul sito www.ferrate365.it a cui si rimanda.

Di seguito le immagini delle due Ferrate.

1- In fila per attraversare il primo ponte tibetano della Ferrata Arenazzo.
2 – 8 – Subito dopo il ponte ci aspetta una insidiosa parete verticale.
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9- Poi inizia una lunga traversata su un ripido pendio rupestre che crea più pericoli che emozioni
10- La cengia prima dell’ultimo ponte Tibetano, sopra le nostre teste gli altri due ponti tibetani percorribili a pagamento.
11- L’ultimo ponte tibetano, moooolto lungo.
12 – 13- Il turno di Romina.
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14 – 16 -Il turno di Romolo
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17- Poi Federico
18- Tiziana
19- Diego
20- Gilberto, un po’ di traverso
21- Ed infine Paolo.
22 – 26 -L’unico tratto verticale della breve Ferrata Belvedere
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DOLOMITI LUCANE – FERRATA MARCIROSA

Nel ponte del 25 aprile 2025, insieme a degli amici stupendi, Romina, Romolo, Federico, Gilberto, Elia, Poalo, Tiziana, Diego e Silvia, abbiamo percorso le due ferrate delle Dolomiti Lucane, la Marcirosa a Pietrapertosa e la Salemm a Castelmezzano e poi le altre due, la Arenazzo e la Belvedere situate a Sasso di Castalda, un paesino ad una settantina di chilometri di distanza dalle Dolomiti Lucane.

Le descrizioni delle quatto ferrate sono reperibili sul sito www.ferrate365.it a cui si rimanda.

Di seguito le immagini della FERRATA MARCIROSA a Pietrapertosa.

1- Pietrapertosa
2- 4 – Le rocce di Arenaria delle Dolomiti LUcane.
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5 – 6 -Castelmezzano, situato di fronte a Pietrapertosa, nell’altro versante della valle.
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7- Pietrapertosa vista da Castelmezzano.
8 – 9- Il primo tratto impegnativo della Ferrata Marcirosa, si risale e si traversa sopra ad un masso incastrato.
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10 – 12 – Il ponte tibetano.
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13- Castelmezzano alle spalle.
14 – 20 – Si prosegue su placche appoggiate
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21 – 23 – Poi su scalette verticali.
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24 – 29 -Successivi passaggi in diagonale su pareti lisce e verticali.
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30- Altro ponte tibetano.
31 – 33 -Dopo un tratto di percorso a piedi nel bosco che spezza un po’ il ritmo si prosegue su scalette verticali.
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34 – 36 – Quindi il tratto finale della ferrata in discesa sempre su scalette.
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37- Particolare dei traversi sulla placche senza appoggio per i piedi, bisogna procedere in aderenza
38- In basso si nota il ponte romano da cui parte la ferrata Marcirosa.
39- La zona è ricca di orchidee, la Orchis quadripunctata.
40- Orchis papilionacea
41- Ophrys tenthredinifera subsp. neglecta
42- Ophrys tentredinifera



FERRATA VAL DI SCALA – CANAL SAN BOVO

Il 18 aprile 2025 abbiamo ripercorso la Ferrata Val di Scala a Canal San Bovo, già percorsa il 7 novembre 2024 e riportata nel presente blog, trovandola stavolta in condizioni davvero difficili, con la cascata in piena portata, sotto una sferzante doccia e con alcuni passaggi addirittura in acqua.

Di seguito le immagini della salita, da confrontare con quelle del novembre 2024.

1 – 4 -Il primo tratto verticale con il tetto.
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5 – 8 -Il Ponte Tibetano sopra alla cascata.
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9 – 13 -I successivi passaggi in acqua
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14- Il traverso di lato alla cascata.
15- Il ponte di legno con la cascata che quasi lo sommerge.
16- Avvicinamento alle scale finali.
17 – 20- Si salgono le scale finali sotto una continua doccia con la cascata al fianco sinistro.
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21 – 23 -La cascata vista dalle scale laterali.
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24 – 25 -L’ultimo tratto meno bagnato.
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26- Le ultime placche coricate ma non meno scivolose.
27- La cascata con le scale laterali vista dal sentiero di discesa.



MONTE PORCHE – PIANO GRANDE

Escursione invernale classica dal parcheggio di Monte Prata al Monte Porche per la Fonte della Giumenta.

Al mattino presto le condizioni perfette della neve mi hanno permesso di salire in 1,30 ore dall’auto alla cima.

Itinerario che non espone al pericolo di slavine vista la grande quantità di neve nei pendii oltre i 1800 metri e temperature primaverili.

Nel pomeriggio mi sono recato al Piano Grande di Castelluccio a fare foto nei dintorni dei laghetti temporanei che si formano a primavera

Di seguito le immagini dell’escursione.

1- Il versante Ovest con i canali invernali saliti molte volte del Monte Porche, visto dai pressi della Fonte della Giumenta, situata al margine sinistro poco oltre il muretto della strada.
2- I versanti Ovest del M. Palazzo Borghese fino alla Cima del Redentore.
3- Castelluccio ed il Piano Grande ricoperto di nebbia.
4- L’elevato innevamento nel versante Ovest del M.Porche.
5- Veduta verso Nord con la Cima di Vallinfante al centro, il M.Bove Sud a sinistra, il Pizzo Berro e Pizzo Regina a destra.
6- Il poggio sotto alla cima del Monte Porche.
7- Cima Vallelunga e la valle omonima.
8- Il Pizzo Berro a sinistra e il Pizzo Regina a destra.
9- La cresta fino alla Cima di Vallinfante
10- Il Monte Bove Sud con il Passo Cattivo.
11- La cresta finale del Monte Porche con la Cima Vallelunga in fondo.
12- Sulla cresta finale con il poggio sotto alla cima.
13- I canalini Nord del Monte Porche (canalino del gendarmino).
14- La Vallelunga con la cresta tra Cima Vallelunga e Monte Porche.
15- La Vallelunga con le cime circostanti, il Pizzo Berro a sinistra, il Pizzo Regina al centro, Cima Vallelunga a sinistra e il M. Sibilla che emerge nel margine destro.
16- Dune di neve nel versante Ovest di Cima Vallelunga.
17- La cresta del Monte Porche.
18- Veduta verso Sud da Monte Porche.
19- Lo splendido versante Nord di Sasso di Palazzo Borghese con il canale Nord salito da me e Stefano tra ombre e luce.
20- Il M. Argentella al centro, il M. Vettore a sinistra, il Pizzo del Diavolo e la Cima del Redentore a destra.
21- La cresta dal M. Torrone a M. Vettore.
22- Il M. Sibilla.
23 – 24 – La Cima Vallelunga ed il M. Sibilla.
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25- La Vallelunga vista dalla cima del M. Porche
26- Un escursionista piccolissimo al centro della foto, sta attraversando, a mezzogiorno, il versante Ovest del M. Porche, un posto dove io non vorrei essere a questa ora, infatti sto già scendendo.
27- I primi fiori della primavera, la Draba aizoides nelle rocce del poggio sotto alla cima del M. Porche.
28- La Scilla bifolia alla Fonte della Giumenta
29- Crochi (Crocus vernus) alla Fonte della Giumenta.
30- Salix caprae in fiore, l’ultimo albero ad alto fusto sulla strada M. Prata-Fonte della Giumenta.
31- Il versante Sudovest del M. Argentella visto dal Piano Grande.
32- Il versante Ovest del M. Porche e M. Palazzo Borghese
33- Le talpe già stanno salendo verso la superficie dei prati e stanno scavando tutto il Piano Grande.
34 – 35 – Riflessi della Cima del Redentore sui laghetti temporanei del Piano Grande.
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36- Riflessi dal M.Porche al M. Argentella.
37- Lo Scoglio dell’Aquila.
38- Viola eugeniae al Piano Grande.



EVENTO

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