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I TERRAZZI DA BRIVIDO DEI MONTI SIBILLINI – Parte 4 – I TORRIONI NORD-EST DI PIZZO DI META

La cresta Nord-est del Pizzo di Méta precipita verso la vallata sottostante per circa 800 metri di dislivello, dai 1556 metri della cima ai 737 metri di Piobbico, se si prende come riferimento l’inizio della strada che da Sarnano sale a Sassotetto costeggiando la cresta, ed è formata da una serie di imponenti torrioni molto diversi tra di loro in quanto formati da rocce distinte.

Si parte dallo spettacolare Balzo Rosso, (foto n.1-4, da non confondere con il Balzo Rosso a Sud-est del Monte Amandola) che incombe sulla vallata tra Terro e Piobbico, due frazioni di Sarnano, formato da calcare rosso (scaglia rossa) da cui il nome, a quello centrale denominato dagli arrampicatori “Il Duomo”, (foto n.14-16) formato da placche di calcare disposte in strati verticali, palestra di arrampicata attrezzata dal CAI Sarnano, al torrione finale, posto un centinaio di metri sotto la cima del Pizzo di Mèta, a cui ho attribuito il nome del “torrione dell’altare” per la presenza di un grande masso perfettamente piatto simile ad un altare sulla sua sommità (foto n. 36-38).

Da un pò di tempo si osserva sui social l’abitudine di attribuire nomi di fantasia a cime del Monti Sibillini come le inesistenti Pizzo Pae e Cima Felix, vista la mia frequentazione dei Monti Sibillini, con oltre 1100 ascensioni, mi sono permesso di denominare, ma non di scrivere il nome con il pennarello sul posto come fanno alcuni di cui non faccio commenti, questo singolare masso “l’altare “, visto che poco al di sotto è presente un torrione denominato in zona “Il Duomo”.

Le sommità dei tre torrioni possono essere raggiunte in una unica ascensione e permettono di affacciarsi da dei terrazzini da brivido e godere di una visione aerea delle vallate sottostanti fino alla costa.

Il Torrione dell’Altare è interessante anche perché nelle rocce della sommità si trovano delle mineralizzazioni a Ossidi di ferro e Quarzo, altrimenti molto rare o forse uniche nel resto della Catena dei Monti Sibillini.

L’itinerario descritto non è particolarmente lungo e faticoso ma comunque consigliato ad escursionisti esperti in quanto si devono salire alcuni tratti piuttosto ripidi.

Se poi si vuole salire il torrione del Duomo per una delle sue vie alpinistiche si deve disporre di esperienza di salita su roccia e del materiale necessario quale corda, rinvii e chiodi.

ACCESSO: L’itinerario che descrivo per salire la cresta Nord-est del Pizzo di Mèta parte dalla strada Sarnano-Sassotetto. Da Sarnano si prende la Strada Provinciale n.120 che sale verso la frazione di Piobbico e quindi prosegue per Sassotetto. Dopo Piobbico, giunti al quarto tornante in salita, proprio di fronte all’imponente Balzo Rosso, è presente una piccola area pic-nic (con un solo tavolo) e una fontanella, ormai quasi asciutta, dove si parcheggia, considerare che al massimo ci sono due posti auto (357254,6 E – 4764376,4 N; 1105 m.).

DESCRIZIONE: La salita prevede nella prima parte, per raggiungere la sommità di Balzo Rosso, due possibilità (foto n. 64 e 66):

1A- Dall’area pic-nic si sale su traccia di sentiero il pendio di fronte in direzione del Balzo Rosso, arrivati fin quasi alle falde rocciose si sale al margine del bosco su pendio molto ripido e quindi usciti dal bosco si devia verso destra fino a raggiungere la cresta rocciosa, poco sopra la cima del Balzo Rosso, che si deve scendere per affacciarsi dalla sua sommità (10 minuti).

2A- Dall’area pic-nic a piedi si ritorna indietro per la strada per circa 200 metri fino a raggiungere il canalone boscoso che scende dalla curva della strada, sotto strada si trova una traccia di sentiero che, dirigendosi verso sinistra, inizia a costeggiare la base dell’imponente muraglione roccioso strapiombante che termina con il Balzo Rosso, ignorare la traccia che scende a valle ma mantenersi a ridosso della parete, al di sotto della quale è presente anche una vecchia vasca di raccolta delle acque di stillicidio che cadono dalla parete stessa. Si prosegue faticosamente sotto alle rosse pareti su pendio ripido alternato ad erba e roccette per circa 600 metri, si supera la base del torrione e si continua a costeggiare la parete fino a che il bosco dirada e ci si trova su un pendio erboso molto ripido che forma un imbuto tra due cime. Si sale direttamente il pendio con alberi isolati al centro dell’imbuto con attenzione deviando leggermente verso sinistra fino a raggiungere il dosso erboso che sovrasta la cima del Balzo Rosso, quindi scendendo la cresta erbosa si raggiunge la cima del Balzo Rosso (45 minuti dall’area pic-nic). Questa variante, effettuata per la prima volta diversi anni fa, è consigliata solo ad escursionisti esperti.

Una volta raggiunto il Balzo Rosso (357353,3 E – 4764623,6 N; 1170 m.) ed essersi affacciati, con molta cautela, dalla sua cima, si deve risalire la cima erbosa sovrastante per facile cresta (5 minuti, 357308,7 E – 4764776,2 N; 1280 m.).

Dalla cima si trova una traccia di sentiero che scende in direzione opposta, verso Sud-ovest, fino ad una forcella, (357198,4 E – 4764696.3 N; 1265 m.) qui il tracciato, il cosiddetto “Sentiero della Fienara”, (foto n.7 e 10), riportato in bibliografia si fa più netto e continua in piano sotto alla cresta ma, giunti in questo punto conviene ignorarlo in quanto più avanti porterebbe fuori obiettivo, inoltre la zona, essendo rimboscata, presenta numerosi ripiani confondibili con sentieri e che inducono facili in errori.

Dalla forcella si lascia il sentiero a sinistra e si riprende invece la ripida cresta che si presenta di fronte, evitando un primo salto roccioso. Proseguendo, la cresta si fa rocciosa in leggera salita e costeggia nel versante destro (Nord) il bosco. Quindi con un ultimo tratto all’interno di un boschetto si raggiunge la base del secondo imponente torrione detto Il Duomo (30 minuti, 356957 E – 4764542,5 N; 1320 m.).

Anche qui si hanno due possibilità (foto n.67-68).

1B- Si costeggia a sinistra tutto il torrione passando alla sua base boscosa fino al termine delle rocce oltre il quale si apre un ripidissimo canalone (356886 E – 4764367,8 N,1315 m.), boscoso nella prima parte, che si risale, passando al di sotto di curiose formazioni rocciose (foto n.17), e, con una ultima risalita su ripida erba e facili roccette, conduce alla sommità del torrione stesso (20 minuti, 356859,7 E – 4764483,2 N; 1360 m.) da cui potersi affacciare e ridiscendere.

2B- Chi arrampica può salire la cresta nord-est del torrione su una via di roccia chiodata che presenta passaggi di IV grado su placche alternate a fessure erbose, che ho risalito molti anni fa ma di cui non ricordo dettagliatamente al punto tale da riportarne la descrizione per non indurre errori ai ripetitori, nel Duomo sono presenti 4 vie di IV-VI grado di due tiri ciascuna di cui però purtroppo non si trova descrizione neppure in bibliografia, comunque costeggiando la base del torrione si scorgono le chiodature.

Una volta giunti al termine della base del Duomo (oppure raggiunta la cima si deve ridiscendere alla sua base per il canalone descritto al punto 2A) si inizia a traversare verso sinistra su pendio ripido in lieve salita seguendo in quota la linea di boschetti isolati presenti in zona passando alla base di formazioni rocciose fino ad una parete rocciosa caratterizzata da due piccole cavità (15 minuti, foto n.18, 356799 E – 4764253,6 N; 1360 m.). Aggirando a destra lo spigolo della parete si apre un ripido canalone erboso dove in alto si notano le formazioni paravalanghe presenti poco sotto la cima del Pizzo di Mèta . Si risale con attenzione il ripido pendio erboso fin quasi a raggiungere le barriere metalliche quindi deviare nettamente a destra per raggiungere il primo torrione dove è presente una mineralizzazione ad Ossidi di ferro e Silice. Dal torrione (20 minuti, 356720,1 E 4764386,8 N; 1425 m.)si osserva, verso Nord, la cima leggermente più bassa del torrione parallelo, il Torrione dell’Altare (356659,5 E – 4764478,2 N: 1415 m.), dove è presente il masso che appunto sembra un altare.

Nelle rocce dei due torrioni paralleli si trovano gli affioramenti mineralizzati a ossidi di Ferro con noduli di Calcedonio e cristallini di Quarzo, come riportato nelle foto n. 43-55

Dal torrione dell’Altare si risale il ripido pendio erboso sovrastante fino alla cima del Pizzo di Mèta caratterizzato da una croce metallica (10 minuti, 356502,2 E – 4764308,5 N; 1556 m.).

DISCESA: Dal Pizzo di Mèta si può ridiscendere per la strada sterrata del versante Ovest fino ai campi da sci di Sassotetto, il classico itinerario di raggiungimento alla cima, quindi proseguendo la strada asfaltata in discesa per almeno 5 chilometri in direzione di Sarnano si raggiunge il tornante con l’area pic-nic di fronte a Balzo Rosso dove si è parcheggiato l’auto.

Oppure, per chi conosce la zona, si scende liberamente nel versante Est senza tracciato fino ad un pianoro sottostante (foto n.60-62) dove si scorge un sentiero, seguendolo fedelmente si scende sulla strada Sassotetto-Sarnano, sulla verticale di Fonte Lardina.

1- Il Balzo Rosso nel versante Nord-est del Pizzo di Mèta, dalla sommità si osservano tutte le Marche fino alla costa.
2- Il Balzo Rosso con i due tratti boscosi paralleli di raggiungimento proposti.
3- L’imponenza del terrazzo del Balzo Rosso co la sua base strapiombante.
4- Il Balzo Rosso visto dalla frazione di Brilli di Sarnano.
5- Veduta aerea dal Balzo Rosso
6- Veduta della strada Sarnano-Sassotetto dalla sommità di Balzo Rosso.
7- Il sentiero della Fienara nel pendio erboso in primo piano, a sinistra Il Duomo e il Torrione dell’Altare in successione uno dietro l’altro.
8- La cima erbosa a monte del Balzo Rosso, al lato destro il pendio di risalita proposto nella variante 2A.
9- Ed il Balzo Rosso visto dalla cima erbosa sovrastante.
10- La forcella a monte del Balzo Rosso ed il sentiero della Fienara a sinistra che occorre evitare e proseguire per la cresta rocciosa sovrastante
11- Il selvaggio e roccioso versante Est del Monte Ragnolo, nulla a che fare con i più conosciuti ed erbosi piani omonimi del versante Ovest.
12- La valle del Rio Terro e la zona delle Grotte di Soffiano.
13- Il Balzo Rosso visto dalla cima del Duomo, sullo sfondo l’abitato di Terro.
14- Il secondo torrione della cresta, il cosiddetto “Duomo”, più in alto il torrione dell’Altare con le barriere antivalanghe poste sotto alla cima del Pizzo di Mèta.
15- La base del Duomo
16- Il lato Est del Duomo con, a sinistra, il canalone boscoso di risalita per raggiungere la cima, sulla cresta alla sinistra le strane formazioni rocciose che si incontrano durante la salita.
17- Le strane formazioni rocciose a strati verticali poste sulla cresta a monte del Duomo.
18- La parete con le grotticelle posta prima del canalone (a sinistra) di risalita al Torrione dell’Altare.
19-Il canalone erboso visto dal suo termine e il Torrione dell’Altare in alto a sinistra con la prima barriera antivalanghe, in basso il Duomo e l’inconfondibile Balzo Rosso..
20-Il canalone erboso finale e il Torrione dell’Altare
21- La bellissima farfallina Nemophora metallica
22- E la Inachis Io o Pavone di giorno.
23-28 Mentre ero intento a fotografare le mineralizzazioni un camoscio ignaro della mia presenza mi è giunto fino ad una decina di metri.
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29- Il Balzo Rosso e il Duomo visti dal Torrione dell’Altare.
30- Il gruppo Nord dei Monti Sibillini visti dal Torrione dell’Altare, da sinistra il M.Castel Manardo, Pizzo Regina, Pizzo Berro, M.Acuto, Pizzo Tre Vescovi e M.Rotondo nel margine destro.
31- La cima del Torrione dell’Altare vista dal torrione della mineralizzazione.
32- La forcella tra i due torrioni finali con vista sulla valle di Rio Terro.
33- 35 Veduta in verticale dal Torrione dell’Altare sulla valle di Rio Terro sottostante.
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36- Il Torrione con il masso che sembra un Altare a destra.
37-38- L’Altare
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39- Il Monte Ragnolo con il pendio erboso a sinistra che degrada verso i Piani omonimi.
40- L’ultimo pendio erboso prima di raggiungere la croce della cima del Pizzo di Mèta, nelle rocce di fronte è presente una interessante mineralizzazione a Ossidi di Ferro e Silice.
41- Le rocce del torrione presentano u filone mineralizzato fino sotto al Faggio
42- Il filone della mineralizzazione dove si notano le rocce di colore marrone ad Ossidi di Ferro.
43-44- Le spalmature ad Ossidi di Ferro dal caratteristico colore ruggine.
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45-50- I noduli di Calcedonio con cristallini di Quarzo inglobati nel calcare .
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51-54- Geodi di cristallini di quarzo evidenziate mediante acidatura della roccia che sciogliendo il calcare mette in risalto i noduli silicei insolubili nell’acido.
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55- Ed addirittura un cristallo centimetrico di Quarzo
56- Il Torrione dell’Altare visto dalla cima del Pizzo di Mèta.
57- L’altare a sinistra con lo sfondo del paese di Terro.
58-59- La croce della cima di Pizzo di Mèta.
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60- Il pendio Est del Pizzo di Mèta con l’abitato di Sassotetto in alto a destra, da cui si può scendere per raggiungere più rapidamente la strada Sassotetto-Sarnano prendendo il sentiero che si nota nel pianoro in fondo, poco più in basso dell’abitato.
61- Il Pizzo di Mèta visto dal sentiero che scende verso Sassotetto, con il profilo del Torrione dell’Altare e, più in basso, il Duomo.
62- Il Monte Sassotetto devastato dai ripetitori e dalle pisce da sci, visto dalla valletta da cui si può scendere per abbreviare il percorso del ritorno all’auto.
63- L’itinerario proposto visto dal pendio Est del Pizzo di Mèta in una splendida alba di alcuni anni fa con un mare di nebbia sottostante.
64- L’itinerario proposto visto dalla frazione Brilli (strada Sarnano-Piobbico) di Sarnano.
65-L’itinerario proposto vista dalla strada Piobbico-Sassotetto
66-La prima parte dell’itinerario proposto vista dalla strada Piobbico-Sassotetto.
67-68- La seconda parte dell’itinerario proposto vista dalla strada Piobbico-Sassotetto.
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69- Il particolare dell’ultimo canalone da risalire per raggiungere il Torrione dell’Altare e quindi la cima del Pizzo di Mèta.
70- Pianta satellitare del percorso proposto, in giallo le due varianti 1B e 2B ed in verde gli itinerari di discesa all’area pic-nic indicata come punto di partenza.